Rubbia: “Né petrolio né carbone soltanto il sole può darci energia”
Sì al nucleare innovativo con piccole centrali senza uranio
Ma non esiste un nucleare sicuro o a bassa produzione di scorie
GINEVRA – Petrolio alle stelle? Voglia di nucleare? Ritorno al carbone? Fonti rinnovabili? Andiamo a lezione di Energia da un docente d’eccezione come Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica: a Ginevra, dove ha sede il Cern, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare. Qui, a cavallo della frontiera franco-svizzera, nel più grande laboratorio del mondo, il professore s’è ritirato a studiare e lavorare, dopo l’indegna estromissione dalla presidenza dell’Enea, il nostro ente nazionale per l’energia avviluppato dalle pastoie della burocrazia e della politica romana.
Da qualche mese, Rubbia è stato nominato presidente di una task-force per la promozione e la diffusione delle nuove fonti rinnovabili, “con particolare riferimento – come si legge nel decreto del ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio – al solare termodinamico a concentrazione”. Un progetto affascinante, a cui il premio Nobel si è dedicato intensamente in questi ultimi anni, che si richiama agli specchi ustori di Archimede per catturare l’energia infinita del sole, come lo specchio concavo usato tuttora per accendere la fiaccola olimpica. E proprio mentre parliamo, arriva da Roma la notizia che il governo uscente, su iniziativa dello stesso ministro dell’Ambiente e d’intesa con quello dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, ha approvato in extremis un piano nazionale per avviare anche in Italia questa rivoluzione energetica.
Prima di rispondere alle domande dell’intervistatore, da buon maestro Rubbia inizia la sua lezione con un prologo introduttivo. E mette subito le carte in tavola, con tanto di dati, grafici e tabelle.
Il primo documento che il professore squaderna preoccupato sul tavolo è un rapporto dell’Energy Watch Group, istituito da un gruppo di parlamentari tedeschi con la partecipazione di scienziati ed economisti, come osservatori indipendenti. Contiene un confronto impietoso con le previsioni elaborate finora dagli esperti della IEA, l’Agenzia internazionale per l’energia. Un “outlook”, come si dice in gergo, sull’andamento del prezzo del petrolio e sulla produzione di energia a livello mondiale. Balzano agli occhi i clamorosi scostamenti tra ciò che era stato previsto e la realtà .
Dalla fine degli anni Novanta a oggi, la forbice tra l’outlook della IEA e l’effettiva dinamica del prezzo del petrolio è andata sempre più allargandosi, nonostante tutte le correzioni apportate dall’Agenzia nel corso del tempo. In pratica, dal 2000 in poi, l’oro nero s’è impennato fino a sfondare la quota di cento dollari al barile, mentre sulla carta le previsioni al 2030 continuavano imperterrite a salire progressivamente di circa dieci dollari di anno in anno. “Il messaggio dell’Agenzia – si legge a pagina 71 del rapporto tedesco – lancia un falso segnale agli uomini politici, all’industria e ai consumatori, senza dimenticare i mass media”.
Analogo discorso per la produzione mondiale di petrolio. Mentre la IEA prevede che questa possa continuare a crescere da qui al 2025, lo scenario dell’Energy Watch Group annuncia invece un calo in tutte le aree del pianeta: in totale, 40 milioni di barili contro i 120 pronosticati dall’Agenzia. E anche qui, “i risultati per lo scenario peggiore – scrivono i tedeschi – sono molto vicini ai risultati dell’EWG: al momento, guardando allo sviluppo attuale, sembra che questi siano i più realistici”. C’è stata, insomma, una ingannevole sottovalutazione dell’andamento del prezzo e c’è una sopravvalutazione altrettanto insidiosa della capacità produttiva.
Passiamo all’uranio, il combustibile per l’energia nucleare. In un altro studio specifico elaborato dall’Energy Watch Group, si documenta che fino all’epoca della “guerra fredda” la domanda e la produzione sono salite in parallelo, per effetto delle riserve accumulate a scopi militari. Dal ’90 in poi, invece, la domanda ha continuato a crescere mentre ora la produzione tende a calare per mancanza di materia prima. Anche in questo caso, come dimostra un grafico riassuntivo, le previsioni della IEA sulla produzione di energia nucleare si sono fortemente discostate dalla realtà .
Che cosa significa tutto questo, professor Rubbia? Qual è, dunque, la sua visione sul futuro dell’energia?
“Significa che non solo il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l’uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni, come del resto anche l’oro, il platino o il rame. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra”. (more…)
“Energia, la soluzione non è l’atomo” appello degli scienziati ai candidati
Oltre 600 tra docenti e ricercatori hanno firmato un documento contro il nucleare
“Scelta inopportuna per molti motivi, bisogna puntare con decisione sul solare”
ROMA – Solo il solare può garantire all’Italia un futuro energetico sostenibile. Oltre seicento tra docenti universitari e ricercatori hanno sottoscritto un appello “ai candidati alla guida del Paese nelle elezioni politiche 2008” per chiedere che venga messa da parte tanto la tentazione del nucleare, quanto il ritorno al carbone. “In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale – si legge nel documento – sentiamo il dovere di informare la classe politica e il Paese riguardo la crisi energetica e climatica incombente, che minaccia di compromettere irrimediabilmente la salute e il benessere delle generazioni future”. “Tutti gli esperti – prosegue l’appello – ritengono che sia urgente iniziare una transizione dall’uso dei combustibili fossili a quello di altre fonti energetiche, così che possa essere graduale”.
Se per molti osservatori, soprattutto nel campo economico e politico, la risposta a queste problematiche sta nel ripercorrere la strada del nucleare, gli scienziati firmatari del documento sono convinti che il ricorso all’atomo sia una falsa soluzione. “Riteniamo – scrivono ancora – che l’opzione nucleare non sia opportuna per molti motivi: necessità di enormi finanziamenti pubblici, insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficoltà a reperire depositi sicuri per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e militare, esposizione ad atti di terrorismo, aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsità dei combustibili nucleari”.
Di contro, i firmatari dell’appello sollecitano “chi guiderà il prossimo governo a sviluppare l’uso delle fonti di energia rinnovabile e in particolare il solare nelle varie forme in cui può essere convertita”. “Il sole infatti – ricordano – è una stazione di servizio inesauribile che in un anno invia sulla Terra una quantità di energia pari a diecimila volte il consumo mondiale”.
La versione integrale del testo e l’elenco completo dei ricercatori che hanno firmato il documento, promosso tra gli altri dal docente di chimica dell’Università di Bologna Vincenzo Balzani, possono essere consultati su www.energiaperilfuturo.it, il sito online della campagna, dove anche i semplici cittadini possono sottoscrivere l’appello. Al momento tra i firmatari non risulta il nome del premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia, ma proprio pochi giorni fa in un’intervista a Repubblica il celebre scienziato affermava posizioni praticamente identiche.
La Repubblica
Modica violentata dal cemento
Oltre 200 nuovi insediamenti nelle 9 varianti al Prg.
Nove varianti al piano regolatore per un totale di oltre 200 nuovi insediamenti. Sono ottanta villette nei pressi della zona artigianale di Michelica, sessanta appartamenti poco fuori l’anello della zona 167 nei pressi della chiesa della Madonna delle Lacrime, altri dodici appartamenti in via Loreto Gallinara, altri quattro in via Trapani Rocciola ed altri insediamenti sulla via S. Giuliano. Tutte le lottizzazioni sono al vaglio del consiglio comunale di stasera; “ Non è un caso – denuncia Nino Cerruto – La storia si ripete perchè si attende ormai lo scioglimento del consiglio con l’arrivo del commissario e si tenta l’ultimo colpo di mano ai danni del territorioâ€. “E’ l’ennesima devastazione con un grave colpo per l’ economia modicana, con la penetrazione di imprese catanesi e siracusane che hanno scoperto il nostro territorio“. lamenta Salvador Avola del Pd. Le nove lottizzazioni sono molto controverse sia perchè non fanno altro che introdurre ulteriori metri cubi di cemento quando il territorio, questo avrebbe invece bisogno di interventi urbanistici di riqualificazione; per alcune delle lottizzazioni inoltre , come nel caso di via Loreto, ci si trova di fronte ad un insediamento ai margini di una area che il Prg prevede come zona boschiva.
“ Non è solo questo il danno che ne deriverebbe – chiarisce ancora Salvador Avola- L’eventuale approvazione aprirebbe la strada ad altre quindici richieste di privati che trovandosi ai limiti del piano boschivo avrebbero tutti il diritto, visto il precedente, di ottenere la concessione edilizia.
Una sentenza del Cga regionale inoltre ha chiarito che il consiglio comunale ha la facoltà di applicare le limitazioni volute dal piano boschivo anche in assenza del piano regolatore, così nel caso della nostra città .†Molto indicativo il caso delle ottanta villette della Sicat, una società catanese, che intende lottizzare 50mila metri nei pressi della zona artigianale di Michelica. Sindaco ed amministratori hanno rassicurato residenti ed artigiani in un recente incontro che il caso sarebbe stato affrontato con la massima attenzione ma la delibera è ora arrivata in consiglio nonostante il parere negativo della commissione urbanistica e ai LlPp che ha evidenziato l’impatto che ne deriverebbe per tutta la zona in termini di congestione del traffico e di servizi che mancano.
C’è poi la lottizzazione di una seconda società catanese che intende realizzare sessanta alloggi di edilizia popolare in una area non destinata.In tutta la città si rischia insomma l’ulteriore intasamento con insediamenti di cui non si sente certamente la necessità , che rispondono soprattutto a logiche di profitto.
Al consiglio comunale tocca brogliare la matassa ma il fatto che gli argomenti siano stati inseriti all’ordine del giorno sollevano più; di un interrogativo anche perchè la filosofia finora tenuta dalla maggioranza di centro destra è quella di approvare comunque le variazioni al piano regolatore come se questo fosse un fatto dovuto e non eccezionale visto il caos urbanistico in cui la città è; stata ormai ridotta proprio per i ritardi del consiglio incapace di adottare la variante al Prg da dieci anni a questa parte.
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Che buon passito, offre lo Stato…E il 60% dei finanziamenti va perduto
Cantine, fabbriche fantasma di automobili, aziende mai aperte
“Report” indaga sullo scandalo della legge 488
Una legge famigerata, la 488, una rete di amici (il politico, l’industriale, il consulente commercialista). Triangolazione perfetta e risultato chiavi in mano: ogni dieci euro che lo Stato italiano stanzia per finanziarie attività produttive, sei euro vengono perduti. Frullati da mani amiche, deviati su conti bancari misteriosi, triangolati e alla fine inghiottiti nel pozzo senza fondo di imprenditori rapaci, banchieri distratti, consulenti collusi. La politica, quando non è partecipe, devia l’occhio altrove. Non sa, e se sa non risponde.
A fondo perduto è il titolo di un severo, raccapricciante reportage che Milena Gabanelli ha esposto su Report, Raitre. Milioni come noccioline, capannoni pagati dallo Stato e arrugginiti, imprenditori calati dal profondo nord e scomparsi. Sembrano storie fantastiche di bravi romanzieri. Vai in Calabria, e non sai cosa ti perdi. Venti miliardi per agevolare un’impresa, l’Isotta Fraschini. Costruire automobili. In quattro anni dal capannone è sbucata solo una macchina di legno. I soldi inghiottiti, quattro ferraglie prototipali adagiate in un capannone vuoto e deserto.
Scendono dalla padania leghista e votata al lavoro, gli imprenditori che si fanno ricchi grazie agli aiuti di Stato. Ventidue milioni di euro per un’azienda che doveva riciclare metallo. E’ stato un bresciano a fare richiesta. Il “pacco”, come quelli illustrati per gioco in tv da Flavio Insinna, risulta, nella stragrande maggioranza di casi confezionato dalla sapiente dedizione di valenti commercialisti, famigerati consulenti, che inviano a Roma, al ministero dell’Attività produttive, felicissime e concludenti considerazioni: top management all’altezza, mercato in crescita, occupazione garantita. Roma, in effetti, ci crede. E ci casca. Ci ha sempre creduto tanto che i quattro ministri succedutisi (Enrico Letta, Antonio Marzano, Claudio Scajola e Pierluigi Bersani) hanno firmato assegni pari a quasi un miliardo di euro. Di questi, secondo le valutazioni degli inquirenti (Guardia di Finanza e Magistratura) e le stesse idee che se ne è fatta la commissione Antimafia, seicento milioni di euro sono stati bruciati: gestiti da incapaci, o da imprenditori inadempienti o anche, e soprattutto, inghiottiti da un circuito truffaldino perfettamente organizzato, sostanzialmente colluso con la classe dirigente.
Se ne è accorto Bersani che la legge 488 è un colabrodo, un aiuto a chi spreca e non a chi investe. Troppo tardi, si direbbe. E troppo tardi, bisogna aggiungere, il direttore generale del ministero, intervistato da Report, si accorge che le banche, che avrebbero un ruolo di vigilanza attiva nell’erogazione dei fondi, non si comportano sempre da partners leali dello Stato. Le industrie sono di carta ma troppo spesso finanziate con soldi veri.
Danno e beffa corrono sullo stesso binario. Nel capannone vuoto, l’imprenditore (leghista?) esorta l’operaio fantasma: “Non rubare, piuttosto chiedi!” “Il tuo disordine danneggia tutti”. La telecamera di Report indugia disperata sui cartelli posti alle pareti di una delle mille truffe di cui è costellato il sud. Calabria, dunque. Crotone e Gioia Tauro. Ma anche Sicilia, anche Trapani. Dove lo Stato elargisce soldi per realizzare cantine, in un mercato già saturo di etichette. E a proposito di etichette: quella della tenuta Chiarelli, titolare la moglie dell’ex governatore Cuffaro, adagiata vicino a una bottiglia di un’altra azienda, naturalmente anch’essa produttrice di vino griffato, dal titolo felicissimo: “Baciamolemani”.
E baciamole queste mani. Baciamole e salutiamo il nuovo modello di sviluppo. Tutti all’opera, tutti gran sommelier, fini intenditori. Con i soldi dello Stato. Anche il senatore Calogero Mannino, naturalmente, ne ha approfittato. A Pantelleria la sua famiglia possiede una bella cantina, finanziata (c’è da dirlo?) con i fondi dello Stato.
Ah che buon passito!
Repubblica
Che Genio…Civile!!!
Che Genio…Civile! Tra le tante competenze quasi sconosciute del Genio Civile, ve ne è una che in molti, contrariamente,conoscono: la pulizia degli alvei e dei greti dei fiumi e dei torrenti. Ciò sta a significare che, ogni alveo della provincia di Ragusa, ed ogni torrente, dovrebbe essere periodicamente ripulito onde evitare rischi di esonndazioni a causa di sporcizia di varia natura, e vegetazione spontanea, tipica delle zone umide o acquose. (i cosiddetti canneti). Ma ad un occhio non tanto fine, non sfugge che ,nei fatti, la maggior parte dei torrenti, versa in uno stato pietoso. Soprattutto nella zona ipparina della provincia,ed ancor più a Comiso, dove più volte è stato dichiarato che tutto il territorio, è ad altissimo rischio idro geologico, proprio a causa dei torrenti che lo attraversano e che da anni, non vengono ripuliti dal Genio Civile che ne ha la competenza.
Ma allora, ci si chiede, chi ha provveduto sino ad oggi, ad eliminare i rischi suddetti? L’Ente Locale! A fronte delle notevoli spese che il comune si ritrova a gestire, il genio civile, ogni anno, ha risposto di non avere le somme disponibili per effettuare la pulizia degli alvei.
Ma se ne ha la competenza, come è possibile che non disponga delle relative somme da stanziare? Anche questa è una lecita domanda, ma pare che rimanga puntualmente senza risposta. Così, dopo avere speso mesi e settimane, nel coinvolgere tutte le scuole comisane, cercando di sensibilizzare soprattutto i giovani, a mantenere puliti gli alvei dei torrenti, l’ente preposto a ripulire, il Genio Civile di Ragusa, incrocia le braccia e dichiara di vivere in povertà . Sarà a causa dei tagli effettuati dal governo regionale? Altra domanda lecita: ma perché i tagli si fanno sempre nelle cose che riguardano salute e sicurezza?
Laura Incremona
Sfiorato il disastro ecologico per le nostre coste
Le venti unità impiegate nella piattaforma galleggiante “Vega Alfa” hanno rischiato veramente la vita. La Capitaneria di Porto di Pozzallo esce allo scoperto sulla vicenda per la quale la Procura della Repubblica di Modica ha avviato l’immediata inchiesta che ha determinato l’iscrizione nel registro degli indagati di tre persone.
Oltre al rischio fisico degli operatori, secondo quanto è stato sottolineato ieri mattina in un’apposita conferenza stampa, era ipotizzabile un disastro ambientale di proporzioni eccezionali che avrebbe potuto provocare un grave inquinamento per il mare e per la costa della Sicilia Sud Orientale ma anche per quelle Maltesi considerato che ci sarebbe potuto “scappare” uno sversamento di circa centomila tonnellate di idrocarburi.
“Questo rischio – ha spiegato il comandante la Capitaneria di Porto, Antonio Donato – lo abbiamo scongiurato dopo l’accertamento delle precarie condizioni strutturali della piattaforma galleggiante “Vega Alfa”, che conteneva gli idrocarburi. La struttura è corrosa per circa l’ottanta per cento e non è risultata in regola con le normative europee sulla sicurezza della navigazione. Si tratta di una piattaforma galleggiante che da un trentennio manca di manutenzione. L’attività di produzione di idrocarburi è stata sospesa, come raccomandato anche dal Ministero dell’ambiente”. La società proprietaria della piattaforma, la “Edison Spa”, che è ancora ancorata a undici miglia al largo della costa compresa tra Marina di Modica a Sampieri, dopo la diffida della Capitaneria e l’indagine, si è attivata per eliminare il grave problema ed ha già pronto un progetto di distacco dalla piattaforma galleggiante ma ha già avviato lo svuotamento della “Vega Alfa” delle sessantamila tonnellate di greggio e delle quarantamila tonnellate di gasolio.
La fase di sganciamento avverrà il prossimo 26 giugno. L’impianto sarà trainato e portato via per poi essere sostituito da uno nuovo. Le indagini, frattanto, vanno avanti. L’ipotesi di reato per i tre indagati, l’armatore della piattaforma originario di Genova, il rappresentante legale della compagnia petrolifera e il responsabile dell’attività di estrazione, sono disastro colposo e gravi violazioni al Codice di Navigazione. Com’è noto il prossimo 7 maggio è fissato un incidente probatorio davanti al Gip presso il Tribunale di Modica, Michele Palazzolo, per capire il reale stato in cui versa la piattaforma petrolifera. L’incarico è stato affidato al professore Carlo Bertorello di Napoli. “Il rischio principale – dice il comandante in seconda, Michele Maltese – era la sommersione della struttura”.
Fonte: RTM
Processo Kartodromo-Itis
Le arringhe dei legali di parte civile ha concluso la seconda fase del processo davanti al Collegio Penale del Tribunale di Modica(Scibilia, presidente, Di Marco e Rubino, a latere)per il processo sulle concessioni per la costruzione di un kartodromo, in Contrada Bellamagna-Zimmardo, e di un impianto di biomassa, presso Cava Giarrusso, sulla Modica-Mare. Dopo l’Avvocatura dello Stato, il Comune di Pozzallo e Legambiente, che avevano concluso nella precedente udienza, questoi pomeriggio è toccato ai restanti legali, quelli che patrocinano il Movimento Azzurro ed i residenti, cioè gli avvocati Antonio Borrometi e Luca Licitra.
Molto lunga ed articolata la fase che ha visto di scena l’avvocato Borrometi, rimasto al microfono per circa 90 minuti e che, in conclusione ha chiesto la condanna anche per i funzionari della Sovrintendenza e per il funzionario del Corpo Forestale, nei confronti dei quali il pubblico ministero, Maria Mocciaro, aveva chiesto l’assoluzione, perché “c’è responsabilità anche loroâ€.
“I carabinieri – ha aggiunto Antonio Borrometi – hanno scattato delle foto che evidenziano chiaramente le fratture insanabili causate all’ambienteâ€. Dello stesso tenore l’arringa di Licitra anche se molto più ridotta dal momento che si è riportato alle conclusioni del collega di parte civile in quello che è stato definito il primo processo a Modica in difesa del paesaggio.
Il Collegio Penale ha aggiornato l’udienza al prossimo 16 aprile. Si resterà in aula per l’intera giornata in modo da rendere possibili le arringhe di tutti i difensori. Nella precedente udienza, oltre agli avvocati Tiziana Serra e Giorgio Terranova, del team di parte civile, c’era stato il pronunciamento del Sostituto Procuratore della Repubblica, Mocciaro, che aveva chiesto condanne per nove anni e sei mesi complessivi di reclusione per otto degli imputati oltre a 90 mila euro di multe e le assoluzioni perché il fatto non sussiste nei confronti di Beatrice Basile, Giuseppe Saggio e Calogero Rizzuto della Sovrintendenza per Corrado Borgh e per Francesco Ascanio.
L’indagine, condotta dai carabinieri della Compagnia di Modica, prese spunto dagli esposti presentati dai residenti e proprietari di immobili delle due zone, dal Movimento Azzurro e da Legambiente. Nel processo si sono costituiti parte civile il Ministero per l’Ambiente, gli assessorati regionali allo Sviluppo Economico, al Territorio ed Ambiente, all’Agricoltura e Foreste e ai Beni Culturali ed Ambientali, attraverso l’Avvocatura dello Stato, oltre al Movimento Azzurro, a Legambiente, e ad una ventina di proprietari di alcuni terreni confinanti con le aree sottoposte ai vincoli ambientali e paesaggistici.
Fonte: RTM
EMERGENZA RIFIUTI A MODICA.
GIURDANELLA: “Per quanto tempo si dovrà scaricare a Vittoria?”
L’emergenza rifiuti. L’urgenza di individuare un sito per realizzarvi una discarica. Problemi caduti nel dimenticatoio. A rilevarlo è il capogruppo consiliare di Sinistra Democratico, Giovanni Giurdanella, il quale ricorda che: “poco meno di un mese è trascorso da quando, con la scadenza dei termini per l’utilizzo della seconda vasca della discarica di San Biagio a Scicli, sembravamo alle porte di una vera e propria emergenza ambientale che ora, come troppo spesso accade, è precipitata nel dimenticatoio dei problemi che ci si limita a risolvere con soluzioni palliative.
Quando, il 29 Febbraio scorso, San Biagio chiuse i battenti esclusivamente ai rifiuti modicani, costringendoci a dirottarli nella discarica di Pozzo Bollente a Vittoria, ci aspettavamo che l’amministrazione comunale e l’Ato Ambiente avessero il buon senso di continuare a discutere del problema così da trovare al più presto una soluzione efficace e definitiva, tanto più che la disponibilità al comune di Vittoria inizialmente era stata chiesta solo fino al 20 marzo.
Non dimentichiamo peraltro – aggiunge l’esponente di centrosinistra – che il conferimento dei rifiuti modicani a Vittoria ha comportato un aggravio di spesa di ben 200 mila euro in più al mese rispetto ai costi del vecchio conferimento a Scicli, oneri che alla fine si ripercuoteranno sempre e comunque sulle tasche dei cittadini. Qualche mese fa il consiglio comunale, diede la propria disponibilità all’Ato Ambiente affinché provvedesse ad individuare al più presto un sito idoneo per la realizzazione della nuova discarica comprensoriale. Oggi ci chiediamo a che cosa sia servito quello sforzo di sintesi, se, ai tempi tecnici che saranno necessari per la realizzazione della nuova discarica, si stanno anteponendo tempi così lunghi anche solo per la sua individuazione”. Giovanni Guirdanella, nell’interpellanza, chiede di conoscere per quanto tempo il comune è autorizzato a conferire i propri rifiuti nella discarica di Pozzo Bollente a Vittoria; chi si sta facendo carico dei maggiori costi di conferimento dei rifiuti a Vittoria; lo stato dell’ iter per l’individuazione della nuova discarica comprensoriale, così come indicato dal consiglio comunale; i risultati del questionario ricognitivo proposto dall’amministrazione comunale alle attività commerciali e agli esercizi pubblici sulla qualità e la quantità di differenziato prodotto e i tempi di attuazione del progetto di raccolta differenziata.
Fonte: RTM
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Forse sarebbe stato meglio in questo mondo di ladri?
Continuano le polemiche sull´utilizzo improprio di un brano del cantautore romano per la campagna elettorale del deputato. Quando musica e politica si scontrano: Venditti ha diffidato Drago
Duccio Gennaro
La vicenda della diffida che il cantautore romano Antonello Venditti ha intimato al deputato ibleo Giuseppe Drago sull´utilizzo illegittimo di un suo brano per la campagna elettorale assume i toni della satira. Giunta agli onori delle cronache nazionali, le radio non parlavano d´altro: da Deejay a Capital le battute si sono sprecate. Questa la migliore: Trattandosi del connubio tra musica e politica – ha affermato con ironia lo speaker di Radio Capital – forse sarebbe stato più appropriato utilizzare il brano In questo mondo di ladri, sempre di Venditti. Invece Giuseppe Drago aveva scelto Che fantastica storia è la vita, senza chiedere il consenso al cantautore, che si è tutelato tramite l´avvocato Luca Pardi, e senza versare la somma dovuta alla Siae. Da tutto questo ne salterà fuori una vicenda legale tra Venditti e il candidato Udc per la Sicilia orientale alla camera. Il legale di Venditti ha recapitato la diffida a Drago, nella quale si legge che l’utilizzo del brano è illegittimo visto che Venditti non ha mai dato il relativo e necessario consenso.
Antonello Venditti va anche oltre perchè non intende essere associato con una propria opera alla campagna politica di Drago e del partito di riferimento del parlamentare. “Venditti è solo un un comunista dichiara Peppe Drago - ed i comunisti non cambiano mai; dove per comunista intendo intolleranza e faziosità .
Ma intanto si cambia musica. Niente più Venditti ma la classica. Difficile che uno dei famosi compositori salti fuori dalla tomba per rivendicare il consenso!
VENDITTI A DRAGO. “TI DIFFIDO DALL’UTILIZZARE UNA MIA CANZONE COME COLONNA SONORA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE”
“Chi vi ha autorizzato ad utilizzare la mia canzone come colonna sonora della vostra campagna elettorale? Adesso è troppo”. E’ stato il cantautore romano Antonello Venditti a diffidare per il tramite il suo legale, l´avvocato Luca Pardo, il deputato dell´Udc Peppe Drago, dall’utilizzare nei propri spot elettorali il brano ´Che fantastica storia è la vita”.
Nella diffida si sottolinea che “l´utilizzo del brano è palesemente illegittimo” dal momento che Venditti non ha mai dato “il relativo e necessario consenso”. Il cantautore, inoltre, “intende fermamente dissociarsi dall´abbinamento della propria opera e della propria immagine con la sua campagna elettorale e/o con il programma politico da lei sostenuto”.
“Non è nel mio carattere, ma mi sono spinto a farlo – spiega Venditti, i cui versi sono stati usati varie volte, come nel caso di film come Notte prima degli esami e Questa notte è ancora nostra – E´ successo tante volte, ma ora è troppo”. Ma se la sua canzone fosse stata usata da un candidato del Pd? “Fortunatamente c´é Jovanotti, e prima c´era Fossati.
Prima di arrivare a me…”, risponde ironico. Ma aggiunge: “Io un bel pezzo per il Partito Democratico ce l´ho, ed è La mia religione, è il cammino del Pd”, conclude riferendosi a un brano contenuto nel suo ultimo album, Dalla pelle al cuore. Per la cronaca, lo staff dell’on. Drago aveva preparato due versioni dello spot, una con la canzone di Venditti, l’altra con un brano classico. Resterà in onda nelle tv locali solo il brano di musica classica.
Fonte: RTM
Affissioni selvagge in Provincia
E’ iniziata la campagna elettorale e si ripresenta il triste spettacolo dell’affissone abusiva e selvaggia. Niente regole, niente legge, niente ufficio affissioni. Solo la legge del più forte, con squadracce notturne di picchiatori che fanno la spola per le vie della città e della periferia. E allora qualsiasi spazio ben in mostra è ideale per piazzare il volto del candidato che sponsorizza di più. Non vale avere pagato regolaremente le tasse comunali, non vale fare appello alla legalità , non valgono a niente i vigili, il Prefetto a cui è stata rivolta denuncia. Solo le idee forti dei più forti.
Guarda i manifesti regolarmente affissi con timbro e data di scadenza…
A Ragusa si sono organizzati e hanno raccolto le firme per non votare chi infanga i muri della città e la civiltà dei luoghi. NON VOTATE CHI SE FREGA DELLA CIVILE CONVIVENZA: NON VOTARE CHI IMBRATTA LA TUA CITTA’.
2001: Odissea nel cemento
Anno 2000: i Comuni possono spendere i soldi delle licenze edilizie SOLO a fronte di investimenti.
Anno 2001, ottobre: i Comuni sono autorizzati a spendere i soldi delle licenze edilizie per fare quello che gli pare, grazie al nuovo Testo Unico sull’edilizia.
Arriva il boom edilizio.
Anno 2000: 159.000 abitazioni costruite.
Anno 2007: 298.000 abitazioni costruite e 38.000 ampliamenti di abitazioni.
Le licenze raddoppiano in 7 anni, il territorio italiano viene cementificato da palazzine, nano grattacieli, hangar, seconde, terze, quarte ville, parcheggi, garage. I Comuni raddoppiano gli incassi senza alcun obbligo di destinazione d’uso. Hanno la licenza di uccidere il territorio.
Il territorio comunale, lo dice la parola stessa, è patrimonio “comune†dei cittadini che lo abitano. Appartiene a loro. Il bosco, il prato, la vista panoramica, un posto per passeggiare o far giocare i propri figli, il parco, i giardini o, anche, un semplice spazio vuoto per vedere l’orizzonte. Chiarito che il territorio è dei cittadini e non del sindaco fasciato a festa e dei suoi assessori che sono SOLO dipendenti comunali facciamoci qualche domanda.
Dove sono finiti i soldi delle licenze edilizie concesse senza più l’obbligo di investimento? Nuovi servizi, asili, piste ciclabili, trasporti pubblici non si sono visti. Farei un’indagine, Comune per Comune.
Quanto ancora si può cementificare il paesaggio italiano? Si può solo tornare indietro, decementificare. Il turismo sta morendo di cemento.
Quali sono le maggiori imprese edili che hanno ottenuto le licenze? I costruttori comandano ormai più del sindaco Moratti e del sindaco Topo Gigio, devono uscire dai consigli comunali. Sono lì, anche se non sono stati eletti.
Il processo infernale messo in moto dal Testo Unico del 2001 va fermato. Bisogna riportare le lancette al 2000. Meno cemento, meno soldi per i partiti, i veri padroni dei Comuni. I cittadini devono presentarsi in consiglio comunale per chiedere i motivi dello scempio edilizio e documentare l’incontro con una telecamera.
Il Bel Paese è nostro, riprendiamocelo.
Beppe Grillo
Processo Kartodromo: 10 anni e 90mila euro di danni le richieste del PM
Otto condanne per quasi dieci anni di arresto e 90 mila euro di multa e cinque assoluzioni, tra le quali quelle dei funzionari della Sovrintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Ragusa. Sono i contenuti delle richieste avanzate ieri dal pubblico ministero, Maria Mocciaro, al termine di una requisitoria minuziosa protrattasi per circa un’ora davanti al Collegio Penale del Tribunale di Modica(Scibilia, presidente, Di Marco e Rubino, a latere)per il processo sulle concessioni per la costruzione di un kartodromo, in Contrada Bellamagna-Zimmardo, e di un impianto di biomassa, presso Cava Giarrusso, sulla Modica-Mare.
La pena più pesante, due anni di arresto, è stata chiesta per l’allora dirigente comunale che si occupava dello Sportello Unico, Giuseppe Castagnetta. Tra i funzionari del Comune di Modica, quella più lieve, un anno, è stata chiesta per Francesco Paolino. I due erano difesi dagli avvocati Franco e Michele D’Urso. Per Alessandro Modica, difeso dall’avvocato Giuseppe Rizza, la richiesta è stata di 18 mesi. Sei mesi di arresto e 16 mila euro di multa per Ignazio Agosta. Le altre richieste sono accentuate da pesanti multe. Per gli imprenditori Graziella Candiano ed Ignazio Morana, la pubblica accusa ha chiesto 18 mesi di arresto e 20 mila euro di multa ciascuno, per Giovanni Carpenzano, un anno di arresto e 16 mila euro di multa, per Antonino Di Rosa, otto mesi di arresto e 15 mila euro di multa. Assoluzione perché il fatto non sussiste per Beatrice Basile, Giuseppe Saggio e Calogero Rizzuto della Sovrintendenza per Corrado Borgh e per Francesco Ascanio. L’indagine scaturì dagli esposti presentati dai residenti delle due zone, dal Movimento Azzurro e da Legambiente.
Nel processo si sono costituiti parte civile il Ministero per l’Ambiente, gli assessorati regionali allo Sviluppo Economico, al Territorio ed Ambiente, all’Agricoltura e Foreste e ai Beni Culturali ed Ambientali, attraverso l’Avvocatura dello Stato, oltre al Movimento Azzurro, a Legambiente, e ad una ventina di proprietari di alcuni terreni confinanti con le aree sottoposte ai vincoli ambientali e paesaggistici, rappresentati dagli avvocati Antonio Borrometi, Tiziana Serra, Luca Licitra, Luigi Piccione e Giovanni Giurdanella, ma anche del Comune di Pozzallo, attraverso l’avvocato Giorgio Terranova. Dopo la lunga ed articolata requisitoria del Sostituto Procuratore della Repubblica, è stata avviata ieri pomeriggio quella dei legali di parte civile che, ovviamente, non hanno potuto “discutere†tutti per la corposità del procedimento.
L’Avvocatura dello Stato ha presentato una propria memoria con le richieste di risarcimento, mentre poi è toccato all’avvocato Serra che si è soffermata, specificatamente, sui danni ambientali causati dagli impianti. Il processo, con le ulteriori arringhe anche della difesa, è stato aggiornato alla prossima settimana.
Fonte: RTM
Corriere di Ragusa