Sono sette le cave dismesse utili per la discarica a Modica
Nel territorio modicano ci sono sette cave dismesse. L’elenco delle cave è stato richiesto dal presidente dell’Ato Giovanni Vindigni e dal presidente della provincia Franco Antoci ed è allegato alla relazione che Piero Torchi ha consegnato ieri nel corso della riunione tenuta a Ragusa per discutere del problema discarica.
Il sindaco ha tenuto a precisare che non si tratta di siti eventualmente destinati per una discarica ma una elencazione oggettiva di quanto esiste oggi nel territorio anche perché sulla maggior parte delle aree sulle quali ricadono le cave dismesse insiste il vincolo paesaggistico.
E’ per esempio il caso della cava di S. Giuliano, adiacente al centro della città e della quale non è dato conoscere la cubatura. Il vincolo esiste anche per la cava di contrada Cella, che ha una cubatura di 200mila metri cubi; segue Giarrusso, a monte di Marina di Modica, dove la cubatura ammonta a 450mila metri cubi. Altra cava si trova a Gisanella lungo la Modica Pozzallo per la quale non è stata indicata nessuna cubatura.
Le uniche due cave senza vincoli sono quella di contrada Valentino nel territorio di Frigintini che ha una cubatura di mezzo milione di metri cubi. Ci sono poi tre cave che ricadono tutte in contrada Petraro; si tratta della cava Azasi, Camoter e Di Stefano che totalizzano una capienza di 930mila metri cubi. Contrada Petraro si trova a monte dell’ex passaggio a livello per Marina di Modica, adiacente alla zona industriale Modica Pozzallo.
Su contrada Petraro era stato imposto un vincolo paesaggistico a suo tempo che è stato poi superato dai fatti una volta avviata la escavazione della cava dell’Azasi. Le tre cave di contrada Petraro appartengono al demanio e sono di proprietà della regione che ne può disporre a suo piacimento. Il presidente dell’Ato ha preso atto della relazione del sindaco e l’ha trasmessa ai tecnici per una valutazione. Torchi ha confermato che Modica è disponibile ad accogliere una discarica nel suo territorio ma che l’indicazione dell’Ato deve essere prima discussa e vagliata dal consiglio comunale cui , in ogni caso dovrà toccare l’ultima parola.
Duccio Gennaro Corriere di Ragusa