Ambiente Ibleo – Portale ambientalista del Sud-Est Siciliano


Impianto di biomassa e kartodromo: sospetti sull’iter troppo veloce

Posted in Articoli,Itis - Biomassa,Kartodromo by admin on 11 Ottobre 2007

Kartodromo

Modica – Prosegue il processo sulle concessioni illegittime
In aula nove residenti che hanno confermato pressioni per la cessione dei terreni di Gisana Liccio e Zimmardo Bellamagna

La stupefacente velocità con cui sono state rilasciate le autorizzazioni per la costruzione dell’impianto di trattamento dei rifiuti e del kartodromo nelle contrade Gisana Liccio e Zimmardo Bellamagna è stata oggetto di più di una domanda da parte del pm Maria Mocciaro.

Nove i testi che hanno risposto, tutti residenti nella zona, dinanzi al collegio penale presieduto dal giudice Giovanna Scibilia, nell’ultima udienza del processo sul rilascio di concessioni illegittime da parte dell’ufficio tecnico comunale per la realizzazione dei due impianti. I 13 imputati, tra funzionari comunali, della Soprintendenza e rappresentanti delle due ditte interessate, devono rispondere, ciascuno per le proprie responsabilità, di abuso d’ufficio e della violazione del piano regolatore generale in materia di inedificabilità e del deturpamento della macchia mediterranea, passando per la violazione del vincolo paesaggistico e di quello idrogeologico.

Alla sospetta celerità che contraddistinse il rilascio della documentazione per l’impianto dei rifiuti e per il kartodromo, fece da contraltare l’autentico blocco delle procedure per la modifica di un’antica casa privata, ricadente nella zona, da adibire apiccolo agriturismo. Venne altresì stoppato un progetto per la realizzazione di un chiosco, a 200 metri da Cava Gisana, per la vendita di bibite e panini.

Questo è il sunto delle testimonianze rese, tra cui quella di Angelo Iabichino, presidente di un’associazione ambientalista. Altri teste hanno poi riferito che un sensale delle due ditte fece il porta a porta “per offrire qualsiasi cifra ai proprietari per la cessione dei loro terreni”. E’ stato infine riferito che Peppe Drago e Riccardo Minardo (allora vicesindaco) si fecero promotori di un vertice romano per dirimere la controversia e tranquillizzare i residenti, che non volevano che l’area venisse stravolta. Pare che entrambi conclusero poi che era meglio proseguire nell’iter, per non perdere i finanziamenti.

IL SUNTO DELLA PENULTIMA UDIENZA
Quando furono svolte le indagini dai Carabinieri, tra il 2002 e il 2005, nelle aree interessate non sussisteva alcun vincolo archeologico. E’ quanto dichiarato ieri mattina da Giovanni Di Stefano, direttore del servizio archeologico della Soprintendenza e docente di archeologia e storia dell’arte tardo antica dell’Università della Calabria. Un piccolo colpo di scena quello saltato fuori nel processo sul rilascio di concessioni illegittime da parte dell’ufficio tecnico comunale per la realizzazione dell’impianto e di un kartodromo nel territorio.

Di Stefano, dinanzi al collegio penale presieduto dal giudice Giovanna Scibilia, ha riferito che i vincoli archeologici interessavano aree distanti alcuni chilometri rispetto a Giarrusso Liccio (dove sarebbe dovuto sorgere l’impianto di trattamento della biomassa) e Zimmardo Bellamagna (la zona del kartodromo). Nell’udienza precedente, 2 funzionari regionali avevano invece confermato l’assenza dei requisiti propedeutici al rilascio dei nullaosta da parte della Regione che, difatti, non vennero neanche richiesti.

I 13 imputati devono rispondere, ciascuno per le proprie responsabilità, di abuso d’ufficio e della violazione del piano regolatore generale in materia di inedificabilità e del deturpamento della macchia mediterranea, passando per la violazione del vincolo paesaggistico e di quello idrogeologico. Alla sbarra funzionari comunali, della Soprintendenza e rappresentanti delle due ditte interessate alla costruzione delle due strutture.

Si tratta della già soprintendente Beatrice Basile, del suo collaboratore Giuseppe Saggio e dell’ingegnere Ignazio Agosta. E poi ancora il responsabile dello sportello unico Giuseppe Castagnetta, 50 anni, modicano; il dirigente comunale del terzo settore Francesco Paolino, 50 anni, sciclitano; Calogero Rizzuto, 51 anni, di Agrigento; Francesco Ascanio, 57 anni, nativo di Caltagirone ma residente a Pozzallo, tecnico istruttore dell’unità operativa IV paesaggistica della Soprintendenza di Ragusa; Corrado Borgh, ennese di 48 anni, comandante del distaccamento di Scicli del Corpo forestale regionale; Alessandro Modica, 56 anni, modicano, responsabile del procedimento della sezione urbanistica del comune; Ignazio Morana e Graziella Candiano, modicani di 49 e 44 anni, rispettivamente socio gestore e legale rappresentante della ; Giovanni Carpenzano, 49 anni, modicano, amministratore unico della , società che avrebbe dovuto realizzare l’impianto di go kart, e l’ingegnere Antonino Di Rosa, 43 anni, di Modica.

Un altro filone d’indagine curato dalla Guardia di finanza verte invece su false fatturazioni per oltre 300mila euro, come ribadito dinanzi ai giudici dal capitano Giuseppe Morale. Anche per questo motivo, oltre che per i reati ambientali, lo Stato si è costituito parte civile nel procedimento tramite il legale Domenico Maimone (dell’avvocatura dello Stato) che rappresenta il Ministero dell’ambiente e quello dell’economia, oltre agli assessorati regionali al territorio ed ambiente, all’agricoltura e foreste, allo sviluppo economico ed ai beni culturali.

Antonio Di Raimondo
Corriere di Ragusa

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Lo scempio dei Pantani ha i giorni contati (si spera)

Posted in Articoli by admin on 1 Ottobre 2007

La Guardia di Finanza pronta a rivolgersi in Procura

Pantani Longarini IspicaIl comune di Ispica non c’entra. Lo hanno stabilito i giudici del tribunale di Siracusa nel corso della trattazione del caso relativo allo scempio ambientale che da quattro mesi deturpa in maniera vergognosa l’altrimenti incantevole area dei Pantani Longarini, Cuba e Morghella. I pantani si estendono per centinaia di ettari nelle province di Ragusa, lungo il litorale ispicese, e Siracusa, per l’esattezza Pachino e Noto. E proprio questi ultimi due comuni hanno il preciso obbligo di provvedere al ripristino dello stato dei luoghi, bonificando a loro spese l’intera zona, come stabilito dal tribunale aretuseo.

Le rispettive amministrazioni sono già state avvisate circa un mese fa, ma hanno continuato a fare orecchie da mercante a causa dell’esiguità delle somme presenti nelle casse comunali. Ma la Guardia di finanza, che ha posto l’intera area sotto sequestro, non intende attendere oltre. Se entro la fine della settimana Noto e Pachino non provvederanno alla rimozione delle migliaia di pneumatici e altri rifiuti pesanti e tossici scaricati nei pantani, la sezione operativa navale di Pozzallo si rivolgerà alla Procura per ottenere un decreto di bonifica con effetto immediato.

Un ulteriore provvedimento che, nel caso fosse ancora una volta disatteso, comporterebbe strascichi giudiziari per i sindaci e le giunte dei due comuni siracusani, dal momento che l’ipotesi di reato prospettata è quella di deturpamento ambientale in zona protetta. E’ difatti del giugno 1999 il decreto con cui il presidente della Regione Salvatore Cuffaro elevò l’intera area ad oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica.

I cartelli che testimoniano il sequestro dell’intera area protetta campeggiano ancora oggi nella zona, assieme agli oltre duemila copertoni scaricati nei pantani. L’opera di bonifica dovrà essere portata a termine dai comuni di Noto e Pachino perché il reato è stato accertato dalle fiamme gialle nel territorio ricadente nella loro giurisdizione. Dovrebbe essere la Regione ed erogare i fondi necessari, ma con i chiari di luna degli ultimi mesi, appare un’ipotesi assai improbabile.

I due comuni dovranno arrangiarsi da soli. Tira invece un sospiro di sollievo la provincia iblea, e Ispica in particolare, della cui competenza territoriale fa parte solo una minima porzione dei pantani, peraltro interessata solo di striscio dal grave reato ambientale. Su 270 ettari complessivi, ben 180 ricadono difatti in territorio aretuseo.

Il comune ispicese è quindi sollevato dall’onere, a dispetto di quanto invece di recente dichiarato da alcuni esponenti politici locali, che avevano gridato allo scandalo senza conoscere a fondo l’intera vicenda, sotto l’aspetto giudiziario. Proprio sul rimpallo di competenze avevano fatto leva le parti in causa, rinviando all’inverosimile un atto che sarebbe dovuto essere espletato in tempi brevi. Adesso il Tribunale di Siracusa ha chiarito i termini della questione, una volta accertata la competenza territoriale di Noto e Pachino nel tratto dei pantani dove i finanzieri hanno accertato il reato.

Intanto proseguono le indagini, coordinate dal tenente Emilio Pennacchio e dal luogotenente Salvatore Campisi, per risalire all’identità di coloro che hanno materialmente causato lo scempio ambientale, scaricando nel corso della notte gli oltre duemila pneumatici usati, oltre ad altri rifiuti di ogni genere. Indagini rese difficoltose dalla totale assenza di testimoni.

Antonio Di Raimondo
Fonte:Corriere di Ragusa 12

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Contro le trivellazioni in Val di Noto

Posted in Articoli,Comunicazioni by admin on 25 Settembre 2007

MANIFESTAZIONE DEL 22 SETTEMBRE
ORGANIZZATA DALLA FLAI CGIL
A SOSTEGNO DELLA LOTTA CONTRO LE TRIVELLAZIONI GAS PETROLIFERE

Se un sindacato regionale si mobilita per dare solidarietà e sostegno alla lotta intrapresa già da diverso tempo dal nostro Comitato, ci deve pur essere un buon motivo.

Se questo sindacato si chiama FLAI CGIL e scendono in piazza anche i trattori con la bandiera della Coldiretti, 5 sindaci con la fascia tricolore……. e persino i ragazzi del “Vaffanculo Day” di Peppe Grillo, con le loro magliette nuove di zecca, freschi del successo ottenuto in questi giorni dal loro movimento, c’è sicuramente più di una buona ragione, più di un grave motivo…

Noi del Comitato No Triv, pur continuando la nostra lotta a tutti i livelli, non avevamo chiesto niente, poiché gia sull’onda del successo di quella del 17 marzo avevamo indotto, prima 2 assessori regionali e poi lo stesso Cuffaro, a prendere chiara posizione contro le trivellazioni gas petrolifere in tutta la Sicilia. Purtroppo alle parole non erano né son seguiti i fatti, anzi ne era scaturito un colossale inciucio che aveva tratto in inganno persino Camilleri, che, a fronte della raccolta di firme, per sua iniziativa, su Repubblica (sono arrivate a circa 200.000!) , si era visto sventolare nelle mani dello stesso Cuffaro, alla vigilia dell’apertura della Cattedrale, una chiarissima lettera di rinuncia della Panther a….nulla e meno di nulla!

E’ per questo che la FLAI regionale, forte dei numeri esposti dal Suo Segretario nel comizio di sabato, e che noi stessi non conoscevamo, si è sentita in dovere di intervenire in prima persona al nostro fianco, chiamando a raccolta altre forze, poiché, come da noi sempre sostenuto, questa battaglia è trasversale e coinvolge tutti: ad essa è legato il nostro destino, quello dei nostri giovani e anche di tutta la gente che non è ancora scesa in piazza con noi.

10.000 addetti, nella nostre zone, nell’agricoltura generica e di qualità (ciliegino, mandorla, melone cantalupo ecc.), singole aziende con 600/800 addetti, uno sviluppo eccezionale MAI VISTO fino ad oggi nel comparto agricolo, che supera anche proprio il comparto industriale petrolchimico (Priolo…)! Questi sono i numeri e le scelte operate dalla gente stessa nel corso di questi ultimi anni nel nostro territorio. CHE DICONO CHIARAMENTE IN CHE DIREZIONE ANDARE!

Se a questi numeri fiorentissimi aggiungiamo quelli del turismo (80 Bed & Breackfast, 25 agriturismi e svariati negozi nella sola Noto…) si capisce che NON SI VA NÉ SI PUÒ ANDARE NELLA DIREZIONE DEL PETROLIO

– pericolosissima, per le inevitabili né smentibili implicanze di inquinamento ambientale e per le falde acquifere;

– e senza produzione né di ricchezza né di futuro…Chi arricchirebbero i profitti del petrolio? Quanti andrebbero a finire nelle tasche dei cittadini del Val di Noto? ZERO! Quanti dei nostri ragazzi non emigrerebbero perché troverebbero occupazione nel gas o nel petrolio? ZERO! Cosa sono e cosa sarebbero le royalties di fronte alla enorme massa di denaro già investita nel nostro territorio in agricoltura e in turismo e che sta cominciando a mostrare i frutti economici?

Solo gli stupidi possono credere alle illusioni della ricchezza proveniente dal petrolio o dal gas!

E’ INUTILE CHE LA PANTHER SI COMPRI PEZZI DI SPAZI PUBBLICITARI DI NBTV E LANCI INCHIESTE DISCUTIBILI PER RACCATTARE CONSENSI! E’ GIA’ PERDENTE NEI FATTI! NON C’E’ BISOGNO DI FARE SONDAGGI… LE RISPOSTE SONO GIA’ NEGLI INVESTIMENTI  FATTI IN AGRICOLTURA E IN TURISMO DAI NETINI, DALLA GENTE DI MODICA, DI AVOLA, DI ROSOLINI E PACHINO E DI TUTTE LE ALTRE CITTA’ e sono scritte nel senso di questa importante manifestazione, alla quale potrebbe seguirne, come anticipato dal Segretario Regionale della stessa FLAI, anche una NAZIONALE!

CUFFARO SBRIGATI CON GLI ATTI NORMATIVI!!

Noto 22 Settembre 2007                                                      IL COMITATO NO-TRIV
ENNESIMO APPELLO DEL F.A.I.  E DEL WWF ITALIA CONTRO LE TRIVELLAZIONI GAS-PETROLIFERE

Trivellazioni nel Val di Noto: parole (molte) e fatti (pochi)
di Giulia Maria Mozzoni Crespi e Fulco Pratesi

Il TAR Sicilia annulla un tardivo provvedimento in difesa dell’ambiente: via libera ai petrolieri. In una lettera al direttore di “Repubblica” WWF e FAI denunciano l’inerzia della Regione siciliana

Fai – Fondo per l’Ambiente Italiano e WWF Italia hanno, fin da subito, seguito con estrema attenzione la tormentata vicenda delle trivellazioni per la ricerca di idrocarburi nel Val di Noto. Lo abbiamo fatto con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione su una vicenda sulla quale si correva il rischio che cadesse il silenzio. Un rischio scongiurato anche grazie al prezioso aiuto venuto dal suo giornale che, con numerosi articoli, ha evidenziato l’ennesimo episodio di cattiva tutela del paesaggio e dei beni culturali.

E’ notizia di questi giorni che il Tar Sicilia ha annullato, a causa della sopravvenuta formazione del silenzio assenso, il tardivo provvedimento della Regione Sicilia che obbligava a sottoporre il progetto per le trivellazioni alla valutazione di impatto ambientale. Questo significa che d’ora in avanti non ci saranno più margini per impedire le trivellazioni nel Val di Noto.

Subito dopo la decisione dei giudici amministrativi, il presidente della regione Cuffaro ha promesso di attivarsi per scongiurare il pericolo delle trivellazioni nel Val di Noto. Non è la prima volta che il governatore siciliano si schiera, a parole, dalla parte di chi vuole vedere rispettata l’integrità del sito Unesco. Purtroppo a queste dichiarazioni di intenti non hanno mai corrisposto concreti provvedimenti. Ci piacerebbe essere smentiti e vedere dunque l’amministrazione regionale revocare in autotutela i permessi di ricerca in precedenza concessi, così da riscattarsi dal pessimo episodio di inefficienza rappresentato dalla positiva valutazione di impatto ambientale formatasi attraverso il silenzio assenso.

Sempre per passare dalle parole (molte) ai fatti (pochi), sarebbe altresì auspicabile che la Sicilia si attivasse per l’abrogazione, o quanto meno per la revisione, della legge regionale del 2000 sulle ricerche di idrocarburi. Solo così si potrà finalmente liberare la Sicilia dal rischio di vederla trasformata in una Texas in mezzo al Mediterraneo.

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Carte false per lo sviluppo

Posted in Articoli by admin on 21 Settembre 2007

cava-colacem-cellaAmmessi tutti al giudizio abbreviato gli 8 indagati del secondo troncone del processo penale inerente le concessioni per opere da eseguire a Cava Giarrusso, laddove si sarebbe dovuto già costruire un impianto di biomassa, vicenda che è all’attenzione del Collegio Penale del Tribunale.
Il Gup del Tribunale di Modica, Marco Ciraolo (pubblico ministero Domenico Platania), ieri ha depositato la deliberazione, accogliendo le richieste del giorno precedente dai 10 difensori, dopo avere prodotto una serie di documenti a discolpa dei rispettivi assistiti. Il magistrato ha fissato, contemporaneamente, l’udienza prossima al 5 dicembre per le richieste della pubblica accusa e per le arringhe difensive. Qualora per quel giorno non si potesse giungere alle conclusioni si tornerà in aula 7 giorni dopo.

In questo troncone di indagini, all’attenzione della magistratura c’è l’estrazione di pietra presso 2 diverse cave della zona. Gli indagati sono funzionari dell’Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente, dell’Ufficio Tecnico del Comune di Modica e del Distretto Minerario, oltre ai legali rappresentanti delle imprese Colacem e Profetto.cava-profetto-giarrusso Il collegio difensivo è formato dagli avvocati Nino Frasca Caccia, Michele e Franco D’Urso, Pippo Rizza, Luigi Piccione, del Foro di Modica, l’avvocato Giorgio Assenza del Foro di Ragusa, e poi il professore Bertorotta e l’avvocato Sanseverino del Foro di Palermo, l’avvocato Zappulla del Foro di Siracusa. Le accuse sono, praticamente, identiche al processo ordinario e cioè abuso d’ufficio, falso e deturpamento del territorio per l’allargamento abusivo di 2 cave di pietra. La Cava Colacem, di Contrada Giarrusso Liccio, e Cava Profetto, di Contrada Zimmardo Bellamagna(quest’ultima già operativa dal lontano 1984 con regolari autorizzazioni), sarebbero state allargate senza i necessari nulla osta e solo in base alle concessioni rilasciate dall’ufficio tecnico comunale in maniera illegittima, giacché le aree interessate sarebbero condizionate da vincoli ambientali e paesaggistici. Sarebbero mancati, secondo l’accusa, i controlli da parte del Dipartimento Minerario.

E’ ipotizzato un grave danno al patrimonio ambientale, causato dall’allargamento delle due cave, con il conseguente deturpamento dell’ampia area perché si sarebbe operato oltre i limiti massimi d’estensione consentiti. L’ufficio tecnico comunale avrebbe rilasciato le autorizzazioni che, secondo l’accusa, sarebbero illegittime proprio in base al presupposto di un’alterazione dei documenti. In questo modo, ampie porzioni di territorio tutelate dai vincoli ambientali e paesaggistici, finirono con il risultare invece libere e quindi utilizzabili per procedere all’allargamento delle due cave di pietra.

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Sampieri, la borgata dove si poteva sognare

Posted in Articoli by admin on 14 Settembre 2007
Spiaggia di Sampieri negli anni 1970

Per il recente ferragosto, hanno sporcato talmente la spiaggia di Sampieri, che la serena borgata dove si sognava è finita sui giornali. Non in quel modo, pensavo. E andavo a ritroso nel tempo, dando una occhiata a cosa scrivevano. Gli esseri umani non si distinguono più dalle cavallette, ma queste ultime sono affamate e partono a stormi che riescono ad oscurare il cielo. L’uomo moderno lascia dietro di sé i miti del consumismo, la sporcizia fatta da pannolini nascosti nella sabbia, e da tutto il resto. Ciò che l’uomo divora giornalmente, e non mi riferisco solo al cibo, finisce poi in forma di sporcizia su di una spiaggia. Se le cavallette oscurano il cielo, l’uomo porta il buio nella ragione. Perché, ad essere ragionevoli, non riuscirei mai a capire questi suoi comportamenti. Pigliare e gettare significa, in altre parole, non avere nemmeno rispetto per se stessi. Non siamo i soli a farlo, diranno coloro che si sentiranno colpiti da questo mio scritto, quelli che considerano normale aprire lo sportello dell’auto e pulire i portacenere rivoltandoli per la strada. Ma come stavamo noi, quaranta e più anni fa, a Sampieri?

E come era la meraviglia della costa iblea, ineguagliabile per splendore, con la sinuosa baia dipinta dal mare e dalla sabbia, in una straordinaria armonia con il paesino bianco, quasi un pueblo che coceva ad agosto, e brillava come un diamante? La baia era come un arco teso verso lo “Stabilimento Bruciato”, una vecchia fabbrica che ovunque in Europa, sarebbe diventata un esempio splendido di architettura industriale. E dentro vi avrebbero potuto fare luoghi di accoglienza, sale per mostre, biblioteche. Tutto con grandi finestre, e di fronte il blu del mare, il Mediterraneo di Odisseo che diventa lentamente grigio, come sostengono gli scienziati. Il grigio viene dagli scarichi delle industrie, dalle alghe assassine, e potrebbe accadere, un giorno, che quel blu, dentro cui si sentivano dentro una grande madre, possa essere solo il ricordo. Il blu di Piero Gruccione, il mare salvato dall’arte. Utopia tragica, questa, ma in questi giorni di Settembre, scemata la massa di “bagnanti”, Sampieri è ridiventata incantevole. Ad ogni suo angolo un ricordo.

Sampieri scalo barche negli anni 1960Don Turiddo, per esempio, che era stato in America. Noi ragazzi lo invidiamo perché ci racconta della terra di Elvis Presley, del Rock ‘n Roll, del “siciliano” Frank Sinatra che metteva il miele nella sua voce e faceva impazzire le ragazzine. Ma Don Turiddo era ritornato a Sampieri, non avrebbe mai potuto vivere altrove. E a Sampieri era poi morto, con la finestra della sua casa che dava quasi sul mare, con gli amici che conversavano al molo, con le barche che ritornavano all’alba e portavano quei pesci presi con pazienza ed affetto. Non uccidevano nulla nel fondale, i pesci erano contati, quasi vi fosse una tabella non scritta che ne indicava la quantità. Non era il tempo delle navi moderne con le reti a strascico, dei mostri che portano via persino il plancton. Forse è meglio che i vecchi di quel tempo, il Capo Blundetto che somigliava a Picasso, e molti altri con i visi che portavano i segni del sale, se ne siano andati nel mare più grande che è l’eternità. Come era Sampieri cinquant’anni fa? Forse eravamo solo i modicani ad abitarla d’estate, come se ci appartenesse, e Dio sa come la tenevamo, un gioiello!

Di notte, noi Belgiorno e Marcello Perracchio andavamo per i violetti immersi nel buio, con le chitarre. Nessuno dormiva d’estate. E sulle terrazze si “ciuciuliava”, parola bellissima del nostro dialetto che allo “chouchoter” francese somiglia. Non vi erano motociclette con centauri impazziti, non vi era nemmeno il televisore acceso, tanto “per farsi compagnia”. Assurdo pensare, che di fronte a quel mare, si stia di fronte ad una cassa che brilla, da cui escono fuori visi delle veline, degli imbonitori di turno! A quel tempo non accadeva, e se poi il mondo è progredito, non si può dire che questo sia accaduto con intelligenza! Cantavamo “sapore di sale”, e ce ne andavamo a piedi nudi sulla sabbia, con le dune che sembravano schiere di animali mitici quando la luna vi buttava sopra la sua biacca. E i gigli di sabbia, che a toccarli appassivano subito! Un bacio in quella serenità, il pudore della notte che calava sugli amanti come a volerli proteggere. E da lontano, il profumo del pesce fritto sino a notte tarda, come un prestito restituito al mare, un debito che si saldava con l’onore del silenzio!

Franco Antonio Belgiorno Dal Giornale di Sicilia del 13/07/2007
Foto tratte da Contea di Modica

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Goletta Verde di Legambiente ha terminato il suo viaggio per i mari italiani

Posted in Articoli by admin on 20 Agosto 2007

goletteverde

Goletta Verde di Legambiente ha terminato il suo viaggio per i mari italiani. Completata anche l’assegnazione delle bandiere azzurre una delle quali è andata anche a Modica. La campagna di monitoraggio delle acque di balneazione realizzata con la collaborazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, l’organizzazione ha concluso il viaggio lungo le coste siciliane, ultima tappa Messina. Trenta sono state le località dell’Isola entrate nella lista del 2007 e tra queste, come si diceva, anche Marina di Modica che si affianca ad altre località balneare iblee come Marina di Ispica(una bandiera), e Scicli(due bandiere). Per ottenere il consenso di Goletta Verde sono valutate le acque e la spiaggia, poi avviene l’analisi e la descrizione complessiva dell’ambiente, dei beni culturali, del paesaggio, della cultura enogastronomica ed artigianale. Queste, complessivamente, le nuove trenta le località siciliane entrate nell’edizione 2007: Acireale (1 vela), Brolo (3 vele), Campobello di Mazara (2 vele), Capo d’Orlando (3 vele) Castelvetrano – Selinunte (3 vele), Cefalù (3 vele) Cinisi (1 vela), Custonaci (3 vele), Erice (2 vele), Favignana (3 vele), Gioiosa Marea (3 vele), Ispica (1 vela), Lampedusa e Linosa (4 vele), Lipari (3 vele), Marsala (3 vele), Menfi (4 vele), Modica (1 vela), Noto (5 vele), Pantelleria (4 vele), Patti (3 vele), Piraino (2 vele), Portopalo di Capo Passero (3 vele), Sant’agata di Militello (3 vele), San Vito Lo Capo (4 vele), Santa Marina Salina (5 vele), Sciacca (2 vele), Scicli (2 vele), Taormina (3 vele), Termini Imerese (2 vele), Ustica (3 vele). Goletta Verde ha percorso cinquecentodieci miglia in cento ore di navigazione in quindici giorni per fotografare il mare dell’isola siciliana, sorvegliare le acque, come previsto dalla legge italiana. I tecnici, inoltre i ricercano da oltre tre anni la presenza dei batteri Escherichia Coli, indicatori nella direttiva europea 2006/7/CE, che l’Italia dovrà recepire entro il 2008.

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IL GRANDE AFFARE DEL TURISMO

Posted in Articoli by admin on 19 Agosto 2007

In Sicilia la classe dirigente non vuole un modello turistico centrato sulla valorizzazione della proprie risorse territoriali, ma punta sulle grandi strutture par fare grandi affari e continua a dilapidare risorse territoriali.

ecomostro

Agli inizi degli anni novanta, in Sicilia è entrato in crisi un sistema in cui l’acquisizione del consenso era garantita dall’uso spregiudicato ed incontrollato della spesa pubblica, da una crescita dei redditi e dei consumi senza sviluppo e senza autonomia, drogata dall’assistenzialismo e dalla corruzione, da una gestione dissennata del territorio e delle sue risorse. Da quegli anni la Sicilia è ancora alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo, e questa affannosa ricerca ha quasi sempre portato all’individuazione di due settori portanti per l’economia dell’isola: l’agricoltura ed il turismo. Nel settore primario esiste una lunga tradizione ed una imprenditoria piuttosto importante, ma non si può dire lo stesso per il turismo. La ricettività è quantitativamente sottodimensionata e di livello medio-basso, mentre i servizi complementari sono quasi inesistenti. Non vi è praticamente rapporto tra l’offerta turistica di bassa qualità e la domanda che è tra le più alte del nostro paese, perché legata allo straordinario patrimonio culturale dell’isola.

A partire da queste ragioni il governo Cuffaro ha puntato al rafforzamento del settore turistico come scelta strategica del suo governo, soprattutto nell’ambito della spesa dei Fondi Strutturali Europei degli anni 2000/2006. Ma le conseguenze sono tutt’altro che positive per il territorio siciliano in quanto, piuttosto che puntare sulle sue qualità, si sta trasformando questo necessario processo d’infrastrutturazione in una nuova occasione per fare grandi affari continuando a dilapidare le risorse territoriali.

In realtà tutto cominciò nella seconda metà degli anni novanta con l’avvio della stagione della programmazione negoziata. I patti territoriali e i PRUSST, prima ancora di Agenda 2000, avevano rappresentato una ghiotta occasione per tutti coloro che intravedevano, grazie a questi strumenti, la possibilità di realizzare grandi operazioni di valorizzazione fondiaria.

In Sicilia l’intera classe dirigente non è capace d’immaginare un modello turistico centrato sulla valorizzazione delle proprie risorse territoriali e punta piuttosto su grandi strutture realizzate secondo la logica dei sistemi chiusi: grandi villaggi vacanze, resort di lusso con campi da golf, grandi parchi tematici.

Il primo modello consentirebbe una diffusione dei flussi turistici su tutto il territorio, coinvolgendo anche le aree interne che spesso sono le più integre dal punto di vista paesistico e naturalistico; favorirebbe la destagionalizzazione; garantirebbe la crescita di una nuova imprenditoria locale; avrebbe un bassissimo impatto sul territorio. Non bisognerebbe inventarsi nulla, ma provare semplicemente a riprodurre le migliori esperienze italiane ed europee. Esperienze che, nonostante abbiano puntato più sulla qualità dell’offerta che sulla quantità, hanno dimostrato come anche sul piano dei numeri quella è una strada vincente. Nelle classifiche per numero di presenze turistiche, sia a livello mondiale che nel nostro paese, primeggiano le regioni ricche di beni culturali ed ambientali. Conoscendo le peculiarità del territorio siciliano, la scelta di questo modello dovrebbe essere scontata.
Ma non è andata così.

In cima alle priorità di spesa per il sostegno alle attività turistiche sono stati messi i porti turistici e i golf resort. In pochissimo tempo sono fioriti dal nulla 48 progetti di campi da golf con annesse strutture ricettive, nonché un diluvio di porti, più o meno grandi, attorno ai quali sono previsti centri commerciali e alberghi. E se non c’è spazio a sufficienza ci si espande a mare, come era stato previsto nel golfo di Taormina.

E siccome non è ancora abbastanza, in questi giorni sta per esser firmato un “contratto di localizzazione” per la realizzazione di un mega parco tematico da 307 ettari attorno al lago Pozzillo, in provincia di Enna. Due alberghi da 2.600 posti letto, cinque diverse aree tematiche nelle quali non ci si farà mancare nulla (pare che dovrebbe esserci spazio per un Colosseo e una torre di Pisa), giochi strabilianti di ultima generazione e ovviamente l’immancabile campo da golf. Il tutto per un investimento di circa 600 milioni di euro, di cui circa 100 dello Stato e 25 della Regione.

Secondo i proponenti per rendere remunerativo un tale investimento ci vorranno 1.600.000 visitatori l’anno. Una cifra ragguardevole, e forse velleitaria, se si pensa che il parco dovrebbe essere realizzato in un’area interna della Sicilia.

Proprio sulla sostenibilità economica del progetto nella sua prima versione (erano previsti altri due alberghi e costava circa 800 milioni di euro), Sviluppo Italia – che doveva istruire la pratica per il Ministero dello sviluppo economico – nel 2004 aveva espresso parere negativo.

Il progetto però non si è perso. Con la forte spinta di un consenso trasversale che ha visto protagonisti importanti esponenti dei DS e di Forza Italia, tutti gli amministratori e gli imprenditori locali, si è arrivati all’approvazione dell’accordo di programma con il nuovo governo nazionale. E ciò nonostante sia banale sottolineare che in Sicilia non è certamente necessario realizzare una miniatura del Colosseo o della Torre di Pisa per costruire una reale economia turistica.

Un parametro indicativo per comprender meglio la strategia in atto è la percentuale di fondi strutturali europei, fondi statali e fondi regionali che sono stati investiti in Sicilia in questi anni: bassissima quella destinata alla manutenzione del territorio, al restauro dei beni culturali, alla tutela delle risorse naturali, alla realizzazione di piccole strutture ricettive extralberghiere; altissima quella destinata alle grandi infrastrutture turistiche.

La classe dirigente siciliana non si è ancora emancipata dalla cultura delle “grandi opere”. Si è semplicemente passati da quelle pubbliche a quelle private. Negli anni ottanta si realizzavano dighe spesso inutili o acquedotti senza acqua, oggi si cofinanziano grandi strutture turistiche prescindendo dalla loro utilità socio economica.

La differenza rispetto al passato sta tutta nell’investimento di fondi privati (comunque ben spesi perché alla fine della breve vita di queste strutture ci si assicura il capitale legato alla rendita fondiaria) e nell’utilizzo di molto “verde” che va di moda e garantisce la “sostenibilità ambientale” del progetto. Cosa c’è di più sostenibile di un parco a tema con le copie di alcuni importanti beni monumentali e un campo da golf con un verdissimo green??

Mimmo Fontana
http://www.isolapossibile.it/article.php3?id_article=1665
Foto: Stagniweb

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Valeria Golino con Scamarcio ospite della rassegna di Marzamemi

Posted in Articoli by admin on 1 Agosto 2007

 

golino

 

DAL NOSTRO INVIATO MARZAMEMI (Siracusa) – Nella “frontiera” di Marzamemi il festival più a Sud d’ Europa si è chiuso tra film cinesi e africani, esordi europei, scoperte siciliane e corti d’ ogni genere, con un’ ovazione per un’ attrice che è diventata la madrina di questa settima edizione, Valeria Golino.

Un premio alla carriera segnata da una clip retrospettiva degna di una prima donna con quarant’ anni di attività, mentre questa è l’età di una protagonista che si può vantare d’ esser stata sullo schermo la figlia di Ugo Tognazzi e la fidanzata di Tom Cruise, girando in tutto il mondo thriller, commedie e film impegnati, accanto a grandi come Dustin Hoffman, Sean Penn o Nicolas Cage, fino al set piemontese di Texas dove è scattata la scintilla per Riccardo Scamarcio, il gettonatissimo latin lover del cinema italiano, con lei sul palco di Marzamemi, travolto e soffocato da ondate incontenibili di teen agers.

Una favola coronata sotto la luna piena di questo borgo con una storia che riporta a Marzamemi, come lei racconta: “Giravo l’ anno scorso a Catania. Un giorno di pausa mi viene a trovare Riccardo: “Ti porto in un posto da incanto”. Erano i primi di giugno. Superiamo Noto e arriviamo in un borgo da sogno, sospeso. Deserta la piazza con la chiesetta senza tetto, una dimora nobiliare, fra tracce arabe, case di pescatori e una trattoria con la signora Lisa che cucina e mi chiede se sapevo del Festival del cinema di frontiera. E io, scherzando, con bonario rimprovero, ignara: “Perché non mi avete mai invitata?”. Ovviamente era una battuta. Ma deve esser girata la voce, fino agli organizzatori. Così, mi sono praticamente autoinvitata”.

È arrivata direttamente da Parigi dopo le riprese di due film, Cash di Eric Besnard e Caos calmo con Nanni Moretti: “Ero stanca. Temevo di pentirmi di avere accettato. Poi, eccomi dentro la magia di Marzamemi. Un respiro. Un respiro di sollievo. Come solo nel Sud, nel mio Sud, può accadere”. Lei, mezza greca e mezza napoletana, le atmosfere meridionali se le sente cucite addosso. Felice che la sua serata sia stata chiusa dalla proiezione di Respiro, il film di Emanuele Crialese girato a Lampedusa.

Una ragione in più per apprezzare Marzamemi: “Ci sono festival in posti bellissimi dove trovo sempre la scusa per disertare. In alcuni si è costretti ad andare. Cannes ha rotto le scatole, ma è utile al film che hai girato, a te stessa. È un mercato. Vai per lavorare, per offrire, per prendere. Ma torni a casa senza niente dentro. Perché non c’ è ricerca, curiosità. I grandi film, i grandi registi ben distribuiti posso vederli al cinema pagando il biglietto. I piccoli festival invece a volte ti fanno scoprire mondi nuovi, ti portano in “frontiera”, come accade a Marzamemi o a San Sebastian, il mio modello, la mia misura”. E la sberla di Quentin Tarantino sul cinema italiano? La parola a chi con lui ha girato Foor rooms: “Un grande regista che eccede per ignoranza. Nel senso che ignora. Non conosce molti dei film che noi facciamo non perché non siano degni, ma per colpa di un mercato, di una distribuzione a senso unico. Tanto che noi ci pappiamo tutto quello che viene dagli Usa, opere belle e brutte. Detto questo, è vero che non sforniamo i bei film di una volta. Ma ridimensioniamo la critica. È solo una opinione. Di un regista. E smettiamo di preoccuparcene come se fosse stato lanciato un anatema”.

Cavallaro Felice

Sezione: cinema festival – Pagina: 031 
(30 luglio, 2007) Corriere della Sera

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Ambiente, on line le valutazioni di impatto ambientale

Posted in Articoli by admin on 20 Luglio 2007

L’obiettivo è agevolare la partecipazione alle scelte.
Il Ministro Pecorario Scanio: “È una piccola rivoluzione”.
Consultabili su internet le documentazioni su progetti come la tav Torino-Lione

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ROMA – Il Ministero dell’Ambiente inaugura l’operazione trasparenza sulle Valutazione di impatto ambientale (Via). Da oggi, attraverso il portale www.minambiente.it, si potrà accedere in tempo reale a tutte le informazioni sui progetti pubblici e privati che possono avere un impatto rilevante sull’ambiente, come ad esempio la tav Torino-Lione. I cittadini potranno consultare la documentazione, inviare osservazioni, conoscere lo stato di avanzamento e l’esito delle procedure.

Una “piccola rivoluzione”, quindi, come è stata definita dallo stesso ministro, Alfonso Pecoraro Scanio. ”È una novità importante – ha detto -. L’obiettivo è agevolare la partecipazione popolare e democratica alle scelte, così come scritto nel nostro programma e come previsto dall’Unione europea. Vogliamo che tutto sia pubblico. Comitati, associazioni e cittadini potranno così esercitare il loro diritto alla formazione del parere della Commissione. I Via – ha ricordato il ministro dell’Ambiente – nascono come strumento di partecipazione democratica alle scelte”.

Le Valutazioni di impatto ambientale riguardano sia i progetti pubblici sia quelli privati, e sono effettuate tanto a livello nazionale, quanto a livello locale. Sono soggette al Via nazionale la costruzione di opere come raffinerie, centrali termiche, acciaierie, impianti chimici, dighe, porti, infrastrutture stradali e ferrovie. La valutazione degli effetti sull’ambiente è realizzata a livello regionale per progetti relativi all’agricoltura, cantieri navali, industrie alimentari, oleodotti e gasdotti, piste da sci.

Pecoraro Scanio ha comunicato anche di aver inviato una lettera al Presidente del Consiglio e ai Presidenti delle Regioni perché sia accelerata la realizzazione dei Piani di qualità dell’aria. ”In futuro le opere dovranno tener conto sia dell’impatto ambientale sia della qualità dell’Aria sia delle emissioni di CO2 – ha detto -. Dobbiamo tenere conto del Protocollo di Kyoto o rischiamo di pagare multe enormi. Non adeguarci ci costerà moltissimo, lo evidenzia lo stesso Dpef”.

(18 luglio 2007) 
Fonte: La Repubblica

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Greenpeace: «Enel spende più per il nucleare che per le energie rinnovabili»

Posted in Articoli by admin on 20 Luglio 2007

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Dopo l’incendio alla centrale di Kashiwazaki-Kariwa, in Giappone, Greenpeace denuncia ancora una volta i pericoli connessi all’uso di energia nucleare. «Le centrali nucleari possono essere attaccate da diversi fronti: naturali o umani. Il rischio di terremoti è reale in Giappone e altrove – dichiara Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia – a questo, oggi, si aggiunge anche l’ombra del terrorismo, che può essere persino peggiore».

Negli anni Greenpeace in Giappone è entrata in azione soprattutto contro operazioni di trasporto pericoloso di scorie nucleari e in occasione di precedenti incidenti. «Inizialmente-scrive Greenpeace in un comunicato- l’industria nucleare giapponese (Tepco) ha mentito, tacendo l’incidente, e poi sminuito le conseguenze dell’accaduto. Non è la prima volta che succede. C’è un parallelo con l’incidente alla centrale nucleare di Kummel, in Germania, lo scorso giugno. In quel caso i responsabili hanno sostenuto che l’incendio non aveva causato problemi. Tuttavia, anche l’autorità nucleare tedesca ha ammesso che l’incendio ha causato malfunzionamenti che hanno messo il reattore a serio rischio».

Il problema non è legato soltanto alle nuove centrali nucleari ma anche e soprattutto agli investimenti che vengono fatti per prolungare la vita di vecchi impianti che sono inevitabilmente insicuri. «Per questo Greenpeace è fortemente contraria agli investimenti nucleari di Enel a Mochovce – spiega Onufrio – dove verranno completati due reattori sovietici di progettazione degli anni Settanta, senza guscio di protezione da eventi esterni. Greenpeace si sta opponendo anche al progetto nucleare sovietico di Belene in Bulgaria, in zona sismica. Queste due operazioni, se andranno in porto, costeranno più di tutti gli investimenti di Enel sulle fonti rinnovabili, un primato imbarazzante», conclude Onufrio.

Foto: http://www.7magazine.it/new.asp?id=996
Le Nazioni Unite riconoscono che 4 milioni di bambini sono sofferenti per il disastro del ’86. La CCPI l’Organizzazione Internazionale Progetto Bambini di Chernobyl, senza scopo di lucro, provvede agli aiuti umanitari e alle cure mediche.

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Dalle Cinque Terre agli Iblei ecco i paesaggi da salvare

Posted in Articoli by admin on 16 Luglio 2007

Campagne senza cemento, piano di Verdi e agricoltori
Un ddl individua 20 aree da valorizzare, col sostegno delle associazioni

porri.jpgROMA – Dal paradiso delle Cinque Terre, il parco nazionale che si affaccia sull’area marina protetta della Liguria, all’incantevole costiera amalfitana; dal comprensorio toscano della Val d’Orcia a quello veneto della Valpolicella; dalle meraviglie del Salento ai tesori siciliani e sardi, il paesaggio italiano è un patrimonio inestimabile che appartiene a tutti noi e all’intera umanità. Ma spesso è come se ne ignorassimo il valore, lo trascuriamo, lo sprechiamo o addirittura lo deturpiamo. Tant’è che negli ultimi anni, tra il ’90 e il 2003, la superficie agricola utilizzata s’è ridotta del 20,4%, passando da oltre 15 milioni di ettari a poco più di 12, con tre milioni di ettari conquistati dalla cementificazione, dall’abbandono delle campagne o peggio ancora dalla desertificazione.
 
Il Belpaese, insomma, perde i pezzi e non lo sa. O finge di non saperlo, accantona o rimuove il problema, come se questo fosse un destino ineluttabile, quasi una fatalità. Per fermare il degrado del territorio, la senatrice dei Verdi Loredana De Petris ha presentato recentemente un disegno di legge per la tutela e valorizzazione del paesaggio rurale, con l’adesione e il sostegno di Confagricoltura guidata dal presidente Federico Vecchioni. Una “santa alleanza” a cui non potranno non partecipare compatte anche le associazioni ambientaliste.

Appena qualche mese fa era stato lo stesso ministro dei Beni e delle attività culturali, Francesco Rutelli, a denunciare “lo sfregio silenzioso del paesaggio italiano” dopo il caso eclatante di Monticchiello, denunciato dallo scrittore e critico letterario Alberto Asor Rosa su Repubblica, e poi della Valpolicella. Proprio dal Veneto gli ha fatto eco il poeta Andrea Zanzotto, riferendosi agli scempi in atto nella sua regione: “Una volta esistevano i campi di sterminio, oggi siamo allo sterminio dei campi”. E nelle settimane scorse, con un appello pubblicato sulle nostre pagine, firmato via Internet da ottantamila persone e ripreso dai giornali di tutto il mondo, è stato lo scrittore siciliano Andrea Camilleri a lanciare un altolà contro le trivellazioni petrolifere in Val di Noto.

Mai come in questo caso, dunque, ambiente, agricoltura e cultura hanno fatto fronte comune contro l’avanzata del cemento, la distruzione della campagna e la rovina del territorio. Non si tratta, infatti, solo di una battaglia estetica o ecologista. Insieme al paesaggio sono in gioco anche beni artistici, interessi economici, produzione alimentare e industria del turismo. Un mix che rappresenta una ricchezza fondamentale per l’Italia, povera com’è di materie prime e di risorse energetiche. In questo senso, è in gioco la stessa identità nazionale, la storia del nostro Paese, la sua tradizione e la sua immagine all’estero: valga per tutti l’esempio del Parco delle Cinque Terre, dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, che con i suoi settemila chilometri di muretti a secco costruiti nei secoli lungo i terrazzamenti s’è gemellato l’anno scorso con la Muraglia cinese.

Non è da sottovalutare, inoltre, il fatto che il mantenimento del paesaggio rurale e delle attività che lo supportano costituisce la forma più efficace di contrasto del dissesto idrogeologico che al momento interessa il territorio di 5.500 Comuni italiani. Come pure uno strumento per prevenire o contenere gli effetti dei cambiamenti climatici e i processi di desertificazione già avanzati in alcune regioni, a cominciare dalla Puglia. La vegetazione della campagna svolge un ruolo insostituibile per metabolizzare l’anidride carbonica prodotta dall’inquinamento e ammortizzare così l’effetto serra, costituendo un “serbatoio” naturale per difendere la biodiversità delle varietà agricole e delle razze animali.

Ma la valorizzazione del paesaggio rurale può essere anche il volano di un nuovo sviluppo economico e territoriale. La diffusione dell’agri-turismo, lo sviluppo della produzione agricola e dell’artigianato alimentare, sono processi già in atto che vanno ulteriormente sostenuti e ampliati. Scrive la senatrice De Petris nella sua relazione: “L’offerta integrata di risorse del territorio, che si incentra sulla conservazione attiva e non sul consumo irreversibile, rappresenta oggi l’unica alternativa effettivamente praticabile in molte realtà del nostro Paese, altrimenti destinate al degrado urbanistico o all’abbandono”.
Nei nove articoli del disegno di legge, sono previste alcune modifiche al cosiddetto “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, per inserire tra le aree protette una nuova categoria sottoposta “ope legis” a tutela: il territorio che supporta l’agricoltura tipica e di qualità, con tutta la gamma dei prodotti a denominazione d’origine, in particolare i comprensori che ospitano i vitigni e le coltivazioni biologiche. L’obiettivo è quello di tutelare meglio i 159 riconoscimenti comunitari già assegnati a DOP (denominazione d’origine protetta), i 477 vini nazionali di qualità e circa un milione di ettari riservati appunto a produzioni biologiche certificate.

In nome del “capitalismo naturale“, anche in questo campo insomma la difesa dell’ambiente può essere un business e una fonte di ricchezza, come in quello delle energie alternative. Al contrario, la distruzione del territorio serve solo ad alimentare la speculazione edilizia, l’inquinamento e spesso il malaffare. Il Belpaese non può sopportarla un ettaro di più.

di Giovanni Valentini
La Repubblica

Foto: isola dei Porri, nov 06 by C.R.

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Trivellazioni si, Trivellazioni ni, Trivellazioni no

Posted in Articoli,Comunicazioni,Documenti by admin on 5 Luglio 2007

Il Decreto dell’Assessorato Territorio ed Ambiente Siciliano sulle trivellazioni – parte seconda

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Prendo l’abbrivio da un commento di Salvo Vernuccio della Sinistra Giovanile di Modica (vedi post su Poidomani) relativo a trivellazioni e modello di sviluppo per ringraziarlo di essere intervenuto direttamente sul sito per esprimere la sua franca e onesta opinione politica.
Anzi considero il gesto rappresentativo del modo di intendere la “politica”, nel senso alto e  trasparente del termine.
Soltanto dal rispetto delle posizioni diverse può partire un confronto schietto e sereno, mirato al raggiungimento di uno scopo comune; il bene della collettività.

Per entrare nel merito dell’argomento inizierei con la posizione che ci accomuna senza alcuna incertezza: il decreto dell’Assessore al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana, che, per definirlo si può tranquillamente usare l’espressione cosiddetta alla “Calderoni”: è una “porcata”. Del resto non è una novità in politica assistere a questo genere di pantomima. Prima lo rilasciano, e poi si stracciano le vesti e ci sputano sopra, ma non intraprendono nulla di concreto per rimediare.Il discorso sulle trivellazioni in genere, è un altro, e va affrontato secondo me, con un altro approccio, ma soprattutto in un altro momento politico, perché ora ingenera soltanto confusione e sviluppi incontrollabili.

Ed in questo momento non è possibile dire NI, si deve dire NO!

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