Allargamento cave di pietra:l’accusa chiede 14 anni di carcere per gli 8 imputati
Modica – Sotto processo le ditte Colacem e Profetto
Condanne per tutti e otto gli indagati ed il Comune di Pozzallo ammesso alla costituzione di parte civile. La requisitoria del pubblico ministero, Francesca Aprile, relativa al secondo troncone del processo penale inerente le concessioni per opere da eseguire a Cava Giarrusso, laddove si sarebbe dovuto già costruire un impianto di biomassa, vicenda che è all’attenzione del Collegio Penale del Tribunale, si è conclusa senza nessuna richiesta di assoluzione.
Il magistrato indagante ha richiesto condanne che vanno dal minimo di un anno ad un massimo di due anni e sei mesi di reclusione, in questo caso nei confronti del funzionario del Distretto Minerario di Catania, Trupia. Il Gup del Tribunale di Modica, Marco Ciraolo, è poi passato ad ascoltare le arringhe difensive dando, come priorità , voce, all’avvocato Giorgio Terranova, in rappresentanza del Comune di Pozzallo. Al microfono si sono succeduti gli avvocati Giorgio Assenza, Giuseppe Rizza e Nino Frasca Caccia che, in buona sostanza, hanno “messo in crisi” la perizia del perito d’ufficio, Maltese. Frasca Caccia, in particolare, ha fatto emergere le contraddizioni delle conclusioni peritali che, secondo il difensore dell’imprenditore modicano Vincenzo Profetto, “ci sarebbero prove discutibili” perché nella perizia sono incluse foto di Cava Nacalino anziché Cava Cella. Il magistrato ha fissato per il 12 dicembre un’altra udienza dedicata alle arringhe e l’ultima, per le repliche e le sentenze al prossimo 11 gennaio.
In questo troncone di indagini, all’attenzione della magistratura c’è l’estrazione di pietra presso 2 diverse cave della zona. Gli indagati sono funzionari dell’Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente, dell’Ufficio Tecnico del Comune di Modica, A.M.(richiesta di condanna ad un anno), ed F.P.(1 anno e 8 mesi), e del Distretto Minerario, V.S.(2 anni) di Palermo, e A.G.T.(2 anni e 6 mesi), di Catania, oltre ai legali rappresentanti delle imprese Colacem, i fratelli C.C. e G.C.(due anni ciascuno), e M.B.(1 anno)e Profetto, V.P(2 anni). Il collegio difensivo anche dagli avvocati Michele e Franco D’Urso, Pippo Rizza, Luigi Piccione, del Foro di Modica, e poi il professore Bertorotta e l’avvocato Sanseverino del Foro di Palermo, l’avvocato Zappulla del Foro di Siracusa. Le accuse sono, praticamente, identiche al processo ordinario e cioè abuso d’ufficio, falso e deturpamento del territorio per l’allargamento abusivo di 2 cave di pietra. La Cava Colacem, di Contrada Giarrusso Liccio, e Cava Profetto, di Contrada Zimmardo Bellamagna(quest’ultima già operativa dal lontano 1984 con regolari autorizzazioni), sarebbero state allargate senza i necessari nulla osta e solo in base alle concessioni rilasciate dall’ufficio tecnico comunale in maniera illegittima, giacché le aree interessate sarebbero condizionate da vincoli ambientali e paesaggistici. Sarebbero mancati, secondo l’accusa, i controlli da parte del Dipartimento Minerario.
E’ ipotizzato un grave danno al patrimonio ambientale, causato dall’allargamento delle due cave, con il conseguente deturpamento dell’ampia area perché si sarebbe operato oltre i limiti massimi d’estensione consentiti. L’ufficio tecnico comunale avrebbe rilasciato le autorizzazioni che, secondo l’accusa, sarebbero illegittime proprio in base al presupposto di un’alterazione dei documenti. In questo modo, ampie porzioni di territorio tutelate dai vincoli ambientali e paesaggistici, finirono con il risultare invece libere e quindi utilizzabili per procedere all’allargamento delle due cave di pietra.
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Radio RTM
Corriere di Ragusa
Ambiente ibleo
Solare termodinamico, firmata l’intesa centrali in Lazio, Puglia e Calabria
Raggiunto l’accordo tra ministero dell’Ambiente e Regioni per sviluppare la fonte rinnovabile
A coordinare gli interventi sarà una task force presieduta dal premio Nobel Carlo Rubbia
In programma un decreto legge per incentivare l’energia prodotta dai nuovi impianti
Appena qualche anno fa nessuno sembrava credere alle potenzialità dell’energia solare termodinamica e Carlo Rubbia fu costretto a fare le valigie e mettere le sue conoscenze al servizio della Spagna. Ora le cose sembrano completamente cambiate e il premio Nobel per la fisica è stato messo a capo di una speciale task force; di una quindicina di esperti per lo sviluppo di questa fonte rinnovabile. L’obiettivo è quello di realizzare dieci centrali da 50 megawatt.
Il primo passo in questa direzione è stato fatto con la firma di un protocollo di intesa tra i presidenti di Calabria, Lazio e Puglia, e il ministero dell’Ambiente. Le Regioni amministrate da Agazio Loiero, Piero Marrazzo e Nichi Vendola si candidano a ospitare dei progetti pilota che si andrebbero ad aggiungere al primo esperimento già avviato in Sicilia a Priolo.
In cambio il ministro Pecoraro Scanio si impegna a far approvare quanto prima un decreto legge per incentivare l’energia prodotta dal solare termodinamico a concentrazione, sul modello di quanto avviene in Spagna dove per 20 anni è garantito il prezzo di 25 centesimi di euro per kilowattora su impianti di 50 megawatt. E’ pronta la proposta per un decreto specifico da inviare in settimana al ministero dello Sviluppo economico, ha rassicurato il ministro dell’Ambiente.
L’ambizione del governo, ha aggiunto Pecoraro durante la cerimonia di presentazione del protocollo, è di realizzare dieci centrali da 50 Megawatt e di diffondere il solare termodinamico in Nord Africa nell’ambito di un progetto già avviato in collaborazione con Germania, Spagna e Tunisia. A ricordare le potenzialità e le caratteristiche di questa fonte rinnovabile è stato lo stesso Rubbia. La tecnologia – ha detto il premio Nobel – non è in competizione con il fotovoltaico, che è una soluzione distribuita sul territorio, o con l’eolico. Questi sono invece grandi impianti capaci di accumulare energia e quindi di funzionare anche in condizioni meteo sfavorevoli.
Il solare termodinamico a concentrazione, una tecnologia già collaudata con successo sia in Spagna che negli Stati Uniti, utilizza infatti la forza del sole per scaldare a temperature altissime degli speciali fluidi (Rubbia sta lavorando in particolare sui sali fusi, che ritiene siano la soluzione più efficiente). Questi, con i loro vapori, vanno ad alimentare una turbina simile a quelle delle centrali convenzionali. Di notte e anche in caso di cielo coperto dalle nuvole, il calore resta per un certo tempo elevato, garantendo quindi comunque la produzione di energia.
A ottenere il raggiungimento di temperature comprese tra i 400 e i 500 gradi circa è la concentrazione dei raggi solari attraverso dei lunghi tubi di specchi concavi che riprendono l’intuizione di quelli ustori pensati da Archimede per difendere Siracusa dall’assedio dei romani niente meno che nel terzo secolo avanti Cristo.Secondo Rubbia, per partire non servono finanziamenti statali perché gli impianti possono essere ripagati nel giro di cinque anni e sono in grado di autofinanziarsi. Il fisico è convinto inoltre che nel 2015 l’energia solare termodinamica potrà essere competitiva con quella prodotta dai combustibili fossili (oggi il divario a favore di carbone e gas è di circa 15 centesimi di euro a chilowattora).
I progetti sono comunque a uno stadio iniziale e nessuna Regione ha ancora stabilito nel dettaglio la sede delle nuove centrali. Il governatore della Calabria, Agazio Loiero, ha parlato genericamente della zona crotonese segnata da esperienze industriali poi spazzate via. Neppure un’indicazione generica è arrivata dal presidente Nichi Vendola per quanto riguarda la Puglia, mentre il Lazio, ha riferito il presidente Piero Marrazzo, punta su Civitavecchia e in particolare su aree militari dismesse e da riconvertire.
Fonte: La Repubblica
Informazione e Democrazia
Tutti sanno che Forza Italia è (era?) un partito di plastica. Lo psiconano lo ha confermato domenica. Un partito non si scioglie per volontà di una sola persona. Si tiene di solito un congresso degli eletti, si discute del programma, del nuovo nome. Poi si decide a maggioranza. Così avviene nelle democrazie. Nessuno dei suoi sottopancia, reggicoda, portaborse ha fiatato. E si capisce, senza di lui dove vanno? Sono semplici cortigiani.Il suo partito, comunque lo voglia chiamare, è suo di lui, proprietà privata, una organizzazione telecratica con obiettivi di controllo e di lucro.
I partiti hanno ucciso quel poco che era rimasto della democrazia eliminando il voto di preferenza. La prima azione dell’Unione doveva essere la restituzione di un diritto fondamentale ai cittadini: quello di scegliersi il candidato. Non è successo. Ora si discute di proporzionale alla tedesca, di maggioritario alla svizzera e di doppio turno alla francese. Ma di cosa stanno farneticando? Nel 2005 avete adottato la messa in c..o all’italiana con la nuova legge elettorale, di questo dovete parlare.
Nessuno che faccia una premessa, che dica che se si copiano i meccanismi elettorali di una democrazia bisogna adottarne prima le basi, i fondamentali.
Ed è un punto cardine in Germania, in Spagna, in Francia, in ogni Paese degno di questo nome, che non si può avere una presenza dominante nell’informazione e, allo stesso tempo, fare politica. Per gli altri partiti è come combattere contro il campione dei pesi massimi con un braccio legato dietro alla schiena.
Il fenomeno Berlusconi non è compatibile con la democrazia. I suoi giornali, le sue televisioni non sono compatibili con la sua presenza in politica. Di questo devono discutere subito Veltroni, Prodi, Fini, Bertinotti e tutti gli altri: di una informazione democratica, non di sigle e percentuali. Ma non lo faranno perchè, anche loro, ne hanno dei benefici.
La democrazia è diventata marketing. Lo Stato è fuori dal controllo dei cittadini. Riprendiamoci l’informazione.
I pantani Longarini sono stati ripuliti
Sono bastati appena 5mila euro per ripulire i Pantani Longarini.
Dopo un’attesa lunga sei mesi, il comune di Pachino si è fatto carico dell’onere impostogli dai giudici del tribunale di Siracusa.
Cinquemila euro. E’ stata sufficiente questa risibile somma per eliminare lo scempio ambientale dai pantani Longarini Cuba e Morchella che, dallo scorso maggio, erano stati inquinati con lo scarico abusivo di oltre duemila copertoni usati da parte di sconosciuti senza scrupoli.
Ispica. Qualche giorno fa, dopo un’attesa lunga sei mesi, il comune di Pachino si è fatto carico dell’onere impostogli dai giudici del tribunale di Siracusa, che aveva individuato l’amministrazione come l’unica preposta a provvedere al ripristino dello stato dei luoghi, bonificando a sue spese l’intera area perchè ricadente nel perimetro di competenza territoriale.I pantani si estendono difatti per centinaia di ettari nelle province di Ragusa, lungo il litorale ispicese, e Siracusa, per l’esattezza Noto e Pachino, nella cui porzione di territorio si era consumato lo scempio. Era stata la Guardia di finanza a porre sotto sequestro l’intera area. Nel caso l’amministrazione di Pachino non avesse ottemperato agli obblighi imposti dai giudici, la sezione operativa navale di Pozzallo era pronta a rivolgersi alla Procura per ottenere un decreto di bonifica con effetto immediato. Un ulteriore provvedimento che avrebbe potuto comportare anche strascichi giudiziari per sindaco e giunta, dal momento che l’ipotesi di reato prospettabile era quella di deturpamento ambientale in zona protetta. E’ difatti del giugno 1999 il decreto con cui il presidente della Regione Salvatore Cuffaro elevò l’intera area ad oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica. Ma nel maggio scorso qualcuno pensò di scaricarvi migliaia di pneumatici usati e altri rifiuti pesanti e tossici, con il risultato che la zona è rimasta in uno stato pietoso per oltre sei mesi, prima che Pachino provvedesse a ripulirla, affidando il compito all’azienda che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città . Un lavoro eseguito in poche ore e con una spesa minima di cinquemila euro. Ci si chiede: per una cifra talmente irrisoria per un comune, c’era davvero bisogno di palleggiarsi le competenze con i comuni di Noto ed Ispica, nei cui territori ricadono solo parte dei pantani? Su 270 ettari complessivi, ben 180 ricadono comunque in territorio aretuseo. Ecco perchè i giudici avevano escluso ogni responsabilità del comune ispicese. Ma era necessario l’intervento della magistratura? L’accaduto dimostra quantomeno la scarsa attenzione riservata alla tutela di un territorio splendido.
Data l’esiguità della somma occorsa per ripristinare lo stato dei luoghi, si sarebbe potuto risolvere la vicenda appena qualche giorno dopo il compimento dello scempio ambientale, e non dopo ben sei mesi. Ma in questo caso le amministrazioni dei comuni di Noto, Pachino ed Ispica concordano sul fatto che, aldilà della cifra, era indispensabile accertare di chi fosse la competenza territoriale. Punti di vista. Sul fronte delle indagini coordinate dal tenente Emilio Pennacchio e dal luogotenente Salvatore Campisi non si registrano intanto novità di rilievo. L’assenza di testimoni rende molto difficoltoso individuare coloro che avevano materialmente causato lo scempio ambientale, scaricando nel corso della notte gli oltre duemila pneumatici usati, oltre ad altri rifiuti di ogni genere. Nel caso si dovesse arrivare comunque ad un processo, è verosimile che il comune di Pachino possa costituirsi parte civile in giudizio, per i danni all’immagine e per quelli economici scaturiti anche dai cinquemila euro spesi per il ripristino dello stato dei luoghi.
I VERDI: ADESSO OCCORRE VIGILARE
“Speriamo che non si ripeta un simile quanto grave episodio nel prossimo futuroâ€. E’ il commento a caldo di Corrado Rizzone dei Verdi, dopo aver appreso dell’eliminazione dello scempio ambientale dei pantani. “Come Verdi apprezziamo e plaudiamo al lavoro svolto dalla Guardia di finanza e dalla magistratura. La ciliegina sulla torta sarebbe data dall’individuazione dei responsabili, ai quali dovrebbe venire inflitta una pena esemplare, per evitare il ripetersi di simili azioniâ€.
E’ proprio questa la preoccupazione di Rizzone, che invita a questo punto le istituzioni a rendere esecutivo il decreto regionale del 1999 emanato dal presidente della Regione Salvatore Cuffaro, al fine di costituire un ente gestore dell’oasi protetta, con la creazione di parchi, aree attrezzate, bird wathing e quant’altro ancora avrebbe potuto contribuire alla valorizzazione e alla tutela dell’area. Secondo Rizzone è nelle more auspicabile vigilare attentamente sull’intera e vasta zona, per prevenire altri scempi. “Mai come in questi casi prevenire è meglio che curare – conclude Rizzone – visto che per far “guarire†i pantani ci sono voluti ben sei mesi di tempoâ€.
Antonio Di Raimondo
Corriere di Ragusa
Per il comune di Modica è prospettabile l’ipotesi di reato di falso in bilancio
Modica – Da avvocato, lo sostiene l’ex sindaco Carmelo Ruta
“Il commissariamento dell’ente è inevitabile, con lo scioglimento dell’amministrazione e del consiglio comunale.
“Nel momento in cui sarà avviata un’approfondita indagine da parte di uno degli enti ai quali ho inviato un ampio resoconto sulla difficilissima situazione finanziaria del comune, non resterà altro da fare che dichiarare il dissesto finanziarioâ€. Parole dell’ex sindaco ed avvocato Carmelo Ruta (nella foto), che aggiunge: “il commissariamento dell’ente sarà inevitabile, con tutte le conseguenze del caso: scioglimento automatico di amministrazione e consiglio comunale e l’ipotesi di reato prospettabile di falso in bilancioâ€.
Parole pesanti come macigni, quelle dell’ex sindaco Ruta, supportate da dati e cifre alla mano, ricavati dai vari bilanci dell’ente, a cominciare da quello relativo al 2006, che presenta un disavanzo ufficiale di 627mila euro che, sommato a quello dell’anno precedente, porta il totale complessivo a 989mila 650 euro. “Ma dove li mettiamo – dichiara Ruta – i circa sei milioni di euro che il comune pretende dal Ministero di grazia e giustizia quali somme dovute per la locazione del tribunale di via Aldo Moro? E dove vanno a finire – prosegue l’ex sindaco – i restanti tre milioni di euro richiesti e non concessi per le spese di ordinaria manutenzione dell’immobile? In questo modo arriviamo a nove milioni di euro, ai quali va aggiunto il milione ufficiale: il disavanzo reale dell’ente è quindi di poco inferiore ai dieci milioni di euro, peraltro già tutti spesi. Una cifra spaventosa che mai si riuscirà ; a coprire. Ecco perchè – aggiunge Ruta – ritengo che il commissariamento sia ormai solo questione di tempoâ€.
Carmelo Ruta ha inviato il suo dettagliato resoconto al Ministero dell’Interno, settore controllo enti locali; alla Corte dei conti di Palermo e all’assessorato regionale agli enti locali. Un corposo dossier che traccia una cronistoria finanziaria dettagliata a partire dal 2002, anno d’insediamento del sindaco Piero Torchi, poi rieletto alle amministrative della scorsa primavera. Per riscuotere i sei milioni pretesi per i fitti del tribunale, l’ente ha come noto intentato un causa contro il Ministero, affidandola al professore Pitruzzella, alla luce del documento con il quale il guardasigilli Mastella ribadisce che “nulla è dovuto dal Ministero al comune di Modica per il palagiustiziaâ€.
“Ritengo che non esistano i presupposti per intentare la causa che, anche se andasse a buon fine chissà fra quanti anni – prosegue l’ex sindaco – non salva di certo adesso l’amministrazione dalle sue colpe: si deve difatti provvedere fin da subito a far quadrare il bilancio. Invece l’ente sta tentando in maniera grossolana di celare l’evidenza dei fatti con dati non veritieri: alla luce di ciò, lo ribadisco, è prospettabile l’ipotesi di reato di falso in bilancioâ€.
Secondo Ruta, “queste somme non sarebbero mai dovute essere iscritte nella voce in entrata del bilancio, perchè da sempre prive del titolo giustificativo che certifica la possibilità di riscossione. Nonostante la macroscopica assenza del documento – afferma l’ex sindaco – i revisori dei conti, l’ufficio ragioneria e il segretario generale hanno fatto finta di nulla e l’iscrizione della somma è quindi avvenuta in maniera illegittima. Il bilancio è stato poi approvato dal consiglio comunale, al quale era stata tenuta nascosta la comunicazione del Ministero, giunta lo scorso luglio a palazzo San Domenico e nella quale veniva evidenziato a chiare lettere che i sei milioni pretesi non saranno mai concessi.
L’assessore Drago – aggiunge l’ex sindaco – sostiene che si è verificato un dietro front dopo l’insediamento del governo Prodi. Ma mi chiedo: anche se ciò fosse vero, perchè non sono stati capaci di ottenere almeno il titolo giustificativo per la somma pretesa dall’ex guardasigilli, che apparteneva al loro stesso colore politico� Ruta sostiene che le uniche somme che il comune potrebbe sperare lontanamente di incamerare sono quelle relative alla manutenzione ordinaria del tribunale: “il Ministero – afferma l’avvocato – ha concesso annualmente 85mila euro a fronte degli oltre 900mila che sarebbero serviti allo scopo. Se l’amministrazione è in grado di dimostrare questa circostanza, si potrebbe intentare una causa in tal senso.
Ma non mi risulta che ciò si stato fatto. Come non mi consta – conclude l’ex sindaco – che il comune abbia mai pagato la retta di adesione all’Ato: 50mila euro annuali mai iscritti neanche nel bilancio alla voce in uscitaâ€. Da Notizie ufficiose, pare che il trasferimento regionale al comune stia subendo ritardi proprio alla luce di questa particolare situazione, in merito alla quale la Regione ha chiesto chiarimenti.
Intanto ieri i dipendenti hanno incrociato le braccia per buona parte della mattinata, facendo la fila davanti all’ufficio del sindaco per ottenere certezze sul pagamento degli stipendi di ottobre e novembre. A ulteriore sostegno delle sue tesi, l’ex sindaco chiude citando il paragrafo cinque dell’articolo 162 del testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali: “il bilancio di previsione è redatto nel rispetto dei principi di veridicità ed attendibilità , sostenute da analisi riferite ad un adeguato arco di tempo o, in mancanza, da altri idonei parametri di riferimentoâ€.
Antonio Di Raimondo
Corriere di Ragusa
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MODICA. PROCESSO ITIS-KARTODROMO. Perito in aula: “Le aree erano sottoposte a vincolo”
Oltre novanta minuti è durata la deposizione dell’ingegnere Paolo La Greca, docente universitario, consulente tecnico d’ufficio nominato dal pubblico ministero, Maria Mocciaro, per dire sulle circostanze riguardate l’articolato nel processo in corso davanti al Collegio Penale del Tribunale di Modica(Scibilia, presidente, Di Marco e Rubino, a latere) sulle concessioni per la costruzione del kartodromo, in Contrada Bellamagna-Zimmardo, e di un impianto di biomassa, presso Cava Giarrusso, sulla Modica-Mare.
In buona sostanza il perito ha confermato l’esistenza dei vincoli paesaggistici ed ambientali come del resto avevano detto gli altri due Ctu, Fabrizio Scicali ed Antonino Santonocito. La zona ricadeva, dunque, in area agricola (E 5), per cui, secondo i periti, per il rilascio delle concessioni sarebbe stato necessario, tra le altre cose, che ci fossero già altri impianti produttivi, addirittura, Cava Gisana, che doveva “ospitare†l’impianto di biomassa, nel 1977 fu riconosciuta di interesse ambientale considerevole. In precedenza Giovanni Di Stefano, dirigente della sezione Beni Archeologici della Sovrintendenza di Ragusa, aveva sottolineato che all’epoca delle indagini, a cavallo tra il 2004 ed il 2005, a Cava Gisana non c’erano vincoli di natura archeologica laddove era stata realizzata la struttura della società Itis Sas.
Nella passata udienza era stato escusso il rappresentante dei Verdi, Corrado Rizzone, il quale aveva parlato di incontri tra i residenti ed esponenti politici, durante i quali emerse il netto diniego dei primi per la costruzione dei due impianti. I residenti si rivolsero al Tar. “Nei fatti – aveva spiegato Rizzone – dopo la sospensione dei lavori da parte della società stessa, i camion ripresero a scaricare materiale perchè in realtà la sospensione era limitata solo ai capannoni, ma non al kartodromo vero e proprio. Un artifizio che risultò in ogni caso inutile visto che qualche giorno dopo il Tribunale Amministrativo Regionale bloccò tutto”. L’indagine scaturì da esposti presentati dai residenti delle due zone, dal Movimento Azzurro e da Legambiente. Nel processo di rilevante importanza è stata l’ammissione a costituirsi parte civile da parte del Ministero per l’Ambiente, e degli assessorati regionali allo Sviluppo Economico, al Territorio ed Ambiente, all’Agricoltura e Foreste e ai Beni Culturali ed Ambientali.
Saro Cannizzaro
Radio RTM
Le concessioni facili: Il sindaco Torchi arrogante con i residenti. Drago e Minardo stemperarono i toni
La testimonianza di Corrado Rizzone dei Verdi nel processo
Anche la Provincia voleva realizzare un kartodromo a Zimmardo Bellamagna
Anche la Provincia regionale avrebbe avuto interesse alla costruzione di un kartodromo nell’area di Zimmardo Bellamagna. Furono sempre i residenti ad opporsi, proprio come fecero in seguito con la struttura analoga che invece doveva essere realizzata da una società privata, i cui titolari e legali rappresentanti fanno parte dei 13 imputati, tra funzionari dell’ufficio tecnico comunale e della Soprintendenza, nel processo sulle cosiddette “concessioni faciliâ€.
Il dato è emerso ieri pomeriggio dalla lunga testimonianza resa dall’esponente dei Verdi Corrado Rizzone (nella foto), secondo cui “la costruzione di almeno uno tra i due impianti venne ribadita dal sindaco Piero Torchi nell’ambito di una delle riunione sull’argomentoâ€. Stando alla testimonianza resa da Rizzone, “il sindaco vistò tutti gli atti che, per conoscenza, giunsero sulla sua scrivania in merito alla realizzazione del kartodromo da parte dei privati, apponendo il timbro e il nullaosta per lo smistamento delle pratiche nei vari uffici, tra cui lo sportello unico, per il proseguimento dell’iterâ€.
Tutto questo nonostante le perplessità dei residenti “dinanzi ai quali– ha proseguito Rizzone – il sindaco rispose con una certa arroganza, precisando che in ogni caso uno dei due kartodromi sarebbe sorto nell’area a ridosso delle abitazioni e dei terreni dei residenti. Furono poi gli onorevoli Drago e Minardo – ha aggiunto l’esponente dei Verdi – a stemperare i toni, dichiarando che si sarebbero attivati per far spostare di qualche decina i metri il costruendo kartodromoâ€. Questa circostanza era stata ribadita nella scorsa udienza. Ma i residenti si rivolsero ugualmente al Tar, perchè non si sentivano tutelati in modo adeguato. “Ed in effetti – ha proseguito Rizzone – dopo un annuncio “civetta†sulla sospensione dei lavori annunciato dalla stessa società , i camion continuarono a scaricare materiale perchè in realtà la sospensione era limitata solo ai capannoni, ma non al kartodromo vero e proprio. Un artifizio comunque inutile – ha concluso Rizzone – dal momento che qualche giorno dopo il Tar bloccò tuttoâ€. I residenti sporsero poi denuncia ai carabinieri per la scomparsa di cartelli indicanti il peso massimo consentito per i mezzi da lavoro. Poi saltò fuori che erano stati i vigili urbani a toglierli.
Antonio Di Raimondo
Corriere di Ragusa
Ogm, 3 milioni di firme per fermarli – “Ora l’Europa deve tenerne conto”
Conclusa la campagna organizzata da sigle ambientaliste, sindacati e grande distribuzione
Soddisfazione del promotore Mario Capanna: “Un no chiaro, un successo straordinario”
Ma gli scienziati contestano e parlano di dibattito basato su dati sbagliati
“Sul tema c’è troppa ignoranza, pochi sanno che sono più pericolose le colture tradizionali”
ROMA – Tre milioni di firme per impedire all’Italia di coltivare e commercializzare prodotti geneticamente modificati. La campagna lanciata due mesi fa dalla “Coalizione Italia-Europa liberi da ogm” si è conclusa oggi a Roma con la presentazione dei risultati ottenuti. L’obiettivo, ha spiegato uno dei principali animatori, l’ex parlamentare di Dp Mario Capanna, è stato raggiunto con “soddisfazione e orgoglio”.
Complessivamente i voti raccolti delle 32 organizzazioni che hanno dato vita alla coalizione (sigle del mondo dell’associazionismo come Slow Food, Acli, Avis e Legambiente, associazioni di categoria come la Coldiretti, marchi leader della grande distribuzione come la Coop e anche partiti politici come i Verdi) sono stati 3.086.524, con una percentuale di “no” ferma allo 0,57%.
Un risultato che Capanna, ora alla guida della Fondazione per i diritti genetici, giudica “straordinario” perché frutto “di un referendum propositivo in cui abbiamo chiesto ai cittadini di esprimere una preferenza e metterci la faccia”. Ma se il primo successo rivendicato dalla campagna è quello ottenuto sull’opinione pubblica, gli organizzatori sono convinti di aver smosso anche le acque della politica. Le posizioni della Coalizione, ha ricordato ancora Capanna, “hanno investito il governo e il parlamento”, visto che “abbiamo varcato le Alpi verso la Commissione Ue”, spingendo l’Italia a stringere un alleanza con la Francia sul comune rifiuto degli ogm.
“I cittadini hanno espresso chiaramente la loro opinione sul futuro dell’agroalimentare e della propria qualità della vita – ha commentato il senatore Francesco Ferrante, capogruppo dell’Ulivo in commissione ambiente – Oltre 3 milioni di voti contrari agli ogm in agricoltura non possono essere ignorati. L’Unione Europea ne prenda atto e agisca di conseguenza“. (more…)
Drago, Minardo e Torchi si interessarono alla vicenda impianto biomassa
Udienza interessante del processo sulle concessioni facili
Un impegno che non persuase i residenti, che non fornirono l’assenso per la vendita dei terreni
Il leader ibleo dell’Udc Giuseppe Drago (nella foto), l’allora vice sindaco Riccardo Minardo e l’attuale primo cittadino Piero Torchi si interessarono fattivamente per favorire lo spostamento di qualche centinaio di metri del costruendo impianto di trattamento della biomassa e del kartodromo nelle contrade Cava Gisana–Liccio e Zimmardo Bellamagna. E’ questo il sunto della testimonianza resa ieri pomeriggio dal teste Giorgio Savarino nel processo che vede alla sbarra 13 imputati tra funzionari dell’ufficio tecnico e della Soprintendenza e i titolari delle due imprese.
Savarino, noto medico residente nell’area interessata, venne nominato dagli altri abitanti loro portavoce e intermediario con le istituzioni. Savarino ha specificato che i tre politici non si impegnarono ad evitare che i due impianti venissero realizzati, ma solo ad interessarsi affinchè venissero costruiti in un’altra zona, comunque limitrofa a quella originaria. Un impegno che non persuase i residenti i quali, difatti, non fornirono l’assenso per la vendita dei terreni che, come ribadito da un’altra teste precedente, erano particolarmente ambiti da quanti avevano interesse alla realizzazione delle due strutture, al punto da essere disposti a pagare qualunque cifra. Tornando a Savarino, ha precisato che venne frainteso quando a suo tempo chiese al sindaco “un trattamento di favore per i residentiâ€. Savarino alludeva difatti ad una sorta di tutela dall’aria maleodorante che si sarebbe potuta sprigionare dall’impianto di compostaggio dei rifiuti. Invece qualcuno finì con l’intendere la promessa di posti di lavoro nella struttura, in cambio di una linea più “morbida†per la realizzazione della stessa.
E’ stato poi il turno dell’agronomo botanico Giuseppe Calabrese, che ricevette dai residenti l’incarico di redigere due studi tecnici sui costruendi impianti. In riferimento a quello per il trattamento della biomassa, Calabrese appurò che non erano stati previsti i servizi igienici per i lavoratori. Inoltre i mille 300 metri quadrati di terreno dove si sarebbe dovuto procedere allo stoccaggio esterno dei rifiuti vennero considerati eccessivi a fronte della quantità di materiale da trattare, per il quale sarebbero bastati due camion al giorno. Infine non venne previsto un adeguato impianto di ricircolo e depurazione dell’aria. Il processo prosegue mercoledì prossimo.
Reazioni ad intervento dell’ambasciata Usa sulla vicenda trivellazioni
In seguito all’intervento (o ingerenza su affari interni?) del consulente dell’ambasciata USA in Italia, come cittadino italiano sento il dovere di intervenire.
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“E’ LEGITTIMO CHE DICANO LA LORO, NON E’ LEGITTIMO CHE DICANO LA NOSTRA.”
Il consulente dell’ ambasciata USA, Thomas Moore, interviene in una questione che deve essere affrontata nel dibattito in corso tra le forze politiche siciliane per il PIANO REGIONALE DELL’ENERGIA che sta per avere la luce. Vi è un dibattito molto acceso anche per il PIANO ENERGETICO NAZIONALE tra i nostalgici del carbone e del nucleare ed i sostenitori delle sufficienti energie rinnovabili, sicure e pulite (solare termodinamico, fotoelettrico, eolico, geotermico, agroenergia, brassica, miscantus, colza, biomasse da prodotti non alimentari, biogas, ecc.)
– La questione non è “il diritto di una impresa a lavorare” (la questione è la stessa anche per l’italiana ENI, o per la SARCIS, EDISON, ecc.), ma il fatto che l’Italia deve rientrare nei parametri per le emissioni di CO2 in biosfera. Se alcune nazioni non hanno voluto firmare il protocollo di Kyoto, né altri protocolli di conferenze successivamente svoltesi, si prenderanno la responsabilità di fronte alle attuali ed alle future generazioni. L’Italia ha firmato e deve onorare l’impegno preso internazionalmente, anche per evitare sanzioni pesanti che le costerebbero molto più dei presunti guadagni.
– In Sicilia si produce già molta energia con pochi benefici e molti danni.
Qui viene raffinato il 42% della benzina consumata in Italia e da qui transita il 44% del metano utilizzato nel Paese. Ma i ricavi industriali della produzione d’energia non restano in Sicilia; la quota di gran lunga più consistente del gettito d’imposta (6 miliardi di euro all’anno) viene incassata dallo Stato, alla Sicilia viene lasciato ……l’inquinamento ambientale.
La Sicilia contribuisce eruttando nella biosfera 30 milioni di Co2 l’anno. La Rete elettrica ad altissima tensione è incompleta; la rete di media e bassa tensione è paradossalmente eccessivamente diffusa nel territorio.
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– La corsa pazza della crescita ad oltranza deve essere arrestata poiché, come hanno detto 2600 scienziati ed economisti(a Rio, Kyoto e Johannesbourg) NON E’SOCIALMENTE ed ECONOMICAMENTE CONVENIENTE. Il paradigma più produzione-più lavoro-più consumo danneggia l’economia e l’occupazione finale.
I parametri sistemici dei maggiori e più prestigiosi istituti come l’IPPC (istituto di monitoraggio delle Nazioni Unite) premio Nobel assieme ad Al Gore ed il RAPPORTO STERN (famoso economista che con la sua equipe ha condotto ricerche metodologiche commissionate dal Governo Britannico) dimostrano ormai in maniera inconfutabile quello che sembrava un paradosso degli ambientalisti: i costi sociali ed ambientali indotti debbono essere considerati come componente di un intervento sul territorio; la perdita dei fattori esogeni, in economia di scala, è maggiore dei benefici quando gli interventi non sono in armonia col territorio.
Paolo Pantano
PROCESSO ITIS-KARTODROMO. PARLANO I PERITI DEL PIEMME
Lunga ma interessante l’udienza di ieri nel processo in corso davanti al Collegio Penale del Tribunale di Modica(Scibilia, presidente, Di Marco e Rubino, a latere)sulle concessioni per la costruzione del kartodromo, in Contrada Bellamagna-Zimmardo, e di un impianto di biomassa, presso Cava Giarrusso, sulla Modica-Mare, che è andato a avanti per l’intera giornata.
Interessante perché i magistrati hanno proceduto all’audizione dei consulenti del pubblico ministero, Fabrizio Scicali ed Antonino Santonocito, che dopo la lunga escussione del piemme, Maria Mocciaro, sono stati “voltati e rivoltati†dalla larga schiera di difensori. Di sostanziale i due tecnici hanno fatto rilevare che la zona oggetto della vicenda era luogo soggetto a vincolo della Sovrintendenza ed urbanisticamente ricadente in zona agricola(E 5). “Per il rilascio delle concessioni – ha detto Scicali – occorreva verificare alcune priorità e cioè se nell’area ci fosse altri impianti produttivi, se la stessa fosse satura e se fosse zona agricola. Priorità che mancavano.
Successivamente, abbiamo analizzato il Piano ed è risultato che esisteva un vincolo di inedificabilità assolutaâ€. Cava Gisana, dove era in progetto l’impianto di biomassa, nel 1977 fu riconosciuta di interesse ambientale considerevole. “L’impianto – ha sottolineato Santonocito – ricadeva solo nel 15 per cento in zona agricola. Possiamo anche dire che l’istruttoria della pratica era carenteâ€. Il pubblico ministero ha chiesto ai due Ctu se la zona rientrasse in quella che è comunemente definita Macchia Mediterranea. “Abbiamo rinvenuto – hanno ribadito i due ingegneri – al Comune di Modica lo studio del dottor Maltese del 2003 nel quale viene attestato che nell’area esistono almeno sette specie di Macchia Mediterranea. Abbiamo, inoltre, rilevato che ci sono dei vizi di legittimità nelle concessioni anche in quella zona che ricade nella E 5â€. In precedenza Giovanni Di Stefano, dirigente della sezione Beni Archeologici della Sovrintendenza di Ragusa, aveva sottolineato che all’epoca delle indagini, a cavallo tra il 2004 ed il 2005, a Cava Gisana non c’erano vincoli di natura archeologica laddove era stata realizzata la struttura della società Itis Sas.
L’indagine scaturì da esposti presentati dai residenti delle due zone, dal Movimento Azzurro e da Legambiente. Nel processo di rilevante importanza è stata l’ammissione a costituirsi parte civile da parte del Ministero per l’Ambiente, e degli assessorati regionali allo Sviluppo Economico, al Territorio ed Ambiente, all’Agricoltura e Foreste e ai Beni Culturali ed Ambientali, attraverso l’Avvocatura dello Stato rappresentata dall’avvocato Domenico Maimone, oltre al Movimento Azzurro, a Legambiente, e ad una ventina di proprietari di alcuni terreni confinanti con le aree sottoposte ai vincoli ambientali e paesaggistici, rappresentati dagli avvocati Antonio Borrometi, Tiziana Serra e Giovanni Giurdanella, ma anche del Comune di Pozzallo, attraverso l’avvocato Giorgio Terranova.
Ambiente – E’ Ragusa l’ultima città d’Italia
Indagine Sole24Ore-Legambiente
L’annuale classifica sull’Ecosistema Urbano riserva al capoluogo ibleo l’ultimo posto in graduatoria. Una contraddizione rispetto ad altri dati.
Questa volta siamo veramente ultimi. Poche le giustificazioni per contestare i risultati pubblicati stamani dal quotidiano economico della confindustria. Il Sole24ore è categorico: “nessuna sorpresa in coda: ancora una realtà del Sud, Ragusa (era Taranto nella scorsa edizione) preceduta da Benevento, Frosinone e Oristano.
A penalizzarla sono soprattutto i risultati nelle aree acqua, rifiuti, verde, circolazione (abbastanza sorprendente è il dato relativo agli alti consumi di carburante abbinati alla presenza di un parco auto piuttosto vecchiotto) ma anche la mancanza di notizie su molti indicatori (la città peraltro è 88ª per capacità di risposta dell’ente locale all’indagine di Legambiente).
Nel suo commento ai dati, Nino Amadore della redazione di Palermo del quotidiano, scrive : ” un record per una città come Ragusa che del primato negli indicatori economici, insieme ai paesi della provincia, ha fatto un motivo di orgoglio. Portata a esempio di sviluppo, la città modello capoluogo di una provincia modello, scricchiola, mostra qualche affanno, non riesce a tenere il passoâ€.
L´edizione 2008 riserva al capoluogo ibleo un tristissimo 103° posto, cioè l´ultimo nella classifica elaborata dall´Istituto di ricerche Ambiente Italia. Tre posti in meno rispetto alla classifica dell´anno scorso.
«Stiamo recuperando – dichiara il sindaco Nello Di Pasquale al Sole24Ore -.e la città oggi è un cantiere e io vorrei scrivere una lettera ai miei concittadini per chiedere scusa per il disagio che stiamo arrecando».
Scrive ancora Nino Amadore: “intanto l´ecosistema è stato ed è fortemente condizionato dalla qualità del trasporto pubblico urbano, ma anche dal tasso di automobili circolanti: con 68 mezzi circolanti ogni cento abitanti, Ragusa si piazza all´88° posto in Italia. Il risultato peggiore tra i 9 capoluoghi di provincia siciliani. Se poi prendiamo la percentuale di auto Euro 3 ed Euro 4 il capoluogo ibleo si piazza al 90° posto con il 30% del totale di auto a pari “merito” con Trapani e meglio, per rimanere alle città siciliane, di Catania ed Enna.â€
Per la qualità dell´aria ( presenza di polveri sottili nell´aria a quella di benzene), i dati necessari per fare una valutazione non sono disponibili.
Secondo l’indagine è poi « peggiorata nettamente la gestione della raccolta dei rifiuti solidi urbani (Rsu), ci sono alti consumi di energia elettrica e grosse perdite nell´acquedotto, c´è un abusivismo strisciante, la frazione di Marina di Ragusa nel periodo estivo scoppia».
E ancora : “Il dato sui rifiuti fa di Ragusa un simbolo: al settimo posto in Italia per produzione di Rsu con 463,1 chili per abitante l´anno, la città si piazza al centesimo posto per raccolta differenziata che è ferma al 3,1% della produzione di Rsuâ€.
Anche per il verde urbano totale, Ragusa è penultima in classifica.