Ambiente Ibleo – Portale ambientalista del Sud-Est Siciliano


La memoria di La Torre non si cancella

Posted in Articoli by admin on 14 Ottobre 2008

Succede in Italia che in base a un sondaggio si decida di cancellare l’intitolazione dell’aeroporto cittadino al padre della legge sul sequestro dei beni ai mafiosi, per sostituirlo con il nome di un generale che conquistava villaggi africani con i gas nervini.

Succede in Italia che la piazza di Comiso si riempia in un sabato pomeriggio di oltre 2.000 persone per dire no alla cancellazione di Pio La Torre e chissà che il sindaco non commissioni un nuovo sondaggio e decida di fare marcia indietro. Gli sarebbe bastato ascoltare gli interventi dal palco, quello del segretario del PD, Walter Veltroni, quello di Franco La Torre, o anche leggere il messaggio arrivato dal Quirinale: \”Le sue battaglie raccolsero un vasto consenso popolare, e lo esposero alle minacce della mafia, di cui cad de vittima in un sanguinoso agguato che mirava a far tacere la sua voce e bloccare il processo di rinnovamento e di sviluppo dell\’Isola. Tuttavia la sua testimonianza non fu vana: essa divenne patrimonio generale del popolo siciliano, aldilà delle differenti opinioni politiche, e favorì la nascita di un comune sentire e di movimenti unitari che hanno rinsaldato la trama della democrazia\”. Si può chiamare memoria, si può chiamare riconoscenza, ma il sindaco Giuseppe Alfano, di Alleanza Nazionale, non sembra avere né l’una né l’altra nei confronti del segretario del Pci siciliano e padre della legge sul sequestro dei beni ai mafiosi, ucciso da Cosa nostra nel 1982, legato alla città in provincia di Ragusa anche per la lotta in favore della smilitarizzazione della base di Comiso.
 
Eppure, come ha detto Walter Veltroni dal palco “la lotta alla mafia non è di una parte, deve impegnare tutti. I temi della legalità e della lotta alla mafia non sono in questo momento centr ali, ma invece lo devono essere. Ci sono dei valori simbolici ed educativi – ha detto Veltroni – cosa si vuole mandare a dire ai ragazzi quando si decide di togliere il nome di un democratico e di un combattente per la legalità? Che messaggio si vuole dare? Un messaggio comunque sbagliato! Cancellare il nome di Pio La Torre dall\’aeroporto di Comiso è come dire che chi stava dalla parte dell\’occupante e chi liberò l\’italia sono gli stessi. Rispetto per le vittime si, ma non cancellazione della storia di questo Paese e del sacrificio di tante persone. È inconcepibile che un sindaco, sulla base di sondaggi, ha deciso di togliere all\’aeroporto di Comiso il nome di un uomo che ha perduto la sua vita per combattere la mafia. Questo la dice tutta sull\’Italia di oggi e la dice tutta su chi governa questo comune e non solo\”. Un sindaco a cui il segretario del PD ha ricordato che \”Pio La Torre era un uomo fantastico, un autentico combattente contro la mafia, contro i poteri criminali e per la pace. Che il suo nome fosse sull\’aeroporto di Comiso penso fosse giusto e fosse anche un titolo di onore per questa città\”. Concetti che si potrà provare a spiegare al sindaco, ma non finché non tornerà sui suoi passi.

E\’ questo il senso del no di Veltroni ad un incontro: \”Non vedo cosa dobbiamo dirci con il sindaco di Comiso, Giuseppe Alfano, che ha fatto una scelta inspiegabile. Quando avrà fatto quello che tutte le persone ragionevole chiedono, lo incontrerò volentieri. Le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, interpretano il sentimento di tutti gli italiani\”. Dal palco Veltroni racconta di avere anche telefonato al presidente della Camera, Gianfranco Fini: \”Ho manifestato il mio stupore ma non vi riferisco cosa mi ha risposto. Se vuole lo dice lui. Chi ha preso questa decisione ha messo in difficoltà anche la sua parte politica. Mi auguro che tante persone ragionevoli che ci sono nella destra facciano capire a questo sindaco questo inammissibile errore\”. A farglielo capire ci ha provato il “Centro Studi e iniziative culturali Pio La Torre” che ha organizzato la manifestazione a cui ha aderito il PD, l\’associaizone Articolo 21, i sindacati, i sindaci di una ventina di comuni siciliani, esponenti della cultura come Andrea Camilleri, Vincenzo Consolo, Giuseppe Tornatore.

Tutti uniti per impedire il ritorno sulle targhe stradali dell’ Aerporto Vincenzo Magliocco, generale dell\’aeronautica durante il ventennio fascista. L\’aeroporto era stato intitolato a La Torre il 30 aprile del 2007, nel venticinquesimo anniversario dell\’agguato mafioso in cui cadde a Palermo. Sul palco con Veltroni anche Giuseppe Giulietti, di Articolo 21, il segretario regionale della Cgil, Italo Tripi, Fabio Mussi di Sinistra democratica, e Franco La Torre, figlio del dirigente comunista ucciso. Cancellando il nome di La Torre, ha detto il figlio, \”sono stati messi in discussio ne principi fondamentali della democrazia, cui non si puo\’ venir meno se non si vuole mettere in discussione la convivenza civile. Sono grato a quanti sono pronti a difendere quei principi, come fece mio padre, un uomo e un denmocratico dedito alla legalità e alla pace\”. “Protestare contro la cancellazione dell\’intitolazione dell\’aeroporto di Comiso a Pio La Torre è un dovere civico, non solo politico – ha spiegato Francantonio Genovese, segretario regionale del Pd – Questa manifestazione servirà anche ad impedire che quel che è accaduto a Comiso, offendendo la memoria di Pio La Torre, si possa ripetere altrove oltraggiando eroi caduti nella lotta alla mafia come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Basti ricordare le parole dell\’allora presidente dell\’Ars, Gianfranco Miccichè, secondo il quale l\’attuale intitolazione dell\’aeroporto di Palermo danneggia il turismo. Una battaglia la nostra non solo in difesa della memoria di un grande politico siciliano vittima della ma fia ma, soprattutto, a sostegno di quei valori di legalità, pace e di giustizia sociale che sono stati sempre al centro del suo impegno politico”. “Qui venivano ragazzi da tutto il mondo – dice il capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro – ed è quasi ridicolo voler cambiare un nome che è così simbolico nell\’immaginario non solo siciliano. È inspiegabile questa piccola rivincita, inutile e dannosa. Avevamo chiesto al sindaco di revocare la sua decisione e invece c\’è la sua pervicacia, che è assolutamente inspiegabile”.

E da destra alla voce del corteo si aggiunge quella del vicepresidente della Regione siciliana Titti Bufardeci. “Condivido in pieno la manifestazione per intitolare l\’aeroporto di Comiso a Pio La Torre, il segretario del Pci siciliano ucciso dalla mafia – ha spiegato la Bufardeci – La Torre è un eroe di tutti i siciliani e il suo impegno è un patrimonio che accomuna tutti noi nella battaglia per la legalità, la libertà e contro le mafie. Non si p uò cancellare la storia e credo si dovrà tenere conto della mozione unitaria che il parlamento regionale discuterà la settimana per ripristinare l\’intitolazione dell\‘aeroporto di Comiso a Pio La Torre\”.

Anche il segretario regionale dell\’MPA, il partito del governatore siciliano Raffaele Lombardo, in una nota ricorda: \”Abbiamo sottoscritto il documento del Pd per il mantenimento della memoria di Pio LaTorre, ogni altra ipotesi è per noi assurda\”. Poche ore prima della manifestazione era intervenuto anche il presidente di Confindustria Sicilia, Ivanhoe Lo Bello: \”Spero che il sindaco e la giunta di Comiso tornino sulla propria decisione cancellando il provvedimento con il quale si rimuove l\’intitolazione dell\’aeroporto a Pio La Torre. E\’ una decisione che non comprendo. La Torre è una delle figure piu\’ limpide della recente storia siciliana. Lui e Rosario Di Salvo (l\’autista ucciso insieme con l\’ex dirigente Pci)insieme con le loro famiglie hanno pagato un prezzo a ltissimo per la forte e determinata opposizione a Cosa nostra. A Pio La Torre dobbiamo una delle più importanti innovazioni legislative nella lotta alla mafia. Per tutto ciò raccolgo l\’appello del centro Pio La Torre, la sua storia e la sua memoria appartengono a tutti i siciliani. Per questo trovo incredibile la decisione della giunta comunale di Comiso\”. Alfano potrebbe conservare uno dei lanci d\’agenzia sulla manifestazione. \”Chi fa il sindaco, indossa la fascia tricolore, ha il dovere di rappresentare tutti i cittadini, anche quelli che non lo hanno votato. Che facciamo cambiamo i nomi delle strade in base a chi vince le elezioni? Questo sarebbe un regime, ma per fortuna in Italia non siamo in un regime. In Italia c\’è ancora la democrazia\”.

E\’ un ANSA delle 18 e 44 dell\’11 ottobre, titolo: \”Veltroni, l\’Italia non è un regime\”.

Salvatore Baglieri

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Le escursioni di Kalura

Posted in Comunicazioni,Varie by admin on 14 Ottobre 2008

Cari amici di KaluraBoscagliaSicilia,

anche domenica 19 ottobre vi proporremo un’ escursione “novità“: “Monti Climiti orientali-saline di Priolo (SR)” in compagnia degli amici della LIPU visiteremo l’ultima propaggine ad est dei monti iblei ai quali accederemo da un’antica scala greca, una piccola riserva naturale…

La partenza è da Ragusa – P.zza Libertà ore 8.30 ( Si raccomanda la puntualità ), per le prenotazioni chiamate la segreteria 3939506186 o mandate una e-mail a info@kalura.org.

L’equipaggiamento è il solito (scarpe da trekking, zainetto, mantellina per la pioggia, acqua e pranzo a sacco).

N.B.: Vi preghiamo di avvisare in tempo, se dopo aver prenotato, non si avesse la possibilità di venire all’escursione. Così facendo qualcun’altro potrà partecipare al vs posto. Grazie

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Il «modello» Ragusa cade sull’inquinamento

Posted in Articoli by admin on 13 Ottobre 2008

È uno dei pochi casi in cui arriva dopo e non prima delle altre città siciliane. Ed è, questo, un record per una città come Ragusa che del primato negli indicatori economici, insieme ai paesi della provincia, ha fatto un motivo di orgoglio. Portata a esempio di sviluppo, la città modello capoluogo di una provincia modello, scricchiola, mostra qualche affanno, non riesce a tenere il passo. E scivola giù, nell’annuale classifica sull’Ecosistema urbano elaborata da Legambiente in collaborazione con «Il Sole 24 Ore».

Così l’edizione 2008 riserva al capoluogo ibleo un tristissimo 103° posto, l’ultimo nella classifica elaborata dall’Istituto di ricerche Ambiente Italia. Tre posti in meno rispetto alla classifica dell’anno scorso. Ed è forse una retrocessione talmente impercettibile da far dire a Antonio Calasanzio, direttore della Confindustria iblea, che certamente «il modello Ragusa comincia a mostrare qualche crepa. Delle infrastrutture neanche parliamo forse perché siamo abituati a farne a meno». Sa bene, il direttore di Confindustria, che l’assenza di infrastrutture ha avuto e continua ad avere un peso enorme su questa piccola cittadina di poco più di 72mila abitanti e sull’intera provincia.

La città del barocco stenta: oggi può proporre 18 monumenti inseriti nella lista Unesco (insieme agli altri della Val di Noto) e ciò serve ad attrarre un turismo qualificato. Ma questo territorio, storicamente disseminato di trivelle alla ricerca di petrolio, oggi è alle prese con una pesante (e «futile» dice Calasanzio) polemica sulle ricerche di gas da parte degli americani della Panther Oil. Comunque queste rischiano di diventare note a margine di una situazione che sul piano strutturale si è fatta negli anni sempre più pesante. «Stiamo recuperando – dice il sindaco Nello Di Pasquale, a capo di un’amministrazione di centrodestra da poco più di un anno e mezzo –. La città oggi è un cantiere e io vorrei scrivere una lettera ai miei concittadini per chiedere scusa per il disagio che stiamo arrecando».

Intanto l’ecosistema è stato ed è fortemente condizionato dalla qualità del trasporto pubblico urbano (si veda articolo in basso), ma anche dal tasso di automobili circolanti: con 68 mezzi circolanti ogni cento abitanti, Ragusa si piazza all’88° posto in Italia. Il risultato peggiore tra i 9 capoluoghi di provincia siciliani. Se poi prendiamo la percentuale di auto Euro 3 ed Euro 4 il capoluogo ibleo si piazza al 90° posto con il 30% del totale di auto a pari “merito” con Trapani e meglio, per rimanere alle città siciliane, di Catania ed Enna. Inutile parlare di qualità dell’aria: dalla presenza di polveri sottili nell’aria a quella di benzene, tutti i dati necessari per fare una valutazione non sono disponibili. E in una città al 103° posto in Italia per consumo pro capite di carburante ciò non è ovviamente un buon segnale. Anche se il sindaco rassicura: «Ci sono le centraline e il monitoraggio viene fatto».

Ma non c’è solo questo tra i punti critici di Ragusa: «È peggiorata nettamente la gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani (Rsu), ci sono alti consumi di energia elettrica e grosse perdite nell’acquedotto, c’è un abusivismo strisciante, la frazione di Marina di Ragusa nel periodo estivo scoppia» elenca, puntualmente, il presidente della Legambiente iblea Claudio Conti. Proprio il dato sui rifiuti fa di Ragusa un simbolo: al settimo posto in Italia per produzione di Rsu con 463,1 chili per abitante l’anno, la città si piazza al centesimo posto per raccolta differenziata che è ferma al 3,1% della produzione di Rsu.

Lo stesso sindaco riconosce che sì, sul fronte «della raccolta differenziata è necessario fare di più». Ma è sempre il sindaco che mette sul piatto i 68 milioni stanziati per interventi nel centro storico, per la costruzione di nuovi parcheggi e nuove isole pedonali: i lavori sono in corso o in via di appalto. Con interventi in un’area già di suo abbastanza buona: nella classifica di Ecosistema urbano Ragusa si piazza al sedicesimo posto per ciò che riguarda le isole pedonali.

Ma retrocede miseramente quando si tratta di valutazioni che riguardano zone a traffico limitato, piste ciclabili, fino a crollare per quanto riguarda il verde urbano totale: penultima in classifica.

di Nino Amadore
Ilsole24ore

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Rapporto di Legambiente sulle città più verdi

Posted in Articoli by admin on 13 Ottobre 2008

Città verdi: ok Belluno, ko Frosinone
Lo studio confronta 103 città sulla base di 125 parametri ambientali. E continua ad avanzare la cementificazione: siamo a 813 chili di cemento a testa, contro i 625 della media europea

Roma, 13 ottobre 2008 -  Nord Est e Toscana sul podio delle città più verdi e vivibili d’Italia. Belluno si conferma per la seconda volta consecutiva con il punteggio più alto (74,63) per i 125 parametri ambientali considerati nel consueto rapporto di Legambiente sull’ecosistema urbano che coinvolge 103 città.

Al secondo posto Siena (70,24), terza è Trento (67,96). La classifica è dominata dai capoluoghi del centro nord e per trovare una città del centro sud bisogna scendere alla 35ma posizione con Cagliari che registra 56,09 punti, ma le città delle Isole e del Sud occupano ben 15 delle ultime 20 posizioni.

All’ultimo posto c’è Frosinone (28,04), preceduta da Ragusa (32,85) e Catania (34,73). Nel capoluogo laziale parecchio smog, un trasporto pubblico quasi inesistente, un altissimo tasso di motorizzazione (73 auto ogni 100 abitanti). La media complessiva italiana è di 51,96 punti, in leggero miglioramento rispetto al rapporto precedente (50,55).

Nella top ten sparisce la Lombardia che è rappresentata al 12mo posto da Mantova. Tra le prime dieci, oltre a Siena, anche Prato, ma anche due città della Liguria, Savona settima e La Spezia nona. Quarto posto per Verbania, quinta Parma, sesta Bolzano. La decima posizione è occupata da Venezia. Tra le città più grandi guadagna posizioni Milano che passsa dal 58mo al 49mo posto.

Scende Roma che perde 15 posizioni e passa dalla 55ma alla 70ma posizione. Roma ha un inquinamento atmosferico leggermente più basso rispetto a Milano, ma per il resto la Capitale mette in fila una serie di risultati negativi: Milano ad esempio batte Roma in raccolta differenziata (31% a 17%), per le isole pedonali, le piste ciclabili.

Tra le città con oltre 200mila abitanti Genova e Venezia sono le migliori, Catania la peggiore alla posizione 101. Il meridione, in generale, è ancora indietro: male le città di Napoli e Palermo che restano ancora in coda alla classifica con la 98ma e la 88ma posizione.

Spicca il salto di Bari che guadagna 22 posizioni rispetto allo scorso anno e si porta al 60mo posto. Tra la prima e l’ultima classificata di Ecosistema urbano “c’è un baratro”. I migliori progrediscono, i peggiori sembrano quasi arretrare e le distanze “si esasperano”. Gli ultimi non sono i più poveri “in parte sì – scrive Legambiente – sono le città a più basso reddito”, ma quelli che peggio curano le loro risorse ambientali.

Le ultime 14 città appartengono a Sicilia (7), Calabria (3), Lazio (2) e Campania (1). Un po’ di città meridionali (e praticamente tutta la Sardegna) hanno prestazioni complessive migliori delle medie nazionali dei singoli indicatori e di città del centro-nord.

Con un occhio ai rifiuti, il rapporto di Legambiente, dice che migliora in Italia la raccolta differenziata, ma si produce più spazzatura, con un chilo di aumento medio per abitante. Aumentano anche gli autoveicoli euro3 ed euro4, ma aumentano anche le auto in circolazione. Migliorano le emissioni di biossido di azoto e peggiorano quelle di ozono.

Proprio sui parametri dell’aria il sud si riscatta con Catania che guida la classifica delle minori emissioni di anidride carbonica da parte dei mezzi pubblici; Caserta, Teramo e Nuoro hanno i più bassi livelli di ozono.

Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, osserva come alcuni buoni risultati siano stati ottenuti grazie al lavoro di alcuni sindaci ma anche che “spesso le politiche locali sono state fortemente penalizzate dai governi nazionali, che poco o nulla hanno investito in infrastrutture per il trasporto pubblico e nel miglioramento delle condizioni dei viaggiatori pendolari”. In sostanza, troppe auto e troppe emissioni con “il traffico urbano grande protagonista” dell’inquinamento dell’aria.

Per Legambiente, occorre “ridiscutere il modello di urbanizzazione dominante“, ma anche “ripensare le politiche energetiche” utilizzando le tecnologie che ne favoriscono in risparmio; così come occorre “migliorare la filiera dei rifiuti”, favorendo il compostaggio e la riduzione degli scarti.

C’è troppo cemento in Italia, secondo Legambiente, che ricorda come nel solo 2006 siano 30mila le costruzioni abusive su un totale di 331mila unità abitative, 7mila i capannoni e 813 i chili di cemento a testa, contro i 625 della media europea.

Fonte: Ilsole24ore

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Perdere la libertà di esprimere la propria opinione

Posted in Articoli by admin on 12 Ottobre 2008

E’ bene che i cittadini modicani lo sappiano, che sono doppiamente disgraziati.

Sono disgraziati la prima volta, perché sono nati o comunque si ritrovano a vivere in un paesino insignificante, di quelli che agli occhi del mondo “né contano e né cantano” e potrebbero scomparire da un giorno all’altro senza che gli equilibri del Paese ne risentissero minimamente, di quelli che per una serie di sfortunate coincidenze storiche e politiche non sono crocevia di grandi traffici economici e non sono nemmeno riusciti ad elevarsi al rango di capoluoghi di provincia.

E sono disgraziati la seconda volta; perché attraverso i decenni e i secoli non si sono fatti furbi e non hanno imparato dagli errori commessi in occasione di quelle sfortunate coincidenze storiche e politiche e sono andati anche stavolta controcorrente, contro i venti che tirano nel mondo e in Italia, scegliendosi un Sindaco che non è amico del Premier che tutto vuole e che tutto può.

È bene che lo sappiano dunque, i cittadini modicani, che con queste premesse non possono sperare di vedere piovere la manna dal cielo. Se trasferissero la loro residenza a Catania, ma soprattutto se si schierassero dalla parte di quelli che hanno messo la croce sul simbolo di un certo partito sulle schede elettorali, sarebbe tutta un’altra storia.
Avrebbero infatti una miriade di santi protettori nei paradisi della politica e addirittura vedrebbero i loro incubi peggiori dissolversi con un colpo di bacchetta, trovando sotto i cavoli un centinaio di milioni di euro o comunque un bel gruzzoletto bastevole a dimenticare il debito pubblico con ogni annesso rischio di macellerie sociali e di pressioni fiscali inaudite.

Ma sono modicani, residenti a Modica, nella maggior parte dei casi elettori di un Sindaco che non sale e scende liberamente le scale di Palazzo Grazioli per andare a trovare i suoi amici e che per la sua città può solo rimboccarsi le maniche e trasformare le sue forze in superforze, o forse sarebbe meglio dire i suo i sforzi in supersforzi.

I modicani dovrebbero avere appreso appieno l’entità drammatica della loro miserabile condizione, leggendo di come il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi abbia regalato 140 milioni di euro a fondo perduto prelevati dalle tasse di tutti gli italiani per colmare la voragine aperta a Catania dalla dissennata amministrazione del suo medico di famiglia e di come pare non intenda essere altrettanto generoso con i tanti altri comuni disastrati tanto quanto quello, che però sono piccoli, inutili, e magari di centrosinistra.

Comuni come Modica, insomma. Ma qualora i modicani non fossero ancora sufficientemente consapevoli di questa amara realtà, a rinfrescare loro la memoria e a fare un po’ di chiarezza ci ha pensato nei giorni il deputato nazionale del Popolo delle Libertà, Nino Minardo: “Il sindaco di Modica Antonello Buscema –ci informa il deputato in un suo comunicato- dimostra che questa amministrazione spuria non è in grado di risolvere da sola i problemi finanziari di Palazzo San Domenico e dimostra anche che quanto noi del PdL andavamo dicendo in campagna elettorale, e cioè che le sinergie istituzionali con Roma sarebbero state l’unica via d’uscita alla crisi finanziaria, non erano boutade.
Catania ha già avuto risposte perchè il suo è un sindaco del PdL! La sinergia istituzionale, appunto”.

Due volte disgraziati, appunto. Anzi no, tre volte disgraziati. Perché queste parole di compassione lasciano intendere un\’unica via di salvezza: quella di inchinarci ad un potere supremo, dal quale potremo sperare di ricevere benevolenza e qualche privilegio, come vassalli, valvassori, valvassini (lo abbiamo detto tante volte…). E non penseremo mica che esistano davvero quelle paroline magiche tipo “diritti”, “uguaglianza”, “democrazia”, tutte quelle cose che dal 1948 circa stanno scritte nella Costituzione Italiana. Inutile dunque, a maggior ragione, illuderci che chi ha oggi la fortuna di starsene a Roma, sol perché sale e scende liberamente le scale di Palazzo Grazioli per andare a trovare i suoi amici e si è trovato così un posto comodo e utile nel listone elettorale, possa oggi ricordarsi chi è, da dove viene, e fare qualcosa per meritarsi quel posto anche agli occhi di noi poveri disgraziati cittadini.

Concetta Bonini
Pubblicato su La Pagina del 12 Ottobre 2008

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Eco-kids, piccoli fondamentalisti per la salvezza del pianeta

Posted in Articoli by admin on 12 Ottobre 2008

I bambini imparano la lezione ambientalista, la applicano con intransigenza
e sono in grado di indirizzare scelte e consumi di tutta la famiglia

Un fenomeno sempre più diffuso negli Usa che prende piede anche da noi.
Un attimo di distrazione, il rubinetto lasciato aperto mentre ci si lava i denti, la luce rimasta accesa nella stanza da cui si è usciti, e il piccolo ambientalista è pronto a rimproverarvi. “Eco-kids”, li chiamano negli Stati Uniti, sono i bambini cresciuti con la paura che l’acqua presto finirà e che la produzione di energia elettrica minaccia la salute del mondo, infanti-guardiani del futuro dell’umanità. Sono tanto consapevoli dell’emergenza ambientale da far sentire anche il genitore più attento un inquinatore incallito e sono, soprattutto, capaci di indirizzare scelte e consumi di tutta la famiglia.

Una lezione imparata troppo bene. La psicologia dell’età evolutiva la chiama iper-regolarizzazione: è lo stesso meccanismo per cui quando i bambini imparano alcune regole grammaticali le applicano con rigore in ogni caso, come quando il participio passato di “rompere” diventa “romputo”. Ecco, in alcuni casi ce le hanno proprio “rompute” con quell’aria da saccenti con cui guardano disgustati i giornali ammucchiati in casa ed esclamano “quanta carta sprecata!” e la diligenza con cui ci ricordano che il televisore va spento perché la spia rossa consuma elettricità.

Il merito-colpa è della scuola, che organizza attività nei centri di educazione ambientale e inserisce nei programmi di scienze lo sviluppo sostenibile e le energie rinnovabili. Non c’è da stupirsi, perciò, se il nipote di neanche otto anni disquisisce sul fatto che il buco dell’ozono si è di nuovo allargato nel 2007 ma non è tornato alle dimensioni tremende del 2005. Del resto, è lo stesso bambino che ha letto con entusiasmo lo scorso anno il Papersera, inserto di Topolino fatto come un vero giornale e sponsorizzato dall’Eni. L’inviato Pippo insegnava concetti come “riscaldamento globale” e “cambio climatico” e dava suggerimenti su come risparmiare energia con i piccoli accorgimenti quotidiani. I piccoli ambientalisti vedono cartoni animati come La gang del bosco e aspettano con ansia l’uscita dell’ultimo film della Pixar, Wall-E, parabola ecologica di un pianeta tanto inquinato da dover essere abbandonato. E poi riportano quel che imparano nella vita di tutti i giorni, con la semplicità intransigente propria della loro età.

Un mercato appetibile. Della disponibilità dei più giovani a farsi carico della salute del mondo si è accorto anche il marketing, per cui ora per vendere un prodotto è utile sottolineare il ridotto impatto ambientale e i risultati sono subito evidenti. C’è chi riferisce della bambina che accetta di farsi lavare i capelli solo con quel dato shampoo “che rispetta l’ambiente” e chi mettendo il tonno nel panino si è sentito chiedere dal figlio adolescente se era sicuro che fosse stato pescato rispettando i delfini.

Nei giorni scorsi il quotidiano statunitense New York Times denunciava il fatto che molti genitori si sentono sotto pressione perché le scelte ambientaliste dei figli li obbligano a spendere di più. Mamme esasperate raccontavano di aver dovuto cambiare tutte le lampadine di casa per dotarsi di quelle a basso consumo e altri di non poter passare davanti a un tetto dotato di pannelli solari senza sentirsi chiedere con insistenza di abbandonare al più presto il sistema di riscaldamento inquinante per passare al solare. “Mio figlio ci ha chiesto di comprare una macchina a idrogeno – era il racconto di uno dei genitori intervistati – e ha detto che non salirebbe mai su un Suv”.

Negli Stati Uniti, la nazione che contribuisce di più al mondo alle emissioni di anidride carbonica e che fa più resistenza nel fissare limiti in proposito, l’insistenza degli “eco-kids” ha dato il via a una serie di critiche al sistema scolastico. C’è infatti chi sostiene che i bambini stanno diventando dei fondamentalisti dell’ecologismo e che si perde troppo tempo sull’educazione ambientale e si tralasciano materie più importanti. Sotto accusa sono finiti anche i distintivi applicati su alcune uniformi scolastiche per indicare che gli alunni partecipano a gruppi per la “Salute dell’ambiente”, il “Patto per la Terra” o l'”Azione per il pianeta”. In Italia gli “eco-kids” sono ancora poco organizzati e inquadrati, ma per fortuna riescono già a farsi ascoltare dagli adulti.

Fonte: La Repubblica

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Le escursioni di Kalura

Posted in Comunicazioni,Varie by admin on 9 Ottobre 2008

Ciao carissimi akkalurati,

come andiamo? Siete pronti e pimpanti come sempre? Bene… perché Domenica 12 ottobre, volevamo riproporvi l’escursione KaluraBoscagliaSicilia “novità“: “Regia trazzera della Montagna”(SR) annullata a maggio per motivi tecnici.

Con gli amici di Acquanuvena percorreremo un’antica via, ormai dimenticata, che da Villa Vela ci condurrà a Canicattini Bagni… attraverso Cava Grande del Cassibile.

La partenza è da Ragusa – P.zza Libertà ore 8.30 ( Si raccomanda la puntualità ), per le prenotazioni chiamate la segreteria 3939506186 o mandate una e-mail a info@kalura.org.

L’equipaggiamento è il solito (scarpe da trekking, zainetto, mantellina per la pioggia, acqua e pranzo a sacco).

Vi ricordiamo che sono ancora aperte le iscrizioni per l’Isola di Lampedusa 31ott-1/2nov che si chiuderanno l’11 ottobre. Troverete il programma sul nostro sito www.kalura.org.

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