MODICA, DEGRADO NELL’EX AREA DEL FORO BOARIO
Aumentano i rifiuti nell’area antistante l’ex mattatoio di via Fontana. Un paio di mesi fa, questo degrado era stato segnalato dal comitato spontaneo di cittadini “Fomenta”. Nella zona sono presenti rifiuti ingombranti ma anche amianto, contenitori di vernici, mobili, meterassi, pneumatici e rifiuti di ogni sorta. “Un tale immobilismo è inaccettabile – afferma Piero Gugliotta, portavoce dd “Fomenta”- pecialmente se si considera che l’area in questione è di pertinenza di un immobile comunale e che storicamente è meta di escursioni e di giochi da parte dei ragazzini della zona. Ci chiediamo se è così difficile mandare una squadra di operatori per bonificare la zona? Le casse comunali sono così vuote da non poter pensare di posizionare dei faretti per illuminare la zona? E’ possibile che nella pianta organica del personale a disposizione del settore ecologia non ci sia qualcuno che possa prendere a cuore certe situazioni? E’ già grave che in città il controllo ormai sia stato completamente delegato ai cittadini, ma quando questi, con grande senso di partecipazione e responsabilità , indicano situazioni che necessitano di interventi, è veramente insopportabile che nessuno si muova. Non riusciamo più ad essere fiduciosi, a comprendere ritardi e accettare omissioni. Forse ci resta un’unica speranza: l’arrivo del commissario”.
Fonte: RTM
Il Sindaco ci di-SCARICA
Anticipo uno stralcio del mio Carta bianca che potrete leggere sul prossimo numero di Dialogo…
[…Se appena otto mesi fa il Signor Piero Torchi Lucifora avesse chiesto di essere eletto Sindaco fino alle elezioni regionali, voi gli avreste dato il voto?
Appartiene all’ordine naturale delle cose che per consentire ad un Torchi di farsi i cazzi suoi, si debbano rifare le elezioni comunali?
Pensate voi che quella di Piero Torchi Lucifora sia una candidatura ad onorevole regionale per le capacità dimostrate nella sua attività di Sindaco oppure una fuga per non farsi cogliere dal dissesto finanziario del Comune dovuto ad una politica allegra?
Un disoccupato, un senza lavoro, quando va a fare per esempio il Sindaco oppure l’assessore, è tutto teso a tutelare gli interessi della Comunità modicana oppure a risolvere i proprio problema di sopravvivenza economica pensando a sistemare i propri affari, quelli della moglie, del fratello e così via?[…]
Carmelo Modica
E’ arrivato il circo in città , elezioni col trucco? Intanto i manifesti impazzano…
Sono stato di recente all’ufficio elettorale del Comune di Modica per vedere se occorreva iscriversi alle liste per gli scrutinatori per le prossime elezioni nazionali/regionali di Aprile. Mi è stato detto che per queste ci sono già delle liste formate da tutti coloro che in passato hanno presentato domanda e tra questi mi sono accertato che ci fosse pure il mio nome. Il dipendente comunale però mi ha informato su una cosa che mi ha sconvolto (in verità anche lui su quello che scriverò tra poco era abbastanza sconvolto…): da qualche tempo si è deciso che la nomina degli scrutinatori non debba avvenire più con il democratico strumento del sorteggio ma è al comune che decidono chi andrà a fare lo scrutinatore e dove. Ma vi sembra giusta una cosa del genere? Questa è democrazia? Chi ha avallato una cosa del genere? E’ vergognoso e nello stesso tempo molto triste. Invito tutti a meditare bene in vista delle prossime elezioni (anche e soprattutto quelle amministrative del prossimo giugno): non sarebbe ora di smetterla con questa politica clientelare che va solo a vantaggio degli amici degli amici di chi governa? Questa cosa, non sono un esperto di diritto ma un pò di costituzione l’ho letta nel corso dei miei studi, non viola proprio quei principi in base ai quali tutti i cittadini sono uguali sia se si tratta di doveri sia se si tratta di diritti. Non è forse un diritto di tutte quelle migliaia di persone iscritte in quelle liste di avere la possibilità di essere selezionati? Sono molto molto amareggiato.
Tommaso Agosta
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Giovanni Mauro è ufficialmente fuori dai giochi. Il suo nome non figura in nessuna delle liste presentate entro le 16, vale a dire il termine ultimo. L’ufficio del tribunale di Ragusa ha difatti chiuso le porte per l’accettazione di liste e candidati iscritti alla consultazione elettorale regionale del 13 e 14 aprile. Adesso i giudici sono alle prese con le verifiche.
Nel PdL figurano Mommo Carpentieri, Innocenzo Leontini, Carmelo Incardona e due donne: Maria Sallemi e Salvina Blandino Bruno. Nell’Udc, insieme ad Orazio Ragusa, Giovanni Cosentini, Piero Torchi ed Antonella Caggia, ci sarà Patrizia Burrafato, già presidente del consiglio comunale di Pozzallo.
Due liste nel Pd. Nella prima ci sono Pippo Digiacoomo, Roberto Ammatuna, Piero Gurrieri, Stefania Pagliazzo e Marinella Scrivano. Nella seconda Tonino Solarino, Tommaso Fonte, Giovanni Giurdanella, Patrizia Antoci e la giovanissima Elisa De Petro, 20 anni.
MpA ha ufficializzato la presentazione di tre liste. Quella con il simbolo e con Riccardo Minardo, Giuseppe Di Paola, Giuseppe Sulsenti, Concetta Fiore e Vera Leggio; quella di Lombardo Presidente, con dentro i federati del Pri rappresentati da Rita La Terra e con Mimì Arezzo, Franco Rovetto, l’ex assessore di Ragusa Maria Teresa Tumino e Ignazio Marino Infine la lista Democrazia Autonomista, con dentro il cobas dei forestali Gianni Paino, Mario Coco, già candidato alla presidenza della Provincia, Marcella Pisani, Lidia Migliorisi di Confesercenti e una terza donna ancora da individuare.
Anche Italia dei Valori, la Destra, Forza Nuova e gli Amici di Beppe Grillo hanno presentato le loro rispettive liste.
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Mercoledì mattina Modica e le altre città della provincia di Ragusa si sono svegliate con la sorpresa del primo candidato “onorevole†che pensa bene di anticipare tutti affiggendo abusivamente e in ogni dove i manifesti con la propria effige, deturpando ogni angolo delle città .
E così è successo che chi ha regolarmente pagato la tassa e fatto affiggere i propri manifesti dal competente ufficio si è ritrovato quelli dell’onorevole Incardona attaccati ovunque e ha anche dovuto constatare con quanta incoerenza lo stesso ci ricorda che “..difendere il Territorio è un dovere.. esercitiamolo insieme..â€.
Al Sig. Incardona vogliamo dire che insieme a chi agisce in maniera “disonorevole†non vogliamo esercitare proprio un bel niente e che, invece, da soli o insieme ai tanti cittadini modicani e della provincia, eserciteremo il diritto-dovere di denunciare chi, come lui, infrange le leggi e non ha il minimo pudore nel farlo.
Chiederemo, infatti, agli organi competenti di coprire immediatamente tutti i manifesti e di elevare le relative multe per ogni manifesto affisso abusivamente. Ci rivolgeremo a Sua Eccellenza il Prefetto per chiedere l’immediata attivazione di tutte le iniziative possibili al fine di prevenire le solite scandalose vicende legate alle affissioni elettorali e di reprimere con forza quanti hanno già iniziato a deturpare le città . Non accetteremo che, ancora una volta, quanti adotteranno simili atteggiamenti, prepotenti e fuorilegge, rimangano
impuniti e carichino le nostre città di tante spese per la rimozione, la pulizia e, paradosso nel paradosso, anche per l’inutile recapito delle multe, che poi mai pagheranno.
Faremo di tutto, infine, per evitare che simili personaggi possano andare a ricoprire ruoli e incarichi che potrebbero soltanto disonorareâ€, ed inviteremo tutti a non votare chi condurrà una campagna elettorale con prepotenza ed arroganza, violando le leggi e sporcando le città .
Modica, 12 marzo 2008
Il movimento politico
UNA NUOVA PROSPETTIVA
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Costituito il parco suburbano del sistema degli Iblei
Il bacino territoriale tra i comuni di Ragusa, Chiaramonte Gulfi, Monterosso Almo e Giarratana costituisce il parco suburbano del sistema degli Iblei. Si tratta di un’area caratterizzata da una elevata superficie boschiva, soggetta a rischio di incendio. Per questo è stata inserita nella “Carta operativa delle aree a rischio incendio†redatta dall’assessorato all’Agricoltura e foreste della Regione Sicilia per l’individuazione degli strumenti di pianificazione nel settore dell’antincendio.
In questo contesto, si inserisce il progetto “com.woodsâ€, che ha l’intento di incidere sulla cultura delle popolazioni locali, aumentando la consapevolezza di vivere in un territorio a rischio incendi, da salvaguardare e proteggere. Le azioni del progetto, che esplicherà i propri effetti a partire da ora e per i prossimi mesi, sono state illustrate, questa mattina, nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella sede dell’Ispettorato forestale di Via Ducezio a Ragusa. Loredana D’Aleo(nella foto al centro) di Ada Comunicazione, soggetto proponente del progetto, è scesa nei particolari dell’iniziativa che vedrà la collaborazione dell’ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa, il cui dirigente, Filippo Patanè, insediatosi il primo febbraio scorso, ha partecipato all’incontro con i giornalisti assieme agli ispettori superiori Alessandro Panza e Paolo Ferlito.
“Nella lotta attiva agli incendi boschivi – ha detto D’Aleo – è fondamentale la buona conoscenza delle cause determinanti l’evento, per poter organizzare e promuovere le azioni di prevenzione e in alcuni casi di repressione, modificando i comportamenti umani che spesso sono concausa del fenomenoâ€.
Fonte: RTM
Blitz della Guardia di Finanza presso l’Assessorato alle Politiche Ambientali del Comune di Modica
Gli appalti relativi al servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, a modica, all’attenzione della Guardia di Finanza. I finanzieri, infatti, in più occasioni, hanno visionato ed acquisito, presso gli uffici di corso Umberto, tutta la documentazione relativa al servizio di nettezza urbana, risalente a qualche anno fa. L’ultima “visita” delle Fiamme Gialle, è stata effettuata venerdi scorso nella sede decentrata comunale. Le indagini non si limiterebbero soltanto agli appalti per il ritiro e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, ma anche per quelli del ritiro di rifiuti ingombranti e della raccolta differenziata. Sono stati acquisiti documenti riguardanti le diversi imprese che si sono succedute negli anni per la gestione del servizio, Siet, Agesp, Puccia, Cicero, Terzo Millennium. Interrogati anche i funzionari comunali che hanno diretto l’assessorato.
Fonte: RTM
Detersivi e latte alla spina per abbattere emissioni e rifiuti
Meno consumi e meno energia sprecata grazie alla pratica dei saponi “self service”
Regione all’avanguardia è il Piemonte dove in un anno sono stati risparmiati 80 mila flaconi
Due modi di acquistare i prodotti che tagliano anche i costi per il cliente.
di VALERIO GUALERZI
ROMA – Sta alla raccolta differenziata come un fucile automatico sta alla clava. E’ la pratica dei prodotti alla spina, per il momento detersivi e latte, venduti “sfusi” e “confezionati” dai clienti al momento dell’acquisto con i contenitori portati da casa. Un comportamento virtuoso che sta lentamente iniziando a prendere piede in alcune regioni italiane, soprattutto al Nord.
Se l’obiettivo è ridurre i rifiuti e lo spreco di materiali realizzati con grandi dispendi energetici che finiscono per essere usati una sola volta, non c’è dubbio che i distributori alla spina rappresentano la risposta più efficace. All’avanguardia lungo questo percorso c’è il Piemonte che poco più di un anno fa ha lanciato una campagna per diffondere l’uso di saponi self service per indumenti, pavimenti e piatti. Il progetto ha coinvolto le principali catene della grande distribuzione creando all’interno di ipermercati e supermercati un sistema di vendita sfusa di detergenti, in cui si acquista soltanto il contenuto e si riutilizza il contenitore, eliminando quindi gli imballi superflui.
A poco più di un anno dalle prime inaugurazioni delle macchine dei detersivi self service (in tutto una quindicina), la Regione ha fornito un primo bilancio. Complessivamente sono stati venduti circa 142.300 litri di prodotti, con un risparmio di oltre 80 mila flaconi e un “tasso di fedeltà ” al progetto del 56%. I benefici ambientali ottenuti con la mancata produzione dei contenitori si traducono in 4,80 tonnellate di plastica risparmiata e 2,68 tonnellate di cartone non utilizzato per l’imballaggio secondario. In questo modo sono state evitate 13,4 tonnellate di emissioni di CO2, 206,61 MWh di energia e 20,11 milioni di litri d’acqua che sarebbero stati necessari per la produzione di tutti questi flaconi.
Con modalità simili (ma con motivazioni più articolate) si stanno moltiplicando in diversi centri anche i distributori di latte fresco (in molti posti viene offerto anche crudo, non pastorizzato), davanti al quale ci si presenta con la propria bottiglia e si acquista la quantità desiderata a prezzi quasi sempre inferiori a quelli praticati in bar e negozi. Stesso principio, applicato con pratiche diverse, da quanto si sta cercando di fare in Trentino Alto Adige dove alcuni produttori hanno iniziato a commercializzare vasetti di yogurt in vetro con la modalità del vuoto a rendere.
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L’energia quotidiana
L’energia è praticamente il pane quotidiano per l’informazione, l’ossessione per molti politici e uomini di governo ai vari livelli (almeno per quelli un po’ più responsabili), l’occasione ghiotta per chi intende fare una scorribanda in borsa o addirittura tuffarsi nel business energetico. L’attualità di questo campo deriva sostanzialmente da due elementi, o se vogliamo da due grosse emergenze: il costo dell’energia, lievitato fino a raggiungere livelli insopportabili tanto per gli stati quanto – lo sappiamo benissimo – per le famiglie; la rottura degli equilibri climatici che il grande senso di responsabilità del nostro sistema dei media non ha impedito di connotare in tutta la sua drammaticità : cito per tutte la previsione della scomparsa della Sicilia da qui al 2100. Queste due emergenze sono legate fra di loro, perché basta cambiare il modo di produrre energia, ricorrendo a combustibili “pulitiâ€, per arrestare la progressiva formazione di CO2 nell’atmosfera, causa primaria dello scioglimento dei ghiacciai.
Un processo, quest’ultimo, che ha cominciato a suo volta a fare vedere i suoi effetti anche dalle nostre parti con il fenomeno dell’erosione marina.
Questo il quadro, non tanto consolante. Cosa possiamo o – per meglio dire – cosa dobbiamo fare? Il dibattito è aperto. Le soluzioni sembrano a portata di mano. Ma sul tappeto ce ne sono di diverse, contrastanti fra di loro, con un differente approccio alla materia, che si sviluppano lungo il crinale fonti rinnovabili/fonti non rinnovabili.
L’approccio dicevo. Credo che la partita si giochi tutta qui. Sull’essere, mi si passino i termini, progressisti o conservatori. E non tanto in riferimento agli schieramenti politici tradizionali, quanto proprio al ricorso a fonti rinnovabili in misura massiccia, sancendo dunque una svolta, un cambiamento, un progresso, appunto. O alla conservazione dell’attuale assetto di fonti non rinnovabili, magari rimodulato con il ritorno al nucleare o addirittura al carbone per alimentare le nostre centrali, cercando anche di risolvere nell’immediato il problema del prezzo del gas, con la diversificazione dei fornitori grazie ai rigassificatori che ci consentono di uscire dall’oligopolio in atto costituito da Russia, Algeria, Libia ed Olanda dai quali acquistiamo il gas naturale per tutti gli usi. E’ un ragionamento che va al di là del merito spicciolo o di quella che chiamano sindrome Nimby: il rigassificatore o le trivellazioni? Fateli dove volete, meno che da noi (Nimby ma sta per not in my back yard, non nel mio cortile). In questi termini è logico dire che il siracusano, in termini ambientali, ha già dato e parecchio: di qui il no forte al rigassificatore di Priolo. Mentre il no alle trivellazioni nel Val di Noto nasce da un scelta di modello di sviluppo molto legata al turismo ed ai beni culturali, anche se dimentichiamo o non sappiamo che a San Paolo, sotto Noto, è in produzione, ripeto in produzione, un giacimento di metano che Snam Rete Gas utilizza per rifornire i comuni della Sicilia sud-orientale.
Prima ancora che di merito, la questione è di metodo, di approccio, dicevo. Jeremy Rifkin è uno dei massimi esperti in materia ed ha fatto una riflessione molto suggestiva e non meno logicamente fondata. Siamo agli inizi, dice in sostanza Rifkin, della terza rivoluzione industriale, visto l’imminente esaurimento del petrolio. E siccome le prime due rivoluzioni industriali erano collegate ai sistemi di comunicazione del periodo, anche la terza lo sarà . Così nella prima rivoluzione industriale il nesso fu fra vapore e stampa; nella seconda è stato – e per certi aspetti è ancora – fra combustione interna (quindi petrolio e gas) e forme di comunicazione elettrica (telegrafo, telefono, radio, calcolatori elettrici); nella terza, dice lo studioso, sarà all’insegna della condivisione. Internet, le tecnologie wireless e la globalizzazione delle reti informatiche consentono una condivisone di informazioni di dimensioni sempre crescenti. Allo stesso modo le reti elettriche della terra sono avviate ad un processo di interconnessione che implica la condivisione. Un solo esempio è quanto mai eloquente: i pannelli fotovoltaici possono produrre energia che, qualora in eccesso, viene reimmessa in rete e resa fruibile da terzi. Ciascuno diventa al tempo stesso consumatore e produttore, per sé e per altri. Un’unità piccola, insignificante rispetto alla realtà globale, non è più tale se vista nell’ambito di una connessione, di una rete. Rifkin, lo dico a titolo di cronaca, va oltre e parla della produzione e dell’immagazzinamento di idrogeno, sempre nella stessa visione di autoproduzione e di condivisione. In questa sede è utile solo vedere come cambia la filosofia, come si rivoluziona (per la terza volta nella storia dell’umanità ) il modo di concepire e praticare la produzione di energia.
Il salto di qualità – va ammesso – è piuttosto forte. Ma sono forti tutte le rivoluzioni. C’è un alto tasso di ineluttabilità in questo processo, ormai – come si dice – nelle cose. Ecco perché l’essere progressisti, almeno su questi temi, il sapere scrutare avanti e guardare a modelli nuovi, avanzati, in linea con l’evoluzione dei sistemi di comunicazione ci aiuta a raggiungere un traguardo importante, vitale: la salvaguardia del pianeta, il mantenimento di un equilibrio che vale la nostra sopravvivenza. Sicuramente quella dei nostri figli e dei nostri nipoti.
GIANNI STORNELLO consigliere generale ASI
Un futuro senza armi atomiche
All’uscita dalla messa, una firma per chiedere lo smantellamento degli arsenali nucleari in Italia. È la proposta rivolta a tutti i cattolici dalle associazioni e dalle riviste di ispirazione cristiana che promuovono la campagna “Un futuro senza atomiche”, la legge di iniziativa popolare per dichiarare il territorio della Repubblica italiana “zona libera da armi nucleari”, in cui cioè non è ammesso “il transito e il deposito, anche temporaneo, di armi nucleari” .
“In Italia ci sono armi nucleari, ma non dovrebbero esserciâ€, scrivono le associazioni cattoliche (fra cui Azione Cattolica, Acli, Agesci, Beati i costruttori di pace, Conferenza Istituti missionari, Focsiv, Pax Christi) e le riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia. “Un’azione tesa a liberare il territorio nazionale dalle armi nucleari di proprietà altrui -prosegue il documento- potrebbe rappresentare quel gesto di buona volontà che permetta di instaurare un circolo virtuoso, rilanciando così i negoziati internazionali volti allo smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari esistentiâ€.
Infine, un appello ai credenti: “Le nostre associazioni chiedono a tutte le donne e a tutti gli uomini di buona volontà di sostenere la campagna ‘Un futuro senza atomiche’, effettuando raccolte di firme in tutte le occasioni del periodo che va dal Natale alla Giornata Mondiale della Pace e durante il mese della Pace che tante comunità cristiane hanno dichiarato per gennaio. Un mondo libero da armi nucleari è un’aspirazione condivisa dall’umanità . Dimostriamo tutti insieme di avere a cuore il futuro dell’umanità â€.
Un richiamo che prende le mosse anche dal passaggio conclusivo del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 2008: “È veramente necessaria in tempi tanto difficili la mobilitazione di tutte le persone di buona volontà per trovare concreti accordi in vista di un’efficace smilitarizzazione, soprattutto nel campo delle armi nucleari -ha scritto il papa-. In questa fase in cui il processo di non proliferazione nucleare sta segnando il passo, sento il dovere di esortare le Autorità a riprendere con più ferma determinazione le trattative in vista dello smantellamento progressivo e concordato delle armi nucleari esistentiâ€.
Sono almeno 90 le bombe atomiche stabilmente presenti in Italia -nonostante l’Italia abbia ratificato da oltre trent’anni il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), impegnandosi così a non produrre né ad ospitare armi nucleari: 50 ad Aviano (Pn), nella base delle forze armate Usa, e 40 a Ghedi (Bs), nell’aeroporto dell’aeronautica militare. I primi cittadini dei due Comuni, Stefano Del Cont e Anna Giulia Guarneri, insieme ai sindaci di altre città europee che ospitano armi nucleari, in una lettera pubblica hanno recentemente ribadito la richiesta di rimuovere dai rispettivi territori le atomiche, ‘vecchi rimasugli della Guerra Fredda’.
E, oltre alle bombe, ci sono navi e sottomarini a propulsione nucleare che attraccano negli 11 porti italiani ‘abilitati’ a tale traffico e cacciabombardieri che atterrano e ripartono dagli aeroporti, sorvolando il territorio nazionale. Su tutti questi fronti vorrebbe intervenire la legge di iniziativa popolare, che intende smantellare gli arsenali nucleari e che dovrà essere sottoscritta, entro la fine del prossimo marzo, da almeno 50mila persone, affinché possa iniziare il suo iter parlamentare.
Confronto sui modelli vincenti di raccolta differenziata
Le buone prassi di due comuni da prendere ad esempio per rendere più efficiente la gestione dei rifiuti solidi urbani in provincia di Ragusa, al centro del convegno promosso dall’assessorato provinciale al Territorio ed Ambiente e dal circolo “Il Carrubo†di Legambiente.
Il convegno ha voluto mettere a confronto le esperienze dei comuni di Villafranca d’Asti (Asti) e di Mercato San Severino (Salerno) per prendere atto che “la raccolta differenziata è la base di partenza per affrontare l’emergenza rifiutiâ€. Ad apertura dei lavori l’assessore Salvo Mallia ha posto l’accento sul ruolo della Provincia per “creare una nuova cultura di gestione dei rifiutiâ€. “Anche se non abbiamo una competenza diretta – ha detto Mallia – ci è sembrato opportuno, insieme alla Legambiente, favorire un confronto per sensibilizzare la popolazione della provincia di Ragusa alla raccolta differenziata dei rifiuti. Anche il presidente di Legambiente di Ragusa, Claudio Conti, si è soffermato sulla “questione culturale per favorire una più corretta gestione dei rifiuti in provinciaâ€.
Grande interesse invece hanno suscitato le testimonianze del sindaco di Villafranca d’Asti nonché presidente dell’Ato del Bacino Artigiano Rifiuti, Massimo Padovani, e del vice sindaco di Mercato San Severino (Salerno), Giovanni Romano, i quali hanno rappresentato la loro esperienza di comuni virtuosi in Italia in fatto di raccolta differenziata dei rifiuti. “Il segreto del buon risultato raggiunto col 65% di raccolta differenziata nel nostro comune – ha detto Padovani – è dipeso soprattutto da un cambio di mentalità : intanto non più una tassa ma una tariffa per i rifiuti e poi la certezza di creare un sistema virtuoso col cittadino responsabile di questo processoâ€.
Anche il vice sindaco Romano ha illustrato l’azione condotta dal suo comune che fa “da contraltare all’emergenza rifiuti che in questi mesi vive la Campaniaâ€. “Qualcuno si sorprenderà – ha detto Romano – di come siamo riusciti a raggiungere questi obiettivi in una regione che invece vive quotidianamente l’emergenza rifiuti. In realtà ci siamo mossi in anticipo rispettando tempestivamente il decreto Ronchi su cui magari altri amministratori hanno dormito. Il successo è stato dettato dalla volontà di rendere il cittadino protagonista della raccolta differenziata e di farlo anche risparmiare. La raccolta differenziata è un problema culturale che va affrontato a cominciare dalle scuole e dalle singole agenzie educative se vogliamo riuscire a far centroâ€.
Il dirigente dell’Ato Ambiente di Ragusa, Fabio Ferreri, invece, ha fatto il punto sulla situazione rifiuti in provincia e sullo stato dell’arte delle 3 discariche in provincia, nonché sulla nascita dei due centri di compostaggio che aiuterà a risolvere parzialmente i problemi. Ferreri sulla minacciata chiusura della discarica di Scicli per oggi ha annunciato che “in forza di una norma contenuta nell’ultima legge Finanziaria le discariche prossime alla chiusura sono state prorogate sino al 31 marzo 2008â€.
(gm)
Disastro ambientale a Pergusa
Muore il lago di Proserpina
L’invaso, in provincia di Enna, al centro di miti e leggende
Da giorni misteriosa strage di pesci, in particolare carpe
Chiusa la riserva naturale, in corso le analisi di esperti e biologi
ALESSANDRA ZINITI
PERGUSA (Enna) – I pesci hanno cominciato ad affiorare qualche giorno fa. Prima qualcuno, poi diverse decine. Ammassati nelle anse e sulle rive del lago. Morti, tutte insieme, senza nessun evidente motivo. Se ne sono accorti i contadini della zona e hanno dato subito l’allarme. I biologi della riserva e i tecnici dell’Ausl sono partiti provette alla mano, ma in attesa del responso al sindaco di Enna hanno dato subito un suggerimento: dichiarare off limits il lago di Pergusa, una delle più importanti riserve naturali della Sicilia, tappa obbligata per migliaia di uccelli migratori che proprio in questo periodo fanno la loro comparsa, un ecosistema floro-faunistico che solo da qualche anno sembrava aver ritrovato il suo equilibrio dopo un lungo periodo di degrado ambientale dai tempi dell’endemia malarica degli anni Sessanta.
Ieri il lago di Pergusa, il più alto di Sicilia con i suoi 600 metri d’altezza, pullulava di esperti e biologi, tutti a fare prelievi per capire il fenomeno e trovare la causa di questa improvvisa moria di pesci. In particolare carpe, una specie della quale il lago era stato ripopolato tre anni fa, dopo che il bacino rimasto a secco per diverso tempo svuotato d’acqua dalle sempre più numerose case di villeggiatura della zona e soprattutto dall’autodromo che lo cinge come un anello, è tornato a riempirsi. Preoccupato, ieri pomeriggio, subito dopo aver firmato l’ordinanza che vieta a tempo indeterminato qualsiasi accesso al lago, anche il sindaco di Enna Rino Agnello è andato a sincerarsi dell’entità del fenomeno. “Gli esperti stanno facendo i prelievi e il servizio veterinario dell’Ausl sta esaminando anche le carcasse dei pesci. Qualcuno ipotizza che possa essere un fenomeno ciclico, ma la verità è che in questo momento non c’è alcuna certezza scientifica. Per questo mi hanno suggerito di firmare un’ordinanza che vieta qualunque uso dell’acqua del lago: da quelle irrigue a quelle sportive e ricreative”.
Un’altra emergenza colpisce una delle più belle zone naturalistiche della Sicilia, da sempre oggetto di un braccio di ferro tra ambientalisti e istituzioni. Soprattutto per quell’autodromo che cinge il lago spezzando con una striscia d’asfalto il colpo d’occhio di quella distesa d’acqua azzurra e del canneto tutto attorno. Tranne in quei periodi dell’anno in cui le acque diventano color vinaccia per la comparsa di milioni di batteri porporei e il bacino diventa “il lago di sangue”. Un fenomeno emozionante con quell’aura mitologica legata al ratto di Proserpina che permea ancora la vita della gente del luogo. I più vecchi qui raccontano sempre ai nipotini che l’alternanza delle stagioni è dovuta proprio al ritorno in quei luoghi, solo per sei mesi, della bellissima fanciulla figlia della dea Demetra rapita da Ade mentre passeggiava lungo le rive del lago.
Infrastrutture ed opportunità sprecate in Provincia !!?
Provincia di Ragusa all’anno zero per le infrastrutture. Per rendercene conto non occorre l’Istituto Tagliacarne, che nei suoi rapporti, con un’umiliante ed inesorabile cadenza annuale, ci dice che al riguardo siamo addirittura ultimi in Italia. Basta muoverci nel raggio di venti chilometri per fare i conti con un sistema viario borbonico, inadeguato, dove i cippi chilometrici lasciano via via il posto a quelli commemorativi dei tanti rimasti vittime di questo sistema.
La nostra non è però una carenza generalizzata. Il problema riguarda infatti la capillarità della rete infrastrutturale, praticamente la parte terrestre, mentre invece siamo ben forniti di grossi presidi che in Sicilia e nel bacino del Mediterraneo rappresentano due vere e proprie risorse: il porto di Pozzallo e l’aeroporto “Pio La Torre†di Comiso (nella foto lo “sbarco” del ministro degli Esteri D’Alema intervenuto per l’intitolazione dello scalo). Anche un bambino comprende tuttavia che queste due grandi strutture se non hanno un collegamento alla loro altezza col territorio di riferimento funzionano a scartamento ridotto. Così come è una regia unica a mancare, una sorta di governance, perché un sistema del genere, come tutti i sistemi, va pensato, studiato, progettato, realizzato governato. Chi è responsabile di questa situazione? Chi blocca una delle due ruote del carro dello sviluppo intermodale ibleo?
Manca una “cabina di regia” unica per il monitoraggio della situazione delle infrastrutture in provincia. La posta in gioco è talmente alta, proprio perché da infrastrutture efficienti, in rete, pensate e realizzate con il consenso del territorio e integrate con il sistema produttivo ibleo non può che svilupparsi un’area fortemente competitiva perché riesce ad abbattere un costo che grave pesantemente sul prezzo finale dei nostri prodotti. Dove potrebbe sorgere questa “cabina di regia” se non alla Provincia regionale di Ragusa? Di recente la polemica è scoppiata in tutta la sua intensità a seguito del dibattito, avviato proprio a viale del Fante, sulla partecipazione della provincia stessa alla SOACO, la società di gestione dell’aeroporto di Comiso. Il protocollo fra comune di Comiso e provincia di Ragusa è stato già firmato, ma prima, quando la questione venne posta, il sindaco Pippo Digiacomo, abituato com’è a contare fino a dieci prima di parlare, ha risposto, in buona sostanza: meglio tardi che mai! Ma, ha aggiunto: prima di pensare a sedervi a tavola, non è il caso di contribuire ad apparecchiare, pensando ai collegamenti viari tutt’intorno all’aeroporto, collegamenti di fatto inesistenti? Digiacomo sa benissimo – avendolo vissuto direttamente sin da quando sette anni fa affrontammo la questione alla Presidenza del Consiglio – che la Provincia di Ragusa non ha mai creduto all’effettivo decollo dell’aeroporto di Comiso, alternando dileggio e diffidenza, noncuranza e indifferenza, sabotaggi e maldicenze. Tutto, fuorché il compimento del suo dovere di istituto: partecipare e credere nel progetto, compiere atti di governo che rispondessero alla domanda “ma io, Provincia, ente sovra e intercomunale per eccellenza, cosa posso fare di utile e di concreto per esserci, per qualificare questo grande progetto che non è solo un fatto sentimentale, ma è l’aggiunta vera di un fattore di sviluppo vero in un’economia vera con problemi infrastrutturali veri? Una visione strategica e lungimirante è evidentemente mancata.
Il problema di tutta la questione sta proprio qui. La lungimiranza, la visione strategica di un sistema intermodale la cui “regia†non può che stare in capo alla Provincia e senza la quale il sistema non esiste. E siccome è tutto il sistema a trovarsi in crisi occorre un’analisi. Perché la Provincia regionale di Ragusa ha altre responsabilità . Vediamole.
La “514”. A dire il vero in questo caso non è responsabile solo la Provincia, ma l’intera classe politica iblea, di centro-desatra e di centro-sinistra, di maggioranza e di opposizione, con l’unica eccezione della consigliera comunale socialista di Ragusa, Sonia Migliore che è sulla stessa lunghezza d’onda del sottoscritto: entrambi ci troviamo purtroppo in una posizione di netta, nettissima minoranza. Qual è il nostro pensiero? Come si sa la soluzione finanziaria trovata per il raddoppio della “514†è il project financing. Lo stato mette una parte, l’altra la mette un privato che si rifà con l’imposizione di un pedaggio quando la strada sarà in esercizio. E’ stata così confezionata una vera tassa sull’economia e sui viaggiatori ragusani che coltivano rapporti di vario genere con Catania, che si servono del “Fontanarossa†o del porto etneo. Se è giusto avviare una serie di politiche di “pari opportunità infrastrutturali†a vantaggio della provincia di Ragusa, perché fare pagare al territorio un’opera pubblica? Perché così è. I soldi c’erano ed erano quelli stornati dalle opere preparatorie del Ponte sullo stretto. Sono stati buttati, dico buttati, per le metropolitane di Palermo e Catania e per una fantomatica autostrada a Caltanissetta. Abbiamo subito uno scippo in piena regola, sancito dall’Accordo Stato-Regione che ha ufficializzato queste scelte e sul quale tanto il governo nazionale – di centro-sinistra – quanto il governo regionale – di centro-destra – hanno dato il loro apporto. I nostri parlamentari, tutti, hanno plaudito.
La Provincia ha addirittura utilizzato la cosa come uno “spottone†per la riconferma di Antoci a gennaio scorso, quando all’Audiotorium della Camera di Commercio il progetto – ricco degli effetti speciali, delle simulazioni e delle virtualizzazioni del caso – è stato presentato. Il pedaggio? “Fisiologicoâ€, tagliò corto il presidente Antoci che non aveva perso tempo nel mettere il cappello sull’iniziativa. Chi campa paga.
La “Siracusa-Gela”. L’autostrada entrerà presto in esercizio nel tratto Rosolini-Siracusa che servirà un lembo della provincia di Ragusa. Avere lo svincolo a Rosolini comporterà per Ispica, Pozzallo e Modica di potere usufruire dell’attesissima opera. Dal versante ragusano non è stato mosso un dito per riconoscere l’attesa delle popolazioni e del mondo produttivo dell’ex contea per evitare che l’autostrada risultasse un’altra grande opera compiuta ed inutilizzata. La Provincia manco c’ha pensato, a riprova peraltro delle politiche troppo Ragusa-centriche che persegue.
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La ferrovia. In economia dei trasporti c’è una regola d’oro che a Ragusa si è dimostrato di sconoscere. E’ quella in base alla quale le merci chiamano i passeggeri. Le strade, le rotte, i percorsi seguiti dalle cose, finiscono sempre per essere seguiti dalle persone. E’ spiegato da ciò il fatto che sul rilancio della ferrovia in provincia di Ragusa pestiamo l’acqua nel mortaio, come diciamo dalle nostre parti. Non ne usciamo se non finanziando con soldi pubblici una rete in perdita. Ed è in perdita, facciamo notare, da quando hanno smesso di funzionare come scali merci le nostre stazioni ferroviarie. Il bello è che la nostra è una provincia che le merci le produce e le materie prime ce l’ha. E’ sbagliato parlare solo con Trenitalia o con RFI: il gruppo delle Ferrovie dello Stato ha due strutture, la Cargo ed FS Logistica la cui presenza in provincia di Ragusa è necessaria. Chi ci pensa? I raccordi ferrovia-porto di Pozzallo e ferrovia-aeroporto di Comiso sono tra l’altro strategici per il ragionamento che stiamo facendo, ma attorno ad essi è buio pesto, al netto delle luci pre-elettorali della scorsa primavera fatte brillare per il raccordo col porto.
Il porto di Pozzallo. L’Autorità di gestione, il mostriciattolo giuridico, politico e trasportistico creato dalla Regione, è abortita. Dirompente in questo senso la pronuncia del TAR a seguito dell’impugnativa del comune di Pozzallo. Dopo la sentenza tutto è tornato come prima: l’assessorato regionale al territorio ha ripreso la paternità dell’assegnazione delle aree e il comune di Pozzallo ha riavuto la titolarità di ente appaltante delle opere di messa in sicurezza del porto: abbiamo bruciato due anni nei quali in tutte le lingue e in varie salse abbiamo detto, anche da questo giornale, che l’Autorità di gestione era uno strumento, oltre che inadeguato, anche e soprattutto fuori dalla logica e dal mondo. Perché questa premessa? Perché la Provincia ha spalancato porte e finestre all’Autorità di gestione, assumendo il ruolo di chierichetto in un rito di vecchie logiche di potere e di prediluviane creazioni di carrozzoni mangiasoldi, fortunatamente sventate. La Provincia ha abdicato al ruolo di primo piano che la creazione a Pozzallo di un’Autorità portuale nazionale le conferirebbe: garanzia e rappresentanza di tutto il territorio della provincia nelle politiche di gestione del porto. E’ poi scandalosa la questione della stazione marittima. Pozzallo è diventato il porto regionale primo in Sicilia per passeggeri, soprattutto grazie ai rapporto stretti con Malta, senza che la Provincia onorasse l’impegno di costruirla. Ogni tanto, magari a ridosso di elezioni, sentiamo qualche annuncio. Ma di concreto, nulla.
La viabilità provinciale. Resta emblematico su questo aspetto quanto detto a proposito dei collegamenti da e per l’aeroporto “Pio La Torreâ€. Oggi, oltre ai fondi ex Insicem e ad una gestione meno orientata all’effimero, ci sono in più le risorse messe in campo dal Governo nazionale, sulle quali la manifestazione autonomista, concomitante con la contro-firma del provvedimento da parte del ministro dello sviluppo economico Bersani, fa venire in mente la mitica mosca cocchiera che si illude di guidare il bue sul cui collo è posata. Resta la consistenza di un provvedimento del governo Prodi che dovrebbe essere speso per la viabilità provinciale. Ma senza un piano strategico, ripetiamo provinciale, in una logica intermodale che parta dai grossi presidi già esistenti (porto, ed aeroporto), attenzioni quelli futuri (autoporto di Vittoria e piattaforma logistica retro-portuale di Pozzallo), valuti l’impatto dei pullman di turisti e di traffico automobilistico in genere nei poli turistici della provincia (centri tardo-barocchi, Marina di Ragusa con il suo porto, la costa con la particolarità di Pozzallo), decongestioni il Polo Commerciale di Modica i soldi, ancora volta li buttiamo. Prima dell’asfalto occorrono il pensiero, il progetto, l’idea di provincia (intesa come territorio) che si ha: se multipolare o no, se economicamente e produttivamente varia e ricca di diversità o no.
Fino ad oggi l’ente provincia le opportunità la ha sprecate tutte, come abbiamo visto in questa rassegna che non vuole essere esaustiva, ma esemplificativa di una situazione. Con essa le abbiamo sprecate tutti noi, le nostre imprese, i nostri clienti, le nostre famiglie, i nostri studenti, i nostri turisti, la nostra immagine. La Provincia avrebbe dovuto avere ed ha ancora la forza e il prestigio istituzionali di dare una spinta propulsiva al sistema integrato delle nostre infrastrutture, dove la parola “integrato†ha un senso.
Ci viene in mente una battuta attribuita a John F. Kennedy, secondo il quale un presidente degli Stati Uniti in genere utilizza il primo mandato per farsi rieleggere, il secondo per governare. Vogliamo proprio sperare che lo stesso valga anche per il presidente di una provincia come la nostra.