Sono sette le cave dismesse utili per la discarica a Modica
Nel territorio modicano ci sono sette cave dismesse. L’elenco delle cave è stato richiesto dal presidente dell’Ato Giovanni Vindigni e dal presidente della provincia Franco Antoci ed è allegato alla relazione che Piero Torchi ha consegnato ieri nel corso della riunione tenuta a Ragusa per discutere del problema discarica.
Il sindaco ha tenuto a precisare che non si tratta di siti eventualmente destinati per una discarica ma una elencazione oggettiva di quanto esiste oggi nel territorio anche perché sulla maggior parte delle aree sulle quali ricadono le cave dismesse insiste il vincolo paesaggistico.
E’ per esempio il caso della cava di S. Giuliano, adiacente al centro della città e della quale non è dato conoscere la cubatura. Il vincolo esiste anche per la cava di contrada Cella, che ha una cubatura di 200mila metri cubi; segue Giarrusso, a monte di Marina di Modica, dove la cubatura ammonta a 450mila metri cubi. Altra cava si trova a Gisanella lungo la Modica Pozzallo per la quale non è stata indicata nessuna cubatura.
Le uniche due cave senza vincoli sono quella di contrada Valentino nel territorio di Frigintini che ha una cubatura di mezzo milione di metri cubi. Ci sono poi tre cave che ricadono tutte in contrada Petraro; si tratta della cava Azasi, Camoter e Di Stefano che totalizzano una capienza di 930mila metri cubi. Contrada Petraro si trova a monte dell’ex passaggio a livello per Marina di Modica, adiacente alla zona industriale Modica Pozzallo.
Su contrada Petraro era stato imposto un vincolo paesaggistico a suo tempo che è stato poi superato dai fatti una volta avviata la escavazione della cava dell’Azasi. Le tre cave di contrada Petraro appartengono al demanio e sono di proprietà della regione che ne può disporre a suo piacimento. Il presidente dell’Ato ha preso atto della relazione del sindaco e l’ha trasmessa ai tecnici per una valutazione. Torchi ha confermato che Modica è disponibile ad accogliere una discarica nel suo territorio ma che l’indicazione dell’Ato deve essere prima discussa e vagliata dal consiglio comunale cui , in ogni caso dovrà toccare l’ultima parola.
Duccio Gennaro Corriere di Ragusa
VILLA CASCINO. LO SCEMPIO CONTINUA!
La Soprintendenza ha fermato, per la seconda volta, i lavori di scavo sotto la Villa Cascino, al quartiere modicano del Dente, per la costruzione di otto villette a schiera. Ma come vedete ormai lo scempio è fatto! Dopo una prima sospensione le ruspe, che stavano disintegrando la roccia, avevano ripreso il loro alacre lavoro. Si era tentato in tutti i modi di osteggiare questo massacro ambientale. Da una parte la stampa, dall’altra il consigliere comunale di Sinistra Democratica, Vito D’Antona con due interrogazioni. Dopo il sopralluogo della Soprintendenza del 12 dicembre, infatti, si erano convinti anche loro: i lavori possono continuare a patto che non si facciano ulteriori modifiche del fronte roccioso sottostante la recinzione della Villa Cascino.
Ma che modifiche volete che possano fare ormai. Più del danno che è stato fatto è impossibile fare!
Sì magari gli si può impedire di costruire una piattaforma per far atterrare elicotteri o jet privati, oppure li si possono scoraggiare dallo scavare ancora per costruire una bella piscina al centro di quel gioiello che è Villa Cascino. Ma più di questo ormai non si può. Il resto lo hanno già fatto. Quel fianco della collina non esiste più, e basta! Adesso appunto una nuova sospensione per verificare l’impatto paesaggistico dei questi lavori, ma in ogni caso è troppo tardi. I lavori erano cominciati poco dopo la concessione rilasciata ad inizio agosto 2007. Frastuono e polvere hanno dato il bentornato ai residenti di Via Nuova S. Antonio, di rientro dalla villeggiatura estiva. Pian piano i bestiali mostri gialli e arancioni hanno cominciato a scavare. Da una parte il convento dei frati cappuccini, dall’altra le meraviglie liberty di Villa Cascino, con il suo gazebo, i suoi vialetti, il suo verde… e al centro uno sbancamento immane. Una follia! Con tutto lo spazio che poteva esserci hanno deciso di congestionare ulteriormente proprio quella zona, che è già un vero e proprio budello, tra auto in sosta, auto in transito, condomini, esercizi commerciali ecc. A questo si aggiunge la pericolosità dell’intervento, visto che non è stata presa nessuna precauzione per i muri a secco che tuttora insistono direttamente sulla carreggiata e soprattutto si aggiunge l’aver ignorato la natura idrogeologica e archeologica del sito (oltre che storica e paesaggistica come già detto). Come si vede dalle nostre foto lo scavo ha portato alla luce alcune cavità presenti sotto la vecchia superficie. Probabilmente si trattava di cisterne per la raccolta d’acqua a scopi zootecnici o irrigui. Tutto è stato distrutto!
Distrutte le cisterne, estirpati gli alberi di carrubbo e di olivo, cancellato dall’esistenza il fianco di una collina, annullato un dolce e naturale declivio che per secoli è stato un piccolo e modesto orticello, deturpato un sito che si inseriva armoniosamente e con discrezione tra uno storico e prestigioso convento ed un elegante giardino, unico polmone verde del nostro centro storico. Ma ben presto, scavalcata questa ulteriore sospensione dei lavori, ci saranno delle belle casette coi loro parcheggi, i loro balconi, le loro antenne e le loro parabole. “La dove c’era l’erba ora ci sarà una città ! … là in centro si respirerà il cemento”. Metri cubi e metri cubi di cemento, e affogato in lui il buon senso, il rispetto, e la compassione per un Terra che subisce muta la barbarie di un uomo sordo e cieco.
Diego Mandolfo da Camelotweb.it
Raccolta differenziata e discariche
Per raccolta differenziata dei rifiuti si intende un sistema di raccolta dei rifiuti solidi urbani differenziata per ogni tipologia di rifiuto (per esempio carta, plastica, vetro, umido etc..).
La composizione media dei rifiuti è un dato difficile da stabilire, varia con la zona, la ricchezza e la cultura del cittadino, nonché con la produzione industriale del luogo. Un dato abbastanza certo è la produzione giornaliera per abitante che nel 2006 in media in Italia è vicina ad 1,2 kg al giorno.
Entro il 2006 era obbligo di tutti i Comuni raccogliere in maniera differenziata almeno il 35% dei rifiuti (in origine tale percentuale era da raggiungere nel 2003); la nuova normativa prevede l’obbligo di raggiungere il 65% entro il 2010. In Italia esistono molti Comuni che ottengono ottimi risultati superiori all’80% di materiale differenziato; tra le grandi città con più di 500.000 abitanti il primato spetta a Torino, che nel 2007 ha raggiunto il 40,7% di raccolta differenziata[1].
In molti dei Comuni che primeggiano nella raccolta differenziata viene applicato un incentivo diretto alla selezione. In pratica viene applicato il principio “più inquini più paghi”. Per contro più ricicli più risparmi. Per applicare una misura precisa di quanto il cittadino sia bravo il comune vende (talvolta con distributori automatici) gli unici sacchetti abilitati allo smaltimento dei rifiuti non riciclabili al costo del sacchetto più il costo dei rifiuti che questo contiene. Quindi se un cittadino differenzia bene i suoi rifiuti dovrà acquistare meno sacchi. Nel Comune di Terni in Umbria si utilizza la banda magnetica del tesserino del servizio sanitario nazionale per identificare il cittadino durante l’uso del distributore automatico di sacchi.
Organico
Talvolta chiamato “umido” la frazione compostabile dei rifiuti domestici è spesso la prima componente dei rifiuti (~25-30%). In discarica genera il cosidetto biogas (metano) che talvolta è utilizzato come fonte energetica e il percolato cioè il liquame che si raccoglie sul fondo della discarica. Le discariche hanno il fondo creato con fogli di pvc termosaldato che incanala il percolato verso il fondo dove viene raccolto e portato ad impianti di depurazione. È per questo che la discarica deve essere sorvegliata fino a 20 anni dopo la chiusura. Gli impianti di compostaggio possono “pretrattare” il rifiuto prima di disporlo in discarica recuperando il metano ed evitando la formazione di percolato. L’organico in molti comuni è gestito in casa dai cittadini, che lo riciclano in proprio attraverso il compostaggio domestico. In giardino con un contenitore apposito detto composter, anche autocostruito, si raccoglie la frazione organica di cucina e dell’orto/giardino che mediante un processo aerobico di decomposizione si trasforma in concime adatto ad essere riutilizzato direttamente nell’orto. Molti comuni riconoscono al cittadino compostatore uno sconto sulla tassa/tariffa dei rifiuti per la gestione in proprio di questa frazione.
Vetro
Il vetro può essere riciclato infinite volte, da un punto di visto ecologico/energetico è meglio il riutilizzo. Nel riciclaggio il suo nemico numero uno è la ceramica che ha lo stesso peso specifico e quindi può essere tolta solo manualmente. Il vetro anche sotto i raggi del sole non cede nulla al liquido che vi è contenuto. I componenti principali del vetro sono: sabbia, carbonato e solfato di sodio, solfato di potassio, dolomite.
Carta
La carta può essere riciclata dando origine appunto alla carta riciclata che non viene prodotta dal legno, ma viene prodotto utilizzando la cellulosa della carta che viene fornita dalla raccolta differenziata. Nel riciclaggio della carta vi sono procedure per l’eliminazione dell’inchiostro (Procedure possibilmente non inquinanti o a bassissimo impatto ambientale) che devono essere applicate.
Ai fini del riconoscimento esiste la marchiatura volontaria di riconoscimento del materiale prevalente da parte dei produttori. Nel caso della carta il simbolo che rappresenta tutti i contenitori a base carta (a partire dal 25%) è CA.
PlasticaÂ
Anche per la raccolta differenziata della plastica bisogna seguire certe regole di base:
Virtualmente tutti i tipi di plastica sono adatti al riciclaggio, a meno di contaminazioni che lo rendano sconveniente. Nei prodotti sicuramente riciclabili vi è comunque il simbolo caratteristico (tre frecce a formare un triangolo) con all’interno il numero SPI ( Society of the Plastics Industry) identificativo del polimero specifico (pet, polietilene, polistirene..)
Alcuni tipi di plastica sono inadatti al riciclaggio diretto, così come viene attualmente svolto in molti comuni, per esempio, un tubetto di dentifricio non può essere riciclato a causa della difficile rimozione interna del residuo di prodotto, e così alcuni giocattoli, attaccapanni, custodie dei cd, ma in alcuni casi si possono indirizzare alla produzione di plastiche di bassa qualità come riempitivi, imballaggi industriali, alcuni arredi urbani, eccetera.
In genere sono sicuramente differenziabili le resine termoplastiche, quali i contenitori per liquidi in plastica (contenitori di detersivi, bagnoschiuma e bottiglie) e tutti quelli definiti imballaggi.
Sono non direttamente riciclabili, cioè non avviabili alla produzione di nuovo pellet per produrre plastica di buona qualità , le resine termoindurenti come la bakelite (tutta la vecchia plastica isolante elettrica e termica), resine ureiche (di uso più recente) , la melammina (piatti di plastica rigidi), le resine epossidiche (di uso più tecnologico, come colle ad alta resistenza) e molte resine poliestere (base di molti materiali compositi con fibre organiche od in vetro), il kevlar ed altre.
La discarica di rifiuti è un luogo dove vengono depositati in modo non selezionato i rifiuti solidi urbani e tutti i rifiuti provenienti dalle attività umane (detriti di costruzioni, scarti industriali, eccetera) che non si è voluto o potuto riciclare, inviare al trattamento meccanico biologico (TMB) eventualmente per produrre energia tramite bio-ossidazione a freddo, gassificare o, in ultima ratio, bruciare ed utilizzare come combustibile negli inceneritori (inceneritori con recupero energetico o termovalorizzatori).
La normativa italiana col Dlgs. 36/2003 recepisce la direttiva europea 99/31/CE che prevede tre tipologie differenti di discarica:
Discarica per rifiuti inerti
Discarica per rifiuti non pericolosi (tra i quali gli RSU, Rifiuti Solidi Urbani)
Discarica per rifiuti pericolosi (tra cui ceneri e scarti degli inceneritori)
La normativa definisce anche il piano di sorveglianza e controllo con i necessari parametri chimici, chimico-fisici, idrogeologici, meteoclimatici e topografici da determinare periodicamente con una stabilita frequenza delle misurazioni.[1]
L’uso delle discariche per il rifiuto indifferenziato deve essere assolutamente evitato. L’Unione Europea con la direttiva sopra citata (99/31/CE) ha stabilito che in discarica devono finire solo materiali a basso contenuto di carbonio organico e materiali non riciclabili: in altre parole, dando priorità al recupero di materia, la direttiva prevede il compostaggio ed il riciclo quali strategie primarie per lo smaltimento dei rifiuti (del resto la legge prevede che la raccolta differenziata debba raggiungere il 65% entro il 2011). Infatti, i residui di molti rifiuti, soprattutto di RSU organici, restano attivi per oltre 30 anni e, attraverso i naturali processi di decomposizione anaerobica, producono biogas e numerosi liquami (percolato) altamente contaminanti per il terreno e le falde acquifere per cui il conferimento senza preventivo trattamento di compostaggio è da evitarsi. Dati gli enormi tempi di degradabilità dei materiali normalmente conferiti in discarica (come le plastiche e ancor peggio i rifiuti pericolosi) è ragionevole stimare la possibilità di rilevare tracce di queste sostanze dopo la chiusura di una discarica per un periodo che va fra i 300 e i 1000 anni, per cui andrebbero trattati differentemente.
Alcuni paesi come la Germania, l’Austria e la Svizzera hanno eliminato il conferimento in discarica di rifiuti non trattati e le discariche sono utilizzate principalmente per lo stoccaggio delle ceneri dei termovalorizzatori o dei residui degli impianti di trattamento biologico e compostaggio.
Attualmente lo smaltimento in discarica in Italia è il principale metodo di eliminazione dei rifiuti, in quanto è semplice ed economico. Dati relativi al 2004 indicano che il 51,9% dei rifiuti totali prodotti è stato smaltito in discarica.[3]L’uso della discarica è molto intenso nei paesi poco sviluppati, mentre la tendenza generale è volta a limitare il conferimento in discarica applicando attivamente politiche di riduzione, riuso e riciclo, e sfruttando tecnologie quali il compostaggio e l’incenerimento per i residui.
Dal punto di vista dell’emissione in atmosfera di gas responsabili dei cambiamenti climatici, le discariche del tipo per rifiuti non pericolosi e quelle del tipo per rifiuti pericolosi risultano nocive se il rifiuto non viene preventivamente trattato e/o differenziato (come purtroppo spesso capita). È infatti scientificamente provato dall’organizzazione internazionale sui cambiamenti climatici, IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che i rifiuti in discarica causano emissioni ad alto contenuto di metano e anidride carbonica, due gas serra molto attivi; una moderna discarica deve pertanto prevedere sistemi di captazione di tali gas (in particolare il metano, che può essere usato anziché disperso in atmosfera).
I problemi delle emissioni di gas possono tuttavia essere ridotti o eliminati con l’adozione di tecniche costruttive specifiche e con il pretrattamento dei rifiuti: in particolare la raccolta differenziata di quanto riciclabile e della frazione umida (responsabile delle citate emissioni liquide e gassose), e il cosiddetto trattamento a freddo mediante cui si accelera la decomposizione dei rifiuti prima del conferimento in discarica. Come detto, la stessa Unione Europea vieta il conferimento di materiale organico in discarica.
Per assolvere efficacemente al suo compito, e cioè limitare tali emissioni nocive e non diventare sorgente di inquinamento per il suolo o per l’idrosfera, una discarica deve essere progettata in modo adeguato e secondo tutte le relative norme di legge. Praticamente le discariche moderne devono essere costruite secondo una struttura a barriera geologica in modo da isolare i rifiuti dal terreno, rispettare gli standard igienici e la biosfera, riutilizzare i biogas prodotti come combustibile per generazione di energia. La struttura in genere è del tipo a “deposito sotteraneo”, costituita dal basso verso l’alto nel seguente modo:
un fondo passivo di argilla e isolamento plastico (geomembrana);
uno strato di sabbia per l’assorbimento, recupero e successivo trattamento del percolato;
lo strato di rifiuti;
un successivo strato superiore di terra per la copertura e la crescita di piante;
dei camini di esalazione e recupero per il gas (nel caso di discariche RSU).
Anche in una discarica moderna, si riesce a recuperare solo il 40% circa del metano, mentre il resto viene disperso.[4] È pertanto importante che la frazione umida dei rifiuti venga raccolta in modo differenziato o che comunque i rifiuti subiscano compostaggio e/o trattamento meccanico-biologico (vedi gestione dei rifiuti) prima del conferimento in discarica (questi processi permettono di recuperare il 100% del metano dato che avvengono in reattori chiusi).
A titolo di esempio, da una discarica di circa 1.000.000 di metri cubi che cresce di 60.000 mc ogni anno, si possono estrarre quasi 5,5 milioni di metri cubi di biogas all’anno (oltre 600 mc ogni ora)[5].
Gestione di una discarica di rifiuti
Se la discarica è progettata e costruita correttamente, i rifiuti devono comunque rimanere sorvegliati per almeno 30 anni dopo la sua chiusura. Nel frattempo l’area è utilizzabile per altri scopi (in genere il terreno superficiale può essere usato per la crescita di piante).
Se la progettazione di una discarica è importante, non meno lo è la sua gestione. Infatti ogni discarica viene progettata per accogliere determinati rifiuti (inerti, non pericolosi o pericolosi) e quindi, salvo modifiche successive, deve accogliere solo quel tipo di rifiuti. Ogni discarica è progettata per accogliere un determinato volume di rifiuti e quindi ha una vita limitata, che può essere sà prolungata, ma non protratta indefinitamente. Anche le procedure di trattamento e di messa a dimora dei rifiuti devono essere eseguite in modo da non compromettere la sicurezza per chi vi opera e da non favorire fenomeni di inquinamento.
L’inquinamento ambientale legato a una discarica ben controllata e gestita può essere sensibilmente ridotto (anche per quanto rigiarda i gas serra), oltre che attuando l’opportuna preselezione del materiale da conferirvi, sfruttando l’utilizzo della frazione compostabile per la produzione di biogas e ammendante agricolo. Vi sono comunque inconvenienti come la deturpazione del paesaggio e la necessità di sorvegliare l’area per un certo periodo di tempo dopo la cessazione dell’attività , oltre all’occupazione del terreno, che diviene inutilizzabile per altri scopi dopo la dismissione della discarica, che pure può essere trasformata in un’area verde.
I rifiuti solidi e la societÃ
Purtroppo, specialmente in Italia, esistono numerose discariche abusive (inquinanti e pericolose), non controllate, spesso connesse con attività mafiose come la camorra per il lucroso traffico illegale dei rifiuti (ecomafie).
Dal punto di vista energetico i rifiuti solidi sono molto più efficientemente trasformati se li si recupera e ricicla con tecniche moderne. Altra possibilità è l’incenerimento che comunque necessita di discariche per i residui (le ceneri, rifiuti pericolosi e pari a circa 10% in volume e 30% in peso del rifiuto introdotto) non riutilizzati e per il materiale non combustibile non recuperato (cosiddetto inerte). Dal punto di vista ambientale entrambe le tecniche di smaltimento (discarica e termovalorizzazione) possono essere considerate un male minore, da limitare in favore delle tecniche di recupero e riciclaggio. Tuttavia, anche una società educata alla minore produzione di rifiuti, al loro massimo riutilizzo e riciclaggio, non potrà mai fare a meno di un certo numero di discariche.
In Italia l’onere della gestione e del trattamento dei rifiuti è caricato sui bilanci dei comuni, che finanziano questo servizio con un’apposita tassa per la spazzatura (la Tarsu). In genere essa è proporzionale ai metri quadri dell’abitazione e al numero delle persone che vi risiedono, ma sarebbe più corretto valutare l’effettiva produzione di rifiuti differenziati/indifferenziati come avviene in alcuni comuni più virtuosi, dove la tassa è sostituita dalla Tariffa di igiene ambientale (Tia), a norma di legge.
La spesa principale consiste nel costo di trasporto (operatori e camion) dalle utenze fino alla discarica, che di solito è sita in territorio demaniale, di proprietà dello stesso comune. Se la spazzatura è depositata nel terreno di un privato o di un altro comune, i rifiuti vengono pesati e viene pagato un corrispettivo proporzionale al volume e/o peso introdotto in discarica. Il costo è quindi proporzionale alla produzione di rifiuti.
La permanenza dei rifiuti per lunghi periodi di tempo in discarica (su terreno demaniale) comporta pochi oneri economici di gestione, se non ci si preoccupa dell’impatto ambientale. La saturazione delle discariche, con la conseguenza di non potervi più conferire rifiuti, è una questione molto attuale che tra l’altro rappresenta una delle principali cause del cosiddetto “turismo dei rifiuti”, che comporta spesso lunghi viaggi in attesa dello smaltimento finale: emblematico e paradossale è ad esempio il caso della Campania che, in virtù di una cosiddetta «emergenza rifiuti», in corso ormai da molti anni, ha esportato centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti in altre regioni italiane e persino all’estero, proprio mentre, recentemente, veniva ribadita l’importanza dell’autonomia delle singole province nella gestione dei rifiuti[6].
Costi e (dis)incentivazione
Le discariche, se non progettate, realizzate e gestite nel migliore dei modi, sono il peggior sistema possibile per lo «smaltimento» dei rifiuti, anche perché il loro costo pressoché nullo le rende enormemente convenienti finanziariamente e molto più facili di qualunque altra soluzione di gestione dei rifiuti. Le discariche moderne hanno dei costi superiori, che però da soli non bastano a renderle meno convenienti economicamente di altre soluzioni, mentre è necessario che i costi delle soluzioni di smaltimento di rifiuti siano inversamente proporzionali alla loro priorità nel sistema integrato.
In Italia, specialmente dopo che la finanziaria 2007 ha abolito parzialmente i contributi ai nuovi inceneritori (si veda la voce inceneritore) si è temuto che il ricorso alla discarica torni ad aumentare; più in generale, il conferimento in discarica del rifiuto indifferenziato è da scoraggiare fortemente per incentivare il riciclo, e a questo scopo – fermo restando che il primo obiettivo è eliminare le discariche abusive e quelle non a norma – è utile imporre una «ecotassa» apposita sul conferimento in discarica; queste tasse (imposte al gestore e non direttamente ai cittadini) in Italia variano da 1 a 25 €/t a seconda della regione, mentre in Europa vanno dai quasi 90 €/t massimi in Austria (a seconda del tipo di rifiuto e del tipo di discarica) all’assenza di tasse in Germania.
Fonte: Wikipedia
Scarica il manuale per la Raccolta Differenziata
Modica: Il centrosinistra vuole la raccolta differenziata
Insiste sull’avvio di una seria raccolta differenziata, il centrosinistra, con tutti i benefici che si possono ricavare, per l’ambiente e per l’economia dei cittadini. L’opposizione ha preparato una mozione per il consiglio comunale che tenga conto, appunto, della raccolta differenziata chiedendo all’Ato ambiente di elaborare un piano complessivo che metta in atto tutti gli strumenti che permettano di fare decollare la raccolta differenziata prevedendo anche forme di incentivazione fiscale per gli utenti e per le imprese. “Soltanto in subordine – ha detto Antonello Buscema del Partito Democratico – si potrà parlare di discarica con una concertazione tra tutti gli Enti preposti.. L’Ato dovrà individuare i siti opportuni e, sulla base di ciò, qualora il sito ricada nel territorio di Modica, valuteremo il da farsi. In quel caso ci impegneremo a prendere una decisione. Il sindaco non può chiedere il via libero preventivo al consiglio comunale”. “L’amministrazione comunale – aggiunto il segretario dei Ds, Giancarlo Poidomani – ha fallito anche in questo campo e, addirittura, sta truffando mettendo in atto una campagna per singere i cittadini sul consiglio comunale ed evitare l’emergenza rifiuti”. “Il comune di Modica – ha ribadito Ignazio Abbate, consigliere provinciale Ds – è l’unico a non avere un progetto per il futuro, nè pensando ad istituire isole ecologiche o la raccolta porta a porta”. Vito D’Antona, consigliere comunale del movimento per la Sinistra Democratica, ha accusato il sindaco di volere strumentalizzare una pre emergenza mentre non ha fatto nulla per evitarla in sei anni. “La realizzazione di una discarica – ha detto D’Antona – va concordata con gli altri comuni del comprensorio. Bisogna ricucire i rapporti con i comuni del comprensorio e con l’Ato”. Il consigliere di Nuova Prospettiva, Nino Cerruto, ha accusato il comune di avere sperperato almeno centomila euro non effettuando una minima raccolta differenziata. Santo Santaera dei Verdi, ha ricordato – invece – agli alleati, di compulsare l’Ato ambiente a fare decollare il progetto già esecutivo per avviare la raccolta differenziata, “in quando – ha detto Santaera – si vuole arrivare all’emergenza per poi giustificare la realizzazione dei termovalorizzatori cosi come sta accadendo in Campania”.Loredana Modica
L’inceneritore di Terni
TERNI – Indicano l’inceneritore come un animale da cui guardarsi, accucciato in una conca dove l’aria stagna anche nei giorni di tramontana, in via Ratini, un budello sterrato tra le ciminiere e i silos della zona industriale del Sabbione. E lo fanno a maggior ragione ora, che l’animale tace della sua rugginosa ferraglia. Che i suoi due camini non esalano più bave di fumo.
Un nastro bianco e rosso e una macchina del corpo forestale dello Stato tengono lontani i curiosi (che non ci sono) e gli operai, che qui non metteranno più piede. A lungo. Affissi al cancello di ingresso, due fogli dattiloscritti dell’Agenzia Speciale Multiservizi (Asm) datati 14 gennaio avvisano “il personale degli impianti di termovalorizzazione, selezione e trasferenza che, per cause di forza maggiore, gli stessi non sono accessibili e pertanto tutto il personale è posto provvisoriamente in libertà fino a nuova disposizione”.
Comunicano che 32 operai, entro le prossime 48 ore, “dovranno recarsi presso lo studio medico del dottor Barconi, in via Pacinotti, per sottoporsi ad esame radiologico”. La città già sa dal primo mattino. La Procura della Repubblica ha disposto il sequestro dell’impianto con un provvedimento che racconta una storia lugubre, un “disastro ambientale” nella civile, ordinata e pulita Umbria. Che vale nove informazioni di garanzia e accusa il sindaco di una giunta di centro-sinistra eletta al secondo mandato con il 70 per cento dei suffragi di aver avvelenato la propria gente. L’aria che respira, la terra che calpesta, il fiume di cui va fiera, il Nera.
Vecchio di trentadue anni, l’inceneritore ha ruminato e bruciato sino al dicembre scorso (quando ne era stato disposto dal comune un fermo temporaneo per lavori di manutenzione straordinaria) oltre il 50 per cento dei rifiuti urbani della città e della sua intera provincia producendo, sin quando è economicamente convenuto, energia elettrica (5 megawatt l’ora). Ma in uno scambio diabolico, a leggere le sette pagine con cui il pubblico ministero Elisabetta Massini avvisa gli indagati dello scempio di cui li ritiene responsabili.
Perché la pulizia della città ne avrebbe significato di fatto la lenta e silenziosa intossicazione. A cominciare dal 2003 e fino a qualche settimana fa. I liquami dell’inceneritore – scrive il magistrato – venivano scaricati nel Nera in disprezzo dei limiti di concentrazione fissati dalla legge per il mercurio, per i residui dei cosiddetti metalli pesanti (selenio, cadmio, cromo totale, nichel, piombo, manganese, rame, zinco). E i responsabili dell’Asm (la municipalizzata che controlla l’impianto) ne sarebbero stati a tal punto consapevoli da tentare di “diluirli” nel tempo “aggiungendo acque di raffreddamento provenienti dalle torri dell’impianto”.
I forni bruciavano senza autorizzazione, anche ciò che non avrebbero potuto – si legge ancora – lasciando che le ciminiere alitassero nell’aria “acido cloridrico” e “diossine”, liberate da una “combustione” tenuta al disotto dei limiti (850 gradi) e dissimulata da false attestazioni dei cicli di lavorazione. Ancora: avrebbero bruciato anche rifiuti radioattivi. Come dimostrerebbero cinque “incidenti” registrati lo scorso anno. Il 16 marzo 2007 – scrive il pubblico ministero – viene dato ingresso nell’impianto a legno e carta provenienti da Monza e risultati radioattivi. Il 27 giugno, una nuova “positività “. Anche se questa volta i rifiuti sono ospedalieri. Arrivano da dietro l’angolo. Dal “Santa Maria di Terni”. E non sembra un’eccezione.
Perché il 4, il 9 e il 24 ottobre sono ancora “rifiuti sanitari” a far muovere gli aghi dei rilevatori di radiazioni. Va da sé – accusa il pubblico ministero – che agli operai che lavorano nella pancia dell’inceneritore venga taciuto in quale crogiolo di veleni siano immersi.
A quale sorgente cancerogena siano esposti, “nonostante, già nel 2002, uno studio commissionato dalla stessa Asm avesse accertato come ragionevolmente prevedibile il rischio di contaminazione”. Nell’impianto nessuno sembra preoccuparsene. Peggio: nel reparto di “trasferenza”, dove i rifiuti vengono separati e compattati, i filtri sono a tal punto ostruiti che “gli operai, per poter respirare, sono costretti a tenere aperte porte e finestre dei locali, provocando continue immissioni nell’aria di polveri nocive, da carta, nylon e altri rifiuti leggeri”.
Paolo Raffaelli, il sindaco, parla con un nodo alla gola. Alle tre del pomeriggio, di fronte al magnifico palazzo Spada, la casa municipale, attraversando una piazza che brilla come uno specchio, c’è chi lo ferma e lo abbraccia scoppiando in lacrime. È stato nel Pci e nei Ds. Sarà nel Partito democratico. È stato fino al ’99 parlamentare. È un uomo intelligente e non gli sfugge cosa significhi l’avviso di garanzia che ha ricevuto qualche ora prima insieme all’intero vertice della municipalizzata che gestisce l’inceneritore (il presidente dell’Asm Giacomo Porrazzini, anche lui ex parlamentare europeo dei Ds; i consiglieri di amministrazione Stefano Tirinzi, Antonio Iannotti, Attilio Amadio, Francesco Olivieri; il direttore generale Moreno Onori; i delegati per i servizi di igiene e prevenzione Giovanni Di Fabrizio e Mauro Latini).
Dice: “Stavo già passando settimane umanamente terribili per la Thyssen, che qui ha il suo stabilimento madre. E non sarei sincero se ora sostenessi che sui rifiuti sono tranquillo perché nel merito di questa vicenda ritengo che, nel tempo, siano state fornite alla magistratura tutte le controdeduzioni tecniche necessarie a far cadere gli addebiti gravi e direi pure infamanti che ci vengono mossi.
La verità è che questo sequestro non solo sporca la mia immagine politica, ma fa riprecipitare in tutto il Paese e nella sinistra la discussione sullo smaltimento dei rifiuti a un’antica e improduttiva guerra di religione: “inceneritore si”, “inceneritore no”. A Napoli, Bassolino e la Iervolino sono stati “impiccati” per non averlo ancora costruito. Io, da tempo, vengo “impiccato” dalla destra e da settori dell’ambientalismo per averlo fatto funzionare in un quadro integrato di raccolta differenziata, termovalorizzazione, uso delle discariche, sviluppo di nuove tecniche di bioriduzione.
Una cosa sola è certa. Questo sequestro non riuscirà a sporcare la città , anche perché, sensibilizzata dal prefetto, la magistratura ha compreso che per evitare che Terni sia sommersa di rifiuti nel giro di quattro giorni, almeno i reparti di raccolta dei rifiuti dell’impianto possano continuare a funzionare come snodo di smistamento”.
A un costo, però. Che apre un nuovo capitolo dell’emergenza trecento chilometri a nord della linea del Garigliano. Da questa mattina, tutti i rifiuti urbani di Terni e della sua provincia saranno avviati “tal quali” (così si definisce in gergo l’immondizia non separata) nelle “crete” di Orvieto, la discarica che, sino ad oggi, ha raccolto solo il 20 per cento degli scarichi del ternano. Il cielo umbro respira. La sua terra comincia a gonfiarsi. Al veleno non sembra esserci rimedio. Neppure qui. Tra ulivi e colline smeraldo che il mondo ci invidia.
Fonte repubblica.it (15 gennaio 2008)
UNA CARTOLINA PER IL SINDACO
Iniziativa del movimento politico “UNA NUOVA PROSPETTIVA” di Modica
UNA CARTOLINA PER IL SINDACO
Il movimento politico “UNA NUOVA PROSPETTIVA”, considerata la totale inattività dell’amministrazione Torchi riguardo la problematica della gestione dei rifiuti ed in particolar modo l’avvio di politiche di riduzione del quantitativo di rifiuti prodotti e la raccolta differenziata, promuove una campagna di invio di cartoline al sindaco
e all’assessore al ramo.
L’obiettivo è quello di spingere l’amministrazione ad
intraprendere tutte quelle iniziative che, in tempi brevi, se ben gestite, possono portare la città di Modica fuori dall’emergenza che stiamo vivendo e che potrebbe avere, nei prossimi mesi risvolti drammatici.
Altrimenti non sarà certamente il bluff della discarica,
irresponsabilmente invocata a pochi giorni dalla chiusura di San Biagio, a toglierci da questa scandalosa e penosa situazione.
Invitiamo i cittadini a inviare una mail all’indirizzo e-mail
lodicoalsindacodimodica@gmail.com allegando la cartolina disponibile all’indirizzo http://www.unanuovaprospettiva.it/BASTAPOCO.jpg (e che ricevete in allegato a questa mail)
Come oggetto della mail suggeriamo lo slogan: “Basta poco per fare la DIFFERENZiAta”
LE TRIVELLAZIONI SU RAI 3
Stamane, come preannunciato, è andato in onda su RAI 3 il servizio sulle trivellazioni in Val diNoto, all’interno del programma “Art News”. Servizio eccellente, sia per qualità che per montaggio ed alla cui realizzazione ha dato ampio contributo il COMITATO NOTRIV.
Nel servizio si registra, oltre all’intervento del Sindaco di Noto Avv. Corrado Valvo e del Consigliere nazionale di Legambiente Dott.Nuccio Tiberio, la forte presa di posizione del Prof. Giovanni Puglisi, Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, che manifesta in maniera netta la contrarietà di quest’organismo al progetto estrattivo gas-petrolifero che qualora dovesse essere messo in atto configurerebbe, per l’UNESCO, la “violazione di un trattato”.
Ed eccoci al punto: il Val di Noto rischia l’espulsione dalla Heritage List dell’UNESCO, come avverrà quest’anno per le isole Eolie. Sarebbe un duro colpo per l’immagine e l’economia della Sicilia e dell’Italia che si vedrebbe superata dalla Spagna (che conquisterebbe un altro primato dopo il recente sorpasso del PIL) per il numero di siti tutelati presenti sul territorio (46). Nei prossimi giorni cercheremo di rendere disponibile sul sito il servizio di RAI 3. Non mancheremo di tenervi sempre informati e contiamo sul vostro supporto.
Comitato NOTRIV
Borsellino: “Governo regionale si adoperi per incrementare la raccolta differenziata”
Palermo, 10 gennaio 2008. “Invece di paventare situazioni
allarmistiche per accelerare l’iter degli inceneritori, il
presidente della Regione farebbe bene a lavorare per incrementare la raccolta differenziata dei rifiuti”. Lo dice Rita Borsellino dopo le dichiarazioni di queste ore e l’allarme rifiuti in Campania.
“Fin dall’inizio della legislatura come opposizione all’Ars abbiamo denunciato l’assenza di programmazione sul fronte rifiuti da parte del governo regionale e le anomalie dei termovalorizzatori siciliani, la cui gara d’appalto è stata ritenuta illegittima da una sentenza della Corte di giustizia europea (che ha condannato l’Italia all’annullamento della gara, pena il pagamento di una multa salatissima) e, inoltre, così sovrastimati da diventare improduttivi se venisse avviata e realizzata la raccolta differenziata come impongono precise direttive comunitarie”.
“Non a caso – aggiunge Borsellino – la raccolta differenziata
sull’isola, secondo gli ultimi dati ufficiali pubblicati è ferma al
6,7 per cento nonostante per la normativa italiana entro il 2003 avrebbe già dovuto essere al 35”. Insomma, secondo Borsellino “invece di guardare alla Campania, Cuffaro dovrebbe guardare a regioni più avanzate come la Lombardia o il Veneto dove la raccolta differenziata funziona e i termovalorizzatori, di piccole dimensioni, servono solo a
bruciare la parte residuale dei rifiuti non riciclabili”.
Il Pecoraro Espiatorio
Dal blog di Beppe Grillo
Si è aperta la caccia al Pecoraro Scanio. E’ lui il colpevole. Non Bassolino, non la Jervolino, non i presidenti del Consiglio degli ultimi quindici anni, non la Camorra, non le imprese del Nord che hanno smaltito i rifiuti tossici in Campania per risparmiare, non chi ha preso i miliardi di euro dalla Comunità Europea per opere mai realizzate, non le municipalizzate politicizzate, non i partiti, non la giunta regionale, non le giunte provinciali, non i sindaci contigui alla criminalità organizzata, non chi non ha permesso la raccolta differenziata, non i magistrati che non hanno indagato, non i giornalisti che non hanno denunciato, non i parlamentari campani che stanno a Roma, non le ASL, non chi deve controllare i prodotti alimentari, non chi deve controllare l’inquinamento dell’aria.
Nessuna, nessuna stramaledetta istituzione è responsabile di una Regione rovinata, con scorie radioattive sotto i campi di pomodori e un incremento di malati di tumori spaventoso.
La colpa è dei Verdi, di chi vuole acqua pulita, aria pulita, carne, uova e mozzarella senza diossina. La colpa è di chi vuole un parco, un albero, una spiaggia senza liquami, depuratori funzionanti.
La colpa è di chi vuole la raccolta differenziata, rifiuti zero.La colpa è di chi pensa che i campani siano una popolazione civile come le altre che può ottenere gli stessi risultati per l’ambiente dei danesi o dei californiani.
La colpa è di chi dice la verità sugli inceneritori e sul Cip6, la tassa sulla nostra bolletta dell’Enel, che ha sottratto miliardi di euro alle energie rinnovabili per regalarli ai petrolieri.
Uno dei più grandi fallimenti politici della Repubblica Italiana è stato trasformato in un problema di ordine pubblico. Bassolino regna con De Gennaro alla sua destra.
I colpevoli sono il Pecoraro Espiatorio e tutti gli abitanti di Pianura ai quali era stato promesso che la discarica non sarebbe più stata riaperta.
Lo dico al Sindaco
Partecipa anche tu!
Chiedi con noi l’immediata e seria attivazione della raccolta differenziata a Modica.
Inoltra questo messaggio a lodicoalsindacodimodica@gmail.com e, in automatico, una copia del messaggio con la cartolina allegata arriverà al sindaco Torchi e all’assessore Gerratana.
Grazie