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Allargamento cave di pietra:l’accusa chiede 14 anni di carcere per gli 8 imputati

Posted in Articoli by admin on 6 Dicembre 2007

Modica – Sotto processo le ditte Colacem e Profetto

Condanne per tutti e otto gli indagati ed il Comune di Pozzallo ammesso alla costituzione di parte civile. La requisitoria del pubblico ministero, Francesca Aprile, relativa al secondo troncone del processo penale inerente le concessioni per opere da eseguire a Cava Giarrusso, laddove si sarebbe dovuto già costruire un impianto di biomassa, vicenda che è all’attenzione del Collegio Penale del Tribunale, si è conclusa senza nessuna richiesta di assoluzione.

cava-colacem-cella.jpgIl magistrato indagante ha richiesto condanne che vanno dal minimo di un anno ad un massimo di due anni e sei mesi di reclusione, in questo caso nei confronti del funzionario del Distretto Minerario di Catania, Trupia. Il Gup del Tribunale di Modica, Marco Ciraolo, è poi passato ad ascoltare le arringhe difensive dando, come priorità, voce, all’avvocato Giorgio Terranova, in rappresentanza del Comune di Pozzallo. Al microfono si sono succeduti gli avvocati Giorgio Assenza, Giuseppe Rizza e Nino Frasca Caccia che, in buona sostanza, hanno “messo in crisi” la perizia del perito d’ufficio, Maltese. Frasca Caccia, in particolare, ha fatto emergere le contraddizioni delle conclusioni peritali che, secondo il difensore dell’imprenditore modicano Vincenzo Profetto, “ci sarebbero prove discutibili” perché nella perizia sono incluse foto di Cava Nacalino anziché Cava Cella. Il magistrato ha fissato per il 12 dicembre un’altra udienza dedicata alle arringhe e l’ultima, per le repliche e le sentenze al prossimo 11 gennaio.

In questo troncone di indagini, all’attenzione della magistratura c’è l’estrazione di pietra presso 2 diverse cave della zona. Gli indagati sono funzionari dell’Assessorato Regionale al Territorio ed Ambiente, dell’Ufficio Tecnico del Comune di Modica, A.M.(richiesta di condanna ad un anno), ed F.P.(1 anno e 8 mesi), e del Distretto Minerario, V.S.(2 anni) di Palermo, e A.G.T.(2 anni e 6 mesi), di Catania, oltre ai legali rappresentanti delle imprese Colacem, i fratelli C.C. e G.C.(due anni ciascuno), e M.B.(1 anno)e Profetto, V.P(2 anni). Il collegio difensivo anche dagli avvocati Michele e Franco D’Urso, Pippo Rizza, Luigi Piccione, del Foro di Modica, e poi il professore Bertorotta e l’avvocato Sanseverino del Foro di Palermo, l’avvocato Zappulla del Foro di Siracusa. Le accuse sono, praticamente, identiche al processo ordinario e cioè abuso d’ufficio, falso e deturpamento del territorio per l’allargamento abusivo di 2 cave di pietra. La Cava Colacem, di Contrada Giarrusso Liccio, e Cava Profetto, di Contrada Zimmardo Bellamagna(quest’ultima già operativa dal lontano 1984 con regolari autorizzazioni), sarebbero state allargate senza i necessari nulla osta e solo in base alle concessioni rilasciate dall’ufficio tecnico comunale in maniera illegittima, giacché le aree interessate sarebbero condizionate da vincoli ambientali e paesaggistici. Sarebbero mancati, secondo l’accusa, i controlli da parte del Dipartimento Minerario.

E’ ipotizzato un grave danno al patrimonio ambientale, causato dall’allargamento delle due cave, con il conseguente deturpamento dell’ampia area perché si sarebbe operato oltre i limiti massimi d’estensione consentiti. L’ufficio tecnico comunale avrebbe rilasciato le autorizzazioni che, secondo l’accusa, sarebbero illegittime proprio in base al presupposto di un’alterazione dei documenti. In questo modo, ampie porzioni di territorio tutelate dai vincoli ambientali e paesaggistici, finirono con il risultare invece libere e quindi utilizzabili per procedere all’allargamento delle due cave di pietra.

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