I nuovi Erode
Gli inceneritori producono nanoparticelle. Le nanoparticelle entrano nell’organismo e producono tumori. La raccolta differenziata produce invece ricchezza e non avvelena l’ambiente. I bambini sono i più esposti alle malattie. Perchè in Italia si continuano a progettare, costruire, spacciare inceneritori invece di promuovere la raccolta differenziata? Chi ci guadagna? Chi sono gli spacciatori di morte? Chi sono i nuovi Erode?
“Gentile Beppe Grillo,
vorremmo invitare Lei e tutti i suoi lettori ad un attimo di riflessione su questa frase: “la deliberata spietatezza con la quale la popolazione operaia è stata usata per aumentare la produzione di beni di consumo e dei profitti che ne derivano si è ora estesa su tutta la popolazione del pianeta, coinvolgendone la componente più fragile che sono i bambini, sia con l’esposizione diretta alla pletora di cancerogeni, mutageni e sostanze tossiche presenti nell’acqua, aria, suolo, cibo, sia con le conseguenze della sistematica e accanita distruzione del nostro habitatâ€.
Queste parole, che concludono un articolo sui rischi attribuibili ad agenti chimici scritto dal professor Lorenzo Tomatis nel 1987, ci sono tornate alla mente come una lucida profezia davanti agli ultimi, recentissimi dati sull’incidenza di cancro nell’infanzia in Italia pubblicati dall’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM: I tumori infantili Rapporto 2008).
Se già i dati pubblicati da Lancet nel 2004, che mostravano un incremento dell’ 1.1% dei tumori infantili negli ultimi 30 anni in Europa, apparivano preoccupanti, quelli che riguardano il nostro paese, riferiti agli anni 1998-2002 ci lasciano sgomenti. I tassi di incidenza per tutti i tumori nel loro complesso sono mediamente aumentati del 2% all’anno, passando da 146.9 nuovi casi all’anno (ogni milione di bambini) nel periodo 1988-92 a ben 176 nuovi malati nel periodo 1998-2002. Ciò significa che in media, nell’ultimo quinquennio, in ogni milione di bambini in Italia ci sono stati 30 nuovi casi in più. La crescita è statisticamente significativa per tutti i gruppi di età e per entrambi i sessi. In particolare tra i bambini sotto l’anno di età l’incremento è addirittura del 3.2% annuo.
Tali tassi di incidenza in Italia sono nettamente più elevati di quelli riscontrati in Germania (141 casi 1987-2004), Francia (138 casi 1990-98), Svizzera (141 casi 1995-2004). Il cambiamento percentuale annuo risulta più alto nel nostro paese che in Europa sia per tutti i tumori (+2% vs 1.1%), che per la maggior parte delle principali tipologie di tumore; addirittura per i linfomi l’incremento è del 4.6% annuo vs un incremento in Europa dello 0.9%, per le leucemie dell’ 1.6% vs un + 0.6% e così via.
Tutto questo mentre si vanno accumulando ricerche che mostrano con sempre maggiore evidenza come sia cruciale il momento dello sviluppo fetale non solo per il rischio di cancro, ma per condizionare quello che sarà lo stato di salute complessivo nella vita adulta.
Come interpretare questi dati e che insegnamento trarne?
Personalmente non ne siamo affatto stupiti e ci saremmo meravigliati del contrario: i tumori nell’ infanzia e gli incidenti sul lavoro, di cui ogni giorno le cronache ci parlano, unitamente alle malattie professionali, ampiamente sottostimate in Italia, sono due facce di una stessa medaglia, ovvero le logiche, inevitabili conseguenze di uno “sviluppo†industriale per gran parte dissennato, radicatosi in un sistema di corruzione e malaffare generalizzato che affligge ormai cronicamente il nostro paese.
Potremmo, sintetizzando, affermare che lo stato di salute di una popolazione è inversamente proporzionale al livello di corruzione e quanto più questo è elevato tanto più le conseguenze si riversano sulle sue componenti più fragili, in primis l’infanzia, come Tomatis già oltre 20 anni fa anticipava.
Le sostanze tossiche e nocive non sono meno pericolose una volta uscite dalle fabbriche o dai luoghi di produzione e la ricerca esasperata del profitto e dello sviluppo industriale – a scapito della qualità di vita -, non può che avere queste tragiche conseguenze.”
Dott. Michelangiolo Bolognini Igenista – Pistoia
Dott,ssa Maria Concetta Di Giacomo Medico di Medicina Generale – Padova
Dott. Gianluca Garetti Medico di Medicina Generale – Firenze
Dott. Valerio Gennaro Oncologo-Epidemiologo – Genova
Dott.ssa Patrizia Gentilini Oncologo – Ematologo – Forlì
Dott. Giovanni Ghirga Pediatra – Civitavecchia
Dott. Stefano Gotti Chirurgo – Forlì
Dott. Manrico Guerra Medico di Medicina Generale – Parma
Dott. Ferdinando Laghi Ematologo – Castrovillari
Dott. Antonio Martella Oncologo – Tossicologo Napoli
Dott. Vincenzo Migaleddu Radiologo – Sassari
Dott. Giuseppe Miserotti Medico Medicina Generale – Piacenza
Dott. Ruggero Ridolfi Oncologo-Endocrinologo – Forlì
Dott. Giuseppe Timoncini Pediatra – Forlì
Dott. Roberto Topino Medico del Lavoro – Torino
Dott. Giovanni Vantaggi Medico di Medicina Generale -Gubbio
Dal blog di Beppe Grillo
Chiazze di colore scuro a costa di carro
Una chiazza di colore scuro nel tratto di mare antistante Cava d’Aliga ha inibito i bagnanti dall’immergersi in mare nella giornata di giovedì. Scattato l’allarme, il Comune e la Capitaneria di Porto di Pozzallo hanno chiesto all’Ausl, e segnatamente al Laboratorio di Sanità pubblica, di prelevare alcuni campioni di acqua marina, per verificare se vi fossero residui fecali, e se la presenza di questa macchia marrone fosse da addebitare al malfunzionamento del depuratore.
Le analisi, i cui risultati sono stati resi noti oggi, hanno accertato che non c’è inquinamento da coliformi fecali nel mare di Cava D’Aliga, nel tratto che va fino a Costa di Carro. Il Comune intanto, già giovedì pomeriggio ha emanato il divieto di balneazione, mentre i prelievi sono stati operati a circa cinquanta metri dalla costa. Non ci sono tracce né di coliformi fecali né di streptococchi.
“I dati microbiologici non evidenziano inquinamento di natura fecale –dice una nota del direttore del LSP di Ragusa, Salvatore Carfì Pavia– si tratta di sporcizia di provenienza incerta o da fiumi o di acque nere, o di sentine di natanti, acque di lavaggio di ponti di grosse navi che transitano. Tali sostanze non presentano, comunque rischi di salute pubblicaâ€. Non è da escludere che la causa dell’episodio sia da ricondurre a una nave in transito nel Canale di Sicilia, che ha sostato per alcune ore al fine di lavare le stive per poi riprendere il viaggio.
Denuncia di Greenpeace per pesca illegale tonni
Greenpeace denuncia aerei di ricognizione che operano tra Gela e Marina di Modica per scoprire i banchi di tonno e segnalarli ai pescherecci che farebbero capo ad associazioni e consorzi di Salerno e Cetara. Una situazione allarmante che qualche settimana fa era stata oggetto di attenzione da parte della Capitaneria di Porto di Pozzallo e delle forze dell’ordine proprio relativamente ai voli che venivano effettuati per tali scopi con gli aerei che atterravano e ripartivano proprio dall’area prospiciente la frazione balneare di Modica. Ben 13 pescherecci sono stati multati dalla Guardia di Finanza per 672.000 euro per pesca pirata di tonno rosso.
Greenpeace, che è in prima linea in questa lotta contro le cosiddette gabbie di ingrasso di tonno rosso e nella pesca illegale, ha segnalato gli aerei di ricognizione che, per l’appunto, partendo da Gela e Marina di Modica, venivano utilizzati per scoprire i banchi di tonno, in violazione delle norme comunitarie e dell’Iccat (Commissione Internazionale Conservazione Tonno Atlantico). In un apposita relazione, Greenpeace mostra le foto di aerei che sorvolano i pescherecci Maria Antonietta, Ligny Primo e Luca Maria e copia dei documenti di volo che attestavano come almeno tre aerei avevano volato nel periodo vietato per conto dell’Associazione Produttori Tonnieri del Tirreno.
Anche quest’anno, come si diceva, Greenpeace ha denunciato alcuni di questi aerei in azione.
Accesso al mare, obbligo di legge ma nel Belpaese resta una chimera
Legambiente, Pd e Verdi denunciano: si moltiplicano cancelli e sbarramenti
In barba al pronunciamento della Cassazione, contraria all’accesso ai soli paganti
CANCELLI, sbarramenti, paletti, recinzioni. Esistono molte maniere per impedire l’accesso al mare. In comune hanno un unico elemento: sono illegali. Lo ha stabilito il 16 febbraio 2001 la terza sezione penale della Corte di Cassazione: “Nessuna proprietà privata e per nessun motivo può impedire l’accesso al mare alla collettività se la proprietà stessa è l’unica via per raggiungere una determinata spiaggia”.
Dunque negare l’accesso al mare è un atto illegale. Ma frequente. Lo ha denunciato il ministro ombra dell’Ambiente Ermete Realacci con un’interrogazione parlamentare in cui si cita una serie di abusi. In provincia di Siracusa, nel lungo tratto di costa tra il faro Massoliveri e l’Arenella, nella zona del Plemmirio, i cancelli che impediscono l’accesso al mare sono aumentati del 50 per cento in un anno. Due di questi cancelli sono stati eliminati il 14 luglio grazie a un intervento della Procura.
Stesso discorso, fa notare Realacci, per gli stabilimenti balneari. Nonostante la Finanziaria del 2007 abbia stabilito che “è fatto obbligo ai titolari di concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area compresa nella concessione, anche al fine della balneazione”, in molte regioni la spiaggia pubblica è diventata ormai un lontano ricordo: tra ombrelloni, lettini, chioschi e spogliatoi, i gestori dei lidi stanno privatizzando il mare.
Sono oltre 5 mila, gli stabilimenti balneari disseminati lungo il perimetro dello stivale dal Friuli Venezia Giulia alla Liguria, isole comprese. Dati che vengono confermati dal dossier sulle spiagge in concessione del litorale romano presentato pochi giorni fa da Legambiente: solo 10 stabilimenti su 53 lasciano libero accesso al litorale. Se proviamo a estendere questo dato ai 7.375 chilometri di litorale di cui dispone il nostro paese, scopriamo che esiste una tassa occulta sul mare, una tassa tollerata nonostante le indicazioni precise che vengono dalla magistratura.
Secondo il Manuale di autodifesa dei bagnanti, pubblicato dai Verdi, la rinuncia al diritto collettivo avviene a tutto vantaggi di pochi: il gestore di 10 mila metri quadrati di arenile paga in media 850 euro al mese. Nel 2005, a fronte di un fatturato di quasi 2 miliardi di euro, i gestori delle spiagge hanno pagato allo Stato poco più di 40 milioni di euro. I gestori sostengono che queste cifre sono adeguate perché organizzare uno stabilimento balneare comporta un lavoro lungo e faticoso. Resta il fatto che si tratta di un piccolo tributo versato allo Stato per un’occupazione di spazio significativa.
Ecco alcuni dei numeri contenuti nel rapporto della Legambiente. In Liguria su 135 chilometri di spiagge solo 19 sono liberi. In Emilia Romagna 80 chilometri su 104 sono occupati da bagni privati. Nel Lazio, in Abruzzo, in Calabria, in Basilicata, in Toscana metà della spiaggia è occupata da lettini e ombrelloni. Invece in Campania ci sono 130 chilometri di spiagge con libero accesso a fronte di 80 chilometri di spiagge con stabilimenti e in Puglia le spiagge libere arrivano al 75 per cento. In Sicilia e Sardegna le spiagge senza dazi sono quasi ovunque la norma (con qualche eccezione come Mondello dove si fatica a trovare qualche centimetro libero di sabbia).
Fonte: La Repubblica
Rimozione manifesti abusivi, uno “scherzo” da 15mila euro
Modica – Furono imbrattati anche i cartelli stradali
Saranno i contribuenti a pagare per la “visibilità ” dei candidati
Rimuovere i manifesti dagli spazi occupati in modo abusivo, ripristinare la segnaletica stradale è costato quindici mila euro. E’ la nota spese che la Multiservizi, società che si è occupata del ripristino dei siti e della segnaletica, ha iscritto nel proprio bilancio e che l’amministrazione dovrà saldare.
L’amministratore della società ha risposto in modo dettagliato a Nino Cerruto, consigliere di Nuova Prospettiva , che aveva sollevato la questione in sede di campagna elettorale per le regionali tenutesi nel mese di aprile. Il costo di 15 mila euro non comprende tra l’altro la notifica dei verbali ai soggetti ritenuti responsabili. Cerruto vuole ora sapere se il sindaco ha avviato il procedimento per rivalersi delle spese da parte dell’ente nei confronti di quanti hanno imbrattato i muri e soprattutto di quanti hanno coperto con slogan e foto i segnali stradali di buona parte della provincia.
Questo è stato infatti il costo più rilevante di tutta l’operazione ripulitura. Il consigliere di “Una Nuova Prospettiva†vuole conoscere le ragioni per le quali l’amministrazione a suo tempo non ha inteso presentare denuncia alla autorità giudiziaria per i danni arrecati.
Fonte: Corriere di Ragusa
Stop al palio di Acate
PALIO DI ACATE (RAGUSA), LA POLIZIA ACCERTA GRAVI IRREGOLARITA’:
FANTINI CON PRECEDENTI PER CORSE CLANDESTINE E ANIMALI CON CERTIFICAZIONI FALSE
LA LAV PLAUDE ALL’INTERVENTO DELLA POLIZIA
E TORNA A CHIEDERE L’ANNULLAMENTO DELLA CORSA
Fantini e proprietari di cavalli con precedenti penali anche per corse clandestine di cavalli e animali con certificazioni false: questi i risultati delle indagini che il Commissariato di Vittoria unitamente alla Squadra Mobile della Questura di Ragusa hanno portato avanti sullÂ’ultima edizione del palio di San Vincenzo di Acate, svoltasi dal 14 al 18 maggio scorso. Dagli accertamenti è emerso che numerosi fantini e proprietari di cavalli partecipanti alla corsa hanno precedenti penali o di Polizia, alcuni dei quali di particolare allarme sociale, nonché già segnalati nel corso degli anni per reati legati al mondo delle corse clandestine di cavalli. A questo si aggiunge anche lo stato delle certificazioni sanitarie degli stessi cavalli; in particolare per uno di questi non erano state effettuate le dovute indagini sierologiche, fra cui il test di Coggin per l’anemia infettiva.
Esprimiamo stima e gratitudine agli agenti del Commissariato di Vittoria ed alla Squadra Mobile della Questura di Ragusa per l’impegno profuso nelle indagini sul palio dichiara il dott. Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV – Le gare ippiche sui percorsi urbani oltre a tradursi in vera e propria sofferenza per i cavalli costretti a correre su strade asfaltate incompatibili con le loro esigenze etologiche, rappresentano anche ghiotte occasioni per le organizzazioni criminali. Infatti continua Troiano – come confermato dalle indagini delle Forze dell’odine, storicamente queste manifestazioni, e in particolare le corse di cavalli organizzate durante le feste religiose, diventano occasioni di sicura attività lucrativa per elementi malavitosi già dediti alle scommesse clandestine e la presenza di personaggi legati alle organizzazioni criminali è ritenuta una costante.
Anche alla luce di quanto emerso dalle ultime indagini condotte sul Palio di Acate risulta, quindi, improrogabile bloccare definitivamente questo tipo di manifestazioni anche nel ragusano così come già è stato fatto ad Agrigento, Palermo, Caltanissetta e Trapani, dove l’intervento dei Prefetti ha di fatto bandito qualsiasi corsa ippica sui propri territori di competenza. La LAV ricorda, inoltre, che la Regione Siciliana non ha recepito il D.P.C.M. del 8.02.2003 sul benessere animale (che impone la sabbiatura del percorso di gara), per cui non vi sarebbero le basi giuridiche e tecniche per consentire palii e altre manifestazioni in circuiti urbani, comunque suscettibili di ricadere nel divieto di gare e manifestazioni che comportino maltrattamento di animali ex legge 189/2004.
La LAV chiede un incontro urgente a Prefetto, Vescovo e Presidente della Provincia di Ragusa per discutere di quello che ormai va considerato una vera emergenza sociale. All’incontro parteciperà anche una delegazione che rappresenterà le 41 associazioni che poco meno di due mesi fa, insieme alla LAV, aveva sottoscritto un appello per fermare il palio di Acate per sempre.
Roma, 11/07/2008
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La festa di kalura
Kalura kalura kalura da morììì!!!
E infine è giunta! Non eravamo più abituati e solo ora si comincia ad abituarsi a quest’afa e kauru ri morriri..
Cmq, venendo a noi, finite le escursioni primaverili, prima che ognuno ci si sguinzagli chi al mare, chi in montagna, chi in campagna, chi a sò casa…pensavamo di vederci, di salutarci a dovere..eheh…
Allora, in pieno stile kalura, vi aspettiamo a Cava Ispica giorno 19 luglio (dopo cena) per una serata di passione e lacrime (di risate!!!) con …FATEVI VEDERE KA LU…NA PIENA!!!
Serata di musica-giocoleria-impegno-foto-balli-poesie-prestidigibilità e quant’altro VOI vi proporrete a fare. Chi fosse interessato ad esibirsi od a rendere tutti i presenti partecipi di… bòh?! anche se per pochi momenti… sotto il comune cielo, ci faccia sapere entro mercoledì 16. Nessuna arte, parte ed espressione personale esclusa.
Insomma, noi ci mettiamo la sangria e voi l’allegria!!!
Per tutti gli altri, i non artisti, è richiesta ironia, partecipazione e…un piccolo contributo di 3 (tre-three-trois-tres-hic-bbf-°§^-…tchri..ansumma ù capistivu?) euro.
Ciao bidduni e buon cammino!
Ps. La partecipazione è come sempre libera ma…se potete fateci sapere che verrete!
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Goletta Verde in provincia di Ragusa
Pesante bilancio di piccole e grandi speculazioni immobiliari anche nel ragusano. Le 617 infrazioni registrate dalle forze dell’ordine, le 574 persone denunciate o arrestate e i 256 sequestri in tutta la Sicilia, terza nella classifica delle regioni, non risparmiano la provincia di Ragusa.
A confermarlo è il rapporto annuale di Legambiente, Mare Monstrum 2008, realizzato in collaborazione con le forze dell’ordine che denuncia gravi abusi edilizi in provincia di Ragusa, dove si conferma la preoccupante consuetudine, che in Sicilia purtroppo sta ottenendo un ampio consenso, per cui il territorio, perrendere profitto, anziché essere valorizzato debba essere abusato e distrutto.
Secondo quanto emerge dal rapporto Mare Monstrum 2008, a Scicli, nell’ area del ragusano, dopo il sequestro di 27 abitazioni abusive, costruite quindi in totale assenza di vincoli edificatori, si è aperto il processo penale e si attende il pronunciamento della magistratura sul futuro delle villette.Non meno preoccupante la situazione vissuta a Ispica, dove erano stati autorizzati lavori di manutenzione straordinaria di un rudere, ma in realtà si voleva costruire il classico appartamento vista mare. I lavori sono stati bloccati il 17 giugno 2004 e l’autore dell’abuso in piena regola è Raffaele Lombardo, neo governatore della Sicilia. Il futuro della vicenda è attualmente affidato alla Procura della Repubblica di Modica e come Legambiente ci auspichiamo che il primo cittadino siciliano dia segnale di legalità demolendo l’opera realizzata abusivamente.
Divorata anche la fascia costiera che va dalla provincia di Ragusa a Caltanissetta, divenuta ormai terra di serre abusive Gli ultimi lembi di sistema dunale sono stati trasformati in dune di plastica, che non solo rappresentano un inammissibile attacco alla natura, ma anche un pesante sperpero economico.
Scandalo immondizia a Modica: scattano due arresti
Operazione della Guardia di Finanza dalle prime luci dell’alba a Modica. Una delle numerose inchieste svolte delle Fiamme Gialle, coordinata dalla Procura della Repubblica di Modica, ha determinato la firma di alcuni provvedimenti restrittivi da parte del Gip. Le notizie sono, in atto, sommarie, anche perchè alla Procura si dichiarano con le “bocche cucite”. L’inchiesta riguarderebbe la gestione del servizio per la raccolta dei rifiuti in città . In manette sono finiti Giuseppe Busso, l’imprenditore di 41 anni, titolare dell’omonima ditta che gestisce l’appalto a Modica, e Anita Portelli, funzionario comunale, alla quale sono stati concessi i domiciliari. Complessivamente sono sei gli indagati ma solo due colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Non risultano coinvolti politici. Nelle scorse ore sono state eseguite numerose perquisizioni domiciliari.
La documentazione piuttosto confusa del decimo settore d’igiene ambientale ha portato agli arresti della già dirigente Anita Portelli e del titolare della ditta che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città Giuseppe Busso.
All´alba di oggi la Guardia di Finanza ha eseguito le due ordinanze di custodia cautealare in carcere, notificando altresì sei avvisi di garanzia. I documenti dapprima introvabili alla fine sono saltati fuori, ma con dati assolutamente assurdi in riferimento alla gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani in città . Almeno tre i filoni d´inchiesta delle fiamme gialle, tra cui quello relativo al secondo foglio del Mud 2004 (modello unico di dichiarazione ambientale) in cui è scritto nero su bianco il nome della ditta che avrebbe incamerato i 714mila euro spesi dal comune per la gestione della raccolta differenziata, ma dei quali non sono finora stati trovati né fatture, né altra documentazione. Dalla pagina 2 del Mud 2004 si evince che il comune abbia conferito alla ditta che gestiva il servizio oltre 100 milioni e 800mila euro. Altri 714 mila euro risulterebbero erogati ad una ditta di Modica per la raccolta e lo smaltimento di 150 tonnellate di materiale ferroso. La ditta aveva invece esibito fatture relative al 2004 e dalle quali si evinceva che il materiale ferroso effettivamente raccolto nel territorio comunale, poi consegnato ad un impianto autorizzato di Catania per lo smaltimento, era di 16 tonnellate e mezzo, per un costo di circa 820 euro già da tempo erogati dal comune. Una bella differenza rispetto ai 714mila euro che si evincono dal Mud e che risulterebbero comunque effettivamente spesi dall’ente. Dal decimo settore, dove le fiamme gialle hanno sequestrato documentazione varia e persino i cellulari dei dipendenti e dei dirigenti, non hanno mai reso note le previsioni di spesa per il costo complessivo del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti per l’anno 2005 e per quello in corso.
Fonte: Rtm e Corriere di Ragusa