Ambiente Ibleo – Portale ambientalista del Sud-Est Siciliano


COMUNICATO PROMOTORI PETIZIONE POPOLARE Zimmardo Bellamagna

Posted in Biogas Zimmardo,Documenti by admin on 24 Novembre 2020
La Sicilia 26.11.2020

COMUNICATO PROMOTORI PETIZIONE POPOLARE

A nome dei Promotori della Petizione Popolare, inviata attraverso la PEC del CSPA di Pozzallo, al Sovrintendente di Ragusa, Dr. Antonino De Marco, con la quale si è chiesto di avviare tutte le procedure necessarie per la salvaguardia e la tutela della contrada Zimmardo-Bellamagna, esprimiamo apprezzamento e soddisfazione sia per i tempi rapidi della risposta che per le precisazioni, le determinazioni e gli impegni concreti assunti dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Ragusa.In particolare vogliamo sottolineare alcuni elementi che consideriamo importanti e dirimenti:

-l’INEFFICACIA, in assenza della preventiva verifica archeologica prevista dalla legge, dell’Autorizzazione rilasciata dal SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) di Modica a favore della ditta Biometano Ibleo Soc.Agr. a.r.l. per la realizzazione di un mega impianto di biogas nel cuore della contrada Zimmardo-Bellamagna, autorizzazione ostinatamente difesa dinanzi al TAR di Catania dal Sindaco Abbate Ignazio che ha dimostrato, ancora una volta in questa vicenda, il suo collateralismo subalterno agli interessi privati a scapito dei valori e dei beni comuni;

-la COMPETENZA della Sovrintendenza ad effettuare l’azione di tutela anche in aree non soggette a vincoli specifici previsti dal Piano Paesaggistico di Ragusa; da questo punto di vista consideriamo molto rilevanti, anche ai fini di una rivisitazione delle tutele paesaggistiche e archeologiche, le considerazioni impegnative espresse dal Sovrintendente sulla peculiarità del paesaggio Ibleo e sul valore delle numerose testimonianze archeologiche che fanno del nostro territorio uno dei più importanti ambiti culturali della Sicilia;

-l’ESISTENZA di un Decreto del Dirigente Generale (DDG n.7935 del 22/04/2006) che vincola l’area archeologica di contrada Zimmardo-Bellamagna e (importante novità) lo svolgimento, in corso d’opera, di accertamenti finalizzati a una più puntuale perimetrazione del vincolo archeologico già esistente.

La Petizione Popolare sottoscritta già da diverse centinaia di Cittadini nati e/o residenti a Modica esprime non solo un’alta consapevolezza ma anche una forte determinazione nella difesa di un grande patrimonio paesaggistico, archeologico e culturale che, come Modicani, abbiamo il preciso dovere e la ferma volontà di salvaguardare, tutelare e valorizzare.È arrivato il momento di mettere la parola fine ai vari tentativi di stravolgimento e devastazione ambientale di questa pezzo suggestivo e straordinario del nostro paesaggio rurale che rappresenta un patrimonio unico al mondo, un vero e proprio Bene dell’Umanità.

L’Amministrazione Comunale di Modica, anche alla luce delle dichiarazioni del Sovrintendente, provveda, con la massima urgenza, ad annullare in autotutela l’autorizzazione rilasciata dal Suap e a ritirare di conseguenza la determina di resistere in giudizio davanti al TAR di Catania a difesa della suddetta Autorizzazione, peraltro dichiarata inefficace dalla Sovrintendenza di Ragusa. Come Cittadini Modicani intendiamo:

-ringraziare il Dr. Corrado Rizzone che nella qualità di Presidente del Consorzio Stradale Zimmardo-Bellamagna ha presentato ricorso al TAR di Catania avverso l’autorizzazione del Suap di Modica contribuendo in modo determinante a fare emergere l’inconsistenza dell’autorizzazione incautamente e consapevolmente rilasciata in pieno agosto 2019 dal Comune di Modica;

-ribadire il valore dell’antica amicizia e il legame storico fra Modicani e Pozzallesi, gravemente turbati dai comportamenti scorretti del Sindaco Abbate Ignazio, che nulla hanno a che fare con il doveroso garbo istituzionale e con la tradizionale civiltà della Citta di Modica.

Come Promotori della Petizione Popolare siamo pienamente consapevoli di essere solo all’inizio di un percorso, non facile né breve, che dovrà portare -a cominciare dall’effettiva concretizzazione degli orientamenti positivi espressi dal Sovrintendente di Ragusa- a provvedimenti definitivi di tutela di contrada Zimmardo-Bellamagna e del suo patrimonio archeologico e paesaggistico, fortemente intrecciati in un unicum indivisibile di bellezza e di straordinaria suggestione.Intendiamo procedere su questo cammino con tutte le forze che -da Modica a Pozzallo, dalla Provincia di Ragusa all’intera Sicilia- vogliono spendersi per i valori della bellezza, della salute, della qualità della vita e per una prospettiva generale di crescita sostenibile del nostro territorio, alleata della natura, della cultura, del paesaggio rurale, dell’identità ambientale e territoriale.

Angela Allegria – Avvocato
Michele Armenia. – Professore
Giovanni Avola. – già Segretario generale CGIL Ragusa
Giuseppe Barone. – Docente universitario
Piergiorgio Barone – Professore
Marcella Burderi – Scrittrice
Antonello Buscema – già Sindaco di Modica…
Antonio Calabrese. – Imprenditore
Carlo Cartier – Attore
Gianni Contino. – Giornalista
Franco Di Martino – Psicologo
Angelo Di Natale. – Giornalista
Giovanni Di Rosa. – Professore
Ignazio Monteleone – Pittore
Luisa Montù – Giornalista
Paolo Oddo – Giornalista
Giorgio Pluchino. – Architetto
Corrado Rizzone. – Agronomo
Angelo Ruta – Illustratore
Ernesto Ruta – Guida Turistica
Antonio Ruta – Avvocato
Carmelo Ruta – già Sindaco di Modica
Pierpaolo Ruta. – Imprenditore
Arianna Salemi. – Animatrice culturale
Giovanni Savarino. – Ingegnere
Peppe Sammito. – già Amministratore Comune di Modica
Santo Santaera – ex Assessore Provinciale Ambiente
Concetto Scivoletto. – già Senatore della Repubblica
Luca Scivoletto. – Regista
Andrea Tidona. – Attore
Nele Vernuccio. – Redattore di Dialogo

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IMPIANTO DI BIOGAS IN C/DA ZIMMARDO-BELLAMAGNA: LA SOVRAINTENDENZA DICE STOP

Posted in Biogas Zimmardo,Documenti by admin on 24 Novembre 2020

Riscontrando la richiesta di riconoscimento come sito di interesse pubblico della località, la Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Ragusa ha inviato una nota dettagliata all’Assessore ed al Dirigente Generale ai BB.CC. e I.S. della Regione Siciliana, ai Sindaci dei Comuni di Pozzallo e Modica, al CSPA Pozzallo e alla società Biometano Ibleo, con la quale fa il punto della situazione.

Nella missiva si afferma che “Il territorio di riferimento non è inserito nelle aree perimetrate, con diversi livelli di tutela, del Piano paesaggistico della Provincia di Ragusa, ma il mancato inserimento non significa però che la Soprintendenza non può espletare l’azione di tutela, perché la stessa può essere effettuata anche in aree non soggette a vincoli”.

Entrando nel merito della questione, nella nota si sottolinea come “l’articolo 25 comma 1 del Decreto Legislativo 50/2016 (Codice dei Contratti), esteso a qualsiasi opera pubblica o di interesse pubblico dal D.Lgs 383/2013 e dalla Circolare MIBAC del 20.01.2006, prevede che le stazioni appaltanti trasmettono al Soprintendente, prima dell’approvazione, copia del progetto di fattibilità ivi comprese le indagini geologiche e archeologiche preliminari”.

Si precisa, inoltre, che “esiste già un Decreto del Dirigente Generale che vincola direttamente l’area di interesse archeologico di Contrada Bellamagna- Zimmardo, mentre nella restante parte sono già in atto accertamenti finalizzati ad una più puntuale perimetrazione del vincolo di che trattasi”.

In conclusione, la risposta della Soprintendenza di Ragusa precisa che “nessun progetto è stato sinora sottoposto alla valutazione di questa Soprintendenza anche se le opere per la realizzazione di impianti di biometano rientrano a pieno titolo tra le opere di pubblica utilità, per le quali è prescritta la verifica archeologica preventiva.

Non essendo pervenuto alcun progetto, qualsiasi autorizzazione già eventualmente rilasciata, in assenza della verifica archeologica preventiva prescritta dalla legge, è da considerarsi inefficace”.

La Sicilia 25.11.2020
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L’INGANNO DELLE BIOMASSE E DEL BIOGAS

Posted in Documenti,Video by admin on 16 Novembre 2020

il Prof. Gianni TAMINO ha tenuto un intervento sul QUALI FONTI RINNOVABILI: L’INGANNO DELLE BIOMASSE E DEL BIOGAS – Altri interventi al convegno: dottoressa Antonella Litta e dottor Mauro Mocci medici dell’ISDE (medici per l’ambiente) www.comitatibiogas.wordpress.com – comitatibiogas@gmail.com

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Petizione popolare per Zimmardo Bellamagna

Posted in Biogas Zimmardo,Documenti,Pubblica Evidenza by admin on 18 Ottobre 2020

Petizione popolare

Al Soprintendente ai Beni Ambientali e Culturali della Provincia di Ragusa

Dr. Antonino De Marco

e p.c.

Al Presidente della Regione Siciliana

On. Nello Musumeci

All’Assessore ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana 

Dr. Alberto Samonà

Al Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo

On. Dario Franceschini

I sottoscritti  Cittadini, nati e /o residenti a Modica

Premesso che l’art.9 della Costituzione attribuisce alla Repubblica la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione;

Premesso che la Repubblica, come recita l’art.114 della Carta Costituzionale, è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città Metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato;

Viste le competenze speciali della Regione Siciliana in materia di salvaguardia e valorizzazione del paesaggio e dei beni ambientali e culturali;

Considerato che il paesaggio naturalistico e rurale del Comune di Modica, frutto di una secolare interazione fra l’uomo e la natura, rappresenta un patrimonio unico al mondo, una risorsa di inestimabile valore da tutelare, valorizzare per la sua forte identità e difendere da ogni ulteriore intervento di cementificazione selvaggia e di devastazione ambientale;

Considerato che la contrada Zimmardo-Bellamagna rappresenta non solo un momento suggestivo del nostro patrimonio naturalistico e paesaggistico, ma anche un’area di grande interesse archeologico, storico e culturale, come dimostrano gli studi approfonditi  degli archeologi Anna Maria Sammito e Vittorio Rizzone sulla Necropoli di Bellamagna, appartenente al periodo Castellucciano;

Sottolineato che la contrada Zimmardo-Bellamagna ha fatto da location a uno degli episodi del film “KAOS” dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani, considerato uno dei capolavori della cinematografia nazionale e internazionale;

Valutato il carattere ormai indifferibile di un provvedimento di codesta Soprintendenza volto a tutelare sia il paesaggio agrario che l’area archeologica, mettendoli al riparo, in via definitiva, da tentativi di devastazione ambientale che si sono succeduti negli ultimi vent’anni e da ultimo con l’autorizzazione del Suap di Modica, priva peraltro del parere della Soprintendenza di Ragusa, a costruire un mega impianto di biometano proprio nel cuore della contrada Zimmardo-Bellamagna;

Valutata positivamente la richiesta avanzata dal Sindaco di Pozzallo, Dr. Roberto Ammatuna di attribuire alla suddetta contrada il riconoscimento di Sito di Interesse pubblico;

Valutati negativamente, in relazione al progetto di costruzione del mega impianto di biometano, le dichiarazioni pubbliche rese anche nel corso del Consiglio Comunale aperto del 27 novembre 2019 dal Sindaco di Modica Abbate, nonché gli atti amministrativi assunti a difesa dell’autorizzazione del Suap, il silenzio e l’inerzia nell’individuazione di un sito  alternativo, nonostante l’impegno assunto in sede di Soprintendenza;

Preso atto che il TAR di Catania, chiamato a pronunciarsi sulla realizzazione di tale impianto, ha accolto la richiesta del rinvio per favorire la ricerca di un sito alternativo prima del prossimo 21 ottobre, data in cui sarà emessa la relativa sentenza;

Valutato che l’esito della sentenza non avrà  effetto immediato in quanto la parte soccombente ricorrerà con ogni probabilità  al Consiglio di Giustizia Amministrativa e che, comunque,  la salvaguardia e il destino di un bene comune, di un patrimonio paesaggistico e archeologico di grande interesse storico, culturale e ambientale non possono in ogni caso dipendere dall’esito di un contenzioso di natura amministrativa;

Considerato, infine, che la realizzazione di un mega impianto di biometano, a causa della localizzazione proposta e non certamente per contrarietà alle fonti energetiche alternative, arrecherebbe   danni irreversibili al nostro patrimonio paesaggistico, archeologico, storico e culturale e comprometterebbe, altresi, la richiesta avanzata dal Comune di Modica al Ministero per i Beni Culturali e Ambientali al fine di ottenere il titolo di “Modica Capitale della Cultura Italiana 2022”;

Tutto ciò premesso e considerato, i sottoscritti Cittadini nati e/o residenti a Modica, 

                     CHIEDONO

a codesta Soprintendenza ai Beni Ambientali e Culturali di avviare, con la massima urgenza possibile, anche in base ai principi di precauzione, di prevenzione, di armonia e di unitarietà dei contesti territoriali che presentano valori paesaggistici e archeologici, tutte le procedure necessarie per la salvaguardia, la tutela e la valorizzazione della contrada Zimmardo- Bellamagna, attraverso il riconoscimento di Sito di Interesse pubblico, pregio naturalistico e paesaggistico, valore storico e archeologico.

Angela Allegria-  Avvocato

Michele Armenia. –  Professore

Giovanni Avola. –  già Segretario  generale CGIL Ragusa

Giuseppe Barone. –  Docente universitario

Piergiorgio Barone  –  Professore 

Marcella Burderi  –  Scrittrice

Antonello Buscema  –   già Sindaco di Modica…

Antonio Calabrese. –  Imprenditore

Carlo Cartier  –  Attore

Gianni Contino. –  Giornalista

 Franco Di Martino  – Psicologo

Angelo Di Natale. –  Giornalista

Giovanni Di Rosa. – Professore

Ignazio Monteleone  –  Pittore

Luisa Montù  –  Giornalista 

Paolo Oddo  –  Giornalista

Giorgio Pluchino. –  Architetto

Corrado Rizzone. –  Agronomo

Angelo Ruta  –  Illustratore

Ernesto Ruta  –  Guida Turistica

Antonio Ruta  –  Avvocato

Carmelo Ruta  –  già Sindaco di Modica

Pierpaolo Ruta. –  Imprenditore

Arianna Salemi. –  Animatrice culturale

Giovanni Savarino. –  Ingegnere

Peppe Sammito. –  già Amministratore Comune  di Modica

Santo Santaera  –  ex Assessore Provinciale Ambiente

Concetto Scivoletto. – già Senatore della Repubblica

Luca Scivoletto. –  Regista

Andrea Tidona. –  Attore

Nele Vernuccio. –  Redattore  di Dialogo

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LA STIMA DEI PARCHI, GIARDINI E ALBERATURE

Posted in Documenti,Letture by admin on 10 Ottobre 2020

Prof. Francesco Ferrini[1], Prof. ssa Daniela Romano[2], Prof. Alessio Fini[3]

Gli spazi a verde, spesso indicati come infrastrutture verdi (green infrastructure), sono sempre più considerati come una rete di luoghi interessati da vegetazione, localizzati in ambito urbano o rurale, in grado di fornire un’ampia gamma di vantaggi ambientali e di migliorare la qualità della vita per le comunità locali. Insieme alla proliferazione di nuove tipologie di verde (da quello pensile al verde verticale, agli impianti per la regimazione delle acque), si registra un aumento della consapevolezza sui vantaggi che essi apportano, definiti come servizi ecosistemici e che possono essere ricondotti a tre grandi categorie: i) approvvigionamento di risorse, ii) regolazione di fenomeni ambientali e iii) culturali riferiti cioè alla fornitura di beni non materiali. Accanto ai benefici, gli spazi a verde, e in particolare gli alberi, possono talvolta rappresentare fattori di rischio, a causa di schianti improvvisi determinati dai sempre più frequenti fenomeni climatici anomali e da errori nella scelta della specie e/o nella modalità di impianto e gestione. Così come errori nella gestione (es. capitozzature) possono ridurre il valore dell’albero e i servizi ecosistemici forniti, anche la non corretta esecuzione di pratiche -colturali, quale il rinnovamento di alberi a cui è associato un rischio non accettabile e non mitigabile, possono essere cause di azioni legali che richiedono la stima accurata del valore degli alberi compromessi o la quantità di nuovi impianti necessari per compensare gli alberi abbattuti. I metodi più diffusamente utilizzati a livello internazionale per la stima del valore monetario degli alberi (es. Direct Cost Technique, Trunk Formula Method) sono incentrati sul concetto di valore di sostituzione, mentre in scarsa considerazione è tenuto il valore monetario dei servizi ecosistemici forniti.

Gli economisti hanno sviluppato diversi metodi di valutazione per stimare i benefici e quindi il valore economico delle risorse ambientali in termini monetari. Il trasferimento di valore è un processo in cui i valori identificati in un’area di studio sono utilizzati per dedurre il valore nell’area di interesse. Il trasferimento di valore per una infrastruttura verde richiede la comprensione delle caratteristiche delle infrastrutture verdi – siano essi alberature, giardini o parchi – per definire quali vantaggi forniscano in termini economici. In questa relazione, in particolare, anche in considerazione della formazione culturale dei relatori, dopo una breve illustrazione dei principali vantaggi e svantaggi dei processi di stima più comunemente utilizzati, si forniranno delle indicazioni analitiche sui benefici ecosistemici in senso lato che le infrastrutture verdi assicurano e dei riferimenti oggettivi per poter pervenire al calcolo del loro valore.

L’attenzione, nello specifico, sarà posta all’ambiente urbano; in quest’ultimo, infatti, la questione della stima dei servizi ecosistemici offerti dalle infrastrutture verdi e gli eventuali danni determinati dallo schianto di alberature assumono particolare interesse.

[1] Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (Dagri) – Università degli Studi di Firenze

[2] Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) – Università degli Studi di Catania

[3] Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione, Territorio, Agroenergia (DISAA) – Università degli Studi di Milano

Fonte: Fidaf

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Il Piano Provinciale Gestione dei Rifiuti

Posted in Biogas Zimmardo,Documenti by admin on 21 Febbraio 2020
Macroaree VII a nel Comune di Modica

Il Piano Provinciale Gestione dei Rifiuti così come da ultima delibera del
Commissario Straordinario con i poteri del Consiglio – Aggiornamento del Piano Provinciale Gestione dei Rifiuti (P.P.G.R.) alla data di ottobre 2018, all’Allegato V:
La Nota del Libero Consorzio Comunale di Ragusa prot. 16140 del 11-05-2018, in adempimento a quanto stabilito nell’incontro con i Sindaci del Libero Consorzio Comunale avvenuto in data 12-04-2018, ha impartito lo stralcio ed esclusione della macroarea VI dai siti potenzialmente idonei ad ospitare una nuova discarica d’Ambito. Pertanto nelle Tavole Grafiche che seguono, la macroarea VI pur indicata e riportata, è da intendersi stralciata ed esclusa. La Nota del Libero Consorzio Comunale di Ragusa prot. 29400 del 19-09-2018, in adempimento a quanto stabilito nell’incontro con i Sindaci del Libero Consorzio Comunale avvenuto in data 14-09-2018, ha impartito la specificazione quali siti da destinare a discarica per lo smaltimento di R.U.R.:
1. c.da Cava dei Modicani in territorio di Ragusa;
2. macroarea I ricadente in territorio di Acate/Vittoria;
3. macroarea VII-a ricadente in territorio di Modica.
Pertanto nelle Tavole Grafiche che seguono, le macroareee I e VII-a, ed il sito di c.da Cava dei Modicani, sono da intendersi porzioni di territorio provinciale individuate quali macrozone per realizzare discariche atte allo smaltimento dei R.U.R. rispetto le restanti, su cui effettuare successiva attività di micro localizzazione.

pag.46 All.VIII
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Carta Regionale dei Luoghi dell’Identità e della Memoria

Posted in Documenti,Risorse by admin on 15 Febbraio 2020

I luoghi che segnano le tappe dell’identità e memoria culturale di un territorio costituiscono un patrimonio di enorme importanza e una opportunità fondamentale per definire le strategie di sviluppo della comunità che li accoglie. Intorno a questi è possibile ipotizzare un modello innovativo di gestione, che si basi su un progetto di conoscenza e valorizzazione abbinato ad una tutela attiva e pienamente condivisa.

Il progetto prevede il più diffuso coinvolgimento dell’intera comunità in tutte le principali fasi, a partire dalle proposte di iscrizione di spazi fisici in una o più delle sette categorie della Carta Regionale dei Luoghi dell’Identità e della Memoria. Questa condivisione dovrà avvalersi di un processo partecipativo diffuso, finalizzato al riconoscimento della valenza culturale e alla socializzazione di uno specifico luogo, mettendo in comune le reti di conoscenze per attivare buone pratiche di tutela e conservazione, in uno con la gestione e valorizzazione sostenibile.

Il progetto, che riparte dal Dicembre 2013, riprende gli elementi fondanti che s’intendono condividere con gli Istituti centrali e periferici dell’Amministrazione, con le Istituzioni culturali pubbliche e private e con la Collettività isolana tutta, per promuovere la costruzione di una rete di offerta culturale integrata al fine di proporre itinerari tematici sostenibili su scala locale e territoriale, avvalendosi delle più aggiornate tecnologie multimediali per la gestione e la comunicazione “…allo scopo di individuare, salvaguardare, conservare, fruire in modo sostenibile gli spazi fisici legati ai culti, riti, eventi e personalità che hanno determinato tappe significative nella storia, nella cultura e nella tradizione dell’Isola.In questi luoghi si riconoscono le radici di una identità e memoria collettiva, che deve considerarsi irrinunciabile perché fornisce un contributo insostituibile alla valorizzazione diffusa del territorio siciliano”. (art. 1 del D.A. 8410 del 3.12.2009).  
La Carta Regionale dei Luoghi potrà fornire nuove opportunità ad aree territoriali marginali rispetto ai principali flussi di visita, proponendo itinerari spesso inesplorati, attraverso luoghi e percorsi che caratterizzano la ricca complessità dei paesaggi culturali siciliani.   
L’ ARCHIVIO LIM (rinnovato) consente una consultazione sistematica per Comuni, Province, categorie e sottocategorie, anche per agevolare l’apporto della Collettività isolana all’implementazione dei luoghi dell’Identità e della Memoria. http://www.centrorestauro.sicilia.it/read.asp?Id=270

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Il Lavinario Zimmardo-Bellamagna ed il PAS

Posted in Biogas Zimmardo,Documenti by admin on 6 Dicembre 2019

Contrade: Zimmardo superiore, Zimmardo inferiore, Fondolongo, Bellamagna

Lungo circa 700 metri, il lavinario nasce in contrada Zimmardo inferiore. Comincia con una lieve depressione che si approfondisce sensibilmente nel punto intermedio per tornare, dopo quest’incertezza, al suo profilo di convogliatore superficiale. Il corso segue un andamento SO-NE (parallelamente alla consortile Bellamagna -Zimmardo), è largo una quarantina di metri, profondo 4-5 metri e, dopo i primi 500 metri, acquista definitivamente le sembianze del lavinario. In particolare il fondo si fa pietroso e la vegetazione si attenua vistosamente.

La flora riscontrata è di tipo quasi esclusivamente agrario. Tra le essenze arboree prevalgono l’Olea sativae, di poi, la Ceratonia èdulis. Non mancano, tuttavia, l’Olea sylvestris, la Ceratonia selvatica e la Chàmaerophos humilis (leggere passeggiate nei dintorni di modica), comprese tra le essenze tutelate dal legislatore. Anche nella flora erbacea si avverte la prevalenza delle specie che, normalmente, sono di contorno all’attività agricola: l’Arum italicum, l’Arisarum, l’Avena, la Beta sulcata, la Borrago, la Brixa maxima, varie specie di Bromus, … etc.
Sono presenti tuttavia, alcune specie interessanti sotto il profilo botanico: l’Anagyris, l’Acanthus spinoso, l’Aristolochia altissima, l’Asparagus albus, la Capsella bursa pastoris, l’Oxalis acetosella, la Centranthus ruber, la Dafne gnidium, l’Hermodactylis tuberosus, e il Raphanus raphanistrum. Il sito, nel complesso, ha una sua caratterizzazione all’interno della tradizione agricola degli iblei.

L’analisi floristica

Il luogo accoglie un numero di essenze proprie della macchia mediterranea tale che potrebbe, tranquillamente, essere incluso tra quelli da sottoporre a protezione. Vi troviamo l’Anagyris, la Ceratonia siliqua, il mirtus communis, il Pistacia lentiscus, l’Olea sylvestris e la Chàmaerops humils,. sul piano quantitativo prevalgono il Myrtus, che è vistoso (ossia visibilmente diffuso), la Ceratonia siliqua ed il Lentiscus. Non esistono essenze proprie della flora ripariale e mancano, quasi del tutto, quelle che caratterizzano la flora rupestre ad eccezione della Centranthus ruber.

Considerato che il sito, pur presentando sei (e non cinque) delle specie richieste dal legislatore per l’identificazione di un’associazione a macchia mediterranea, è sostanzialmente destinato ad attività agricola, non può essere sottoposto a tutela di cui trattasi. Sarebbe consigliabile, tuttavia, che l’autorità comunale riflettesse sulla opportunità di tutelarlo per due ragioni:

a) perché presenta alcune essenze che, in territorio di Modica, si trovano quasi esclusivamente in esso e nell’attigua contrada Fondolongo- Ci riferiamo, ad esempio, all’Hermodactylis teberosus,

b) perché accoglie numerosi esemplari secolari, oltre che spettacolari, di Olea sativa e di Ceratonia èdulis.

Valutazione Ambientale Strategica della Variante Generale del Piano Regolatore Generale del Comune di Modica

Particolare forma di tutela dovrà essere prevista nelle NTA per l’intero corso del Vallone

Religione (individuato con il n° 74 dello Studio agricolo forestale) e dei lavinari Benarifi

(individuato con il n° 72 dello S.A.F.) e Zimmardo-Bellamagna (n° 73 dello S.A.F.), esterni al

perimetro del pSIC omonimo e individuati nella Tav. IC di integrazione allo Studio Agricolo

Forestale. Si dovrà individuare una zona di rispetto dalle sponde o piedi degli argini per una

fascia di 150 mt ciascuna, da individuare e rappresentare nelle tavole di PRG. Nella zona di

rispetto sono esclusi interventi di trasformazione urbanistica, edilizia e infrastrutturale; sono

compatibili interventi volti alla difesa ldrogeologica con esclusivo ricorso a tecniche di

ingegneria naturalistica, alla bonifica e al restauro ambientale e paesaggistico;

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Impianto biometano a Zimmardo Bellamagna: osservazioni tecniche

Posted in Biogas Zimmardo,Documenti by admin on 29 Novembre 2019
La Sicilia 28.11.2019

1 – FINALITA’ DEGLI IMPIANTI

Gli impianti di produzione di metano da biomasse hanno lo scopo di produrre ed immettere in rete metano per autotrazione derivato dalla lavorazione di rifiuti organici quali sfalci e potature, liquami organici da allevamento di bovini e suini, pollina, rifiuti alimentari e persino reflui civili. Incontestabile dunque l’enorme potenziale positivo di questo genere di trattamenti per la valorizzazione di prodotti potenzialmente problematici in quanto inquinanti, di complesso e costoso smaltimento .

2 – PROBLEMA DELLA UBICAZIONE SUL TERRITORIO

Non si può tuttavia non considerare che trattasi di impianti di notevole impatto sul territorio in quanto il trattamento abbisogna dello stoccaggio e lavorazione di notevolissime quantità di materia da elaborare per “digestione batterica anaerobica” per più giorni (oltre 20) in contenitori assai estesi. Occorre ancora valutare che il prodotto finale abbisogna di una serie di passaggi di raffinazione, depurazione, concentrazione ed infine pompaggio in cui sono impegnate macchine anche molto rumorose e durante i quali vengono liberati in atmosfera sottoprodotti potenzialmente inquinanti oltre che “odorigeni” da disperdere tramite torri (desolforazione).

Nel nostro caso parliamo appunto di una estensione impegnata di ben 8 ettari (80.000 Mq.) con serbatoi esterni assai voluminosi e torri di dispersione di sicuro impatto anche visivo.

Per quanto detto appare del tutto inopportuna l’ubicazione in un’area agricola di notevole pregio paesaggistico, connotata anche da criticità specifiche e precisamente da aree limitrofe, quando non addirittura confinanti, interessate da vincoli archeologici ed idrogeologici.

2.1 – VINCOLO ARCHEOLOGICO – (Vedi allegato 1) Seppure l’area interessata dal progetto non è strettamente vincolata, si trova a confinare a nord con un’area in cui vige il vincolo (colore rosa) mentre analogo limite è posto su terreno immediatamente a sinistra a non più di 100 metri. Appare del tutto evidente che un impianto di tipo industriale incastonato fra due aree ricche di rinvenimenti preistorici snatura del tutto il senso del vincolo. A tal fine sorprende l’assenza della Soprintendenza di Ragusa nella fase di approvazione del progetto. È vero infatti che è stato chiesto preliminarmente alla Soprintendenza se nell’area di intervento ci fossero definiti o in corso di definizione vincoli di natura archeologica, ma la risposta negativa non poteva e non doveva essere intesa come una implicita autorizzazione a procedere dell’organo di tutela e questo in forza non di un opinabile parere ma per precisa disposizione della norma. Resta infatti l’applicabilità del titolo V della relazione generale sul vincolo paesaggistico che riguarda gli interventi di “Rilevante trasformazione del paesaggio” e che si applica anche agli interventi in aree non soggette a vincolo. Il comma d) dell’art. 40 include fra le suddette opere gli “impianti per la produzione, stoccaggio ed il trasporto in rete dell’energia, incluse quelle da fonti rinnovabili quali impianti geotermici, da biomasse, centrali eoliche ed impianti fotovoltaici”. Allo stesso modo devono essere considerati (lettera f) gli insediamenti produttivi (Impianti industriali, artigianali e commerciali).

Pertanto il mancato coinvolgimento della Soprintendenza di Ragusa nella “Conferenza di Servizi” che ha approvato in via definitiva il progetto, è una grave anomalia procedurale che inficia la regolarità della decisione.

2.2 VINCOLO IDROGEOLOGICO – (Vedi allegato 1) Questo si estende a valle dell’impianto a protezione del “lavinaro” (compluvio) per 150 metri dall’argine dello stesso che è di quaranta metri e che raccoglie le acque provenienti dai due versanti che lo definiscono. Il vincolo è talmente a ridosso dell’insediamento che si è dovuto ritagliare una parte del terreno di proprietà del titolare per non investirlo. Resta il fatto che l’insediamento in progetto si viene a trovare sul costone in pendio di uno dei versanti che definiscono il bacino idrico del lavinaro così da essere infallibilmente esposto al corso delle acque in occasione dei sempre più frequenti episodi di forti piogge. È appena il caso di notare che proprio in questo periodo, novembre 2019, la strada consortile Zimmardo/Bellamagna che conduce al sito, si trova interdetta al traffico ordinario e parzialmente transennata per i danni subìti in occasione delle piogge di fine ottobre scorso. Invero il progetto tratta la problematica dello smaltimento delle acque meteoriche ma si limita alla previsione ordinaria limitata alle piogge raccolte dal bacino dell’impianto, 8 ettari di terreno, di fatto impermeabilizzato, senza tenere in alcun conto il fatto che l’area di impianto sarà infallibilmente investita dalle acque meteoriche provenienti dal bacino idrico a monte. Quali potrebbero esser le conseguenze diremo appresso nella trattazione dello stoccaggio della materia prima di alimentazione.

2.3 – PROBLEMA APPROVVIGGIONAMENTO MATERIA PRIMA

Per capire di quali numeri si sta parlando si è fatto riferimento ad un impianto reale (Gruppo Hera – impianto di S. Agata Bolognese) ed ai suoi dati di consuntivo annuo: 135.000 tonnellate di materia base dai quali si ricavano 7.5 milioni di Mc. di metano e 20.000 tonnellate di compost.

Se ne deduce che per produrre 1 Mc di metano e 6,75  Kg di compost occorrono 18 Kg di materia prima.

Per la produzione stimata di 500 Mc di metano/ora occorrono dunque 9 tonnellate di materia prima ogni ora pari a 216 tonnellate al giorno.

Ipotizzando che i trasporti siano effettuati da automotrici lunghe 8 metri con una portata di 50 Qli, occorreranno dunque 43 automotrici al giorno che dovranno impegnare la consortile larga non più di 5 metri peraltro attualmente transennata. Ancora dovranno essere asportati 810 Qli/giorno di compost cioè ci saranno circa 16 automotrici al giorno in uscita. A queste ancora occorrerà aggiungere quelle necessarie per l’asporto del residuo da discarica perché bisogna dire pure che l’impianto produce anche una notevole quantità di scarti da discarica.

2.4 – PROBLEMA STOCCAGGIO MATERIA PRIMA – Ancora una ulteriore criticità nasce dal fatto che l’elaborazione della materia prima richiede un ciclo di oltre 22/23 giorni la qual cosa significa che lo stoccaggio consisterà in 216 tonnellate al giorno x 23 giorni ossia nell’impianto saranno presenti in ogni momento non meno di 5.000 (cinquemila) tonnellate di materiale organico, sfalci di potature, pollina, deiezioni da allevamenti intensivi (bovini, ovini, pollame etc.) residui organici di raccolta differenziata (umido) ed anche liquidi fognari, visto che questi impianti sono in grado di digerire ogni forma di “combustibile organico”. È appena il caso di considerare che questo aspetto diventa critico nel momento in cui abbiamo considerato che l’intera area potrebbe essere soggetta ad inondazioni di acqua/fango proveniente dal bacino di raccolta a monte con l’inevitabile contaminazione del “lavinaro” che accompagnerebbe detti “prodotti” verso le spiagge di Pozzallo, Maganuco e Marina di Modica.

3- PROBLEMA ALLACCIO A RETE ENI – Un ultimo aspetto da valutare, del tutto ignorato nella fase di progetto, riguarda il prescritto allaccio dell’impianto alla rete di distribuzione del gas, visto che la norma lo prevede espressamente. Questo comporta la contestuale realizzazione in quel pregevole sito naturalistico di un gasdotto, sicuramente verso la costa, che darà il colpo di grazia ad ogni speranza di sviluppo di turismo ambientale peraltro già ben avviato con la realizzazione da parte di privati di numerose attività di accoglienza anche di rilevante pregio qualitativo.

4 – VALUTAZIONI FINALI – Quanto esposto nasce da valutazioni sicuramente ottimistiche e conservative e ciò in considerazione del fatto che si è lavorato sotto la sola ipotesi di produzione di gas in uscita ma occorre ancora considerare che una parte importante dell’energia prodotta sarà impegnata nella produzione “ad uso interno” della energia elettrica necessaria alla alimentazione dell’impianto (cogenerazione) cosicché i dati sopra esposti sulle necessità di approvvigionamento sono da considerare ampiamente sottostimati. Non è ancora da trascurare un aspetto sul quale non si esprime un giudizio ma che va posto: Uno dei prodotti a maggior rendimento ai fini dell’alimentazione di questi impianti è il cosiddetto “umido” derivante dalla raccolta differenziata urbana per cui non di rado queste centrali diventano di fatto dei siti ottimali di smaltimento dalla frazione umida prodotta dalla raccolta comunale differenziata. Il problema è economico/politico e va tenuto in considerazione.

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Osservazioni sull’impianto di biometano a Zimmardo Bellamagna

Posted in Biogas Zimmardo,Documenti by admin on 29 Novembre 2019
Localizzazione impianto

1 – L’intervento proposto prevede la costruzione di un impianto per la produzione, compressione e distribuzione di biometano. L’impianto è localizzato in territorio di Modica, in contrada Zimmardo-Bellamagna occupando, in tutto o in parte, le particelle catastali XXX del foglio XXX, in zona classificata dal Piano Regolatore Generale Comunale come agricola (classe E1 – art.º 52 e 53 delle Norme di Attuazione del PRG) il cui uso attuale, d’accordo con la cartografia dello stato di fatto dello stesso
strumento, è a carrubeto.
2 – D’accordo con la carta della suscettivitá del PRG di Modica, l’area dell’impianto si localizza al limite di una linea di faglia, (cui termini edificatori sono regolati dall’art.º 70 delle Norme di Attuazione del PRG), ed inquadrata come parte di “zone tettonizzate da sottoporre a dettagliate indagini in scala di progetto”.
Questo vincolo non é riportato nel certificato urbanistico che istruisce il processo.
É inoltre da notare che, d’accordo con le tavole riferite alle componenti del paesaggio del Piano Paesaggistico, la linea di faglia non passa al limite delle particelle in questione ma le attraversa in corrispondenza della localizzazione dell’impianto di produzione del biometano.
In termini di sicurezza, oltre all’intrinseco scostamento insito nel metodo di
rappresentazione cartografica, bisogna poi notare che una faglia tettonica non corrisponde nella realtà ad una linea ma ad un’area, il piano di faglia, di larghezza variabile legata all’inclinazione degli strati che la compongono.
Il proponente ha allegato alla richiesta di autorizzazione una relazione geologica sviluppata da un proprio tecnico di fiducia che, pur confermando la presenza della faglia, conclude per la fattibilità geologica delle opere previste senza tuttavia esplicitare il valore della pericolosità sismica del sito e dei parametri di progetto.
La cautela derivante da un tale inquadramento risulta rafforzata trovandoci in presenza di un impianto già definito nell’atto di autorizzazione come insalubre e per cui sarebbe stato auspicabile, prima di una decisione, un approfondimento di questo importante aspetto, possibilmente da parte una entità terza, che permetta chiarire il livello di
pericolosità in relazione al tipo di impianto.
3 – Analogamente, lo studio del traffico indotto prodotto dal richiedente ha evidenziato un notevole aumento del traffico pesante su di una rete stradale consortile che per tratti ineludibili è assolutamente impreparata e/o insufficiente sia per la tipologia di veicoli attesi che per quantità, trattandosi di viabilità consortile con larghezza di fascia minima.
Tale studio è stato assunto acriticamente dall’amministrazione senza che siano state formulate valutazioni in relazione alla tipologia di rete stradale coinvolta e alle eventuali contromisure da prendere per ridurre la pericolosità e i disagi attesi dalla popolazione, od anche di carattere ambientale, sulle emissioni attese prodotte da tale transito e pertanto per una valutazione complessiva in relazione ai costi/benefici ambientali attesi dalla realizzazione dell’impianto.
4 – Mentre é chiara la localizzazione dell’impianto, dagli elaborati di progetto presentati non si é in grado di capire se l’impianto ha ricevuto la necessaria autorizzazione e i permessi necessari per l’allaccio (e la modalità di realizzazione dello stesso) alla rete di distribuzione del gas naturale localizzata al di fuori dell’area dell’impianto, in zona soggetta a vincolo paesaggistico. Che la questione dell’allaccio dell’impianto alla rete esistente, fondamentale per giustificare l’esistenza stessa dell’impianto, non sia chiara
nel progetto presentato risulta evidente anche dal quesito presentato in merito da parte del Dott. XXX (Settore Pianificazione Territoriale – Ufficio Energia del Libero Consorzio di Ragusa) riportato nel verbale della Conferenza dei Servizi del 04/03/2019.
5 – Il provvedimento di autorizzazione emesso dal SUAP di Modica ha chiaramente incluso l’industria in oggetto fra quelle insalubri obbligando il richiedente alla sua classificazione prima della attivazione degli impianti.
In accordo con il Decreto Ministeriale del 05/09/1994 (Elenco delle industrie insalubri di cui all’art. 216 del testo unico delle leggi sanitarie) l’industria in esame va chiaramente classificata come di 1ª classe.
Il Testo Unico delle leggi sanitarie (Regio Decreto 27/7/34, n. 1265), all’art. 216 dispone: “Le manifatture o fabbriche che producono vapori, gas o altre esalazioni insalubri o che possono riuscire in altro modo pericolose alla salute degli abitanti sono in un elenco diviso in due classi:

  1. La prima classe comprende quelle che devono essere isolate nelle campagne e tenute lontane dalle abitazioni;
  2. La seconda quelle che esigono speciali cautele per l’incolumità del vicinato”. Considerando l’esistenza di varie abitazioni nelle immediate vicinanze dell’impianto, le norme di cui sopra appaiono disattese nel processo di valutazione che ha portato all’emissione dell’autorizzazione da parte dell’amministrazione del comune di Modica.

PIANO PAESAGGISTICO
1Il progetto non é stato sottoposto al vaglio della Soprintendenza dei Beni Culturali per la verifica del regime vincolistico a cui é sottoposto.
L’intervento proposto prevede la costruzione di un impianto per la produzione, compressione e distribuzione di biometano esteso su di un’area di circa 80.000 m2. Per realizzare tale scopo è prevista la totale estirpazione della coltura attuale e dei manufatti esistenti, la profonda alterazione del profilo naturale dei terreni e la loro pressoché completa impermeabilizzazione.
Il progetto in questione è pertanto da annoverare fra gli “Interventi di Notevole Trasformazione del Paesaggio” così come definiti dall’art. 40 del Piano Paesaggistico per i quali “ laddove non specificatamente inibiti dalle prescrizioni di cui ai Paesaggi Locali del Titolo III delle presenti norme, sono accompagnati, in luogo dello studio di compatibilità paesaggistico-ambientale di cui sopra, dalla relazione paesaggistica prevista dal decreto Assessore ai Beni Culturali n.9280 del 28.07.2006 e dalla relativa
circolare n.12 del 20.04.2007”. Relazione che non é stato possibile individuare fra i documenti che istruiscono il processo.
2 – Inoltre pur non essendo direttamente sottoposto a regime di tutela, in conformità col punto 14.9 lettera c) delle Linee Guida per l’autorizzazione degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili approvate con DM del 10/9/2010, l’area contermine da valutare è pari ad un raggio di 14 m x 50 = 700 m, dove 14 m è l’altezza dell’elemento più alto dell’impianto, cioè la torre di desolforazione.
Nel raggio di 700 m attorno all’area di progetto ricadono i suddetti beni vincolati:

  • Beni Isolati (Zimmardo Inferiore);
  • Aree Boscate;
  • Biotopo dell’alveo del torrente di Zimmardo;
  • Aree di interesse archeologico;
  • Vincolo 150 m ex Galasso

I beni isolati sono trattati dall artº. 17 del Piano Paesaggistico che prevede “I beni isolati, rappresentati nella relativa cartografia del Piano e riportati nelle schede descrittive, costituiscono testimonianza irrinunciabile delle vicende storiche del territorio; quando in rapporto funzionale e visuale con il sito e il territorio circostante, si configurano inoltre quali elementi primari nella percezione del paesaggio.”
3 – L’area su cui insite il progetto é classificata come paesaggio agrario dei seminativi arborati ricadente all’interno del paesaggio locale 10 del Piano Paesaggistico degli Iblei (ambiti 15, 16 e 17) così come individuato negli elaborati grafici e descritto nelle norme di attuazione dello stesso.
L’art. 14º delle norme di attuazione del Piano Paesaggistico con riferimento al paesaggio del carrubo e dei muretti a secco prevede che : “in considerazione del loro ruolo caratterizzante l’unicità del paesaggio storico-agricolo e culturale ibleo, testimonianza della trama storica dell’enfiteusi, l’indirizzo è quello del mantenimento compatibile con criteri generali di salvaguardia paesaggistica e ambientale” e “In assenza di specifici programmi d’intervento, nelle aree sottoposte a tutela paesaggistica
per effetto dell’art. 134 del Codice sono vietate la demolizione dei muretti a secco e l’estirpazione dei carrubi esclusi quelli di nuovo impianto (da 0 a 5 anni)”.

4 – Per la corretta interpretazione delle norme é peraltro necessario tener presente che esse non costituiscono una semplice sommatoria di articoli e precetti normativi ma esprimono una visione d’insieme basata su di un congiunto di valori che si intendono salvaguardare per cui “le componenti dei sistemi e dei sottosistemi del paesaggio rivelano la loro interdipendenza e la loro natura sistemica, secondo schemi e criteri soggetti alle diverse interpretazioni, relazioni, valori, persistenze culturali, riconoscibilità e identità del territorio. Il paesaggio locale rappresenta inoltre il più
diretto recapito visivo, fisico, ambientale e culturale delle azioni e dei processi, delle loro pressioni e dei loro effetti, sui beni culturali e ambientali. (art.º20)

In questo senso anche se il progetto non violasse nessun articolo specifico, “riuscendo a passare tra le gocce di pioggia” sfruttando lacune o sviste dell’articolato normativo (come è possibile che la particella 333 sia esente dal vincolo archeologico che coinvolge le particelle omogenee e immediatamente limitrofe ?) non si può non tener conto che esso si trova in aperto contrasto con tutti gli obiettivi di qualità paesaggistica stabiliti dal PP per il paesaggio locale 10 ed enumerati all’art.º 30 delle norme di attuazione dello stesso (1).
1 Vedi anche la sentenza della Corte Costituzionale n. 166 del 11 giugno 2014, con la quale i giudici hanno ribadito che alla previsione contenuta nell’art. 12, comma 3, D.L.vo n. 387/2003 (“Gli impianti di produzione di energia elettrica [alimentati da fonti rinnovabili programmabili o non programmabili] … possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici. Nell’ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale …”).

Infine tutta questa vicenda ha messo in luce alcuni aspetti che, per il bene comune, penso sia necessario chiarire e/o risolvere quanto prima:
1) Il Comune di Modica non si é ancora dotato di strumenti di pianificazione previsti per legge come il piano di zonizzazione acustica del territorio comunale;
2) Il PRG non contempla due parametri urbanistici della massima importanza come la superficie permeabile e l’indice di permeabilità. Questi parametri di importanza forse minore in un contesto urbanizzato assumono fondamentale importanza nel governo delle trasformazioni del territorio in ambito rurale. Basti pensare che l’impermeabilizzazione è il parametro fondamentale che l’ARPA rileva annualmente per determinare il consumo (o la sua reposizione) di suolo naturale.
3) Il comune non possiede alcun regolamento specifico (o articolo del PRG) per la gestione delle industrie insalubri sul suo territorio. A partire dalla regolamentazione della loro localizzazione che tenga conto, per esempio, della distanza dalle abitazioni o da altre attività preesistenti e considerate come incompatibili (come abitazione, industria hoteleira o agriturismo) sino al piano di emergenza da attivare in caso di incidenti.

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Il Piano Paesaggistico a Zimmardo Bellamagna

Posted in Biogas Zimmardo,Documenti,Pubblica Evidenza by admin on 1 Novembre 2019

Come si può facilmente visionare collegandosi al portale della Regione Siciliana in riferimento alle carte tematiche del Piano Paesaggistico della Provincia di Ragusa introdotto nel 2010 ed approvato definitivamente il 5 aprile 2016, l’area comprendente cava Zimmardo-Bellamagna, cava Gisana, cava Mele e serra Amenta, risulta accorpata all’interno dello stesso ambito di tutela e normata dal Piano Paesistico.

Nello specifico, l’ambito di tutela 10, riferendosi al “paesaggio locale” inserisce fra gli obiettivi di tutela del piano:
Conservazione e recupero dei valori paesistici, ambientali, morfologici e percettivi del paesaggio agrario, urbano e costiero;
conservazione del patrimonio storico-culturale (architetture, percorsi storici e aree archeologiche) e valorizzazione delle risorse paesaggistiche nell’ottica di un potenziamento del turismo culturale sostenibile;

10c. Aree di interesse archeologico Convento della Madonna delle Milizie, Arizzi, Trippatore, Grimaldi, Fondo Longo, Bosco Pisana, Roccasalvo. Valentino, C.da San Biagio
Livello di Tutela 1
Obiettivi specifici. Tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico attraverso
misure orientate a:
– miglioramento della fruizione pubblica delle aree archeologiche;
– tutela secondo quanto previsto dalla normativa specificata dalle Norme per la componente “Archeologia”.
10d. Paesaggio del Torrente Corvo
Livello di Tutela 1
Obiettivi specifici. Tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico attraverso misure orientate a:
– recupero paesaggistico-ambientale ed eliminazione dei detrattori e tutela delle formazioni ripariali;
– garantire che gli impianti per la produzione di energia anche da fonti rinnovabili conseguiano un miglioramento della qualità paesaggistico-ambientale tramite la realizzazione di aree boscate, fasce tampone e potenziamento rete ecologica;
– favorire la realizzazione di una fascia di verde, anche con specie arboree, con la finalità di mitigazione e schermatura paesaggistica;
– garantire che le serre si distanzino adeguatamente dalle sponde del fiume in modo che l’osservatore percepisca l’elemento paesaggistico in una dimensione otticospaziale che ne restituisca quanto più possibile la completezza e i rapporti tra i vari elementi costituenti.
10e. Paesaggio dei territori coperti da vegetazione di interesse forestale
(vegetazione forestale in evoluzione di cui al D.Lvo 227/01)
Livello di Tutela 1
Obiettivi specifici. Tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico attraverso misure orientate a:
– mantenimento dell’attività e dei caratteri naturali del paesaggio;
– conservazione dei valori paesaggistici, contenimento dell’uso del suolo,
salvaguardia degli elementi caratterizzanti il territorio;
– recupero paesaggistico con particolare attenzione alla qualità architettonica del
costruito in funzione della mitigazione dell’impatto sul paesaggio;
– contenimento delle eventuali nuove costruzioni, che dovranno essere a bassa
densità, di dimensioni tali da non incidere e alterare il contesto generale del
paesaggio agricolo e i caratteri specifici del sito e tali da mantenere i caratteri
dell’insediamento sparso agricolo e della tipologia edilizia tradizionale;
– tutela dei valori percettivi del paesaggio e delle emergenze geomorfologiche.
In queste aree non è consentito:
– attuare interventi che modifichino il regime, il corso o la composizione delle acque,
fatte salve le esigenze di attività agricole esistenti;
– realizzare discariche di rifiuti solidi urbani, di inerti e di materiali di qualsiasi genere;
– realizzare cave;
– realizzare impianti eolici.
10o. Paesaggio delle aree boscate e vegetazione assimilata
Livello di Tutela 3
Obiettivi specifici. Tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico attraverso misure orientate a:
– mantenimento nelle migliori condizioni dei complessi boscati;
– potenziamento delle aree boscate, progressivo latifogliamento con specie autoctone;
– conservazione del patrimonio naturale attraverso interventi di manutenzione e
rinaturalizzazione delle formazioni vegetali, al fine del potenziamento della
biodiversità;
– tutela degli elementi geomorfologici;
– valorizzazione delle aree boscate anche in funzione ricreativa;
– mantenimento dei livelli di naturalità e miglioramento della funzionalità di
connessione con le aree boscate;
– miglioramento della fruizione pubblica, recupero e valorizzazione dei percorsi
panoramici, con individuazione di itinerari finalizzati alla fruizione dei beni naturali e
culturali.
In queste aree non è consentito:
– attuare le disposizioni di cui all’art. 22 L.R. 71/78 e le varianti agli strumenti
urbanistici comunali ivi compresa la realizzazione di insediamenti produttivi previste
dagli artt.35 l.r. 30/97, 89 l.r. 06/01 e s.m.i. e 25 l.r. 22/96 e s.m.i.;
147
– realizzare nuove costruzioni e aprire nuove strade e piste, ad eccezione di quelle
necessarie all’organo istituzionale competente per la migliore gestione dei complessi
boscati e per le proprie attività istituzionali;
– realizzare infrastrutture e reti;
– realizzare tralicci, antenne per telecomunicazioni ad esclusione di quelle a servizio
delle aziende, impianti per la produzione di energia anche da fonti rinnovabili
escluso quelli destinati all’autoconsumo e/o allo scambio sul posto
architettonicamente integrati negli edifici esistenti;
– realizzare discariche di rifiuti solidi urbani, di inerti e di materiale di qualsiasi genere;
– realizzare serre;
– effettuare movimenti di terra che trasformino i caratteri morfologici e paesistici;
– realizzare cave;
– effettuare trivellazioni e asportare rocce, minerali, fossili e reperti di qualsiasi natura,
salvo per motivi di ricerca scientifica a favore di soggetti espressamente autorizzati.

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Assalto alla bellezza

Posted in Documenti,Video by admin on 2 Gennaio 2019

Crescono al ritmo di 50 al giorno gli edifici abusivi in Italia. Su dodici milioni di case, un milione e mezzo oggi è fuorilegge, più del 10 per cento del totale. Con tre condoni in trentanni (1985, 1994, 2003), abbiamo speso 60 miliardi di euro per portare strade, luce, acqua e fognature nelle aree sanate. Dai comuni ne sono stati incassati, invece, solo 15, un quarto. Comincia da questo quadro d’insieme il viaggio di “Speciale Tg1” nel Paese degli abusi, firmato da Igor Staglianò. Dalle coste siciliane alle falde del Vesuvio, dall’area archeologica di Capo Colonna all’Appia Antica, dall’Istmo di Lesina sul Gargano alle saline di Molentargius a Cagliari, parlano i protagonisti degli abusi e gli amministratori locali che dovrebbero contrastarli. Filmate, per la prima volte col drone, le ville abusive dei boss di Bagheria, le demolizioni di Licata, la lottizzazione fuorilegge del clan Grande Aracri a Capo Rizzuto. Con le telecamere puntate sulle bellezze paesaggistiche prese d’assalto dal cemento illegale. Parlano, tra gli altri, la soprintendente speciale ai beni archeologici di Roma Rita Paris, il procuratore capo di Crotone Giuseppe Capoccia, il direttore del Cresme Lorenzo Bellicini e Paolo Berdini autore del libro “Breve storia dell’abusivismo in Italia”.


Speciale Tg1 St 2017/18 Assalto alla bellezza – 03/06/2018

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