Le escursioni di Kalura
Salve camminatori!!
Come tanti di voi già sanno, domenica prossima non cammineremo su sentieri, regie trazzere , mulattiere ecc.ecc. ma abbiamo deciso di fare nostra l’iniziativa di Boscaglia, nata per la salvaguardia ed il ripristino dei sentieri in tutta Italia.
In realtà non siamo nuovi in questo, per diversi anni insieme a tanti di voi ed attraverso i campi di lavoro, a Cava Ispica come ad Ustica, Favignana, Ginostra ed altri luoghi della Sicilia diverse antiche vie sono state recuperate ed oggi sono accessibili e percorribili da tutti, segno che un buon lavoro, in condivisione di ideali e partecipato dà buoni frutti..
Siamo nelle parole del comunicato stampa…L’associazione La Boscaglia lancia per il secondo anno la Giornata dei Sentieri per la salvaguardia e il ripristino dei sentieri in Italia, mezzo di comunicazione lento sempre più in disuso e in stato di abbandono.
Sentieri che univano paese a paese, mulattiere percorse da asini, tratturi per la transumanza, stradelle per pellegrinaggi o viaggi antichi. Esiste una vasta rete di sentieri in Italia che non sono affidati alla manutenzione del Club Alpino e che quindi versano in cattive condizioni, rischiando di scomparire nella macchia, di franare, o peggio, di essere invasi da rifiuti.
La Boscaglia organizza viaggi a piedi da 15 anni e di sentieri ne ha percorsi molti; si sta trasformando in associazione di promozione sociale, e tra i suoi obiettivi ora c’è anche questo.
Chi cammina tanto è giusto si faccia carico dei sentieri…
L’invito dunque è rivolto a tutti i camminatori. A loro si chiede una giornata di contributo, in termini di lavoro, ogni anno. La Boscaglia fornirà guanti e attrezzi per chi ne è sprovvisto.
La giornata è aperta a tutti, soci e non soci Boscaglia, in un clima di partecipazione e condivisione.
In contemporanea si svolgerà in Toscana, in Emilia ed in Sicilia.
Nel nostro specifico…
…Siamo a Ragusa, nella Cava di Santa Domenica che divide Ragusa nuova da Ragusa Ibla, la parte più antica; è un luogo naturalisticamente molto interessante, con la presenza di fauna selvatica, come gufi e barbagianni. C’è inoltre la prima sorgente di Ragusa.
Sono presenti testimonianze storiche con necropoli, mulini ad acqua, vecchie concerie.
Questa cava abbandonata rappresenta l’accesso ideale per raggiungere Ragusa Ibla a piedi;
 il sentiero che la percorre è semi abbandonato e il tratto da ripulire è di circa 800 metri. Verranno effettuate azioni di ripulitura dalla vegetazione e rimozione dei rifiuti che si sono accumulati negli anni.
Questa iniziativa s’inserisce in un progetto di valorizzazione della Cava di San Domenico con l’obiettivo di richiedere all’amministrazione comunale la creazione di un Parco Urbano.
Ritrovo: a Ragusa h. 9.00 in piazza Libertà – ricordiamo che la partecipazione è libera. Â
Siamo già un bel gruppetto ma vorremmo partecipaste in tanti, Ragusani e non, camminatori e non, ecc.ecc. e non..
Cava Santa Domenica è uno di quei luoghi veramente sotto gli occhi di tutti e forse per questo dimenticato. “L’essenziale è invisibile agli occhi” diceva il Piccolo Principe, ed essenziale è questo fiume verde che solca la città , polmone verde adatto e disponibile ad essere percorso tutto per raggiungere Ibla, o semplicemente per andare a leggervi il giornale in una giornata di sole od ancora ad accompagnarci l’amico 4zampe per una boccata d’aria.. Aiutiamoci a renderlo visibile!!
Ci si vede alle ore 9,00 di domenica 1 marzo a ragusa in piazza libertà , poi tutti insieme ci sposteremo sino all’ingresso della cava nella curva di via natalelli dove inizieremo i lavori. Portate con voi un allegro pranzo a sacco da condividere, che tutti insieme (ma non solo il vostro!!! Quelli di tutti..) consumeremo dopo aver percorso insieme il sentiero appena pulito.
La fine attività è prevista per le 15 circa.
Arricugghitivi!!!!!!!!!!!!
Per approfondimenti e divagazioni vi consigliamo di visitare e magari partecipare al blog www.camminarelento.it/post01.asp?id=264 e/o richiedere la newsletter del CamminareInforma, quindicinale del camminare lento ricco di consigli, appuntamenti, informazioni, idee (www.boscaglia.it) da cui stralciamo questo interessante “Camminare Stanca”…
CAMMINARE STANCA
Manuel Lugli, alpinista e organizzatore di spedizioni in Himalaya, autore del libro “Alpinisti sottaceto”, ci ha donato questa sua riflessione:
“Sono tempi duri. Tempi in cui le auto, con l’arroganza di cilindrate sempre più grosse, si muovono, spuzzando e rombando a vanvera in ogni strada, dai centri storici alle forestali più alte. Sono tempi in cui le motoslitte tritano neve gareggiando sulle mulattiere delle Alpi, surrogando la macchina che almeno lì non può arrivare.
Sono tempi in cui chi cammina a piedi è visto strano, con sospetto. Perché chi va a piedi lungo le strade d’Italia, d’Europa, sono i migranti, i poveri, i diseredati. Mala tempora currunt, dicevano i latini in questi casi. Ma il cammino rimane l’attività più antica e naturale dell’uomo, anche se i più l’hanno scordato. Il cammino è fisico e spirituale, porta da qualche parte o da nessuna, è fine a se stesso, ma non perde nobiltà .
Il mio ricordo più forte di cammino è già vecchio di vent’anni, ma non ha perso la forza che ha avuto allora. Un cammino lontano, che cercava avventura o forse solo rarefazione: di case, di strade, di gente. Eravamo stanchi di densità . E il cammino scioglie la densità , allunga le ore, stira i pensieri…”
Per continuare la lettura:Â http://www.boscaglia.it/letture/3158_b.htm
Bene picciò con questo, almeno per ora.., è tutto. Tocca essere fiduciosi, non tutto è come ci mostrano in tv, sui giornali, nei bar, nei ns estratti conto.. Noi continuiamo fortissimamente a crederci. Con gioia.
Buon Cammino. Smack!.
*** benvenuti ***
Quella che stiamo cercando di costruire è una rete. Una rete di persone che camminano perchè hanno provato su loro stessi che camminare gli fa bene, li aiuta a essere sereni, a ritrovare l’equilibrio; una rete di persone che fanno scelte di vita consapevoli, si interrogano sui consumi, sull’economia, sull’etica senza preconcetti nè pregiudizi; una rete di persone che cercano, cercano un senso alla propria vita, non si abbandonano passivamente; una rete di persone che vogliono recuperare il rapporto con la natura e con la terra, che vogliono sporcarsi le mani, si, ma di terra. Lasciatevi catturare dalla rete!
Intro al camminareinforma NUMERO 198 – 20 Febbraio 2009
Associazione Kalura
Kamarina, la quinta distruzione
Cerchi Kamarina su Wikipedia e trovi “rovine di Kamarina“. La città fondata dai siracusani, questa disgrazia, evidentemente, se la porta appresso da sempre, nota dominante dei suoi 2600 anni di storia. E di storia e di distruzioni questa colonia ne ha da raccontare, con le certe sue 4 distruzioni, ad opera di greci, punici, romani e perfino arabi, che in Sicilia tutti ricordano per le belle cose fatte e non certo per quelle brutte.
Veniamo ai nostri giorni. Kamarina sta per subire la sua quinta distruzione tra l’indifferenza di tutti: mentre il maltempo restituisce nuove vestigia e le vecchie cinte murarie si stagliano a ridosso della spiaggia, il mare si appresta a completare l’opera avviata da Gelone nel 485 a.c., come testimonia un video che gira su YouTube. Si chiama erosione costiera ed è un problema che in Sicilia, e dalle nostre parti, conosciamo bene.
“Il governo regionale – ha detto di recente Pippo Sorbello, assessore della Giunta Lombardo, in quota Mpa- ha rivolto un’attenzione particolare al problema dell’erosione della fascia costiera della Sicilia, le cui aree a rischio interessano circa 350 km, pari al 20% del territorio”. Questa attenzione, Sorbello, la rilancia gongolante dopo l’approvazione, da parte della Giunta regionale, di 9 dei 26 Piani stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico della fascia costiera definitivi “strumenti necessari di prevenzione e pianificazione che ci consentiranno di pervenire ad un assetto idrogeologico del territorio tale da minimizzare il livello di rischio”.
Uno fa finta di capire, tanto per non sembrare ignorante e quasi ci crede; ma a guardare bene, trova che essi riguardano, nel crudo linguaggio di un tecnicismo ad uso di pochi, “le unità fisiografiche della Sicilia continentale n° 9 (dal Porto di Licata a Punta Bianca), 10 (da Punta Bianca a Capo Rossello), 11 (da Capo Rossello a Capo San Marco), 12 (da Capo San Marco a Capo Granitola), e delle unità fisiografiche riguardanti le isole minori, cioè la n° 22 (Lampedusa e Linosa), 23 (Pantelleria), 24 (Isole Egadi), 25 (Isola di Ustica) e 26 (Isole Eolie)”.
Non siamo tecnici ma una cosa la capiamo: per questo lembo di Sicilia, almeno per il momento, non c’è niente in programma.
Ma il comunicato prosegue dicendo: “Il livello territoriale di analisi scelto è stato quello dell’unità fisiografica costiera, (21 le unità in cui è stata divisa la Sicilia), tratti di costa ben definiti compresi tra due importanti elementi morfologici. Tutti i tratti costieri caratterizzati da arretramenti significativi della linea di spiaggia (superiore a 5 metri) sono stati perimetrati e, sulla base dello stato di sollecitazione delle mareggiate distruttive subite negli ultimi 15 anni e delle eventuali segnalazioni di pericolo pervenute, ad essi sono stati assegnati determinati valori di pericolosità e rischio”.
Questo la Regione Siciliana dice alle agenzie di stampa. E suona come una beffa per Kamarina, l’ennesima.
Fondata e distrutta per la prima volta dalle stesse mani, prima amiche ma poi avversarie, vuoi vedere che anche questa volta subisce la stessa sorte: mano prima amica e poi avversaria?
Fonte: SUDDEST.It (Il nuovo quotidiano on line della Provincia di Ragusa)
Giornata internazionale deil Risparmio Energetico
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FESTA APERTA A TUTTI PER “M’ILLUMINO DI MENO “2009 .VENERDI 13 FEBBRAIO 2009 ORE 17,30 per la Giornata internazionale deil Risparmio Energetico!
ALL’AGRITURISMO BIOECOLOGICO “TERRA DI PACE” A NOTO!
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TI ASPETTIAMO!
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www.terradipace.euÂ
Le escursioni di Kalura
Cari camminatori di KaluraBoscagliaSicilia,
in sostituzione della “ciaspolata” in quel di Modena, annullata per mancanza di coppie pronte ad allontanarsi dalla nostra Sicilia, organizziamo San Valentino… più vicino… e viriemu chi succeri…
Giorno 14 e 15 febbraio andremo a “ciaspolare” sulle piste dell’Etna.
La partenza è da Ragusa – Pala Zama ore 7,00 ( Si raccomanda la puntualità ), per le prenotazioni chiamate la segreteria 3939506186 o mandate una e-mail a info@kalura.org.
Troverete il Programma sul sito www.kalura.org
Vi preghiamo di prenotare subito, perché occorre bloccare i posti letto del rifugio.
Posti disponibili 15.
Nel solco della tradizione
Era una bella atmosfera quella che si respirava al Bazar di Natale svoltosi lo scorso 13 e 14 dicembre a Palazzo Grimaldi, nell’ambito del Progetto “Nel solco della tradizione, le feste a Modica tra memoria e futuroâ€, progetto che ha avuto ed ha per protagonisti molte associazioni educative o solidaristiche, varie parrocchie e, soprattutto, le scuole della città (tutte quelle di primo grado con un vasto, intelligente e creativo coinvolgimento, ma non solo: c’era anche il Corso “Tima†del Verga che fa acquisire competenze sulla lavorazione del legno e, per le prossime iniziative che si svolgeranno a Carnevale, è già coinvolto il Liceo Artistico e anche altri potrebbero coinvolgersi). I bei saloni del Palazzo Grimaldi erano pieni di gente che si incontrava e che gioiva con semplicità e affabilità . Disposti con grande cura e arte da mani attente e gratuite, c’erano tanti manufatti (cinquemila circa); e dietro ogni manufatto c’erano stati genitori e nonni che si erano messi con i bambini a lavorare il legno o a costruire bambole di stoffa, insegnanti che avevano attivato laboratori, scuole che avevano presentato i loro lavori prima di portarli a Palazzo Grimaldi in momenti di festa aperti ai quartieri e alle famiglie.
«È avvenuto – ha sottolineato il Sindaco Antonello Buscema intervistato su RadioUno da un’entusiasta Enrica Bonaccorti – un fatto bellissimo: il giocattolo non come un fatto meccanico, commerciale, ma un giocattolo vivo, caldo, come un prodotto in cui c’è l’esperienza degli anziani e dei genitori e il lavoro dei bambini». Ricordando quindi che Modica «è patrimonio dell’Unesco, ma oltre ad avere un patrimonio architettonico e monumentale importante legato al Barocco, ha anche delle tradizioni culturali di grande rilievo, rispetto alle quali l’Amministrazione comunale ha voluto fare un’azione di recupero partendo dalle feste (religiose e non) del calendario, per trasmettere questi valori, questo patrimonio culturale alle n uove generazioni». Non è mancata la solidarietà pensata con intelligenza e cercando un respiro più ampio: il ricavato del Bazar, infatti, andrà per un progetto della Caritas Italiana a favore dei bambini-soldato del Congo. Ad una prima verifica appare chiaro che è emerso un patrimonio educativo da non disperdere ed un modo di fare festa sempre più da focalizzare.
Soprattutto, però, è emerso un amore per la città fatto di parole e di disponibilità costruttive in cui si sono incontrati e continuano ad incontrarsi soggetti diversi uniti da una lealtà e da una simpatia di fondo, necessarie per sconfiggere qualunquismo, opportunismo, indifferenza, arroganza e prepotenza. Tra le forme dell’indifferenza non si può fare a meno di notare la scarsa informazione sull’evento, che si inserisce in un problema più ampio sulla qualità della comunicazione nel nostro territorio e nel nostro Paese, sulle sue intenzionalità e sulle sue finalità (ed anche sull’effettiva libertà e sui pesanti condizioname nti, nocivi per una sostanziale democrazia che necessita di dibattito critico sì, ma leale e costruttivo). Dobbiamo aggiungere – facendo eco al messaggio del Natale – che le tenebre non vincono la luce: la voce si è diffusa, tanti non solo sono “venutiâ€, ma sono “ritornati†sull’esperienza ripensandola con gratitudine e con senso alto di responsabilità . Questo spinge a cogliere ciò che è fondamentale per il bene della città e della vita di tutti: a partire dall’esperienza del Progetto “Nel solco della tradizionale†questo fondo buono mi pare si possa individuare in quella gratuità lucida ma sempre costruttiva che ci fa sì denunciare il male, ma anche discernere evitando ogni forma di qualunquismo o di astio e amarezza che alla fine risultano sterili, per costruire anzitutto il bene. Sostenendosi a vicenda e sostenendo chi – cittadino, genitore, educatore, amministratore, lavoratore – dà tutto se stesso senza sottrarsi alla complessità delle situazioni e senza rifugiarsi nella comoda e astratta purezza delle “anime belleâ€, come chiamava Hegel quanti proclamano principi senza sporcarsi le mani e senza rendersi conto che non viviamo sulle nuvole. C’è da ritrovare – sulla scorta dei grandi messaggi filosofici, poetici e religiosi – l’equilibrio giusto tra gli opposti del “compromesso†e del “radicalismo†e il legame, nascosto ma reale, tra ciò che ognuno vive e testimonia come valore e l’influenza che questo può avere sulla vita di una città .
«Sulla sua anima» – direbbe Giorgio La Pira. «Le città infatti – scriveva il Sindaco di Firenze – hanno una vita propria: hanno un loro proprio essere misterioso e profondo; hanno un loro volto; hanno, per così dire, una loro anima ed un loro destino. Non sono cumuli occasionali di pietra: sono misteriose abitazioni di uomini e più ancora, in certo modo, misteriose abitazioni di Dio». A questo livello va fatto il lavoro più prezioso anche se nascosto; questa consapevolezza dobbiamo chiedere a tutti – amministratori e cittadini – come la prima cosa necessaria: significativamente il Bazar è stato accompagnato dalla lettura del “Piccolo principe†che ci ricorda come «l’essenziale è invisibile agli occhi ma non al cuore». E forse può essere utile quanto, in terra vicina ed anche più difficile della nostra, veniva detto nella festa dell’Immacolata da Mons. Franco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento: «C’è tanta gente che oggi sporca il mondo, dalla liturgia che celebra Maria come incarnazione della bellezza divina e umana riceviamo invece l’invito a ungerlo di bellezza. Ungere il mondo di bellezza significa caricarlo di amore.
Ma ciò può essere fatto solo da chi ha un cuore grande. Solo da cuori grandi nascono grandi azioni. Bisogna amarla e volerla la bellezza: essa porta pace, festa, giustizia, ordine, speranza, rispetto, mette gioia nel cuore, porta amore, dà coraggio, gusto per la vita e fa sognare il futuro. Essa manca dove è assente la gioia di vivere, dove c’è mediocrità , arrivismo, dove è presente il tr ionfo dei peggiori, dove si vive in modo vuoto e abitudinario». Ungere il mondo con la bellezza diventa un compito che Mons. Montenegro esprime in termini credenti (chiarendo anche una precisa forma di cristianesimo, quella fedele al vangelo) ma che tutti possono cogliere anche in traduzione “laicaâ€, essendo chiaro e universale il messaggio: «La città è la tela affidataci dal Signore perché la tessiamo con i colori della bellezza che Lui ha affidato a ciascuno di noi. La città non è un museo ove si accolgono le reliquie, anche preziose, del passato; è una luce ed una bellezza destinata ad illuminare la storia di oggi e dell’avvenire. Se è così, tocca soprattutto a noi credenti uscire allo scoperto. Non possiamo nasconderci nelle chiese per vivere la fede. La fede va vissuta lungo le strade, dentro le nostre case, se vogliamo che non si sbiadisca e diventi insignificante. Essere cristiani non è solo guardare il cielo, ma è anche essere protagonisti della vita della città . Di essa non siamo sudditi, né spettatori passivi, ma siamo – e dobbiamo volerlo – cittadini consapevoli e attivi. Dobbiamo allontanare la paura – è un alibi colpevole e insostenibile – di sporcarci le mani. Non possiamo preferire il disinteresse e l’indifferenza; né vale come scusa il dire: io non posso farci niente o non c’è niente da fare. Dobbiamo dare e mantenere un’anima alla nostra città , per evitare che si avvilisca, e resti senza speranza. Prendiamo consapevolezza delle nostre risorse, valorizziamole, potenziamole, vivifichiamole per una città nuova e sempre più bella».
Maurilio Assenza
Ermanno Olmi, e’ la Terra la nostra casa da salvare
“Perché la mamme non la smettono di dare quelle orribili merendine industriali ai loro figli e non gli fanno fare colazione con una fetta di pane, burro e zucchero?”. Per Ermanno Olmi, regista del documentario Terra madre, presentato a Berlino ecco una piccola cosa che si può fare subito per salvare il mondo. Perché quella di slow food è, secondo lui, una rivoluzione anche politica da fare subito tutti prima che sia troppo tardi. “La nostra vita – dice telefonicamente all’ANSA il regista – é legata indissolubilmente al processo che è nella terra. Ci raccontano solo bugie quando parlano di cibi genetici, queste sono cose criminali”. ‘Terra madre’ prodotto da Cineteca di Bologna e ITC Movie, e realizzato con il sostegno del Ministero Beni Culturali è il risultato di un lavoro ispirato alla rete di comunità del cibo creata nel 2004.
Un appuntamento biennale ideato da Carlo Petrini e che raccoglie, come è accaduto nel 2008, rappresentanti di oltre 150 paesi, tra contadini e pescatori, che portano il loro contributo a difesa della biodiversità . E il film di Olmi racconta di questa battaglia non solo con riprese dell’incontro del 2008, ma anche recandosi nei paesi di provenienza di questi contadini e raccontando, con poesia e efficacia, il patrimonio della natura che stiamo sperperando. Comunque Olmi, nonostante tutto, resta ottimista:”si sta facendo della civiltà tecnologica un uso sconsiderato e prima o poi sono convinto che la gente capirà che si debba tornare alla casa madre e che la terra conquisterà più fiducia degli apparati tecnologici”.
A stare meglio sono comunque quei paesi che hanno un minor sviluppo economico:”lì ci sono condizioni migliori del terreno, mentre in Occidente la fertilità non c’é più ed è stata sostituita dalla chimica”. E ancora si chiede il regista de L’albero degli zoccoli che sta attualmente lavorando a un altro documentario sui vini della Valtellina (Rupi del vino):”perché mai le leggi europee continuano a premiare la quantità invece della qualità ? Questa, ad esempio, è una cosa inspiegabile”. Tra le cose che invece si stanno facendo e sono da sostenere c’é il progetto Milano 2015, ovvero l’idea di attrezzare aree agricole molto ampie intorno al capoluogo lombardo con una agricoltura controllata e rispettosa della natura:”così la gente di Milano potrà andare direttamente dal suo contadino ad acquistare i suoi prodotti”.
IL VILLAGGIO RENELLE TRIPPATORE PUO’ ESSERE DEMOLITO
Non esiste un interesse pubblico a mantenere in piedi quelle baracche.
Il villaggio abusivo Renelle Trippatore, a Sampieri, può essere demolito. Il consiglio comunale di Scicli ha dichiarato l’inesistenza dell’interesse pubblico a preservare e a trasferire al patrimonio immobiliare comunale la lottizzazione del Renelle Trippatore sequestrata il 21 gennaio del 2005 dagli uomini della polizia municipale guidati da Franco Nifosì. L’ufficio tecnico del Comune aveva posto il massimo consesso cittadino davanti all’opportunità di acquisire gli immobili abusivi per destinarli a un uso pubblico. Già , ma quale uso pubblico all’interno della pineta, sotto il livello della litoranea e del mare, a grande rischio di inondazioni, come le piogge del gennaio 1996 tristemente dimostrarono?
Il consiglio si è diviso. Non hanno partecipato al voto Vincenzo Bramanti, Vincenzo Iurato, Maurizio Arrabito, Salvo Guttà , Rocco Veridirame, Vincenzo Pacetto, del centrodestra, mentre hanno dato il loro assenso il presidente Antonino Rivillito, Salvatore Carbone, Adriano Caserta, Bartolo Venticinque, Bartolo Galesi, Marco Lopes e Salvatore Calabrese, nel centrodestra, e Bartolo Epiro, Andrea Caruso e Gianpaolo Aquilino nel centrosinistra. I consiglieri del centrodestra assenti hanno contestato l’opportunità e la tempestività della calendarizzazione del provvedimento alla luce del fatto che il Tar non ha ancora emesso sentenza, mentre si potrebbe configurare una disparità di trattamento tra i proprietari delle costruzioni abusive di Renelle Trippatore a Sampieri (tutti modicani) e quelli delle bidonville di Bruca (tutti sciclitani), dove il Comune avrebbe dichiarato l’interesse pubblico al mantenimento in vita delle costruzioni abusive, salvo dichiarate custodi i proprietari che hanno operato l’abuso edilizio.
Fonte: RTM
Foreste italiane da salvare Valgono l’11% del ‘debito-serra’
Domani e dopodomani il congresso della Federparchi. Senza i boschi, la cifra che l’Italia dovrà pagare per Kyoto, aumenterebbe.
ROMA – Adesso diventa più facile calcolare il valore delle foreste. Sapevamo che sono una roccaforte della biodiversità italiana che custodisce circa la metà delle specie vegetali e un terzo di quelle animali presenti in Europa. Sapevamo che rappresentano un cardine del turismo sostenibile, uno dei pochi che continua a crescere mentre il turismo tradizionale arretra perdendo posizioni nella classifica mondiale. Ora è anche possibile quantificare il valore delle foreste dal punto di vista degli impegni di Kyoto, quelli che finora non abbiamo rispettato tanto che nel 2008 abbiamo avuto una sanzione da 1,5 miliardi di euro che si accumulerà con quelle dei prossimi anni (se continueremo a non far niente) finché nel 2012 arriverà il momento di pagare.
Ebbene, il sistema di foreste nazionale vale l’11 per cento delle emissioni serra che dobbiamo tagliare. Cioè senza il contributo dei boschi, in termini di anidride carbonica trattenuta dalla crescita delle piante, il nostro “debito serra” aumenterebbe dell’11 per cento. E un quinto di questo patrimonio è custodito nei parchi italiani.
E’ uno dei dati che emergerà dal congresso di Federparchi che si terrà domani e dopodomani a Roma. Con quasi 1.100 aree protette e un totale di 3,5 milioni di ettari, (circa il 12 per cento del territorio italiano) il sistema della natura protetta si candida come motore di un modello di rilancio economico in stile obamiano. Una prima mossa è stata il progetto Parchi per Kyoto diventato operativo con la messa a dimora di oltre 7000 alberi in cinque aree protette. Nel corso del ciclo di vita di questi alberi verranno assorbite circa 5 mila tonnellate di anidride carbonica, l’equivalente della CO2 emessa da 300 mila auto che compiono un tragitto di mille chilometri.
E l’abbinata parchi – rilancio economico comincia a far presa anche in altri paesi. Tra gli ospiti del congresso di Federparchi ci sarà l’ambasciatrice dell’Ecuador in Italia, Geoconda Galan Castelo, che racconterà una storia molto particolare. Quella della rinuncia allo sfruttamento petrolifero del parco nazionale di Yasunì per difendere una delle aree più ricche di biodiversità : in questa riserva ecologica amazzonica vivono più di 4 mila specie di piante, 173 specie di mammiferi, 610 specie di uccelli. In un solo ettaro dello Yasunì ci sono tante specie di alberi e arbusti quante sono quelle autoctone di tutta l’America del Nord.
Le escursioni di Kalura
Carissimi amici di KaluraBoscagliaSicilia, anche quest’anno è arrivato l’atteso giorno di chiusura della stagione venatoria… in teoria… maldestre doppiette vengono riposte e almeno per un po’ finisce la strage di animali e affini… finalmente possiamo ritornare a camminare in natura senza rischi!!!
Domenica 8 febbraio con gli amici della LAV lega antivivisezione riproponiamo CACCIA LA CACCIA 4^ edizione, giornata di festa per la chiusura della caccia.
Giringiro lungo un percorso ad anello per Cava Celonia, Cava Misericordia e Cava San Leonardo, durante il quale avverrà la liberazione di alcuni rapaci vittime dell’ultima stagione di caccia.
Incontro e partenza alle ore 9,00 presso il piazzale del cimitero di Ragusa superiore Ore 11,30 liberazione rapaci
Pranzo a sacco
Rientro previsto max ore 17,00
Quota di partecipazione € 8,00
L’equipaggiamento è il solito (scarpe da trekking, zainetto, mantellina per la pioggia)
Manifestazione NO PROFIT aperta a tutti, anche ai non soci.
E’ richiesta la prenotazione tramite segreteria al 3939506186 o tramite e -mail a info@kalura.org
Associazione Kalura
www.kalura.org
info@kalura.org
Nell’ultimo secolo scomparso il 60% di lagune e paludi
Rapporto del Wwf in occasione della giornata mondiale delle “zone umide”
Il 90% solo in Europa. In Italia dei 3 milioni di ettari originari, nel 1991 ne restavano 300mila
Paludi, lagune, acquitrini, specchi d’acqua grandi o temporanei, torbiere, delta fluviali. Sono le cosiddette “zone umide” e valgono un patrimonio – non solo in termini ambientali – che si sta dilapidando anno dopo anno. Nel loro insieme, svolgono importanti servizi per un valore di milioni di dollari. Sono infatti fonte e serbatoi d’acqua, depurano da fonti inquinanti, riciclano nutrienti e catturano sedimenti, aiutano a prevenire le inondazioni, proteggono le coste. Si comportano insomma come delle “spugneâ€, assorbono, rilasciano, regolano le acque. In occasione della giornata mondiale dedicata a queste aree, che si celebra il 2 febbraio, il Wwf ha reso noti i dati di un dossier che lancia un nuovo drammatico allarme.
LA LORO DISTRUZIONE – Le zone umide stanno infatti scomparendo dal pianeta. Nell’ultimo secolo circa il 60% del patrimonio mondiale è andato distrutto e ben il 90% nella sola Europa. Le cause sono tante: il 26% sono state prosciugate per far posto alle coltivazioni o per dare spazio allo sviluppo urbano. Inquinamento, costruzione di dighe, prelievo non regolamentato da sorgenti e falde, lo sfruttamento delle risorse, ha fatto il resto. Anche di recente, autunno 2008, in occasione dell’International Wetlands Conference promossa dall’ONU, 700 0 scienziati di 28 nazioni, hanno lanciato un appello urgente per la tutela delle zone umide. Lo stesso che è già parte di un’importante accordo internazionale sulla conservazione di questi ambienti, siglato nel 1971 a Ramsar, in Iran, la Convenzione Internazionale sulle Zone Umide, più nota proprio come Convenzione di Ramsar. Sono 158 i paesi che vi hanno aderito, 1820 le aree messe sotto protezione per una superficie complessiva di 168 milioni di ettari. La missione della convenzione è quella di conservare attivamente questi ambienti e le risorse ad essi legati.
LA LORO FUNZIONE – Nonostante occupino soltanto il 6% della superficie del pianeta, le zone umide immagazzinano il 35% del carbonio terrestre globale. Quelle che contengono torba rappresentano il più efficiente “magazzino†di carbonio tra tutti gli ecosistemi terrestri. Ne trattengono il doppio di quello presente nell’intera biomassa forestale del mondo e anche per molto tempo, al contrario delle foreste. La loro distruzione comporterebbe conseguenze gravissime. Secondo le stime attuali infatti, sarebbero circa 771 miliardi di tonnellate di gas serra (soprattutto CO2 e metano) che verrebbero rilasciate da questi ambienti se fossero bonificati, una quantità insomma pari a quella attualmente in atmosfera. Ricoprono inoltre un ruolo fondamentale nell’attenuare gli impatti da eventi climatici estremi e catastrofi naturali, come gli tsunami.
IN ITALIA – L’Italia ha perso in 2000 anni una superficie immensa di zone umide. Dei circa 3 milioni di ettari originari, all’inizio del XX secolo ne restavano 1.300.000 ettari fino a precipitare ai 300.000 ettari nel 1991. Oggi ne sopravvivono appena lo 0,2%, tra aree interne e marittime. Le cause storiche e in molti casi ancora attuali sono il prelievo incontrollato dell’acqua, l’inquinamento sia industriale che organico, la canalizzazione e altri interventi sugli habitat fluviali, la caccia – oltre all’impatto diretto, sono migliaia le tonnellate di pallini di piombo che finiscono sul terreno o negli stagni e quindi entrano a far parte delle catene alimentari – la pesca eccessiva o di frodo, l’immissione di specie esotiche a danno di quelle indigene. Poco meno del 50% delle specie di uccelli presenti, considerando sia i nidificanti che gli svernanti e le specie di passo durante le migrazioni, sono legate a zone umide, sia interne che costiere e marine. Le aree umide italiane ospitano ogni inverno oltre 1 milione di uccelli acquatici migratori provenienti dall’Europa settentrionale e dell’ex Unione Sovietica In Italia, sono presenti 50 Zone Ramsar, per una superficie complessiva di oltre 59.00 ettari.
Fonte: Corriere delle Sera