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I pantani Longarini sono stati ripuliti

Posted in Articoli by admin on 26 Novembre 2007

Sono bastati appena 5mila euro per ripulire i Pantani Longarini.
Dopo un’attesa lunga sei mesi, il comune di Pachino si è fatto carico dell’onere impostogli dai giudici del tribunale di Siracusa.
Cinquemila euro. E’ stata sufficiente questa risibile somma per eliminare lo scempio ambientale dai pantani Longarini Cuba e Morchella che, dallo scorso maggio, erano stati inquinati con lo scarico abusivo di oltre duemila copertoni usati da parte di sconosciuti senza scrupoli.

IPantani Longarini Ispica.jpgspica. Qualche giorno fa, dopo un’attesa lunga sei mesi, il comune di Pachino si è fatto carico dell’onere impostogli dai giudici del tribunale di Siracusa, che aveva individuato l’amministrazione come l’unica preposta a provvedere al ripristino dello stato dei luoghi, bonificando a sue spese l’intera area perchè ricadente nel perimetro di competenza territoriale.I pantani si estendono difatti per centinaia di ettari nelle province di Ragusa, lungo il litorale ispicese, e Siracusa, per l’esattezza Noto e Pachino, nella cui porzione di territorio si era consumato lo scempio. Era stata la Guardia di finanza a porre sotto sequestro l’intera area. Nel caso l’amministrazione di Pachino non avesse ottemperato agli obblighi imposti dai giudici, la sezione operativa navale di Pozzallo era pronta a rivolgersi alla Procura per ottenere un decreto di bonifica con effetto immediato. Un ulteriore provvedimento che avrebbe potuto comportare anche strascichi giudiziari per sindaco e giunta, dal momento che l’ipotesi di reato prospettabile era quella di deturpamento ambientale in zona protetta. E’ difatti del giugno 1999 il decreto con cui il presidente della Regione Salvatore Cuffaro elevò l’intera area ad oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica. Ma nel maggio scorso qualcuno pensò di scaricarvi migliaia di pneumatici usati e altri rifiuti pesanti e tossici, con il risultato che la zona è rimasta in uno stato pietoso per oltre sei mesi, prima che Pachino provvedesse a ripulirla, affidando il compito all’azienda che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in città. Un lavoro eseguito in poche ore e con una spesa minima di cinquemila euro. Ci si chiede: per una cifra talmente irrisoria per un comune, c’era davvero bisogno di palleggiarsi le competenze con i comuni di Noto ed Ispica, nei cui territori ricadono solo parte dei pantani? Su 270 ettari complessivi, ben 180 ricadono comunque in territorio aretuseo. Ecco perchè i giudici avevano escluso ogni responsabilità del comune ispicese. Ma era necessario l’intervento della magistratura? L’accaduto dimostra quantomeno la scarsa attenzione riservata alla tutela di un territorio splendido.

Data l’esiguità della somma occorsa per ripristinare lo stato dei luoghi, si sarebbe potuto risolvere la vicenda appena qualche giorno dopo il compimento dello scempio ambientale, e non dopo ben sei mesi. Ma in questo caso le amministrazioni dei comuni di Noto, Pachino ed Ispica concordano sul fatto che, aldilà della cifra, era indispensabile accertare di chi fosse la competenza territoriale. Punti di vista. Sul fronte delle indagini coordinate dal tenente Emilio Pennacchio e dal luogotenente Salvatore Campisi non si registrano intanto novità di rilievo. L’assenza di testimoni rende molto difficoltoso individuare coloro che avevano materialmente causato lo scempio ambientale, scaricando nel corso della notte gli oltre duemila pneumatici usati, oltre ad altri rifiuti di ogni genere. Nel caso si dovesse arrivare comunque ad un processo, è verosimile che il comune di Pachino possa costituirsi parte civile in giudizio, per i danni all’immagine e per quelli economici scaturiti anche dai cinquemila euro spesi per il ripristino dello stato dei luoghi.

I VERDI: ADESSO OCCORRE VIGILARE
“Speriamo che non si ripeta un simile quanto grave episodio nel prossimo futuro”. E’ il commento a caldo di Corrado Rizzone dei Verdi, dopo aver appreso dell’eliminazione dello scempio ambientale dei pantani. “Come Verdi apprezziamo e plaudiamo al lavoro svolto dalla Guardia di finanza e dalla magistratura. La ciliegina sulla torta sarebbe data dall’individuazione dei responsabili, ai quali dovrebbe venire inflitta una pena esemplare, per evitare il ripetersi di simili azioni”.

E’ proprio questa la preoccupazione di Rizzone, che invita a questo punto le istituzioni a rendere esecutivo il decreto regionale del 1999 emanato dal presidente della Regione Salvatore Cuffaro, al fine di costituire un ente gestore dell’oasi protetta, con la creazione di parchi, aree attrezzate, bird wathing e quant’altro ancora avrebbe potuto contribuire alla valorizzazione e alla tutela dell’area. Secondo Rizzone è nelle more auspicabile vigilare attentamente sull’intera e vasta zona, per prevenire altri scempi. “Mai come in questi casi prevenire è meglio che curare – conclude Rizzone – visto che per far “guarire” i pantani ci sono voluti ben sei mesi di tempo”.

Antonio Di Raimondo
Corriere di Ragusa

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