Ambiente Ibleo – Portale ambientalista del Sud-Est Siciliano


Il G8 sull’ambiente a Siracusa

Posted in Articoli by admin on 3 Marzo 2009

inc_resize.jpgVerranno a Siracusa. Si barricheranno a Ortigia, dentro il castello Maniace dal 22 al 24 aprile.
Sono i rappresentanti per l’ambiente degli otto governi cosiddetti più grandi del mondo: grandi inquinatori, grandi devastatori, grandi sostenitori e applicatori delle politiche liberiste, grandi responsabili del declino inarrestabile del Pianeta e dell’oppressione dei suoi abitanti, a cominciare dai paria dei paesi del Sud del Mondo.

In vista del G8 superblindato de La Maddalena della prossimo mese di luglio, per questo vertice tematico è stata scelta Siracusa, la città del ministro italiano Stefania Prestigiacomo, che intende in questo modo far valere il proprio peso politico-elettorale sul governo e sul suo territorio. Un territorio le cui classi politiche che lo hanno amministrato da sempre possono fregiarsi del record negativo nazionale in materia di raccolta differenziata dei rifiuti; ma queste sono bazzecole, rispetto agli altri e più deflagranti motivi che pongono la provincia di Siracusa in posizione centrale in materia di ambiente; motivi noti e tutti negativi: un’area industriale che dal capoluogo si estende fino alla provincia di Catania, dove da 40 anni e passa le multinazionali del petrolio e della chimica, italiane ed estere, hanno devastato tutto quello che c’era da devastare: aria, terra, acqua e naturalmente l’uomo, aggredito dai veleni, ucciso dal cancro, spogliato nelle speranze di un futuro migliore da vivere su una terra irrimediabilmente compromessa, e frustrato per non aver saputo riservare un avvenire migliore del suo ai propri figli, la cui salute e integrità fisica è e sarà sempre a rischio a causa delle malformazioni genetiche che hanno colpito gli abitanti e tutti gli altri esseri viventi dell’area.Siracusa è quindi, senza dubbio, il luogo migliore per affrontare le tematiche ambientali, ma abbiamo la certezza che la sua condizione di cesso delle multinazionali e del capitale non c’entri nulla con la scelta di tenervi il G8 sull’ambiente. Scelta che quindi assume tutto l’aspetto di una beffa e di una provocazione cinica contro la popolazione siracusana e siciliana tutta.

Nel territorio aretuseo stremato dalla ricerca di profitto e dal falso mito dello sviluppo che ha ammaliato e offuscato le menti di intere generazioni e dopato non pochi “sinistri” ex anticapitalisiti, oltre allo scempio della chimica e del petrolio, abbiamo assistito anche alla strage dell’amianto provocata dallo stabilimento Eternit di contrada Targia, alla piaga delle discariche, all’inquinamento delle campagne e della produzione agricola contaminate dalla chimica; mentre oggi si parla di rigassificatori e inceneritori da impiantarvi.

In territorio siracusano ricade la base di Sigonella, fonte di inquinamento materiale e di militarizzazione cancerogena, ipoteca sul territorio e sulla Sicilia tutta, centrale operativa di morte sempre più al centro dei progetti di guerra della Nato.
E ancora più a sud e verso l’interno incombe la questione delle trivellazioni in Val di Noto: ancora petrolieri americani a colonizzare e defecare sul nostro territorio. Poco più in là la piana di Gela, ostaggio del petrolchimico, avvelenata e moribonda, con la sua catena di morti, di cancri, di mafie. Sempre nel siracusano, c’è Augusta, con i suoi depositi di armi anche nucleari, con la sua base per sommergibili atomici, ed il rilascio di sostanze radioattive sul territorio e sulle acque della rada. E poi v’è Lentini, con le morti – non più sospette – collegate all’inquinamento provocato dal rilascio di sostanze tossiche in seguito ad incidenti di aerei americani.
E poco più in su c’è lo Stretto, con il progetto mostruoso del Ponte, la più grande di tutte le grandi opere: grande abbuffata di miliardi da parte dei padroni del tondino e del cemento, da parte delle cosche mafiose e ‘ngranghetiste, da parte della classe politico-clientelare massonica.
Il Ponte, castigo che si impone ad una Sicilia in ginocchio, arsa dalla sete di lavoro, rovinata dal clientelismo e dall’arroganza di una borghesia compradora avida e senza scrupoli, da sempre compromessa con il malaffare.

In quest’isola stuprata dai conquistatori di turno, con la complicità delle classi dirigenti siciliane, si parla anche di centrale nucleare. Ed è la faccia angelica di Stefania Prestigiacomo, figlia d’arte e ministra, a farlo.
Con la sua famiglia controlla diverse aziende presenti nel triangolo della morte Augusta-Priolo-Melilli: la Coemi spa (99%), la Vetroresina engineering development (59,1%), e la fallita Sarplast (6,29%), nota per alcuni incidenti e diversi casi di malattia di operai, che hanno avuto figli con malformazioni congenite o che si ritrovano a distanza di anni con i polmoni avvelenati; senza parlare delle pendenze fiscali riscontratevi e delle inchieste per lesioni colpose avanzate dalla Procura di Siracusa.

1846561046_f609dc7a67.jpg

Un G8 che è un’offesa, un atto di sfida al popolo inquinato. Sarebbe bene quindi preparare una buona accoglienza agli otto Grandi Inquinatori. Siracusa sarà una città blindata, inaccessibile, militarizzata; e fin da ora siamo certi che i controlli sulle nostre attività, sulle nostre sedi, sui nostri telefoni cellulari e fissi, sui nostri computer, sui nostri movimenti siano già stati attivati per carpire ogni segnale riguardo le nostre intenzioni di protestare e opporci all’evento, per neutralizzare ogni volontà di mettere in piedi ogni manifestazione che non voglia essere solo passerella fine a se stessa.
Non siamo così sciocchi da accettare la sfida in campo aperto con le forze del dis-ordine erette a protezione del vertice; non cadremo in nessuna trappola. E tuttavia non staremo con le mani in mano, privilegeremo il territorio siracusano e siciliano per far conoscere le nostre posizioni e far sviluppare una opposizione di base in grado di dimostrare tutta l’ostilità e la contrapposizione di chi subisce le politiche devastanti dei governi e dei padroni, per proseguire, dopo il vertice, un percorso di riappropriazione delle facoltà decisionali da parte delle popolazioni, con l’obiettivo di liberare noi e la nostra terra dall’unico disastro di cui si deve parlare: quello capitalistico-statale.
Articolo apparso su Sicilia Libertaria di Febbraio 2009
Approfondimenti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Polo_petrolchimico_siracusano

Commenti disabilitati su Il G8 sull’ambiente a Siracusa

Kamarina, la quinta distruzione

Posted in Articoli,Pubblica Evidenza by admin on 10 Febbraio 2009

Cerchi Kamarina su Wikipedia e trovi “rovine di Kamarina“. La città fondata dai siracusani, questa disgrazia, evidentemente, se la porta appresso da sempre, nota dominante dei suoi 2600 anni di storia. E di storia e di distruzioni questa colonia ne ha da raccontare, con le certe sue 4 distruzioni, ad opera di greci, punici, romani e perfino arabi, che in Sicilia tutti ricordano per le belle cose fatte e non certo per quelle brutte.

Veniamo ai nostri giorni. Kamarina sta per subire la sua quinta distruzione tra l’indifferenza di tutti: mentre il maltempo restituisce nuove vestigia e le vecchie cinte murarie si stagliano a ridosso della spiaggia, il mare si appresta a completare l’opera avviata da Gelone nel 485 a.c., come testimonia un video che gira su YouTube. Si chiama erosione costiera ed è un problema che in Sicilia, e dalle nostre parti, conosciamo bene.

“Il governo regionale – ha detto di recente Pippo Sorbello, assessore della Giunta Lombardo, in quota Mpa- ha rivolto un’attenzione particolare al problema dell’erosione della fascia costiera della Sicilia, le cui aree a rischio interessano circa 350 km, pari al 20% del territorio”. Questa attenzione, Sorbello, la rilancia gongolante dopo l’approvazione, da parte della Giunta regionale, di 9 dei 26 Piani stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico della fascia costiera definitivi “strumenti necessari di prevenzione e pianificazione che ci consentiranno di pervenire ad un assetto idrogeologico del territorio tale da minimizzare il livello di rischio”.

Uno fa finta di capire, tanto per non sembrare ignorante e quasi ci crede; ma a guardare bene, trova che essi riguardano, nel crudo linguaggio di un tecnicismo ad uso di pochi, “le unità fisiografiche della Sicilia continentale n° 9 (dal Porto di Licata a Punta Bianca), 10 (da Punta Bianca a Capo Rossello), 11 (da Capo Rossello a Capo San Marco), 12 (da Capo San Marco a Capo Granitola), e delle unità fisiografiche riguardanti le isole minori, cioè la n° 22 (Lampedusa e Linosa), 23 (Pantelleria), 24 (Isole Egadi), 25 (Isola di Ustica) e 26 (Isole Eolie)”.
Non siamo tecnici ma una cosa la capiamo: per questo lembo di Sicilia, almeno per il momento, non c’è niente in programma.

Ma il comunicato prosegue dicendo: “Il livello territoriale di analisi scelto è stato quello dell’unità fisiografica costiera, (21 le unità in cui è stata divisa la Sicilia), tratti di costa ben definiti compresi tra due importanti elementi morfologici. Tutti i tratti costieri caratterizzati da arretramenti significativi della linea di spiaggia (superiore a 5 metri) sono stati perimetrati e, sulla base dello stato di sollecitazione delle mareggiate distruttive subite negli ultimi 15 anni e delle eventuali segnalazioni di pericolo pervenute, ad essi sono stati assegnati determinati valori di pericolosità e rischio”.

Questo la Regione Siciliana dice alle agenzie di stampa. E suona come una beffa per Kamarina, l’ennesima.
Fondata e distrutta per la prima volta dalle stesse mani, prima amiche ma poi avversarie, vuoi vedere che anche questa volta subisce la stessa sorte: mano prima amica e poi avversaria?
Fonte: SUDDEST.It (Il nuovo quotidiano on line della Provincia di Ragusa)

Commenti disabilitati su Kamarina, la quinta distruzione

Ermanno Olmi, e’ la Terra la nostra casa da salvare

Posted in Articoli by admin on 7 Febbraio 2009

“Perché la mamme non la smettono di dare quelle orribili merendine industriali ai loro figli e non gli fanno fare colazione con una fetta di pane, burro e zucchero?”. Per Ermanno Olmi, regista del documentario Terra madre, presentato a Berlino ecco una piccola cosa che si può fare subito per salvare il mondo. Perché quella di slow food è, secondo lui, una rivoluzione anche politica da fare subito tutti prima che sia troppo tardi. “La nostra vita – dice telefonicamente all’ANSA il regista – é legata indissolubilmente al processo che è nella terra. Ci raccontano solo bugie quando parlano di cibi genetici, queste sono cose criminali”. ‘Terra madre’ prodotto da Cineteca di Bologna e ITC Movie, e realizzato con il sostegno del Ministero Beni Culturali è il risultato di un lavoro ispirato alla rete di comunità del cibo creata nel 2004.

Un appuntamento biennale ideato da Carlo Petrini e che raccoglie, come è accaduto nel 2008, rappresentanti di oltre 150 paesi, tra contadini e pescatori, che portano il loro contributo a difesa della biodiversità. E il film di Olmi racconta di questa battaglia non solo con riprese dell’incontro del 2008, ma anche recandosi nei paesi di provenienza di questi contadini e raccontando, con poesia e efficacia, il patrimonio della natura che stiamo sperperando. Comunque Olmi, nonostante tutto, resta ottimista:”si sta facendo della civiltà tecnologica un uso sconsiderato e prima o poi sono convinto che la gente capirà che si debba tornare alla casa madre e che la terra conquisterà più fiducia degli apparati tecnologici”.

A stare meglio sono comunque quei paesi che hanno un minor sviluppo economico:”lì ci sono condizioni migliori del terreno, mentre in Occidente la fertilità non c’é più ed è stata sostituita dalla chimica”. E ancora si chiede il regista de L’albero degli zoccoli che sta attualmente lavorando a un altro documentario sui vini della Valtellina (Rupi del vino):”perché mai le leggi europee continuano a premiare la quantità invece della qualità? Questa, ad esempio, è una cosa inspiegabile”. Tra le cose che invece si stanno facendo e sono da sostenere c’é il progetto Milano 2015, ovvero l’idea di attrezzare aree agricole molto ampie intorno al capoluogo lombardo con una agricoltura controllata e rispettosa della natura:”così la gente di Milano potrà andare direttamente dal suo contadino ad acquistare i suoi prodotti”.

Francesco Gallo

Commenti disabilitati su Ermanno Olmi, e’ la Terra la nostra casa da salvare

IL VILLAGGIO RENELLE TRIPPATORE PUO’ ESSERE DEMOLITO

Posted in Articoli by admin on 6 Febbraio 2009

Non esiste un interesse pubblico a mantenere in piedi quelle baracche.

renelle_trippatore.jpgIl villaggio abusivo Renelle Trippatore, a Sampieri, può essere demolito. Il consiglio comunale di Scicli ha dichiarato l’inesistenza dell’interesse pubblico a preservare e a trasferire al patrimonio immobiliare comunale la lottizzazione del Renelle Trippatore sequestrata il 21 gennaio del 2005 dagli uomini della polizia municipale guidati da Franco Nifosì. L’ufficio tecnico del Comune aveva posto il massimo consesso cittadino davanti all’opportunità di acquisire gli immobili abusivi per destinarli a un uso pubblico. Già, ma quale uso pubblico all’interno della pineta, sotto il livello della litoranea e del mare, a grande rischio di inondazioni, come le piogge del gennaio 1996 tristemente dimostrarono?

Il consiglio si è diviso. Non hanno partecipato al voto Vincenzo Bramanti, Vincenzo Iurato, Maurizio Arrabito, Salvo Guttà, Rocco Veridirame, Vincenzo Pacetto, del centrodestra, mentre hanno dato il loro assenso il presidente Antonino Rivillito, Salvatore Carbone, Adriano Caserta, Bartolo Venticinque, Bartolo Galesi, Marco Lopes e Salvatore Calabrese, nel centrodestra, e Bartolo Epiro, Andrea Caruso e Gianpaolo Aquilino nel centrosinistra. I consiglieri del centrodestra assenti hanno contestato l’opportunità e la tempestività della calendarizzazione del provvedimento alla luce del fatto che il Tar non ha ancora emesso sentenza, mentre si potrebbe configurare una disparità di trattamento tra i proprietari delle costruzioni abusive di Renelle Trippatore a Sampieri (tutti modicani) e quelli delle bidonville di Bruca (tutti sciclitani), dove il Comune avrebbe dichiarato l’interesse pubblico al mantenimento in vita delle costruzioni abusive, salvo dichiarate custodi i proprietari che hanno operato l’abuso edilizio.
Fonte: RTM

Commenti disabilitati su IL VILLAGGIO RENELLE TRIPPATORE PUO’ ESSERE DEMOLITO

Foreste italiane da salvare Valgono l’11% del ‘debito-serra’

Posted in Articoli by admin on 4 Febbraio 2009

Domani e dopodomani il congresso della Federparchi. Senza i boschi, la cifra che l’Italia dovrà pagare per Kyoto, aumenterebbe.

foresta.jpgROMA – Adesso diventa più facile calcolare il valore delle foreste. Sapevamo che sono una roccaforte della biodiversità italiana che custodisce circa la metà delle specie vegetali e un terzo di quelle animali presenti in Europa. Sapevamo che rappresentano un cardine del turismo sostenibile, uno dei pochi che continua a crescere mentre il turismo tradizionale arretra perdendo posizioni nella classifica mondiale. Ora è anche possibile quantificare il valore delle foreste dal punto di vista degli impegni di Kyoto, quelli che finora non abbiamo rispettato tanto che nel 2008 abbiamo avuto una sanzione da 1,5 miliardi di euro che si accumulerà con quelle dei prossimi anni (se continueremo a non far niente) finché nel 2012 arriverà il momento di pagare.

Ebbene, il sistema di foreste nazionale vale l’11 per cento delle emissioni serra che dobbiamo tagliare. Cioè senza il contributo dei boschi, in termini di anidride carbonica trattenuta dalla crescita delle piante, il nostro “debito serra” aumenterebbe dell’11 per cento. E un quinto di questo patrimonio è custodito nei parchi italiani.

E’ uno dei dati che emergerà dal congresso di Federparchi che si terrà domani e dopodomani a Roma. Con quasi 1.100 aree protette e un totale di 3,5 milioni di ettari, (circa il 12 per cento del territorio italiano) il sistema della natura protetta si candida come motore di un modello di rilancio economico in stile obamiano. Una prima mossa è stata il progetto Parchi per Kyoto diventato operativo con la messa a dimora di oltre 7000 alberi in cinque aree protette. Nel corso del ciclo di vita di questi alberi verranno assorbite circa 5 mila tonnellate di anidride carbonica, l’equivalente della CO2 emessa da 300 mila auto che compiono un tragitto di mille chilometri.

E l’abbinata parchi – rilancio economico comincia a far presa anche in altri paesi. Tra gli ospiti del congresso di Federparchi ci sarà l’ambasciatrice dell’Ecuador in Italia, Geoconda Galan Castelo, che racconterà una storia molto particolare. Quella della rinuncia allo sfruttamento petrolifero del parco nazionale di Yasunì per difendere una delle aree più ricche di biodiversità: in questa riserva ecologica amazzonica vivono più di 4 mila specie di piante, 173 specie di mammiferi, 610 specie di uccelli. In un solo ettaro dello Yasunì ci sono tante specie di alberi e arbusti quante sono quelle autoctone di tutta l’America del Nord.

ANTONIO CIANCIULLO

Commenti disabilitati su Foreste italiane da salvare Valgono l’11% del ‘debito-serra’

Nell’ultimo secolo scomparso il 60% di lagune e paludi

Posted in Articoli by admin on 2 Febbraio 2009

Rapporto del Wwf in occasione della giornata mondiale delle “zone umide”
Il 90% solo in Europa. In Italia dei 3 milioni di ettari originari, nel 1991 ne restavano 300mila

Paludi, lagune, acquitrini, specchi d’acqua grandi o temporanei, torbiere, delta fluviali. Sono le cosiddette “zone umide” e valgono un patrimonio – non solo in termini ambientali – che si sta dilapidando anno dopo anno. Nel loro insieme, svolgono importanti servizi per un valore di milioni di dollari. Sono infatti fonte e serbatoi d’acqua, depurano da fonti inquinanti, riciclano nutrienti e catturano sedimenti, aiutano a prevenire le inondazioni, proteggono le coste. Si comportano insomma come delle “spugne”, assorbono, rilasciano, regolano le acque. In occasione della giornata mondiale dedicata a queste aree, che si celebra il 2 febbraio, il Wwf ha reso noti i dati di un dossier che lancia un nuovo drammatico allarme.

LA LORO DISTRUZIONE – Le zone umide stanno infatti scomparendo dal pianeta. Nell’ultimo secolo circa il 60% del patrimonio mondiale è andato distrutto e ben il 90% nella sola Europa. Le cause sono tante: il 26% sono state prosciugate per far posto alle coltivazioni o per dare spazio allo sviluppo urbano. Inquinamento, costruzione di dighe, prelievo non regolamentato da sorgenti e falde, lo sfruttamento delle risorse, ha fatto il resto. Anche di recente, autunno 2008, in occasione dell’International Wetlands Conference promossa dall’ONU, 700 0 scienziati di 28 nazioni, hanno lanciato un appello urgente per la tutela delle zone umide. Lo stesso che è già parte di un’importante accordo internazionale sulla conservazione di questi ambienti, siglato nel 1971 a Ramsar, in Iran, la Convenzione Internazionale sulle Zone Umide, più nota proprio come Convenzione di Ramsar. Sono 158 i paesi che vi hanno aderito, 1820 le aree messe sotto protezione per una superficie complessiva di 168 milioni di ettari. La missione della convenzione è quella di conservare attivamente questi ambienti e le risorse ad essi legati.

LA LORO FUNZIONE – Nonostante occupino soltanto il 6% della superficie del pianeta, le zone umide immagazzinano il 35% del carbonio terrestre globale. Quelle che contengono torba rappresentano il più efficiente “magazzino” di carbonio tra tutti gli ecosistemi terrestri. Ne trattengono il doppio di quello presente nell’intera biomassa forestale del mondo e anche per molto tempo, al contrario delle foreste. La loro distruzione comporterebbe conseguenze gravissime. Secondo le stime attuali infatti, sarebbero circa 771 miliardi di tonnellate di gas serra (soprattutto CO2 e metano) che verrebbero rilasciate da questi ambienti se fossero bonificati, una quantità insomma pari a quella attualmente in atmosfera. Ricoprono inoltre un ruolo fondamentale nell’attenuare gli impatti da eventi climatici estremi e catastrofi naturali, come gli tsunami.

IN ITALIA – L’Italia ha perso in 2000 anni una superficie immensa di zone umide. Dei circa 3 milioni di ettari originari, all’inizio del XX secolo ne restavano 1.300.000 ettari fino a precipitare ai 300.000 ettari nel 1991. Oggi ne sopravvivono appena lo 0,2%, tra aree interne e marittime. Le cause storiche e in molti casi ancora attuali sono il prelievo incontrollato dell’acqua, l’inquinamento sia industriale che organico, la canalizzazione e altri interventi sugli habitat fluviali, la caccia – oltre all’impatto diretto, sono migliaia le tonnellate di pallini di piombo che finiscono sul terreno o negli stagni e quindi entrano a far parte delle catene alimentari – la pesca eccessiva o di frodo, l’immissione di specie esotiche a danno di quelle indigene. Poco meno del 50% delle specie di uccelli presenti, considerando sia i nidificanti che gli svernanti e le specie di passo durante le migrazioni, sono legate a zone umide, sia interne che costiere e marine. Le aree umide italiane ospitano ogni inverno oltre 1 milione di uccelli acquatici migratori provenienti dall’Europa settentrionale e dell’ex Unione Sovietica In Italia, sono presenti 50 Zone Ramsar, per una superficie complessiva di oltre 59.00 ettari.
Fonte: Corriere delle Sera

Commenti disabilitati su Nell’ultimo secolo scomparso il 60% di lagune e paludi

Appello per le dune

Posted in Articoli,Pubblica Evidenza by admin on 30 Gennaio 2009

Riceviamo e pubblichiamo.

pisciotto3.jpg

 

pisciotto1.jpgC’è un area prossima alla strada provinciale SP66 (lato interno) nel tratto Marina di Modica – Pisciotto che presenta un piccolo relitto di paleodune scampato sorprendentemente (finora) all’opera agricola ed edilizia.

Non so se si tratta di terreno privato o forse di demanio vista la copertura vegetale artificiale ad acacia.

Si presenta come un avvallamento circondato in modo suggestivo da alte dune consolidate in fase di litificazione che stanno lì da chissà quanti anni, ma che ben poco potranno resistere alle forze erosive una volta che il loro delicato equilibrio vegetazionale viene disturbato in maniera continua.

pisciotto2.jpgQuesto sito che finora probabilmente era stato sfruttato solo dai cacciatori, da un pò di tempo è meta di appassionati del fuori-strada a motore, motociclisti prima e ultimamente persino automobilisti 4×4 (ultima conquista iblea della passione per la “natura”) che sfidano i propri limiti (o meglio quella dei loro mezzi meccanici) superando questi straordinari ostacoli, ottenuti miracolosamente senza nessuno sforzo solo tramite un semplice passa voce. Una passione che magari non durerà abbastanza a lungo da arrivare a far vedere le conseguenze di certe scelte. Scelte che stanno però danneggiando questo luogo in maniera irreversibile senza alcun motivo “giustificabile”.

Una qualche forma di protezione urge … magari semplicemente chiudere gli accessi.. prima che sia troppo tardi per conservare questa piccola fetta di patrimonio naturale.  Articolo correlato

Commenti disabilitati su Appello per le dune

EURISPES: CENTRALI NUCLEARI COSTANO 30 MLN MA POCO RISPARMIO

Posted in Articoli by admin on 30 Gennaio 2009

(ANSA) – ROMA, 30 GEN – Per costruire le centrali nucleari e ritornare all’atomo servono, al netto di problemi e di ”accettazione sociale”, almeno 10 anni e circa 30 miliardi di euro (stima non definitiva). E non allontanera’ dalla dipendenza dal petrolio, con un margine di risparmio sul consumo nazionale del 4,5% (per molti pari a quello che si puo’ ottenere puntando sulle rinnovabili). Questo lo scenario tracciato dall’Eurispes nel Rapporto Italia che parte dalla volonta’ ”dell’attuale governo” di soddisfare con l’atomo il 25% del fabbisogno energetico del Paese entro il 2020-2030. Non raggiungere l’obiettivo del protocollo di Kyoto sul taglio alle emissioni, comporta all’Italia, per l’Eurispes, ”un debito giornaliero di 4 milioni di euro” pari a ”un esborso di 1,5 miliardi di euro”. Eppure la richiesta maggiore di prodotti petroliferi si e’ avuto nel settore dei trasporti (piu’ 27,5%). Ma, se la produzione nazionale arriva all’85,1% (il 14,9% e’ nucleare importato dalla Francia), in quanto a potenza installata non servirebbe rivolgersi a nessuno: ”La potenza installata e’ di 89.800 Mw a fronte di una domanda di picco di 55.600 Mw, per una sovrapotenza di 34.000 Mw”. Il problema, evidenzia l’Eurispes, ”non e’ la carenza di centrali” ma che ”l’utilizzo degli impianti sia inferiore al 50%”. Un nucleare che produce il 25% del fabbisogno energetico, tra l’altro, osserva l’Eurispes, sarebbe ”in contrasto con le direttive Ue” per gli obiettivi sulle fonti rinnovabili. (ANSA). Y99-GU
30/01/2009 11:31

NUCLEARE: EURISPES, IL 45,7% DEGLI ITALIANI NON LO VUOLE
Roma, 30 gen.(Adnkronos) – Quasi la meta’ degli italiani boccia l’uso dell’energia nucleare. E’ quanto emerge dal ‘Rapporto Italia 2009′ dell’Eurispes. gli italiani bocciano il ricorso al nucleare come fonte di energia. Sebbene con motivazioni differenti, affermano di essere contrari alla attivazione di centrali sul nostro territorio il 45,7% dei cittadini, a fronte del 38,3% dei favorevoli. In particolare, le motivazioni di quanti si oppongono al nucleare sono il non ritenere questa una soluzione rapida per risolvere i problemi connessi all’energia (18,4%) e il timore dei rischi che una tale scelta comporterebbe (27,3%). Tra i favorevoli, invece, gli orientamenti si dividono tra quanti ritengono che il nucleare e’ una buona soluzione per porre rimedio alla crisi energetica (30,1%) e tra una parte minoritaria di coloro che pongono come unica condizione la locazione delle centrali in luoghi distanti dalla zona in cui abitano (8,2%). Non mancano infine alcuni cittadini che dichiarano di essere indifferenti nei confronti della questione (4,2%). Il 71,5% dei cittadini che si dichiarano di sinistra sono contari al nucleare a causa dei rischi che comporta (47,3%) e perche’ credono che esso non risolva rapidamente i problemi (24,2%). Seguono gli appartenenti al centro sinistra, contrari complessivamente nel 55,6% dei casi e che segnalano con percentuali elevate i rischi (32,6%) e la non immediatezza dei risultati (23%). (segue)
(Sec-Cid/Gs/Adnkronos)
30-GEN-09 11:45

Commenti disabilitati su EURISPES: CENTRALI NUCLEARI COSTANO 30 MLN MA POCO RISPARMIO

Più pulita è l’aria che si respira e più si allunga la vita

Posted in Articoli by admin on 24 Gennaio 2009

La longevità legata all’aria pulita
Dieci microgrammi in meno di inquinanti per metro cubo di aria equivalgono a 7 mesi in più di vita

MILANO – L’aria pulita è buona da respirare e questo si è sempre saputo, ma ora sappiamo anche che, come un po’ di buonsenso avrebbe suggerito, allunga la vita. La ricerca, portata avanti dalla Brigham Young University in collaborazione con la Harvard School of Public Health, ha preso in esame 51 metropoli e ha confrontato i dati inerenti l’aspettativa di vita degli abitanti con quelli riguardanti l’inquinamento atmosferico in un periodo compreso tra il 1980 e il 2000. I ricercatori hanno rilevato che la vita media si è accresciuta di 2,72 anni a partire dal 2000 e assegnano il 15 per cento del merito alla diminuzione delle emissioni inquinanti. Altri studi affermano che una cattiva qualità dell’aria peggiora le condizioni di chi soffre di malattie cardiache o polmonari. Un esempio europeo è quello della Gran Bretagna dove stime ufficiali quantificano in otto mesi il danno dell’inquinamento dell’aria sull’aspettativa di vita.

LO STUDIO – I ricercatori hanno usato modelli statistici avanzati che hanno permesso loro di sgomberare il campo dalle altre variabili in grado di condizionare la durata della vita delle persone (come il fumo o la condizione sociale). La ricerca ha preso in esame soprattutto l’inquinamento dovuto al PM 2.5, le famigerate polveri sottili dovute prevalentemente al traffico automobilistico (e in grado di depositarsi nei nostri polmoni) e sospettate di peggiorare fenomeni asmatici e malattie cardiache. Il risultato cui sono approdati gli studiosi è che 10 microgrammi per metro cubo di particolato inquinante in meno rappresentano sette mesi di vita in più. Tra le città in esame, quelle che con maggiore decisione hanno perseguito l’obiettivo di migliorare l’aria per i propri abitanti hanno regalato loro ben dieci mesi di aspettativa di vita in più. Pittsburgh e Buffalo, che partivano dall’infelice condizione di essere tra le metropoli con l’aria peggiore, hanno visto decrescere le polveri sottili di 14 microgrammi per metro cubo.

LE CONCLUSIONI – «Abbiamo la prova che stiamo ottenendo un consistente ritorno dal nostro investimento speso per migliorare la qualità dell’aria. Questo non porta solo miglioramenti all’ambiente ma anche alla nostra salute», sostiene uno dei ricercatori coinvolti nello studio, il dottor C. Arden Pope. In Europa una ricerca di questo tipo non è ancora possibile poiché i dati necessari hanno iniziato a essere raccolti in tempi troppo recenti per fornire un dato statistico attendibile. Tuttavia, ufficiosamente, traspare dal mondo scientifico un piccolo vantaggio europeo rispetto all’aspettativa di vita americana. Resta quindi invariato il valore del consiglio della nonna di stare all’aria aperta. Se non è troppo inquinata.

Emanuela Di Pasqua

Commenti disabilitati su Più pulita è l’aria che si respira e più si allunga la vita

Lotta al bracconaggio. Denunciati sette cacciatori

Posted in Articoli by admin on 23 Gennaio 2009

Prosegue senza tregua l’attività di vigilanza venatoria condotta dalla Polizia Provinciale su direttive del comandante Raffaele Falconieri su tutto il territorio provinciale al fine di prevenire e contrastare soprattutto il deprecabile fenomeno del bracconaggio.
L’attenzione è stata concentrata in questi ultimi giorni sui Pantani Longarini e Bruno in territorio di Ispica. La zona è un autentico paradiso naturale dove non è raro godere della presenza di fenicotteri, folaghe, aironi, gabbiani, anatre ed altri uccelli acquatici (soprattutto anseriformi). La rete di pantani della Sicilia sud orientale, in quanto interessata dalle principali rotte di migrazione dell’avifauna, rientra tra quelle aree in cui non è consentita la caccia. I controlli, svolti anche di notte, hanno portato alla identificazione di sette cacciatori intenti a svolgere l’attività venatoria finalizzata all’abbattimento di uccelli acquatici ed in particolare di anatidi.

I cacciatori per attirare gli uccelli facevano pure uso di “stampi” ovvero di riproduzioni in materiale plastico di germani reali e altre specie volatili che galleggiando nelle acque dei pantani richiamavano al passaggio gli uccelli da abbattere. I sette cacciatori denunciati per l’ipotesi di reato di caccia in area protetta sono: – S.D. di anni 31di Rosolini – V.A. di anni 22, di Rosolini – E. R. di anni 47 di Ragusa – S. M. di anni 37 di Ragusa – V. C. di anni 47 di Ragusa – G. F. di anni 46 di Ragusa – G. R. di anni 47 di Pozzallo. La Polizia Provinciale ha sequestrato loro 7 fucili da caccia, 9 stampi di anatra di varie dimensioni ed oltre 50 cartucce ed altri accessori per la caccia. Fonte: RTM

Commenti disabilitati su Lotta al bracconaggio. Denunciati sette cacciatori

Pubbliche affissioni. Chi controlla ?

Posted in Articoli,Varie by admin on 20 Gennaio 2009

A Modica la situazione delle pubbliche affissioni è veramente pessima, chiunque può affiggere un qualsiasi manifesto, di qualsiasi dimensione e con qualsiasi contenuto, senza pagare alcuna tassa. Cosa ancora più grave, è che molti non si fanno scrupoli sul dove affiggere i propri manifesti ed è cosi che troviamo i muri della nostra città “violentati” da ogni tipo di pubblicità e di evento.

Basta girare per pochi chilometri e si possono notare le migliaia di manifesti occupare gran parte dei muri di edifici privati, pubblici o di pannelli dedicati alla sola comunicazione del Comune. Tutto ciò è facilitato dal mal funzionamento degli organi preposti al controllo e alla repressione di tali comportamenti, in cui c’è il risparmio da parte dei titolari dei manifesti, ma soprattutto è notevole il danno che si arreca all’estetica della città e alle casse del Comune di Modica, dal momento in cui si evade dal pagamento della tassa delle pubbliche affissioni. All’interno del Corpo dei Vigili Urbani di Modica c’è un settore preposto al controllo di questo fenomeno, ma la sua attività è insufficiente, se addirittura non totalmente inefficace. L’individuazione dei mittenti di tali manifesti non è difficile da rendere nulla l’attività degli organi preposti, ma probabilmente è nullo il senso di dovere di questi, i quali stanno dimostrando di non avere a cuore la città, il rispetto verso di essa e soprattutto non hanno a cuore il rispetto delle leggi.

Esistono ditte che da un anno circa, costantemente e senza alcuna difficoltà, commettono ripetutamente lo stesso reato. Tra queste c’è l’Agenzia di Pompe Funebri di Raffaela Palladino, il quale con il messaggio “Basta con il “caro” estinto”, da più di un anno indisturbatamente inquina Modica. Questo è uno dei casi più gravi, per il quale non si può continuare a far finta di non vedere da cosi tanto tempo, per il quale è ora di dare una svolta decisiva nel campo delle pubbliche affissioni, per dare dignità all’estetica della nostra città e per fare entrare un po’ di liquidità nelle casse dell’ente comune. Rimanendo sempre in questo settore, è importante ricordare il degrado in cui versano puntualmente le città durante le campagne elettorali, in cui i “nostri” politici, anch’essi senza alcun problema e soprattutto scrupolo, danno un contributo notevole all’aumento dell’illegalità.

Nel Comune di Vittoria, grazie al consigliere comunale Peppe Cannella della lista “Bella Ciao – Rifondazione”, qualcosa sembra che stia andando nel verso giusto, infatti il Sindaco, in seguito ad un’interrogazione del consigliere, si è detto interessato a procedere nei confronti dei quali hanno affisso manifesti elettorali abusivi, direttamente e indirettamente. Molti modicani sperano che anche a Modica qualcosa in questo settore cambi direzione, la città è stanca di vedere tutto questo scempio, senza che i colpevoli siano colpiti, che siano imprenditori, politici o commercianti.

Francesco Ruta

Commenti disabilitati su Pubbliche affissioni. Chi controlla ?

Decreto Ministeriale sulle energie da fonti rinnovabili

Posted in Articoli by admin on 2 Gennaio 2009

In materia di rinnovabili il 2008 si è concluso con l’attesa firma da parte del ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola di concerto con il Ministro all’Ambiente Stefania Prestigiacomo del Decreto Ministeriale Rinnovabili, il provvedimento che fornisce le prime direttive generali per regolare la transizione dal vecchio al nuovo meccanismo di incentivazione nel campo delle energie alternative, in attuazione dell’ultima Finanziaria. Dalla normativa rimane esclusa la tecnologia fotovoltaica che gode di una forma di incentivazione specifica, vale a dire il nuovo Conto Energia introdotto dal DM 19 febbraio 2007. Per tutti gli altri impianti il sistema di incentivi – certificati verdi (CV) o in alternativa una tariffa omnicomprensiva – è stabilito in base della taglia e la domanda per accedere all’incentivazione va presentata al Gestore del Servizio Elettrico (GSE) entro tre anni dall’entrata in esercizio dell’impianto. Sarà dunque il GSE stesso a qualificare gli impianti e a determinare l’energia elettrica incentivata, definendo il numero di CV e la tariffa onnicomprensiva cui si ha diritto. Spetterà poi all’Autorità per l’energia elettrica e il gas a stabilire, entro 60 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento, modalità, tempi e condizioni per l’erogazione delle tariffe fisse onnicomprensive, modalità per lo scambio sul posto, nonché per la verifica del rispetto delle disposizioni che “trovano copertura nel gettito della componente tariffaria A3 delle tariffe dell’energia elettrica”. Ecco cosa si prevede in dettaglio:

Formula Conto energia
Tutti gli impianti con potenza non superiore a 1 MW e 0,2 MW per l’eolico, entrati in esercizio in data successiva al 31 dicembre 2007, hanno diritto, in alternativa ai certificati verdi ad una nuova forma di tariffa incentivante corrisposta per ogni kWh immesso in rete, mentre per gli impianti di potenza superiore a 1 MW viene modificato il sistema dei certificati verdi introdotto in precedenza stabilendo il diritto a una tariffa fissa onnicomprensiva di entità variabile. Gli incentivi non sono cumulabili ad esclusione di alcuni settori come gli impianti da biomasse di filiera per i quali i CV e tariffa fissa “sono cumulabili con altri incentivi pubblici di natura nazionale, regionale, locale o comunitaria in conto capitale o conto interessi con capitalizzazione anticipata, non eccedenti il 40 per cento del costo dell’investimento”.

Scambio sul posto
Il Decreto prevede che possano accedere al meccanismo di scambio sul posto, ovvero la possibilità di vendere alla rete l’energia prodotta in eccesso, gli impianti alimentati da fonti rinnovabili “ovvero cogenerativi ad alto rendimento la cui potenza nominale media annua complessiva non risulti superiore a 200 kW”, attraverso specifichi meccanismi che saranno oggetto di successivi provvedimenti. E’ consentito inoltre il passaggio dal sistema dello scambio sul posto al sistema della tariffa fissa onnicomprensiva. In tal caso, “il periodo di incentivazione è conseguentemente ridotto del periodo intercorrente tra la data di entrata in esercizio e la data di entrata in esercizio commerciale, comunicata dal produttore al GSE in seguito all’accoglimento della suddetta richiesta di qualifica”.

Certificati verdi
Ridefinito l’arco temporale nel quale si ha diritto agli incentivi: 15 anni per tutti gli impianti ibridi alimentati da fonti rinnovabili che hanno cominciato a operare dopo il 31 dicembre 2007, 12 anni per quelli entrati in esercizio prima di quella data e 8 anni per gli impianti di cogenerazione abbinata al teleriscaldamento e per quegli impianti anche ibridi alimentati da rifiuti non biodegradabili. Per questi ultimi tre casi è prevista la proroga di altri 4 anni rispetto alla durata stabilita “in misura corrispondente al 60% dell’energia elettrica incentivata”. Il certificato verde, di valore unitario pari a 1MWh, è emesso dal GSE, su richiesta del produttore per gli impianti dotati di relativa qualifica e lo stesso Gestore organizzerà, nell’ambito della gestione economica del mercato elettrico, una sede per la contrattazione dei CV.

Tariffe di istruttoria
I soggetti che intendono ottenere la qualifica di “impianto a fonte rinnovabile” devono corrispondere al GSE, contemporaneamente alla richiesta di qualifica, un contributo per le spese di istruttoria pari alla somma di una quota fissa, pari a 150 euro, più una quota variabile sulla base della potenza stabilita in:
• 50 € per richiesta di qualifica per gli impianti di potenza nominale media annua superiore a 20 kW e non superiore a 200 kW;
• 300 € per richiesta di qualifica per gli impianti di potenza nominale media annua superiore a 200 k W e non superiore a 1 MW;
• 800 € per richiesta di qualifica per gli impianti di potenza nominale media annua superiore a 1 MW e non superiore a 10 MW;
• 1200 € per richiesta di qualifica per gli impianti di potenza nominale media annua superiore a 10 MW. Produzione da biomasse.

Commenti disabilitati su Decreto Ministeriale sulle energie da fonti rinnovabili
« Previous PageNext Page »