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Lo scempio dei Pantani ha i giorni contati (si spera)

Posted in Articoli by admin on 1 Ottobre 2007

La Guardia di Finanza pronta a rivolgersi in Procura

Pantani Longarini IspicaIl comune di Ispica non c’entra. Lo hanno stabilito i giudici del tribunale di Siracusa nel corso della trattazione del caso relativo allo scempio ambientale che da quattro mesi deturpa in maniera vergognosa l’altrimenti incantevole area dei Pantani Longarini, Cuba e Morghella. I pantani si estendono per centinaia di ettari nelle province di Ragusa, lungo il litorale ispicese, e Siracusa, per l’esattezza Pachino e Noto. E proprio questi ultimi due comuni hanno il preciso obbligo di provvedere al ripristino dello stato dei luoghi, bonificando a loro spese l’intera zona, come stabilito dal tribunale aretuseo.

Le rispettive amministrazioni sono già state avvisate circa un mese fa, ma hanno continuato a fare orecchie da mercante a causa dell’esiguità delle somme presenti nelle casse comunali. Ma la Guardia di finanza, che ha posto l’intera area sotto sequestro, non intende attendere oltre. Se entro la fine della settimana Noto e Pachino non provvederanno alla rimozione delle migliaia di pneumatici e altri rifiuti pesanti e tossici scaricati nei pantani, la sezione operativa navale di Pozzallo si rivolgerà alla Procura per ottenere un decreto di bonifica con effetto immediato.

Un ulteriore provvedimento che, nel caso fosse ancora una volta disatteso, comporterebbe strascichi giudiziari per i sindaci e le giunte dei due comuni siracusani, dal momento che l’ipotesi di reato prospettata è quella di deturpamento ambientale in zona protetta. E’ difatti del giugno 1999 il decreto con cui il presidente della Regione Salvatore Cuffaro elevò l’intera area ad oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica.

I cartelli che testimoniano il sequestro dell’intera area protetta campeggiano ancora oggi nella zona, assieme agli oltre duemila copertoni scaricati nei pantani. L’opera di bonifica dovrà essere portata a termine dai comuni di Noto e Pachino perché il reato è stato accertato dalle fiamme gialle nel territorio ricadente nella loro giurisdizione. Dovrebbe essere la Regione ed erogare i fondi necessari, ma con i chiari di luna degli ultimi mesi, appare un’ipotesi assai improbabile.

I due comuni dovranno arrangiarsi da soli. Tira invece un sospiro di sollievo la provincia iblea, e Ispica in particolare, della cui competenza territoriale fa parte solo una minima porzione dei pantani, peraltro interessata solo di striscio dal grave reato ambientale. Su 270 ettari complessivi, ben 180 ricadono difatti in territorio aretuseo.

Il comune ispicese è quindi sollevato dall’onere, a dispetto di quanto invece di recente dichiarato da alcuni esponenti politici locali, che avevano gridato allo scandalo senza conoscere a fondo l’intera vicenda, sotto l’aspetto giudiziario. Proprio sul rimpallo di competenze avevano fatto leva le parti in causa, rinviando all’inverosimile un atto che sarebbe dovuto essere espletato in tempi brevi. Adesso il Tribunale di Siracusa ha chiarito i termini della questione, una volta accertata la competenza territoriale di Noto e Pachino nel tratto dei pantani dove i finanzieri hanno accertato il reato.

Intanto proseguono le indagini, coordinate dal tenente Emilio Pennacchio e dal luogotenente Salvatore Campisi, per risalire all’identità di coloro che hanno materialmente causato lo scempio ambientale, scaricando nel corso della notte gli oltre duemila pneumatici usati, oltre ad altri rifiuti di ogni genere. Indagini rese difficoltose dalla totale assenza di testimoni.

Antonio Di Raimondo
Fonte:Corriere di Ragusa 12

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