Ambiente Ibleo – Portale ambientalista del Sud-Est Siciliano


TERRA MUTA DI GIANNI LANNES

Posted in Rassegna Stampa by admin on 31 Agosto 2013

La critica:

“Terra Muta di Gianni Lannes è un libro forte, potente, possente pari ad un tuono che esplode nelle mani e nella testa del lettore. Percorso da una corrente elettrica continua, il libro con una forza perforante racconta dal di dentro fatti e avvenimenti che ci riguardano ma che mediaticamente non hanno alcuna cittadinanza, ribalta visuali prospettiche consolidate , rompe stereotipi e luoghi comuni anacronistici, smantella le coscienze “anestetizzate e lobotomizzate” da una cecità sempre più ottundente.

Una ragnatela di interrogativi si dissemina tra le pagine di Terra Muta nel mentre l’Autore, adoperando il punto di vista focale di un giornalista coraggioso e controcorrente porta il lettore dentro le “macerie” del Belpaese che, attraverso zoomate ravvicinate, assume fattezze raccapriccianti e apocalittiche…”.

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/08/terra-muta-parola-dello-scrittore.html

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/06/terra-muta-pero-guerra-eloquente.html

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/08/terra-muta-parola-di-un-lettore.html

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Il Café: un arbusto ecologico generatore di bene al humanus

Posted in Documenti by admin on 30 Agosto 2013

Il Caffè – Coffea arabica L. Fam Rubicaceae–datore dello squisito caffè è un alleato solidaledella foresta. Entrambi sono necessari, la foresta lì dà la penombra indispensabile per la vita, il caffè a sua volta richiede all’agricoltore di mantenere l’indispensabile fronda selvaticain questo modo lì ricompenserà una sicura ricchezza onesta.

Arbusto allora, ecologico e bello, produttore dimolteplici risorse per gli esseri umani, l’intensità del verde del suo fogliame rinvigorisce le sfumature del paesaggio, quando “las florece” il vivace bianco dei suoi fiori insieme alla sua fragranza esalta elementari  sentimenti estetici del agricola;  il carmine dei suoi frutti al maturare fa felice l’ambito rurale nominato nell’antichità latina il Amenitatis Ruris, alla quale si aggiunge la speranza di buon reddito per l’agricoltore.

La bevanda del caffè è la più consumata al mondo –dopo quella alcolica– tale da garantire un mercato affidabile, sempre in crescita, la redditività non delude mai gli investimenti. La lunga catena degli spazi di commercio del settore si traduce anche in posti di lavoro abbondanti, impieghi, in ogni caso. Afferma al riguardo il botanico Jesús Hoyos nel suo libro Frutales en Venezuela –Caracas, La Salle, 1994–, “La produzione di caffè in Venezuela, nel 1984 è stata di 61.000 tonnellate per un valore di 575 milioni di bolivares” –p. 251 –. Ha iniziatol’agricoltura in Venezuela tra il 1783 – 1784 sulle fattorie al di fuori della città di Caracas.

Il processo di questo evento lo registra in una prosa eccellente lo scrittore Aristides Rojas, nel suo resoconto storico affettivo etichettato LA PRIMERA TAZA DE CAFÉ EN EL VALLE DE CARACAS. Si collega a questo evento tre nomi famosi, il sacerdote José Antonio Mohedano, ilfarmacista Bartolomeo Blandin e il padre Pedro Sojo. Curiosamente la coltivazione di questobenefattore arbusto è stata collegata allo sviluppo musicale di Caracas e le zone circostanti.

Aristides Rojas dice: “Quando si parla dell’introduzione di caffè nella valle di Caracas, ha ricordato l’arte musicale, in un momento in cui il signor Blandin e Sojo, svolgono un ruoloimportante nella filarmonica della capitale. I ricordi dell’arte musicale e la coltivazione del caffèsono per il campo di Chacao quello che per gli antichi castelli feudali le leggende dei  trovatori“… –Oscar Sambrano Urdaneta, Tradiciones venezolanas. Caracas, Ministerio de Educación, 1964. P. 54–.

Due poeti venezuelani scrivono sul cafeto con ammirevoli filiali ecologiche, nel secolo XIXGonzalo Picon Febres –Mérida, 1860 –Curaçao, 1918–. Gran parte del lavoro lirico di questoesemplare merideño ha cantato alla vita rurale delle Ande venezuelane ¡Trovatore dellageorgicidad!– cosí ha elogiato anche in uno dei suoi versi la singolare flora delle montagnemerideñas –sativa o selvatica– insieme con il suo paesaggiodi valli strette, faldas, vegas, páramos e, naturalmente, l’uomo e la donna contadina abitanti dei villaggi di questa “alomada” geografia. Ha composto questo bel sonetto sul caffè, preso dalla sua collezioneClaveles encaramados y amarillos. Curazao, 1983. P.54–.

Gonzalo Picon Febres

IL CAFFÈ

Nella vega, in cima, sulla spianata luce il caffè e i suoi limpi di verdori e coprendosi va di bianche fiori al sonante gorgogliare del ruscello. Rossa come la splendida fragranza gonfiata e di dolcezze, a poco detiene in mazzi vivitori la frutta già melliflua e condita. Riconettaredopo, fragrante da fumo in tazza blu di porcellana cinese, dove la sfumatura d’oro lampeggia. E nel ascendere alla regione divina da cui emerge il ritmo dell’idea Diventa strofapellegrina.

In questo secolo la poeta caraqueña Nada Salas nel suo poemario Raigambre –Caracas, 2001– celebra il regno vegetale del Pianeta Blu in più di un centinaio di odi. Sa leggere con saggezza questa sublime trovatora lo spirito delle piante. Con la stessa devozione per gli scenari botanicidel Nuovo Mondo del cantor della “Zona Tórrida” Andrés Bello. Essa ha versato con maestria nelle strofe del suo poemario Raigambre le canzoni dei genitori alberi percepite dall’incanto del verdore, attraverso la costante presenza del incrociamento ludico degli enti della natura vegetale con la ventura intima del umano, e così ha scritto circa il benefattore arbusto:

Nada Salas

L’ALBERO DI CAFFE IN FIORE, Coffea arabica

Reincarnato Nella eredità del fogliame “Albean” profumate Righe Di Astros breve in nostalgico trance scrutanno la tazza celeste da dove in tempi passati versavano i Suoi splendoriPrima che diventino perline colorate prima che il fuoco l’arrostisca e l’aria venga insufflata conle ceneri del suo candore prima che il suo rosso odore umidisca l’umile tazza di nuovo voglio cantare ai loro rami costellati dicandi di germogli–Raigambre, pag 24–.

Il narratore venezuelano Manuel Díaz Rodríguez –Caracas, 1871 – NewYork, 1927– raccontadi maniera patetica la vita contadina nei villaggi dell coltivazione del caffè del centro-settentrionale del paese nel suo eccellente romanzo Peregrina –Madrid, 1922–. Anche se la favola del libro tesse un racconto d’amore tragico tra gli abitanti dei villaggi, in fondo le sue pagine rendono omaggio a questo bellissimo arbusto ecologico, così importante per l’economiadi questa regione tra i secoli XIX e XX. Con il magistrale paragrafo finale, questo operaconclude anche questo scritto per la Fondazione AZUL AMBIENTALISTAS.

“Dominò di nuovo il silenzio e nella notte calma e silenziosa si diffuso un profumo di gelsomino. Già mezzo aperto tutto il giorno, appena si è aperta quella notte il fiore di caffè. E il giorno dopo spuntò la piantagione di caffè tutta bianca. Sotto di una savana di neve fragrante e fiorita si nascondevano il nero, il verde e il grigio dei tronchi. Era come se la piantagione di caffè si avessi agghindato in donazione della che presto, inerte e muta, doveva passare sotto il baldacchino del loro gelsomini di neve. Era come se la piantagione di caffè si avessi messo a ordire e offrire, in una stessa stoffa della natura in fiore, in una sola volta il velo di nozze e il sudario del fiore che è nato ed è morto nel suo confine, sorella di candido “abrilito” e il “giglio” in viola, confidente e amica profumata “buon pomeriggio”, compagna di silvestre “non midimenticare” e “eliotropio”,…

–Manuel Díaz Rodríguez, Obras selectas. Caracas, Edime, 1968. pp. 459–460–.

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La Siria, il Muos, le nuove guerre e il vuoto della politica

Posted in Articoli by admin on 28 Agosto 2013

Venti di guerra nel Mediterraneo, quindi. Che ci riguardano, e tanto. Non solo perché paese affacciato sullo stesso mare dove è esplosa la crisi o perché nella Nato, ma soprattutto perché, anche contro la nostra volontà, saremo centrali nel prossimo e vicinissimo conflitto. Militarmente.

Domani – o addirittura oggi stesso – gli Usa e la Nato daranno il via a un’operazione di guerra in Siria. Aerea, ovviamente. Infilarsi in un’operazione che preveda un intervento di terra sarebbe una follia, visto che poi comunque la carne da cannone è già sul campo a farsi cannoneggiare dopo che per mesi le armi e gli aiuti all’opposizione a Assad pagati dalle democrazie occidentali sono andati “a regime”.

L’Egitto, intanto, è scivolato in coda nella gerarchia delle notizie con velocità impressionante, ma è una bomba innescata nel Mediterraneo che è destinata a esplodere nei prossimi mesi.

Venti di guerra dopo le speranze delle presunte “primavere arabe”.

Cose che ci riguardano, se fossimo un paese normale. Ma non lo siamo. Abbiamo altro di ben più importante a cui pensare. Abbiamo la grazia, il lasciapassare o il regalino a Silvio Berlusconi, Luciano Violante che non vede l’ora di farlo quel regalino, i montiani esultano; e intanto Grillo vuole mantenere il porcellum e taglia teste nel suo partito padronale al minimo dubbio, il Pd ormai è almeno tre partiti, mezza azienda e quattro camioncini della porchetta, la sinistra non è diffusa e ancor meno “radicale” e il governo vivacchia fra un ricatto e un veto, una minchiata e un’altra.

La politica. Oh, si, la politica italiana. Nel mondo ci conoscono bene, dopo tutto ci siamo tenuti Silvio Berlusconi per vent’anni e siamo passati dal più grande partito comunista dell’Europa occidentale al peggiore partito di centro sinistra del continente senza battere ciglio. Non ci prendiamo sul serio noi, figuriamoci se lo fanno i nostri alleati e soprattutto gli Stati Uniti.

La nostra inconsistenza politica si rispecchia nel ceto che l’ha occupata, un ceto vecchio e nuovo che governa da vent’anni il teatrino mediatico strangolando ogni novità che emrge all’esterno e al quale perfino Grillo si è iscritto fingendo di essere altro.

Un ceto inamovibile, autoreferenziale, inconsistente, culturalmente sciatto e impegnato solo a sopravvivere o a occupare spazi di potere attraverso un processo che comprende la negazione della realtà, l’assenza di ascolto verso la società e soprattutto ha rimosso la pur minima vocazione di agire per il pubblico interesse. Tutto il resto non c’è. Non ci sono i movimenti – e quei pochi che nascano vengono o isolati o strumentalizzati – non ci sono gli intelletuali, non ci sono i giornali. Scivoliamo dalla marginalità alla pantomima.

Venti di guerra nel Mediterraneo, quindi.

Che ci riguardano, e tanto. Non solo perché paese affacciato sullo stesso mare dove è esplosa la crisi o perché nella Nato, ma soprattutto perché, anche contro la nostra volontà, saremo centrali nel prossimo e vicinissimo conflitto. Militarmente. Se non saremo direttamente coinvolti con nostri mezzi, la presenza di basi Nato e Usa sul nostro territorio comunque ci renderà protagonisti a prescindere dalla nostra stessa volontà. In particolare, la Sicilia sarà trascinata dentro a un conflitto inumano – e politicamente miope per le reazioni che scatenerà – come quello che si delinea: ad alta tecnologia e con il minimo coinvolgimento di esseri umani.

Quindi droni.

E dove sono i Droni nel Mediterraneo? A Sigonella. E dove si sta terminando l’ultimo nodo della rete di controllo degli aerei teleguidati? A Niscemi. E si sta parlando del Muos.

E proprio a Niscemi sta andando in scena da mesi la pantomima più squallida. Un movimento, di cittadini e di popolo, è diventato suo malgrado il bersaglio delle campagne demagogiche e strumentali della peggiore scuola politica e mediatica italiana. Quelle di Crocetta, quelle del Pd, quelle di chi cerca di criminalizzare o strumentalizzare. Prima il Muos non lo voleva nessuno, a parole, poi – se dice bene – sono spariti tutti, riducendo il movimento e i cittadini di Niscemi a uno stato di isolamento inimmaginabile fino a due mesi fa, schiacciati dalla macchina da guerra degli Usa, dalla politica italiana prona agli ordini dell’alleato forte e dalla inevitabile lettura di quel conflitto sacrosanto fra interessi comuni e logiche di guerra come una semplice questione di ordine pubblico. Come sta avvenendno nel quasi totale silenzio in questo raccapricciante finale di estate.

E tutto questo avviene senza che nessuno provi il minimo imbarazzo.

Un movimento, quello del NoMuos, che è nato dalla preoccupazione, trasformatosi in allarme, per gli effetti delle emissioni elettromagnetiche sulla salute e l’ambiente – dovreste vedere quale è l’incidenza di tumori e leucemie in quel territorio – e poi diventato pienamente consapevole di quello che il Muos rappresenta già oggi nelle guerre di oggi e del futuro. Una guerra di macchine. Senza emozioni e dubbi umani. Si, perché – e qui la disinformazione in Italia ha ragiunto vette sublimi con il compiacimento della politica – il Muos, o meglio la base Usa di Niscemi e le antenne, ci sono da più di un decennio e la parte relativa alle nuove installazioni è di fatto quasi terminata e probabilmente in parte già operativa. Da qui le comunicazioni a erei e sommergibili e navi, da qui i comandi ai droni, da qui una rete di spionaggio e controllo globale delle comunicazioni da far impallidire il preistorico Echelon.

Quest’anno cade il trentennale di Comiso, di quel movimento che cambiò tanto in Sicilia e nel nostro paese sulla percezioni delle relazioni internazionali e della politica Atlantica. Potenzialmente il Muos per gli Usa ha un’importanza strategica 20 volte superiore a quella rappresentata dalla base di euromissili di Comiso. Quel movimento ebbe un impatto enorme, innescando relazioni nazionali e internazionali, mettendo insieme i territori di mezzo mondo, coinvolgendo intellettuali e politica, proponendo un intreccio non strumentale fa movimento, associazioni, il Pci di Pio La Torre e l’associazionismo cattolico: da lì nasce il movimento ecopacifista, non solo in Italia ma in Europa.

NoMuos invece viene letto come fatto locale, marginale. E facilmente occultabile e da spazzare via con la repressione senza tanti occhi indiscreti. Ed è tutto facilmente comprensibile, in questa vigilia di guerra. Ilmovimento della pace è stato spazzato via a Genova nel 2001 dalla macelleria messicana, i movimenti territoriali come quelli contro l’Alta velocità o le discariche o i mega progetti di opere pubbliche inutili e distruttive sono stati progressivamente isolati e criminalizzati. E soprattutto è scomparsa la politica. Cioè, lo spazio della politica è ancora lì, ma è stato occupato – e con il porcellum perfino abusivamente – da un ceto politico assolutamente autoreferenziale e sordo a qualsiasi cosa si muova nella società.

Questo il punto. Questo dove è necessario prendere posizione e mettere la faccia. Chiamando le cose con il loro nome e impedendo che queste ultime barricate di una civiltà fondate sulle persone e non sugli interessi di ceti senza rappresentatività vengano spazate via dal silenzio prima ancora che dall’esercizio muscolare del potere.

Casa originale di questo articolo

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Altro terremoto al largo delle coste siciliane tra Pozzallo e Malta

Posted in Documenti by admin on 27 Agosto 2013

Magnitudo(Ml) 3.7 – Malta – Evento in mare
26/08/2013 05:45:25 (italiana)
26/08/2013 03:45:25 (UTC)

Map Location

Comunicato


Un terremoto di magnitudo(Ml) 3.7 ̬ avvenuto alle ore 05:45:25 italiane del giorno 26/Ago/2013 (03:45:25 26/Ago/2013 РUTC).
Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nel distretto sismico: Mar_di_Sicilia.
I valori delle coordinate ipocentrali e della magnitudo rappresentano la migliore stima con i dati a disposizione. Eventuali nuovi dati o analisi potrebbero far variare le stime attuali della localizzazione e della magnitudo.

Dati evento


Event-ID 7229581450
Magnitudo(Ml) 3.7
Data-Ora 26/08/2013 alle 05:45:25 (italiane)
26/08/2013 alle 03:45:25 (UTC)
Coordinate 36.411°N, 14.084°E
Profondità 10 km
Distretto sismico Mar_di_Sicilia
Comuni entro i 10Km

Comuni tra 10 e 20km

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Due terremoti in Sicilia in meno di due ore

Posted in Documenti by admin on 24 Agosto 2013

Magnitudo(Ml) 2.2 – ITALIA – Evento in mare
24/08/2013 21:36:03 (italiana)
24/08/2013 19:36:03 (UTC)

Map Location


Comunicato


Un terremoto di magnitudo(Ml) 2.2 ̬ avvenuto alle ore 21:36:03 italiane del giorno 24/Ago/2013 (19:36:03 24/Ago/2013 РUTC).
Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nel distretto sismico: Golfi_di_Patti_e_di_Milazzo.
I valori delle coordinate ipocentrali e della magnitudo rappresentano la migliore stima con i dati a disposizione. Eventuali nuovi dati o analisi potrebbero far variare le stime attuali della localizzazione e della magnitudo.

Dati evento


Event-ID 7229562160
Magnitudo(Ml) 2.2
Data-Ora 24/08/2013 alle 21:36:03 (italiane)
24/08/2013 alle 19:36:03 (UTC)
Coordinate 38.132°N, 15.11°E
Profondità 10.1 km
Distretto sismico Golfi_di_Patti_e_di_Milazzo
Comuni entro i 10Km

BASICO’ (ME)
FALCONE (ME)
FURNARI (ME)
MAZZARRA’ SANT’ANDREA (ME)
OLIVERI (ME)
RODI’ MILICI (ME)
TRIPI (ME)
TERME VIGLIATORE (ME)

Comuni tra 10 e 20km

BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME)
CASTROREALE (ME)
FONDACHELLI-FANTINA (ME)
LIBRIZZI (ME)
MERI’ (ME)
MILAZZO (ME)
MONTAGNAREALE (ME)
MONTALBANO ELICONA (ME)
NOVARA DI SICILIA (ME)
PATTI (ME)
SAN FILIPPO DEL MELA (ME)
SAN PIERO PATTI (ME)
SANTA LUCIA DEL MELA (ME)

_______________________________________________________________________________

Magnitudo(Ml) 4 – SICILIA – RAGUSA
24/08/2013 19:18:18 (italiana)
24/08/2013 17:18:18 (UTC)

Map Location
Hai sentito il terremoto? Clicca qui.

Comunicato


Un terremoto di magnitudo(Ml) 4 ̬ avvenuto alle ore 19:18:18 italiane del giorno 24/Ago/2013 (17:18:18 24/Ago/2013 РUTC).
Il terremoto è stato localizzato dalla Rete Sismica Nazionale dell’INGV nel distretto sismico: Golfo_di_Noto-Capo_Passero.
I valori delle coordinate ipocentrali e della magnitudo rappresentano la migliore stima con i dati a disposizione. Eventuali nuovi dati o analisi potrebbero far variare le stime attuali della localizzazione e della magnitudo.

Dati evento


Event-ID 7229560780
Magnitudo(Ml) 4
Data-Ora 24/08/2013 alle 19:18:18 (italiane)
24/08/2013 alle 17:18:18 (UTC)
Coordinate 36.711°N, 14.996°E
Profondità 10 km
Distretto sismico Golfo_di_Noto-Capo_Passero
Comuni entro i 10Km

PACHINO (SR)

Comuni tra 10 e 20km

ISPICA (RG)
POZZALLO (RG)
NOTO (SR)
ROSOLINI (SR)
PORTOPALO DI CAPO PASSERO (SR

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Consumate le risorse annuali, dal 20 agosto la Terra è in riserva …

Posted in Articoli by admin on 21 Agosto 2013

Oggi, martedì 20 agosto 2013, è l’Earth Over Shoot Day. Vale a dire che oggi è l’ultimo giorno in cui i7 miliardi e rotti di abitanti del Pianeta Terra campano grazie alle risorse disponibili per quest’anno. Da domani e fino al 31 dicembre viaggeremo in riserva. Sarebbe come dire che oggi ci siamo già spesi gli ultimi nostri soldi del 2013, compresi gli stipendi che dobbiamo ancora prendere da qui a fine anno, e per arrivare a Capodanno da domani iniziamo a prelevare dal conto di nostro figlio.

Nel 1961 l’umanità usava più o meno i due terzi delle risorse ecologiche disponibili e ancora nel 1990 riuscivamo ad arrivare quasi a fine anno (7 dicembre). Il tracollo è negli ultimi venti anni e il tendenziale dell’ultimo decennio è letteralmente spaventoso.

Viviamo enormemente al di sopra delle nostre possibilità e il problema non è solo (e non è tanto) la sovrappopolazione, quanto proprio i nostri stili di vita, di consumi, i sistemi di produzione, distribuzione, trasformazione, lo spreco eccessivo in tutti i settori (a partire dall’energia e dal cibo).

La situazione è drammatica, da anni centinaia di organizzazioni (ormai non più solo gli ambientalisti, ma una larghissima schiera di realtà le più disparate) vanno denunciando la criticità della situazione. E vanno proponendo alternative, più o meno credibili e praticabili (ma molte lo sono!), tutte però convergenti sulla necessità di attuare un profondo cambiamento.

Un cambiamento che, si badi, se non sapremo praticare come nostra libera scelta ci verrà forzatamente e violentemente imposto dalla natura. Cosa che in parte, peraltro, sta già accadendo.

In questo scenario è quanto mai sconfortante, deprimente, assistere al silenzio assoluto della politica. Siamo da settimane, anzi da venti anni, inchiodati alle vicende del pregiudicato di Arcore e null’altro sembra contare. E quando si parla di economia ecco che compare il mantra: crescita, crescita, crescita. Quando proprio la crescita, fine a sé stessa e smisurata, è la prima causa della tragedia ecologica che ci attende e della stessa crisi che stiamo vivendo. Ben prima che la politica ne abbia preso compiutamente atto, il sistema economico ha denunciato la bancarotta ecologica del Pianeta e si è accartocciato su sé stesso.

Vorrei tanto sbagliarmi, vorrei tanto essere smentito da qui a qualche anno, ma vedrete che la ripresa-ripresina sventolata in questi ultimi giorni da Governo Italiano e istituzioni europee non esiste. Purtroppo non ci sarà nessuna ripresa, le cose continueranno a peggiorare perché non è stato fatto quasi nulla per favorire quel cambiamento necessario anche a rilanciare la situazione economica.

Dico quasi nulla perché sarebbe ingiusto e sbagliato dare tutte le responsabilità alla politica e dire che va solo sempre tutto male. Le responsabilità prima di tutto sono dei singoli cittadini e delle comunità. E’ a noi stessi, innanzitutto, che dobbiamo rivolgere lo sguardo di riprovazione in questa giornata che deve essere di riflessione e di stimolo ad agire. Allo stesso tempo è attorno a no che dobbiamo guardare per cercare i buoni esempi, le possibili vie d’uscita. Intanto per comprendere – non è mai troppo tardi – che il cambiamento inizia dai nostri gesti quotidiani. E poi perché già ci sono singoli individui, comunità, imprese, organizzazioni, non di rado anche istituzioni, che – almeno in qualche ambito – hanno già iniziato a percorrere nuove strade e a cercare, se non già praticare, quel cambiamento di cui abbiamo bisogno.

Non credo che avremo la fortuna di vivere un Over Shoot Day del nostro futuro nel mese di dicembre, ma credo che abbiamo il dovere di fare qualcosa, da subito, per fare in modo che lo possano vivere le future generazioni. E’ un cambiamento necessario ma può e deve essere anche un cambiamento voluto e praticato con piacere. Per questo noi di Slow Food diciamo sempre che iniziare il cambiamento dalla tavola è il modo migliore per capire e imparare le nuove pratiche. Ma non siamo i soli: a partire da Rete civica italiana (che collabora con il Global Footprint Network per diffondere in Italia l’evento dell’Overshoot Day), sono tante le realtà che si mettono in gioco per costruire un diverso modello di sviluppo. Bisogna unirsi a queste realtà e accompagnarle, è il modo migliore che abbiamo di costruire quel domani che vorremmo e che possiamo/dobbiamo ancora sperare di vivere.

di Roberto Burdese

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L’ambientalismo catastrofico: dal riscaldamento globale alla dittatura mondialista

Posted in Articoli by admin on 18 Agosto 2013

scie-chimiche-3

Questo articolo è stato tratto dall’ultimo bellissimo libro del giornalista e scrittore Maurizio Blondet: “Cretinismo scientifico e sterminio dell’umanità”, edito da Effedieffe.

Il termine Global Warming è un neologismo entrato nel vocabolario della lingua italiana, a tal punto che lo stanno insegnando nei libri di scuola fin dalle elementari.
Tutti, soprattutto i più piccoli, devono sapere che il problema più impellente al mondo è il riscaldamento.
L’immensa grancassa dei mezzi di comunicazione di media, e quindi dei poteri forti che li gestisce e controlla, sta allarmando il mondo intero del pericolo mortale del riscaldamento globale, attribuendone la causa all’uomo.
Come mai?

Il riscaldamento del clima è un fatto e nessuno lo mette in discussione – anche se poi vedremo che le cose non stanno proprio così’ – ma da questo affermare che è solamente l’attività umana la causa, ce ne passa di acqua sotto il ponte.
La storia per fortuna viene in aiuto: nella Francia del 1719, una canicola eccezionale fece morire oltre 450 mila persone.

Entro il 2070 si scioglieranno i ghiacciai
Questo è uno dei tanti titoli pubblicati a caratteri cubitali e ripreso dai media maistream di tutto il mondo. Non abbiamo scampo, si stanno sciogliendo i ghiacciai e finiremo sommersi dalle acque o cotti dal calore del sole.
I ghiacciai alpini si stanno liquefacendo, come pure la calotta polare, si restringe la Groenlandia, i mari si alzano,  ecc.
Colpa ovviamente dell’uomo!
Le previsioni sono infauste, per non dire apocalittiche: dove fa caldo farà caldissimo, e dove fa freddo avremo una glaciazione tipo Siberia. In più spariranno molte città costiere.
Tutto questo tra il 2010 e il 2020.
Non tutti sanno però che l’ambientalismo catastrofico è mosso da interessi costituiti potentissimi e dall’ideologia della “crescita zero”, ed è teleguidato direttamente dalle fondazioni Rockefeller…

La Corrente del Golfo
Ad essere in questione è la Corrente del Golfo che porta l’acqua riscaldata nel Golfo del Messico verso nord, rendendo mite il clima del Nord America e dell’Europa settentrionale ed evitando che siano coperte dai ghiacci.
Quando la Corrente, che nel suo percorso da sud scorre in superficie, arriva alle estreme latitudini nord, si raffredda e diventa più densa, quindi sprofonda e nel fondo oceanico ripercorre all’inverso la sua rotta, tornando verso l’Equatore. Qui si riscalda, risale in superficie e riprende la rotta verso nord. E’ questo il motore che esenta l’Inghilterra, nonostante la sua alta latitudine dal clima che domina il Mar Baltico siberiano. Da un po’ di tempo però questo motore perde colpi. La causa: lo scioglimento dei ghiacciai dell’Artide: l’acqua dolce diluisce la salinità della corrente e ciò impedisce che nella rotta di ritorno essa sprofondi completamente.

Rallentamenti della Corrente sono avvenuti più volte in passato, assai prima dell’era industriale. L’ultima nel 1300 d.C. che determinò in Europa la “piccola era glaciale” che perdurò per due secoli.
Non solo, la corrente 8200 anni fa si fermò del tutto: l’Europa si coprì di ghiacci spessi anche 750 metri. Le isole britanniche e il Nord America erano dominate da un clima siberiano. Ci volle un migliaio di anni perché le zone tornassero abitabili.
Oggi, un rapporto del Pentagono ventila la possibilità che la corrente non solo rallenti, ma si arresti di nuovo.

Il mistero delle gocce di acqua
Gocce d’acqua che restano liquide a  gradi sottozero: impossibile? Dovrebbero essere cristalli di ghiaccio e invece goccioline di acqua liquida superfredda sono state trovate nelle nubi sopra il circolo polare, lo riferiva nel novembre  la U.S. National Oceanic Atmospheric Administration (NOAA). Quale tipo di inquinamento può mantenere liquida l’acqua a quelle temperature, e cosa può provare questo fatto insolito? Se una nube artica è composta da gocce liquide anziché di cristalli ghiacciati, cambia il modo in cui riflettere, assorbe e trasmette l’irraggiamento dalla superficie della terra. In pratica: gocce liquide scaldano l’atmosfera artica più che cristalli di ghiaccio. Queste nubi sembrano essere il principale dei fattori sconosciuti per comprendere il riscaldamento globale.

Riscaldamento interplanetario
Nel maggio 2006 il telescopio spaziale Hubble mostrava che anche su Giove la temperatura stava salendo: di almeno 10 gradi Fahrenheit. Tritone, la maggior luna di Nettuno, sembra attraversare un periodo di riscaldamento globale almeno dal 1989. Persino sul lontanissimo Plutone, la temperatura planetaria sembra essere in aumento di 2 gradi centigradi negli ultimi 14 anni.
Quindi se di riscaldamento dobbiamo parlare, è bene estendere il globale a interplanetario. Ma se fosse così, allora l’attività umana non c’entra assolutamente nulla, visto che su Plutone non vi sono fabbriche e nemmeno automobili.
“Il Sole è al suo massimo energetico rispetto agli ultimi 60 anni e può influire sulla temperatura del pianeta”, diceva Sami Solanki, che dirigeva il centro di ricerca sul sistema solare al Max Plank Institute di Gottinga.

Sole e raggi cosmici
Un altro fattore che conta, secondo il meteorologo e fisico Henrik Svensmark del Danish National Space Center di Copenhagen, sarebbero i raggi cosmici.
Cosa c’entra il sole con i raggi cosmici e come questi ultimi possono influenzare la temperatura sul pianeta Terra? Lo scienziato ha notato una apparente relazione da nuvolosità e quantità di raggi cosmici, ossia il numero di particelle atomiche che colpiscono la terra provenienti dagli spazi siderali. Il numero di queste particelle variano in proporzione con l’attività della nostra stella.

Detto in altri termini: una ridotta attività solare comporta una maggiore irradiazione di raggi cosmici. Più raggi significano più nuvole in cielo, e più nubi maggior irraggiamento solare che viene riflesso nello spazio. Risultato: raffreddamento della Terra coperta dalle nubi. Esattamente quello che è avvenuto per ben 2 secoli a cavallo del 1400-1500 d.C. definita “piccola glaciazione”.
In questo periodo il sole sarebbe molto attivo e questa sua maggior energia è in grado di spazzare via i raggi cosmici con più intensità. Risultato: minor nuvolosità, giornate più serene e aumento del caldo.

Riscaldamento degli oceani
Oggi ci troviamo nella coda d’uscita dell’ultima era glaciale. L’acqua copre oltre il 70% della superficie del pianeta. E negli oceani, intrappolato in forma di carbonati, giace una quantità di CO2 almeno cento volte superiore a quello atmosferico. Gli oceani lentamente che si riscaldano, emettono gas carbonico.
Sarebbe il riscaldamento degli oceani che provoca l’aumento della CO2 e non il contrario. Si confonde la causa con l’effetto.
L’attività vulcanica e gli immensi sommovimenti che avvengono a centinaia di chilometri sotto i nostri piedi non hanno – dicono gli scienziati – alcuna responsabilità nel riscaldamento globale. Sono le scoregge dei bovini che liberano nell’aria metano, le ciminiere e le automobili.
Decine di vulcani subacquei vomitano continuamente magma incandescente e lava alla velocità di 500 metri al secondo, ma questo non ha alcun effetto sul clima.
Solamente sotto l’artico (Polo nord) vi è un colossale fornello di vulcani sempre acceso la cui energia è infinitamente più potente di tutta l’industria umana del XXI secolo.

Gli scienziati embedded
Circa 2500 scienziati sotto egida ONU hanno giurato che la causa del riscaldamento globale è l’uomo e solo esso.
Dall’altra parte oltre 31 mila scienziati, ancora liberi di pensare, tra cui fisici, climatologi, meteorologi, oceanografi ed ecologisti hanno firmato una petizione (Global Warming Petition Project) in cui prendono pubblicamente le distanze dalla teoria del Global warming come originato dall’industria umana: “non ci sono prove convincenti”.
La Terra infatti, si riscalda e si raffredda continuamente.

Contrordine scienziati
Se da una parte del mondo, nel nord, effettivamente i ghiacci si stanno sciogliendo, e questo è sempre successo nella storia del pianeta, e continuerà anche quando l’uomo sarà estinto, dall’altra parte del mondo, i ghiacci stanno avanzando.
La calotta di ghiaccio dell’Antartide, diventa ogni giorno più spessa. Da 11 anni non fa che crescere. Le nevicate in queste zone aggiungono ogni anno 45 miliardi di tonnellate di acqua, rendendo ogni anno più spesso il ghiacciaio di 1,8 centimetri.
L’acqua che si immobilizza sotto forma di ghiaccio in questa parte estrema del globo è praticamente uguale a quella che va sciogliendosi in Groenlandia.

Paradossalmente se prendiamo come punto di partenza l’anno 1998, c’è stato un raffreddamento della Terra, mentre prendendo come punto di partenza il 2002, il clima è in un plateau, cioè la temperatura è rimasta pressoché piatta, e questo nonostante i livelli di CO2 siano continuamente cresciuti. Quindi l’anidride carbonica non è direttamente proporzionale al riscaldamento.
Circa 630 milioni di anni fa l’atmosfera era satura di gas-serra eppure coincise con prolungati periodi glaciali. Come la mettiamo?

Lo stesso ente ufficiale che partecipa al terrorismo climatico, I.P.C.C.Intergovernmental Panel on Climate Change (premio nobel per la pace con il massone Al Gore) ha dovuto ammettere che negli ultimi 8 anni la temperatura è rimasta stabile.
Nonostante questo, l’ottobre 2008 secondo il Goddard Institute for Space Studies(GISS), una costola della NASA, è stato il più caldo della storia.
All’opposto, il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) americano elencava nello stesso mese ben 63 nevicate locali e lo posizionava al 70° posto come tepore, fra gli ultimi 114 ottobre misurati. Chi ha ragione e chi dice il falso?
La risposta è abbastanza semplice sapendo che nel 2008 la Cina passava l’inverno più rigido del secolo e a Baghdad si è vista cadere la prima neve della sua storia.
Quindi i profeti del riscaldamento, venduto ai poteri forti, taroccano i dati per far credere al mondo che le temperature stanno salendo pericolosamente e che per questo bisogna intervenire.
La conferma è avvenuta nel novembre 2009 con lo scandalo Climategate degli scienziati ed accademici che ammettevano, tra di loro, di falsare i dati per confermare la teoria del riscaldamento globale. Dai server della Climatic Research Unit (CRU) dellaEast Anglia University, la centrale scientifica principale dell’ideologia del global warming, vennero infatti rubate 160 Mb di e-mail e pubblicate in Rete. I media ovviamente ne hanno parlato pochissimo.

Da Gaia alla dittatura malthusiana

“Alla ricerca di un nuovo nemico che ci unisse, giungemmo all’idea che l’inquinamento, la minaccia del riscaldamento globale, la mancanza di acqua, la carestia e cose del genere fossero adatte”

Queste interessanti e chiarissime parole sono tratte da una pubblicazione del Club di Roma, un think tank globalista e tecnocratico che nel 1972 con i soldi della fondazione Agnelli e il mandato dell’Onu pubblicò l’apocalittico libro “I limiti dello sviluppo”.
L’ambientalismo catastrofico resta la maschera, cioè il mezzo migliore per imporre una pianificazione centralizzata dell’economia a livello planetario.
Con la scusa del riscaldamento, della riduzione delle emissioni, del pericolo della fine del mondo, la finanza pretende che gli Stati intervengano nell’economia, ma nella direzione voluta dal capitalismo terminale: imponendo un Nuovo Ordine internazionale.
Un deliberato progetto (mathusiano) di drastica e permanente riduzione dell’attività produttiva globale, attuata e sorvegliata da un unico ente globale dotato di tutti i mezzi di controllo e ovviamente non votato da nessuno.

“Io ritengo che il cambiamento climatico sia una situazione grave come una guerra. Può essere necessario mettere la democrazia in sospeso per un po’. Dobbiamo avere poche persone dotate di autorità a comandare“.

Ad esprimere queste parole è stato James Ephraim Lovelock, chimico-futurologo, ex collaboratore della NASA e artefice della Teoria di Gaia. L’inventore del buco dell’ozono causato, secondo lui dal C.F.C., il gas contenuto nei frigoriferi e bombolette spray (il cui brevetto della Dupont scadeva, guarda caso, proprio quando venne scoperto il buco. Queste sono le coincidenze della vita).
Lovelock è profondamente inserito nelle centrali di potere dell’Impero britannico.

Eccolo qua, il vero motivo del global warming: instaurare un governo mondiale, una vera e propria dittatura malthusiana.
Non a caso il futurologo è membro del The Optimum Population Trust, un think tank che promuove la riduzione della popolazione umana del mondo. Stiamo parlando di denatalità, di decrescita umana.
Lovelock lavora in stretto accordo con John P. Holdren, un fisico aeronautico diventato un fondamentalista della denatalità che oggi è consigliere del presidente Obama per la scienza e la tecnologia. Questo personaggi nel 1973 dichiarò che “la popolazione degli USA, 210 milioni,  eccessiva, e che i 280 milioni del 2040 saranno intollerabili”. Egli caldeggia candidamente la sterilizzazione forzata delle donne che abbiamo messo al mondo un figlio o due.
Questi purtroppo non sono degli innocui e isolati pazzi, ma rappresentano le idee che vengono promosse ogni giorno dagli organi del governo britannico, statunitense e dell’ONU per la pianificazione familiare.

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Mostruoso Tornado ad Enna (Catenanuova) – 14 agosto 2013

Posted in Articoli by admin on 15 Agosto 2013

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Era un mostro che viaggiava seminando panico e con venti fortissimi ad oltre 150km/h. Non ci sono conferme sui danni che avrebbe fatto il tornado che nel pomeriggio del 14 Agosto 2013, intorno alle 18, ha colpito le campagne tra Enna e Catenanuova, nella Sicilia centrale, ad un passo dall’Autostrada A19 Palermo-Catania. Tanti automobilisti in transito si sono fermati sul bordo della strada per documentare con foto e video, un evento ritenuto eccezionale e che non poteva passare del tutto inosservato.

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Ieri pomeriggio un gigantesco tornado (probabilmente un F2) ha interessato la Sicilia centrale, nei pressi di Agira, in provincia di Enna, intorno alle ore 18. Proprio ad Agira poco prima s’era abbattuto un violento nubifragio che aveva scaricato al suolo ben 31mm di pioggia in pochi minuti. L’evento, particolarmente estremo, non ha provocato danni consistenti in quanto – fortunatamente – non ha interessato centri abitati ma s’è limitato a una zona di campagna nei pressi dell’Autostrada A19 Palermo-Catania da dove tanti automobilisti in transito sono rimasti incantati di fronte a un simile spettacolo della natura. Salvatore Ciurca ci ha inviato le spettacolari fotografie che pubblichiamo nella Gallery: buona visione!

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L’allarme ecologico di Goletta Verde: “Scarichi inquinanti ogni 57 km di costa”

Posted in Articoli by admin on 15 Agosto 2013

Due mesi di viaggio attorno all’Italia per la nave di Legambiente, che ha identificato 130 punti di costa con emissioni fognarie non depurate, quasi il 50% dei punti monitorati. Valori batterici ben oltre i limiti di legge. Alla Campania la maglia nera, meglio la Liguria.

ROMA – C’è ancora troppa “maladepurazione” in Italia: questa la conclusione del viaggio compiuto da Goletta Verde di Legambiente che per due mesi ha circumnavigato lo Stivale, compiendo 34 tappe. Sono 130 i campioni risultati inquinati dalla presenza di scarichi fognari non depurati – uno ogni 57 km di costa – sul totale delle 263 analisi microbiologiche effettuate. In pratica quasi il 50% dei punti monitorati lungo i 7.412,6 km di territori costieri toccati dall’imbarcazione ambientalista. E di questi campionamenti risultati oltre i limiti di legge ben 104 (l’80%) hanno avuto un giudizio di fortemente inquinato, cioè con concentrazione di batteri di origine fecale pari ad almeno il doppio di quanto consentito. Seguendo questo link si può accedere ai dati della ricerca di Legambiente.

Il 90% dei punti inquinati sono stati prelevati alle foci di fiumi, torrenti, canali, fiumare, fossi o nei pressi di scarichi di depuratori malfunzionanti, che si confermano i nemici numero uno del nostro mare. Nessuna regione – fa notare il rapporto, presentato alla stampa da Legambiente e dal partner Coou (Consorzio obbligatorio degli oli usati) – è risultata indenne dall’attacco della mala depurazione. Dei 130 risultati oltre i limiti, 19 sono in Campania, 17 in Puglia, Calabria, Lazio, 12 in Sicilia, 11 in Liguria. Ma nelle regioni del Mezzogiorno al danno ambientale si somma quello economico: “Si rischia di perdere ben 1,7 miliardi di euro dei fondi Cipe destinati alla costruzione e all’adeguamento degli impianti che sono in scadenza a dicembre – ha fatto notare Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – come se non bastasse, inoltre, ci prepariamo anche a far pagare ai cittadini italiani multe milionarie da parte dell’Unione europea per l’incapacità di gestire il ciclo delle acque reflue. Soldi che invece potrebbero essere investiti per aprire nuovi cantieri per la depurazione. Realizzare sistemi efficienti e moderni – aggiunge Zampetti – deve trasformarsi in una priorità nell’agenda politica italiana. E’ l’ennesima vergogna che questo Paese non merita. Non si tratta più soltanto di difendere fiumi e mari, vera grande risorsa di questa nazione, ma ne va dell’intera economia nazionale, buona parte della quale è basata sul turismo”.

Il mancato o inadeguato trattamento dei reflui fognari – spiega lo studio – riguarda ancora 24 milioni di abitanti, che scaricano direttamente in mare o indirettamente attraverso fiumi e canali utilizzati come vere e proprie fognature. La criticità non riguarda soltanto i comuni costieri, ma anche quelli dell’entroterra, per la cronica carenza di impianti e l’apporto del carico inquinante dei reflui che non sono adeguatamente trattati dagli impianti in attività, perchè obsoleti o malfunzionanti.

Il monitoraggio di Goletta Verde ha rilevato inoltre che “molto spesso foci di torrenti e fiumi vengono fruiti da bagnanti ai quali ancora non viene garantita una corretta informazione. Sul totale delle foci e dei canali risultati inquinati e fortemente inquinati il 40% viene dichiarato balneabile dal Portale della Acque del Ministero della Salute. Il 35% dei punti presi in analisi, inoltre, risultano del tutto non campionati dalle autorità preposte anche se spesso questi tratti, pur trovandosi in corrispondenza di foci e canali, sono comunque frequentati da bagnanti”. Motivo per cui – sostiene Legambiente – è imperativo che le autorità introducano o intensifichino i controlli anche in prossimità di queste possibili fonti di inquinamento. Invece, dei tratti di mare definiti dal Portale come non balneabili per motivi di inquinamento, mancano nel 18% dei casi i cartelli di divieto di balneazione.

Fonte: Repubblica

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E’ allerta per una possibile infezione da Escherichia Coli in Puglia.

Posted in Comunicazioni by admin on 15 Agosto 2013

La lancia il ministero della Salute, dopo che si sono registrati numerosi casi di Sindrome Emolitico Uremica, che quasi sempre deriva per l’appunto dall’E.Coli, in pazienti residenti in Puglia o che vi avevano soggiornato durante il periodo di incubazione. Tra il primo e il 14 agosto sono stati ricoverati per 8 bambini e un adulto. Come e’ noto, sottolinea il ministero, la maggior parte dei casi di SEU fa seguito all’infezione intestinale da Escherichia Coli produttore di verocitotossina (VTEC) ed esordisce con diarrea, spesso caratterizzata da presenza di sangue nelle feci, vomito e dolore addominale. Le indagini di laboratorio, condotte dal Laboratorio Nazionale di Riferimento per E.coli presso l’ISS, sui campioni biologici relativi a 2 pazienti, hanno permesso di diagnosticare in entrambi i casi un’infezione da VTEC O26. Le indagini di laboratorio sugli altri casi sono in corso.

Le Autorita’ sanitarie della Regione Puglia stanno svolgendo le indagini epidemiologiche, in collaborazione con il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanita’. Tali attivita’ non hanno finora indicato con chiarezza l’esistenza di una comune fonte di infezione. Le Autorita’ regionali stanno, inoltre, rinforzando le attivita’ di sorveglianza epidemiologica locale sulle infezioni gastroenteriche e l‘ISS ha inviato un’allerta a tutti i reparti italiani di nefrologia pediatrica, attraverso la SINP, al fine di individuare eventuali casi, in altre Regioni,potenzialmente collegati all’episodio pugliese. Con lo stesso scopo l’ISS ha inviato un’allerta al Centro Europeo per il controllo delle Malattie Infettive (ECDC). Le Autorita’ sanitarie raccomandano alla popolazione residente in Puglia, o che vi abbia recentemente soggiornato, di rivolgersi ad una struttura sanitaria in caso di diarrea caratterizzata da presenza di sangue nelle feci, in particolare se si manifesta in bambini nei primi anni di vita.

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Tutte le salmonelle finiscono in gloria

Posted in Pubblica Evidenza by admin on 11 Agosto 2013

​«Mamma, posso fare il bagno?» era, fino a qualche anno fa, l’innocente quesito che il pargolo anelante la frescura delle onde rivolgeva alla propria genitrice, sentendosi rispondere, immancabilmente: «Sì, ma non ti allontanare troppo»; oggi, alla stessa domanda, è probabile che la madre, dopo aver chiesto al figlio qualche secondo per la risposta, si rivolga al marito: «Caro, cosa dicono l’Arpa, l’Asp, la Capitaneria di Porto, i NAS e la Procura sul nostro mare?», e il coniuge: «Dicono che il mare è pulito, tranne nei punti in cui è pieno di colibatteri fecali.»
​Dopo un anno di indagini appassionanti e sequestranti, questa è la massima sintesi dei risultati ottenuti: le nostre acque sono balneabili, tranne che alla foce dei fiumi, in prossimità degli scarichi dei depuratori e nei porti. Conclusione di certo poco tranquillizzante perché, ad eccezione delle acque dei porti per ovvî motivi, non si vede perché dovrebbe essere naturale il superamento della soglia di inquinamento vicino agli scarichi dei depuratori, se non nel caso in cui questi impianti non depurino bene e in prossimità delle foci dei fiumi, se non certificando come fatto notorio che nei canali si butti impunemente ogni genere di porcheria.
​Il Procuratore della Repubblica di Modica, dottor Puleio, ha scritto recentemente ai sindaci del Comprensorio (Scicli, Modica, Pozzallo e Ispica) chiedendo loro cosa abbiano intenzione di fare a fronte di dati preoccupanti sullo stato delle loro coste. I sindaci, dal canto loro, si sono rivolti all’Asp che, tramite il Laboratorio Provinciale d’Igiene Pubblica, ha fatto sapere che il nostro mare è balneabile nei limiti di legge, e che ogni voce contraria – compresa quella della Procura? – è priva di ogni fondamento.
​L’indagine sull’inquinamento dei nostri mari partita un anno fa dopo la denuncia del sindaco di Modica, Antonello Buscema, sembra arrivata al capolinea. Dopo il dissequestro di uno dei tre villaggi, il Marsa Siclà, il mancato ritrovamento di tubi nascosti o di scarichi occulti, l’indagine prosegue con l’analisi dei terreni attraverso una costosa perizia. In realtà, molti quesiti posti dalle indagini avrebbero potuto agevolmente trovare risposta in un documento della Regione Siciliana, datato dicembre 2007, dal titolo: “Piano di Tutela delle Acque della Sicilia”, composto da circa mille pagine dentro alcune delle quali si trovano descritte nel dettaglio tutte le nefandezze del sistema idrico e fognario della fascia costiera che va da Scicli a Capo Passero. Nel “Documento di Sintesi del Piano di Tutela”, alle pagine 239 – 241 (258 – 260 nel documento pdf), si trovano elencate tutte le criticità che presenta il bacino idrografico “Scicli”: dal mancato completamento della rete fognaria in alcune località, allo scarso funzionamento dei depuratori, con perdite nelle condotte; dall’inquinamento da parte dei reflui urbani e industriali, non collettati ai depuratori, nei corsi fluviali superficiali e cattivo funzionamento degli impianti di depurazione alla contaminazione da residui agricoli e pericolo di contaminazione dei pozzi. Non mancano nemmeno riferimenti alle numerose perdite della rete idrica, sia per la cattiva manutenzione che per la vetustà degli impianti.
​Sul reale, alto tasso d’inquinamento delle falde acquifere da parte dei prodotti utilizzati in agricoltura, arriva in soccorso una recentissima pubblicazione, aggiornata a luglio 2013, dell’I.S.P.R.A. (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale), dal titolo: “Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque”. Nel documento, peraltro liberamente scaricabile da Internet, come pure gli altri due documenti citati, nelle pagine 30, 31, 40, 51 e 52 si troveranno delle esaurienti cartine dei luoghi di massimo inquinamento in Sicilia e degli inquinanti trovati. E poiché in Sicilia la provincia di Ragusa costituisce un unicum per quanto riguarda l’agricoltura intensiva, essa è anche la provincia con il più alto tasso d’inquinamento da pesticidi.
​La sana e istruttiva lettura di questi documenti, che consiglio a tutti, soprattutto agli inquirenti e ai periti, dà una radiografia accurata del territorio, poco cambiata dal 2007, anno del documento sullo stato delle acque, tanto più che in quello studio si prevedeva in 92 milioni e 279 mila euro la somma occorrente per sistemare tutte le criticità di questo bacino, della quale non si è finora speso granché, forse nemmeno un tallero.
​La sconfortante conclusione è che la Procura, i Comuni, le aziende sanitarie, i consorzi bonificanti (e da bonificare) nulla possono per la soluzione di un problema che non è contingente, ma sistemico.
​Nel frattempo la pubblica opinione sbanda confusa, siccome gregge aggredito dai lupi dell’informazione; tra chi vuole le coste pulite come la coscienza di un neonato e chi non è di questo parere, tra il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà, troviamo pure l’informazione matematica, di quelle che ti propina il Tg regionale ove qualsiasi cosa tu dichiari, qualsiasi sia l’argomento trattato, di chiunque si parli se ne fa radice quadrata e chi ha voglia di capire capisca quello che vuole. Tanto i secondi disponibili sono sempre centottanta per notizia, sia essa riguardante l’onestà politica di Lombardo (per la quale tre secondi bastano e avanzano), sia un argomento complesso come il sequestro di tre villaggi turistici e 400 famiglie nella… posidonia oceanica, il Tg Tre, imperterrito, lavora di forbici più che di compasso e, alla fine, tutte le salmonelle finiscono in gloria.
​Del resto, dopo aver inanellato, questi Tg, un calo di ascolti che continua ormai da anni, fatti fuori persino gli angeli di Natale per far posto a qualche altra pecorella nel Presepe, cosa volete che sia per questi veri signori il concetto di informazione, ormai opaco e puzzolente come i prati della posidonia?

Fonte: Paolo Oddo da La Pagina

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La Sicilia dei veleni, dalla raffineria nel siracusano al petrolchimico di Gela

Posted in Articoli by admin on 11 Agosto 2013

A Priolo e Augusta i morti di tumore sono il 10 per cento in più rispetto al resto della Sicilia, e superano il 20 per cento quelli per tumore al polmone. Dal 1990 è scattato anche l’allarme malformazioni genetiche. Anche nel petrolchimico in provincia di Caltanissetta, il problema è nella matrice ambientale: nella zona sono inquinati anche gli ortaggi coltivati. Su 75 operai che hanno lavorato negli ultimi anni di attività nel reparto Clorosoda, più della metà si sono ammalati di tumore: una ventina sono già morti.

A qualche centinaio di chilometri dall’Ilva di Taranto esistono altri centri in cui l’esigenza di un lavoro si paga con conseguenze gravissime per l’ambiente e per la salute. In Sicilia è così, specie dove l’isola ha cercato il suo sviluppo. Erano gli anni ’60 e le coste migliori furono messe a disposizione dei colossi energetici del tempo, l’Esso e l’Eni. L’obiettivo era estrarre e raffinare il petrolio di cui l’isola è ricca. E impiantare vicino al mare i laboratori che avrebbero dovuto fare da traino per la nuova chimica made in Italy. In cambio, la Sicilia chiedeva lavoro. E così e stato. Quasi come a Taranto. Ma progetto di sviluppo ha un prezzo altissimo in termini di vite umane e malattie. Anche se non ci sono sentenze che dimostrino la diretta correlazione, i cittadini e molti medici non hanno dubbi.

Il viaggio dei veleni comincia nel litorale di Siracusa, un litorale che alla fine degli anni ’50 venne immolato nel nome dello sviluppo. Qui il cavaliere Angelo Moratti venne a costruire la Rasiom, in grado di raffinare 8 milioni di tonnellate di greggio all’anno. In seguito arriveranno la Esso, l’Eni e l’Enel. E la costa tra i comuni di Priolo, Augusta e Melilli verrà ribattezzata “triangolo della morte”. Le industrie petrolifere e quelle chimiche hanno dato lavoro negli anni a circa 10 mila persone. Oggi però, a parte la Erg, stanno tutti trasferendo altrove i cicli produttivi. Dello sviluppo economico qui è rimasto ben poco.

A certificare 50 anni di industria rimangono però le statistiche sulla percentuali di decessi. A Prioloe Augusta i morti di tumore sono il 10 per cento in più rispetto al resto della Sicilia, e superano il 20 per cento quelli per tumore al polmone. Dal 1990 è scattato anche l’allarme malformazioni genetiche. Nel 2000 a Priolo il 5 per cento dei bambini è nato con malformazioni, cinque volte in più della media nazionale. Diffusissima l’ipospadia, una malformazione congenita dell’apparato genitale, che ad Augusta colpisce il 132 per mille dei nati. Numeri che ad oggi non hanno ancora trovato una causa specifica per la legge. Manca il nesso causale, ovvero la dimostrazione che i tumori e le malformazioni genetiche derivino dall’inquinamento delle industrie. Nel 2006 però laSyndial, società del gruppo Eni, ha deciso di risarcire alcune famiglie di Priolo: 11 milioni di euro per 101 casi di bambini nati con malformazioni genetiche.

Il nesso causale manca anche a Gela, settantamila abitanti sulla costa meridionale della Sicilia, dove da cinquant’anni la parola lavoro è sinonimo di Eni. Oggi a lavorare per l’azienda del cane a sei zampe ci sono meno di duemila persone. E in futuro saranno ancora meno. Fino agli anni ’90, però, dai cancelli del Petrolchimico voluto da Enrico Mattei sono passati interi nuclei familiari: migliaia di operai che raffinavano carburante e producevano concimi chimici e materie plastiche.Quattro celle affacciate sulla tangenziale costituivano fino al 1994 il reparto Clorosoda, il fiore all’occhiello della nuova chimica made in Italy. Attivo dal 19 marzo 1971, Clorosoda era conosciuto da queste parti come il reparto killer. Su 75 operai che ci hanno lavorato negli ultimi anni di attività più della metà si sono ammalati di tumore: una ventina sono già morti, gli altri lottano contro un sistema immunitario distrutto dai veleni. Per anni, infatti, hanno lavorato respirando mercurio, che dentro Clorosoda era trattato senza alcuna precauzione.

Il problema vero però è nella matrice ambientale: a Gela sono inquinati anche gli ortaggi coltivati nella zona. Il risultato è che nel 2002, 520 bambini nati a Gela sono venuti alla luce con malformazioni genetiche. Anche qui è diffusissima l’ipospadia ma non mancano anche i casi di bambini nati microcefali, soprattutto tra le famiglie di ex operai del petrolchimico. “Quando io e mio fratello siamo nati senza alcun tipo di malformazione in famiglia si è quasi gridato al miracolo per una cosa che dovrebbe essere normale” racconta il giornalista Andrea Turco, figlio di un operaio dell’indotto petrolchimico. Nel 2006 un centinaio di famiglie di ex operai Clorosoda hanno deciso di mettersi insieme per fare causa all’Eni e costringere i vertici dell’azienda a prendersi le proprie responsabilità. “Siamo pronti ad aiutare anche le vittime del petrolchimico di Gela” dice Andrea Armaro, responsabile relazioni esterne del cane a sei zampe. Dal 2008 la procura di Gela ha aperto un’inchiesta sulla vicenda. E in attesa che le indagini facciano il loro corso, il genetistaSebastiano Bianca mette tutti in guardia: “In trent’anni non è cambiato nulla: pur avendo in parte dismesso gran parte degli impianti le percentuali di malformazioni sono rimasti stabili. Quindi il vero problema di questa città non sono le generazioni presenti ma quelle che verranno”.

di Giuseppe Pipitone

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