Ambiente Ibleo – Portale ambientalista del Sud-Est Siciliano


Ato avvisato,….

Posted in Articoli by admin on 25 Febbraio 2008

Legambiente Ragusa e Vittoria, Fare verde, Cai, Lipu, CIRS, Italia
Nostra
, hanno deciso insieme di chiedere all’ATO di bandire immediatamente la gara provinciale per la raccolta differenziata.
Tutte le associazioni che volessero associarsi a questa richiesta sono pregate di mandare l’adesione. I sindacati ci hanno chiesto di associarci a loro per un incontro dal prefetto per chiedere sempre la stessa cosa. Come prima si raccolgono le adesioni. Vale per tutte le associazioni
Al Presidente dell’ATO Ragusa Ambiente

Le immagini provenienti dalla Campania ci fanno capire ciò che potrebbe succedere anche da noi se non si fa partire subito la raccolta differenziata porta a porta. Oggi in provincia di Ragusa ciò è possibile perché l’ATO dal mese di luglio 2007 ha pronto, sia il bando di gara, sia il capitolato d’appalto per la gestione integrata dei rifiuti e tutto ciò che serve per ottenere in tempi ristretti eccellenti risultati : il finanziamento di un milione di euro per la campagna di comunicazione, un finanziamento europeo per l’acquisto dei mezzi per la raccolta differenziata, due impianti di compostaggio che entro l’estate potranno trattare fino a 27.000 tonn/anno di frazione organica, due impianti di selezione per la frazione secca che possono trattare 40.000 tonn/anno, nove centri comunali di raccolta , una discarica di supporto in costruzione da 380.000 mc. e la possibilità del pretrattamento dei rifiuti a bocca d’impianto, così come previsto dalle direttive comunitarie, evitando così in discarica la formazione di percolato e biogas.

Con queste condizioni, che nessun altro ATO siciliano ha, il 55% di raccolta differenziata previsto dal piano d’ambito  si può raggiungere e anche superare, con costi appena superiori a quelli attuali, ma con una qualità del servizio di gran lunga  migliore.
Questi obiettivi sono raggiungibili, anche se parzialmente, già entro alcuni mesi con il risultato di disinnescare l’emergenza rifiuti entro l’estate.

Oggi gli sforzi non vanno rivolti a cercare altri siti per altre nuove discariche, ma a far partire la raccolta differenziata spinta  con  invio della parte umida all’impianto di compostaggio e della parte secca agli impianti di selezione. La frazione  residua, dopo la separazione secco-umido,  darà  Frazione Organica Stabilizzata  e parte secca combustibile da inviare al recupero energetico o , in mancanza di esso in discarica. In quest’ultima, a regime,  non arriverebbe più del 30% dei rifiuti.

La preghiamo pertanto, al fine di evitare ai cittadini di questa provincia situazioni come quella campana, di bandire immediatamente la gara per l’affidamento del servizio integrato di raccolta e smaltimento dei rifiuti, che i comuni hanno già approvato, senza indugiare oltre.

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Discariche “cariche”

Posted in Articoli by admin on 20 Febbraio 2008

discarica.jpgC’è ancora chi si “RIFIUTA” di capire alcune cose fondamentali per evitare di conferire in maniera abusiva. Aldilà della difficile gestione delle discariche abusive, che proprio in quanto tali, sono incontrollabili, vi sono anche una serie di fattori di pericolo causati dalle stesse. Quali? Primo in assoluto, è quello dell’occlusione di alvei e canali naturali, che, una volta carichi di immondizia abusiva, non fanno defluire le acque, soprattutto quelle piovane che poi, inondano in modo incontenibile, campagne, centri abitati, strade battute da pedoni e vetture. Nessuno ha contezza della pericolosità di un canale naturale, ostruito dai rifiuti.

Il secondo pericolo è quello determinato da tutti noi, forse anche inconsapevolmente: quello di buttare in mezzo alla strada carte, cartine, cartacce, cicche di sigarette, gomme da masticare, cellophane, e tante altre cose che noi riteniamo “ quasi invisibili”. Ma non lo sono affatto! Queste cose di poco conto, vanno ad intasare tutte le griglie di raccolta delle acque piovane, per cui, in caso di inondazioni, l’acqua non trova alcuno sbocco sotterraneo. A parte il fatto che, gettare rifiuti nelle strade, è un palese segno di inciviltà, visto che esistono dappertutto gli appositi contenitori. Ma è stancante percorre qualche metro per arrivarci. Meglio buttare in mezzo alla strada.

In queste settimane, l’attenzione è stata maggiormente rivolta ai problemi dei rifiuti di grossa entità, ed è giusto che sia così. Ma  questi che possono superficialmente sembrare problemi minori, nei fatti sono cause scatenanti di fenomeni ad alto rischio. Pensate a cosa accadrebbe se in un territorio ad alto rischio idro-geologico, si aggiungesse al danno la beffa di essere complici dell’ostruzione dei canali e degli alvei dei torrenti, e delle griglie di raccolta. Eppure, c’è ancora chi non ha capito niente. C’è chi , incurante delle conseguenze e privo di senso civico,  sale in macchina, magari percorre tanti chilometri, spreca benzina, per trovare un posticino appartato e discreto, dove gettare sacchi e sacchi di  immondizia. Ma c’è per caso qualche posto o qualche città o sperduto paese, dove non esistono i cassonetti dei rifiuti?

L’ultima e concludo: tempo fa, ho assistito personalmente alla campagna di sensibilizzazione sui rischi idrogeologici, fatta nelle scuole dalla Protezione Civile. Quelli citati, sono stati i primi punti all’ ordine. Alla fine di un incontro con i ragazzi, ne ho visto alcuni che, con aria circospetta e molto guardinghi, dopo avere scartato le loro abbondantissime merendine da chili di cellophane, hanno aperto la finestra, ed hanno buttato giù gli involucri. Il cestino della carta straccia era a pochi centimetri da loro…. Senza parole.

Laura Incremona

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24 febbraio 1908: a Spaccaforno viene riconosciuto un gioiello

Posted in Articoli by admin on 20 Febbraio 2008

5301_santa_maria.jpgLa notizia arriva a Spaccaforno (oggi Ispica) sul finire dell’inverno del 1908. Al municipio, sul tavolo del sindaco avvocato Corrado Bruno, portano una comunicazione che ha tanto l’aria di contenere notizie belle ed importanti. Arriva da Roma, dal Ministero alla Pubblica Istruzione, Direzione generale per le Antichità e le Belle Arti ed è datata 24 febbraio 1908. Inizia con un tono assai burocratico, ma dalle primissime parole fa capire di cosa si tratta. “In un recente rapporto riguardante la Basilica di Santa Maria Maggiore in codesto Comune, l’Ufficio regionale per i Monumenti della Sicilia avvertiva che la Chiesa costruita nel secolo XVIII ha una certa importanza per la storia della pittura in Sicilia, essendo decorata da buone pitture di Olivo Sozzi e Vito D’Anna e proponeva quindi d’iscriverla nell’elenco degli edifici monumentali”. Il sindaco intuisce immediatamente. La lettura delle parole successive è chiarificatrice. “Accogliendo tale proposta questo Ministero ha già provveduto alla relativa iscrizione”.

E’ fatta! L’istruttoria avviata quattro anni prima a seguito dell’istanza avanzata dal Presidente dell’Arciconfraternita dell’epoca, cavaliere Vincenzo Figura, ha concluso felicemente il suo iter. Determinanti erano risultate le fotografie agli affreschi, fatte scattare a spese del dottor Innocenzo Leontini per meglio documentare la richiesta. Erano stati anche interessati della pratica gli onorevoli marchese Carlo Di Rudinì e Giuseppe De Felice Giuffrida.

Il sindaco si inorgoglisce quando, continuando a leggere, constata che viene incaricato della notifica ufficiale del provvedimento. “Di ciò voglia la S.V., in cortesia, dare comunicazione al Presidente dell’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore…”. Seguono precisazioni di natura tecnica, come il fatto che l’iscrizione all’Albo dei Monumenti nazionali non esime i proprietari della Basilica dall’eseguire lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Anzi, in quanto monumento nazionale, Santa Maria Maggiore non può essere trascurata. Insomma il riconoscimento è solo un fatto diciamo pure morale. Ma questo basta per la Spaccaforno di un secolo fa. Si dà annuncio solenne della cosa a tutto il paese, con un manifesto a stampa, come per le occasioni importanti. “L’avvenimento – vi si legge fra l’altro – che onora tanto l’arte, arrecherà senza dubbio giubilo al cuore di quanti sentono il culto per il bello e vanno orgogliosi del lustro e decoro del nostro paese”.

Il Giovedì santo è alle porte. Così si organizzano celebrazioni in grande. E ad essere festeggiata non è la Basilica di Santa Maria Maggiore, quanto Olivo Sozzi e Vito D’Anna, i fautori veri del riconoscimento, gli artisti che l’avevano impreziosita “adornando di lor classiche pitture” e rendendola tempio “pur sacro nell’arte”, come si espresse il latinista ispicese Gaetano Curcio vergando l’iscrizione riportata sulla lapide commemorativa scoperta proprio il 16 aprile, Giovedì santo.

5301_sozzi.jpg(Nella foto: “Il Trionfo della fede sull’isolatria”; l’affresco, di Sozzi, è posto sotto l’organo).
Rosa Fronterrè Turrisi, la bibliotecaria conosciuta anche come studiosa e storiografa locale, quel Giovedì santo era ragazzina. E lo visse intensamente come si vede dalla lettura di questa parte del suo “La Basilica di Santa Maria Maggiore di Ispica (già Spaccaforno)”, edito dal Comune di Ispica e stampato nel 1975. Ecco un brano del suo racconto. “Per due sere consecutive (15 e 16) fu disposta l’illuminazione nella Via XX Settembre: non essendoci ancora la luce elettrica, usando illuminarla con radi fanali a petrolio, per l’occasione furono preparati fanali a gas acetilene che vennero posti su due file di pilastrini in legno, intercalati da gonfaloni tricolori”. Poi parla della mattinata e dell’arrivo alla stazione ferroviaria degli illustri ospiti forestieri. “Il Poggio della Calandra (il colle su cui sorgeva Spaccaforno ed oggi Ispica, ndr) brulicava di un’immensa folla: più di 15.000 persone, in gran parte forestieri, venuti numerosi per la festa, erano presenti all’avvenimento. Finalmente la locomotiva fischiò: gli ospiti scesero dal treno e salirono in paese: prima ad arrivare fu la musica militare che salutò la folla applaudente con l’inno reale; dietro era la rappresentanza della città di Catania composta dall’assessore Spina, dal segretario comunale signor Migneco, dal professor Abate Alessandro rappresentante del Circolo Artistico di Catania (in cilindro e frack), da quattro pompieri in divisa e da quattro valletti municipali recanti una ricca ghirlanda di fiori di maiolica e il gonfalone della città. Seguivano coi relativi gonfaloni le rappresentanze delle città di Scicli, Modica, Rosolini, Pozzallo e della Società “Patria e Lavoro” di Noto”.

Gli ospiti sono dapprima ricevuti in Comune, quindi vanno in Piazza Santa Maria Maggiore. E’ uno sfoggio di abiti di gala, un tripudio di bandiere, un continuo sparo di mortaretti, un rincorrersi di odori e di profumi, una girandola di colori con l’ovvia preponderanza del rosso. un assordante squillo di campane, un’armonica esibizione di bande, ben tre bande musicali ingaggiate per l’occasione. Si scoprono la lapide commemorativa, il mezzo busto di Sozzi e il ritratto di D’Anna. Seguono i discorsi ufficiali, con la prolusione affidata ad Alessandro Abate. Infine si forma un corteo che entra in pompa magna in basilica per poterne ammirare l’imponenza resa mirabile dagli affreschi sozziani.

Vale la pena leggere le cronache e visionare i documenti ufficiali di quei mesi perché rendono l’idea e ricreano un pathos unico che, a distanza di un secolo, siamo pronti a rivivere anche il prossimo Giovedì santo. Ad un secolo esatto dal decreto, l’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore e l’Amministrazione comunale sono al lavoro da tempo per preparare un programma degno della rilevanza della ricorrenza, sottolineata dalla processione della statua di Cristo alla Colonna fino alla chiesetta rupestre di Santa Maria. Un fatto che si verifica solo ogni Anno Santo e che, riproposto a cento anni dell’elevazione a Monumento nazionale della basilica, conferisce il giusto valore ad un gioiello. Un gioiello di cui tutta la Città va fiera e che i lavori di restauro in corso contribuiranno a restituire ai fedeli e ai cultori delle cose belle in tutto il suo splendore.

Gianni Stornello

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250.000 posti di lavoro con l’industria verde

Posted in Articoli by admin on 19 Febbraio 2008

Non solo ambiente: la rivoluzione delle rinnovabili promette grandi benefici occupazionali
Con gli obiettivi dell’Unione europea, 250 mila nuovi posti da solare, eolico ed efficienza
In Germania è un business che già impiega oltre 200 mila lavoratori

L’esperto: “Ma anche in Italia è tutto un fiorire di nuove imprese e servizi”
di VALERIO GUALERZI

ROMA – Effetti collaterali: oltre 250 mila nuovi posti di lavoro entro il 2020, circa centomila in più della Fiat e 25 mila in più di Telecom e Poste Italiane messe insieme. Dei benefici climatici e ambientali della rivoluzione verde conosciamo ormai tutto, molto meno sappiamo dei vantaggi occupazionali che avrebbe il Paese puntando su rinnovabili ed efficienza energetica.

La promessa di Barroso. Nelle settimane scorse annunciando i dettagli del piano “20-20-20” per aumentare del 20% entro il 2020 l’efficienza energetica e la produzione da fonti rinnovabili, il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso ha promesso che nel raggiungere questi obiettivi verrà creato “un milione di nuovi posti di lavoro”. Numeri pesanti per un Continente dove lo spettro della disoccupazione rimane sempre in agguato. Facile promessa o un’affermazione fondata?

Il rebus delle statistiche. Fare proiezioni precise è difficile perché statistiche ufficiali non ce ne sono e delimitare con esattezza il campo dell’industria delle rinnovabili e dell’efficienza energetica non è semplice. Nella generale nebbia dei numeri, almeno un faro a cui gli entusiasti del futuro rinnovabile possono lasciarsi guidare però c’è. In Germania, unico paese ad aver pianificato con la solita precisione la crescita del settore, lo sviluppo delle fonti alternative ha già portato alla nascita di oltre 200 mila posti di lavoro.

Seguendo la Germania. “Quello che sono riusciti a fare è impressionante”, dice Arturo Lorenzoni, docente presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell’Università degli Studi di Padova. “In Germania – ricorda – nel 2006 le rinnovabili contavano 214mila addetti, con un +36% rispetto al 2004”. Programmando e puntando ormai da diversi anni su questa scommessa, Berlino ha creato statistiche ad hoc. In Italia invece, ricorda Lorenzoni, “manca un’anagrafe generale dell’industria delle rinnovabili che non viene considereta una categoria a sé”.

Fotovoltaico per tutti. Per cercare di capire cosa accadrà seguendo le indicazioni del “20-20-20” non resta che aggregare studi di settore. Fissando come scadenza il 2020, l’espansione maggiore dovrebbe averla il solare fotovoltaico. Il Gifi, il Gruppo imprese fotovoltaiche italiane, cita le tabelle che ha elaborato insieme alla Commissione Nazionale energia solare del Ministero dell’Ambiente, per prevedere nel giro di 12 anni un balzo dagli attuali 3.000 impiegati (1.700 nella sola produzione) a quota 113mila. Tanti quanti ne richiederebbe lo scenario più roseo messo in preventivo, ovvero una crescita di potenza in grado di soddisfare il 7% degli attuali fabbisogni elettrici.

I numeri dell’eolico. Subito dietro, a leggere i dati dell’Anev, viene l’eolico. “Oggi il settore conta più o meno 10 mila addetti tenendo conto dell’intera filiera del processo produttivo e gestionale, ma nel 2020, raggiungendo l’obiettivo di 16mila Mw installati, dovrebbe occupare 66mila persone”, spiega Simone Togni, il segretario generale dell’Associazione nazionale energia del vento.

Più efficienza, più lavoro. Valori simili a quelli che promette di creare il risparmio energetico. A sbilanciarsi in proiezioni in questo caso è Greenpeace nel dossier del 2007 “La rivoluzione dell’efficienza”. La ricerca quantifica innanzitutto il volume di investimenti in efficienza convenienti economicamente, fissando la cifra per il periodo 2007-2020 a quota 80 miliardi di euro. Stanziamenti che produrrebbero “occupazione per un valore medio di 63.000 unità“. Aggiungendo altri 12 mila nuovi lavori, la quota italiana dei 300 mila che secondo le stime dell’Unione Europea verranno creati dalla filiera delle biomasse, si arriva a un totale di 254 mila occupati.

Rapporti convenienti. Un risultato straordinario che verrebbe raggiunto solo se si avverassero tutte le previsioni più positive, ma pur facendo una certa tara all’ottimismo, sulle potenzialità della scommessa non sembrano esserci dubbi. Anche perché, pur con valori diversi, tutti gli studi sono concordi nel riconoscere alle rinnovabili un rapporto tra megawatt installato e posti di lavoro creati decisamente più alto rispetto alle fonti tradizionali. “I numeri forniti dalla Iea – dice Lorenzoni – parlano di 12 persone impiegate per ogni Mw eolico installato, mentre in una centrale a ciclo combinato a gas, che sia da 800 o da 400 Mw, lavorano in tutto 30 o 40 addetti, ai quali vanno aggiunti quelli impegnati nei servizi che vengono esternalizzati”.

Ancora più allettanti le promesse del fotovoltaico, che stando ad alcuni studi curati dagli industriali tedeschi per ogni Mw prodotto ha bisogno di dieci operai, ai quali vanno aggiunti altri 33 addetti durante il processo di installazione.

La scommessa del Nordest. Sembrano traguardi ambiziosi e proiezioni iperottimistiche, ma chi come il professor Lorenzoni si occupa da anni della materia e vive nel cuore pulsante dell’imprenditorialità italiana, li ritiene sostanzialmente realistici. “Qui in Veneto – dice – è già partita la gemmazione di produzioni e servizi legati alle rinnovabili. Penso alla lavorazione del silicio, ma anche al settore elettromeccanico vicentino, leader in Italia, che si sta riconvertendo all’eolico. Nuove attività stanno sorgendo anche nel Trevigiano. Molte realtà sono già operative sul campo e lo stesso sta avvenendo in Lombardia”. “Questa nuova imprenditorialità – sottolinea ancora Lorenzoni – non è un miraggio, ma una realtà, anche se in una fase ancora pionieristica”.

Ci credono anche i big. Il dinamismo del Nordest e la sua capacità di fiutare gli affari sono note, ma segnali importanti arrivano da tutto il Paese. Dalla sua roccaforte delle Marche, un colosso come la Merloni Termo Sanitari sta ad esempio rapidamente puntando nella direzione del solare termico, settore importante che si intreccia però con attività tradizionali, rimanendo inevitabilmente fuori dalle statistiche citate sin qui. “MTS Group – spiega il direttore marketing Giorgio Scaloni – già da alcuni anni sta intensificando il suo impegno nello sviluppo di questa tecnologia in forte espansione di mercato. Con i nostri marchi siamo tra i leader nel solare termico in molti paesi Europei (Italia, Germania, Francia) e abbiamo una forte presenza anche in paesi extraeuropei, con attività produttive e commerciali di India e Cina”.

“Per quanto riguarda le prospettive occupazionali – prosegue Scaloni – il nuovo sito produttivo marchigiano dovrebbe arrivare ad occupare in un triennio circa il 5% del totale forza lavorativa italiana del gruppo, oggi pari a circa 1.600 unità“.

Occupazione su tutto il territorio. Dal Veneto, alle Marche, scendendo giù fino alla Puglia, dove sorge lo stabilimento italiano della Vestas, uno dei più grandi produttori mondiali di pale eoliche, l’industria delle rinnovabili offre anche il vantaggio di una presenza distribuita. “Per entrare in questo settore – osserva Lorenzoni – non occorre essere un colosso e neppure possedere un livello tecnologico esasperato. Le capacità manifatturiere sono quelle che già abbiamo, con una produzione che calza al modello di piccola media impresa tipicamente italiano. Nel business inoltre viene coinvolta una molteplicità di soggetti e la diffusione ha una importante ricaduta sul territorio”. La nuova economia insomma è verde, ma è già matura per essere colta.

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Bisogna che tutto cambi perchè tutto resti come prima

Posted in Articoli,Rassegna Stampa by admin on 15 Febbraio 2008
[VIDEO]http://www.youtube.com/v/Ygp2jMdbcjs&rel=1[/VIDEO]
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Azzerati i conti del comune di Modica

Posted in Articoli by admin on 15 Febbraio 2008

Saranno pagati da un istituto di credito i debiti che il comune ha contratto con i fornitori. Questo lo spirito della delibera approvata dalla giunta municipale nella seduta di mercoledi scorso. Sarà predisposta una gara d’appalto alla quale saranno invitati a partecipare gli istituti di credito presenti sul mercato per un prestito di venti milioni di euro in modo da potere pagare tutti i fornitori che, in questo momento, reclamano le spettanze dal comune per i servizi svolti in suo favore. Il segretario generale, però, ha preteso di inserire nella delibera che, l’eventuale convenzione che si andrà a stipulare con l’istituto di credito che si aggiudicherà la gara, dovrà essere firmata dopo avere acquisito il parere preventivo della Corte dei Conti. Gli interessi che il comune dovrà pagare, saranno scorportati dalla liquidità di cassa dell’Ente. La delibera, però, dovrà passare al vaglio del consiglio comunale in una delle prime sedute utili. In questo modo, il comune azzererà la situazione debitoria attuale con i fornitori a fronte del pagamento di un interesse che non sarà comunque basso visto l’ammontare della somma richiesta alla banca. Se l’operazione dovesse andare in porto, il comune di Modica, sarebbe il secondo in Sicilia ad adottare questa soluzione per “sanare” la situazione debitoria attuale che lo sta soffocando e che provoca problemi anche con le gare d’appalto per i servizi comunali e, quindi, con fondi di bilancio. Spesso, infatti, le gare vanno deserte proprio per la non sicurezza finanziaria che può dare l’Ente in termini di liquidità di cassa. Il rapporto tra Ente e Istituto di Credito sarà regolato poi da un pagamento su base annua, per un periodo venticinquennale, di una determinata somma contenente sorte capitale- debito consolidato – ed interessi .Si tratta di una procedura . commenta il sindaco Torchi – già sperimentata altrove con successo che ci consente di consolidare, razionalizzare e soddisfare il credito di quanti fornitori e imprese hanno erogato negli anni servizi a favore dell.ente. Questo consentirà di azzerare questa difficile e annosa situazione con evidente risparmio di interessi e con grande beneficio nei confronti delle imprese. L.attivazione della procedura è condizionata da due fatti: l.acquisiazione dei pareri dei revisori dei conti ( già positivamente espresso) e quello preventivo della Corte dei Conti che dovrebbe esitarlo atteso che per altre realtà si è espresso favorevolmente; e l.altra e l.approvazione del bilancio di previsione di cui questo atto fa parte integrante come allegato ai documentazione finanziaria economica.. L.M.

http://www.radiortm.it/Notizia.asp?id=9544

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L’isola dei Porri

Posted in Articoli by admin on 9 Febbraio 2008

isola_dei_porri1.jpgC’era una volta l’Isola dei Porri… Ho voluto evitare di esprimermi così con i miei figli e l’estate scorsa ho fatto in modo da far loro vedere un pezzo della nostra storia. O, per meglio dire, ciò che resta di un’isola progressivamente inghiottita dal mare e dalla nostra colpevole indifferenza. “Vedetela, perché fra qualche anno non ci sarà più”, ho detto loro e la stessa cosa dico a voi invitandovi a guardare le foto scattate proprio in quell’occasione.

Qualche settimana fa è stata denunciata dal consigliere comunale Mario Santoro la dimenticanza dell’Amministrazione comunale ai danni proprio dell’Isola dei Porri, non citata nel nuovo Statuto fra le parti costituenti il territorio comunale. Un’omissione grave, non c’è dubbio. Si tratta tuttavia di un’omissione freudiana: sarebbe benevolo infatti dire che abbiamo rimosso dalla nostra mente quell’isolotto, per il semplice motivo che non ce l’abbiamo mai avuto, non l’abbiamo mai sentito nostro. Diverso, invece, per i pozzallesi i quali, portati come sono a dare del tu a tutto quello che ha a che vedere col mare e la navigazione, hanno sempre considerato loro l’Isola dei Porri, sin da quando era necessario sostituire periodicamente le bombole di acetilene che alimentavano il faro, prima che venisse sostituito da un altro tipo di segnalazione luminosa ad energia solare. Da Pozzallo sfidavano anche il mare in tempesta per garantire la sicurezza della navigazione con sacrificio ed amorevole dedizione.

isola-dei-porri-2.jpgPer buona parte del Novecento l’Isola, appartenente al demanio, era data in concessione come riserva di caccia al marchese Tedeschi di Pozzallo. Da lì era possibile intercettare la passa di svariate specie di volatili del Mediterraneo, con la certezza di portare il carniere stracolmo. All’origine pare che l’Isola fosse collegata alla terra ferma. E’ certo comunque che fino ad alcuni decenni fa la sua estensione fosse ben più ampia di quella, alquanto misera, di oggi: documenti ufficiali quantificano questa superficie intorno ai tremila-quattromila metri quadrati. Ci sono anche delle testimonianze che descrivono l’Isola dei Porri come un luogo quasi mitico. L’ingegnere ed architetto fiorentino Camillo Camilliani, ad esempio, che nel 1584 venne chiamato dal viceré dell’epoca per realizzare un sistema di fortificazioni per difendere la Sicilia dai turchi, propose di spianare l’Isola dei Porri per impedire che vi si nascondessero le navi dei pirati. Dai tempi di Verre, quindi dal I secolo a. C., essi imperversavano sui nostri mari e la nostra isola era una sorta di rifugio dove mimetizzare le loro imbarcazioni. Nell’estate 1989, proprio per l’azione erosiva delle onde, venne alla luce una necropoli, fatta risalire all’epoca araba (nella foto in bianco e nero il sopralluogo del sovrintendente Voza, del dirigente archeologo Di Stefano e di Salvatore Guarnieri, con Giulio Alì scopritore della necropoli). Ultimamente era diventata riserva naturale.

Abbiamo insomma sprecato un gioiello di storia e di ambiente. L’abbiamo consegnato all’azione distruttrice del mare che, dopo l’Isola dei Porri, sta ora puntando sulla fascia costiera. Anche in questo caso l’indifferenza è assoluta, soprattutto da parte della classe politica locale. Non si vuol capire che Ispica è anche un comune costiero, che la costa e il mare sono una risorsa, che voltarsi dall’altra parte è un drammatico atto di insipienza, culturale oltre che politica ed amministrativa.

Quel che più inquieta sono le speculazioni immobiliari che si stanno compiendo lungo la costa ispicese: un residence di lusso di qua, un nuovo attraversamento aereo della litoranea di là, un campo da golf americano dall’altra parte. Il tutto naturalmente privato, riservato, off limits per i comuni mortali. Si ripeterà quanto già visto con il Villaggio Marispica, con l’occupazione del territorio da parte di grossi investitori forestieri che all’economia locale concedono solo briciole, all’occupazione un posto part-time di lavapiatti, al territorio neanche l’opportunità di stabilire proficui contatti con i loro ospiti-clienti. Nulla in contrario verso gli investimenti dei privati, per carità. Ma la valorizzazione di una zona non può essere appannaggio esclusivo dei privati, non può diventare una distesa di strutture chiuse. Il potere pubblico locale, quello deputato a tutelare un bene collettivo, che ispicesi e non guardano per il loro relax e le loro ferie, che fa? Non c’è. E se c’è è distratto, è impegnato altrove.

Non mi consola il fatto di sapere che non è connivente con tali speculazioni, delle quali è comunque a conoscenza, essendo esse confortate di ogni crisma di legalità, come ogni sacco edilizio, urbanistico ed ambientale che si rispetti.
L’approccio culturale e, se volete anche sentimentale, che è mancato per l’Isola dei Porri, manca oggi per la fascia costiera. Il problema non sta solo nella benemerita opera di rivendicazione che i comitati spontanei promuovono periodicamente. Ma proprio nell’avviare un processo virtuoso che consideri la costa un bene collettivo da difendere, un patrimonio da utilizzare, una parte importante del territorio da armonizzare con la restante parte, una risorsa economica da sfruttare. Solo così la prossima, imminente scomparsa della nostra perla a mare, quale è stata l’Isola dei Porri, potrà servire da monito e da insegnamento. Altrimenti vorrà proprio dire che ci meritiamo qualsiasi tipo di aggressione, sia essa dell’uomo o della natura.

GIANNI STORNELLO

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Ecco come sono intese le discariche e presto finalmente anche a Modica…

Posted in Articoli by admin on 9 Febbraio 2008

Gestione discarica San Biagio: a giudizio ex dirigente comune
Davanti ai giudici anche due funzionari comunali e della “Icom” 
Scicli – Per la violazione del decreto Ronchi in materia ambientale

Violazione del decreto Ronchi in materia ambientale. Un reato per il quale il gup Michele Palazzolo ha rinviato a giudizio cinque imputati, tutti coinvolti a vario titolo nella gestione della discarica comunale di San Biagio a Scicli. Dovranno comparire dinanzi al collegio penale il prossimo 21 aprile Ignazio Civello, ex dirigente del Comune di Scicli e i funzionari comunali Guglielmo Spanò ed Antonio Bonincontro.

Rinvio a giudizio anche per Sergio Bramini e Roberto Scalone, legali rappresentanti della “Icom”, l’impresa che gestisce la discarica. A San Biagio confluiscono i rifiuti, oltre che del comune sciclitano, anche di Modica, Ispica e Pozzallo, almeno fino alla fine del mese. I fatti contestati ai cinque imputati risalgono al periodo compreso tra novembre e dicembre 2005. Il quintetto avrebbe gestito la discarica al di sopra delle regole, consentendo lo scarico di rifiuti speciali provenienti da demolizioni, costruzioni e manufatti.

Tutto materiale proveniente in massima parte da attività edile, senza le prescritte autorizzazioni. Spanò e Bonincontro, tra l’altro, avrebbero arbitrariamente utilizzato un terreno attiguo a quello dove è ubicata la discarica come bacino di contenimento. I due funzionari comunali sono assistiti dagli avvocati Bartolo Iacono e Carmelo Scarso mentre i due legali rappresentanti della Icom sono difesi dall’avvocato Ignazio Galfo. Civello è patrocinato dagli avvocati Franco e Michele D’Urso.

Antonio Di Raimondo su Corriere di Ragusa

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Rifiuti, produzione in continua crescita il record negativo è della Toscana

Posted in Articoli by admin on 6 Febbraio 2008

Presentato il rapporto Apat con i dati 2006: l’aumento rispetto al 2005 è stato del 2,7%
Tra casi virtuosi e buchi neri, la differenziata è ferma al 25% e stenta a decollare
Mediamente in un anno ogni italiano produce 563 chili di immondizia
Tra le note positive le poche discariche in Lombardia e il boom del riciclo in Sardegna
di VALERIO GUALERZI

differenziata.jpgROMA – Quasi due chili di immondizia al giorno a testa, per 365 giorni l’anno. E’ l’inquietante primato della Toscana, la regione con la produzione di rifiuti procapite più alta d’Italia. Un dato certificato dal Rapporto 2007 dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, presentato questa mattina a Roma dal ministro Alfonso Pecoraro Scanio.

La raccolta statistica elaborata dall’Apat fotografa una situazione che conferma le molte ombre e le poche luci degli scorsi anni. Con un dato nazionale (563 chili prodotti annualmente procapite) che non si discosta poi molto dal record toscano (700 kg), è evidente che la gestione dei rifiuti resterà una rincorsa a una soluzione sempre più lontana e un costo pesante per la collettività (la spesa media procapite annua è di 123,12 euro).

La vera soluzione sarebbe abbattere il peso degli avanzi scartati dalla nostra società, cambiando alcuni eccessi negli stili di vita e intervenendo sul fronte degli imballaggi. Un duplice obiettivo che il Rapporto Apat mostra essere al momento molto lontano. La produzione nazionale di rifiuti urbani nel 2006 ha continuato infatti la tendenza a crescere degli anni precedenti, segnando un +2,7 rispetto al 2005, raggiungendo una quantità complessiva di 32,5 milioni di tonnellate. Le differenze con il passato individuate dall’Agenzia sono semmai nella geografia dell’immondizia: il Nord Italia, dopo un periodo di pausa, torna infatti in testa alla classifica delle macroaree dove la quantità di scarti prodotti aumenta maggiormente (+3% circa).

Davanti a queste performance la raccolta differenziata, in crescita costante ma lenta e con grandi squilibri regionali, può dare un contributo solo parziale. Nel 2006 su base nazionale la percentuale di rifiuti avviata al riciclaggio è stata del 25,8% contro il 24,2% del 2005, ma il dato medio oltre ad essere ben lontano dal 40% fissato come traguardo dalla legge del 2006, nasconde situazioni agli antipodi. La differenza maggiore si registra tra Nord e Sud, ma anche su scala regionale esistono realtà diversissime. Eclatante è la regione simbolo del degrado, la Campania, dove la media segna un 20%. Andando a leggere le cifre in profondità si scopre però che a Salerno e Avellino si oscilla attorno al 20%, che alcuni piccoli comuni sono molto virtuosi (Casamarciano, 3.309 abitanti, separa il 49,6% dei suoi rifiuti, seguito da Santa Maria La Carità, 11.385 abitanti, con il 44,7%), ma che nella grande area metropolitana di Napoli non si va oltre l’8%.

rifiuti-urbani.jpgE le polemiche che fanno da contorno al caso campano hanno continuato a tenere banco anche durante la presentazione dei dati Apat, con l’annuncio da parte del ministro Pecoraro di un’informativa alla magistratura. “Per correttezza – ha spiegato – manderò alla magistratura la relazione della commissione del generale Jucci e la relazione interministeriale prodotta in collaborazione con il ministero dell’Innovazione sulle migliori tecnologie per l’ambiente, oltre a tutte le azioni e attività svolte in questi anni dal ministero dell’Ambiente”. Lo scopo di questa comunicazione, ha specificato il leader dei Verdi, è che la magistratura “possa verificare il boicottaggio sulle azioni a favore della raccolta differenziata e, in generale, il perché le sollecitazioni del ministero dell’Ambiente sono rimaste lettera morta”.

A voler cercare un dato positivo, quello che il Rapporto Apat dice con chiarezza è che soffocare sommersi dai propri rifiuti non è affatto un destino ineluttabile. Se la Lombardia grazie alla politica degli inceneritori si conferma regione leader nel limitare in conferimento in disarica (nel 2006 c’è finito “solo” il 17% dell’immondizia contro il 94% della Lombardia), ancora più importante è l’esempio della Sardegna dove puntando in maniera decisa sulla differenziata, anche attraverso la raccolta porta a porta, in un solo anno si è fatto un balzo dal 9,9% del 2005 al 19,8% del 2006.

La Repubblica

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Sampieri: Costa di carro al centro di una vasta lottizzazione

Posted in Articoli by admin on 6 Febbraio 2008

Io dò una cosa a te e tu dai una cosa a me! C’è il Via libera del Comune di Scicli per la lottizzazione, a fini turistici, di Costa di Carro, a Sampieri ( nella foto tratta da www. donnalucata.it nella parte a monte della litoranea, e difronte al parco extraurbano.

Il consiglio comunale di Scicli ha esitato il piano con una larga convergenza di voti.. Hanno votatoo contro l’indipendente Franca Carrabba, e i consiglieri della Sinistra Valentino Rosano, Daniele Occhipinti e Carmelo Carnemolla. Si è astenuto Claudio Caruso.

Tre le ditte interessate e proprietarie, le famiglie Adamo, Emmolo, e Sgarlata.

L’accordo prevede che i privati offrono al Comune tre opere pubbliche, in cambio della volumetria destinata alla creazione di strutture turistico-ricettive: una circonvallazione, che dall’ex distributore di benzina della Capannina conduca verso la vecchia provinciale Scicli-Sampieri, all’intersezione sotto il passaggio a livello, e nei pressi della lottizzazione Lopes, in direzione dell’altra provinciale, la vecchia Sampieri-Pozzallo; il parcheggio di Costa di Carro, al servizio della spiaggetta di contrada Pizzillo; e una opera d’ingegneria di collegamento tra la parte a monte della litoranea e una a valle, ovvero tra le strutture ricettive e il Parco. “La filosofia dell’Accordo di Programma –spiega il sindaco Falla- è quella del “do ut des” pubblico tra il Comune e i privati. Anziché andare in variante al piano regolatore, e trasformare in edificabili terreni agricoli, favorendo la speculazione edilizia (pratica molto radicata in Sicilia), abbiamo messo sul tavolo vantaggi e svantaggi della trattativa. Il consiglio ha infine deciso, anche se si tratta al momento di una fase preliminare e che dovrà trovare attuazione esecutiva nella prossima legislatura.

Come sono lontani i tempi del boom di Marina di Modica e il territorio di Sampieri ingessato e bloccato dalle lotte tra alcune famiglie per questioni di eredità. Negli anni ’60 Sampieri si salvò dalle lottizzazioni e per quasi mezzo secolo è rimasta una località oggetto del desiderio perché aveva schivato le lottizzazioni selvagge e la speculazione edilizia ( abusivismo smodato compreso).

Ma sono, anche, lontani i tempi quando il Villaggio di “ Baia Samuele”, ancora in costruzione, veniva contestato dall’opinione pubblica sciclitana e da alcuni consiglieri comunali.

E’ proprio vero: solo gli stupidi non cambiano idea!!!

Il Domani Ibleo

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Comiso 3 progetti fotovoltaici ammessi a finanziamento

Posted in Articoli by admin on 6 Febbraio 2008

Con Decreto del Ministero dell’Ambiente Destinati in totale 30mila euro
Laura Incremona Corriere di Ragusa

Con Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare sono stati individuati i soggetti ammessi al finanziamento del bando “Il sole a scuola” pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 1 giugno 2007.

Il Comune di Comiso ha attenuto il finanziamento di tutti e tre i progetti presentati relativi all’installazione di impianti fotovoltaici presso la Scuola Media Verga, la Scuola Media “Luigi Pirandello” e la Scuola Media “Istituto comprensivo di Pedalino”. Per ciascun progetto è stato concesso un finanziamento di circa 10mila euro.

Il Bando “Il sole a scuola”, che rientra nel “Programma nazionale per la promozione dell’energia solare”, era rivolto ai Comuni e alle Province proprietari di edifici ospitanti scuole medie inferiori o superiori, finalizzato alla realizzazione di impianti fotovoltaici sugli edifici scolastici e, simultaneamente, avvio di un´attività didattica volta alla realizzazione di analisi energetiche e di interventi di razionalizzazione e risparmio energetico nei suddetti edifici, tramite il coinvolgimento degli studenti. Per la misura il Ministero dell’Ambiente ha stanziato 4.700.000,00 euro.

Il finanziamento copre il 100% dei costi ammissibili, con un limite massimo di 10mila euro per edificio scolastico, di cui fino a mille euro utilizzabili per supportare l´attività didattica di realizzazione delle analisi energetiche e degli interventi di razionalizzazione e risparmio energetico.

Quasi 600 le domande pervenute al Ministero da ogni regione. Il Comune di Comiso è stato l’unico comune della provincia di Ragusa ad ottenere il finanziamento, assieme alla Provincia Regionale di Ragusa che ha ricevuto il finanziamento per un progetto. I lavori dovranno iniziare entro 120 giorni dalla data di ricevimento del decreto e dovranno essere completati entro il termine di 240 giorni.

Le spese ammesse a finanziamento riguardano la progettazione, la direzione dei lavori e il collaudo degli impianti, la fornitura e l’installazione dei materiali e dei componenti, le spese sostenute dalle scuole per supportare l’attività didattica di realizzazione delle analisi energetiche e degli interventi di razionalizzazione e risparmio energetico. Il progetto prevede il coinvolgimento degli istituti scolastici con attività formative, i cui elaborati finali dovranno essere trasmessi al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

“Abbiamo accolto con grande soddisfazione l’ammissione a finanziamento dei progetti – ha dichiarato l’assessore alle Politiche ambientali Luigi Bellassai – non tanto per l’entità del finanziamento, quanto piuttosto perché tali progetti si inseriscono nell’attività di sensibilizzazione alla tutela ambientale portata avanti in questi anni dall’Amministrazione comunale che ha visto gli studenti delle scuole di Comiso e Pedalino protagonisti di numerose iniziative. Il tema del fotovoltaico arricchirà il programma dell’Ecocittà dei Ragazzi 2008 e la realizzazione degli impianti presso le scuole medie di Comiso e Pedalino sarà un esempio concreto di sintesi fra attività amministrativa – attività formativa e tutela dell’ambiente”.

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I Sovversivi

Posted in Articoli by admin on 4 Febbraio 2008

Gli onesti sono il vero problema dell’Italia. Senza questa infame categoria di individui potremmo vivere in pace, senza denunce, scandali e la moglie di Mastella confinata a Ceppaloni. L’Italia sarebbe pacificata e serena
Gli onesti sono i veri diversi. Sono loro i disadattati. Tutti gli altri cittadini hanno gli occhi bianchi, senza pupille. Vedono la realtà attraverso Fede, Riotta, Vespa, Mentana, Ferrara. Gli onesti hanno occhi normali, vedono il mondo com’è, non come dovrebbe essere. Sono pericolosi. Alieni da sterminare.
La società italiana li sta contrastando con azioni efficaci, anche se non ancora risolutive. Diverse categorie stanno producendo anticorpi in proprio. I giornalisti onesti sono sotto scorta, come Saviano, o possono scrivere solo su quotidiani assistiti che nessuno legge, come Travaglio. I giudici dotati di pupilla, quelli che vedono Berlusconi e D’Alema per ciò che sono, finiscono sotto processo. Il CSM fa sempre, senza sconti, gli interessi del Paese. La categoria dei politici è quasi perfetta, gli onesti non sono più un problema, sono scomparsi. Gli occhi di Geronzi sono i più bianchi del pianeta Italia. Una garanzia per le bancarotte e gli AIDS-bond. Il sistema bancario con lui è al sicuro da contagi della feccia degli onesti, del resto emarginata o riparata all’estero.
Se l’informazione, la politica e la finanza sono sotto controllo, esistono, purtroppo, ancora nella popolazione frange di delinquenti anti sistema, anti inceneritori, anti condannati in Parlamento, anti base Nato Dal Molin, anti mafia, anti camorra, anti TAV in Val di Susa, anti privatizzazione dell’acqua, anti conflitto di interessi.
Gente subdola che, attraverso una palese manifestazione di onestà, vuole in realtà andare contro gli interessi del Paese. Gente antidemocratica. L’onestà in Italia è sovversiva. Ma a questa fastidiosa anomalia verrà posto rimedio. Il quinquennio berlusconiano che ci attende sanerà finalmente la parte infetta della nazione. Dopo ci saranno solo occhi bianchi e capelli finti come tutto il resto. Gli onesti diventeranno leggenda.
Beppe Grillo


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