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La Terra è consumata, nel 2030 ce ne serve un’altra

Posted in Articoli by admin on 30 Ottobre 2008

Presentato a Londra il Living Planet Report 2008 sulla salute del pianeta
La domanda sulle risorse del pianeta supera del 30% la sua capacità rigenerativa

MILANO – La Terra non sta bene; uomini, animali e piante neanche. Secondo il “Living Planet Report 2008”, “check up” biennale fatto da ricercatori del Wwf e altre organizzazioni scientifiche, presentato a Londra, «entro il 2030 avremo bisogno di due pianeti per soddisfare il fabbisogno dell’umanità di beni e servizi». La domanda globale sulle risorse della Terra supera infatti del 30% la capacità rigenerativa di quest’ultima. Più di tre quarti degli abitanti del pianeta vivono in nazioni che sono debitrici ecologiche, dove cioè i consumi nazionali hanno superato la capacità di risorse naturali del paese. Il rapporto si basa, tra l’altro, sulla misurazione dell’ “impronta ecologica”, un’unità che misura la domanda dell’umanità sulla biosfera, in termini di superficie di terra e mare necessarie sia alla produzione delle risorse che le persone utilizzano, sia all’assorbimento dei materiali di scarto generati.

CORSA CON GLI OCCHI BENDATI – La crescita demografica, e quella dei consumi individuali, hanno fatto sì che negli ultimi 45 anni la domanda dell’umanità sul pianeta sia più che raddoppiata. Ancora nel 1961 quasi tutti i paesi del Mondo possedevano una capacità più che sufficiente a soddisfare la propria esigenze interna. Nel 2005 la situazione è cambiata in modo radicale: molti paesi possono soddisfare i loro bisogni solo importando risorse da altre nazioni e utilizzando l’atmosfera del Pianeta come discarica di anidride carbonica e di altri gas serra.

LA BOLLA AMBIENTALE – Viviamo al di sopra delle nostre possibilità in una “bolla” ambientale che, a differenza di quella finanziaria, è più difficile da nascondere. Qui non si parla di futures, derivati od opzioni, ma di aria e di acqua, di grano e di riso. «A livello mondiale, durante l’ultimo anno il prezzo dei raccolti ha raggiunto vertici da record – ha scritto James P. Leape, direttore generale di Wwf International – in gran parte a causa dell’aumento della domanda di cibo, mangimi e biocombustibili e della continua diminuzione della risorsa idrica». La natura non accetta carte di credito: chi era povero diventa miserabile, chi aveva poco da mangiare, torna a morire di fame.

USA E CINA CONSUMANO OLTRE IL 40% DELLE RISORSE – Il consumo generale dell’umanità ha superato la biocapacità totale della Terra per la prima volta negli anni 80, e questa tendenza ha continuato a crescere. Ma ovviamente non tutti contribuiscono a questo trend nella stessa misura: Stati Uniti e Cina utilizzano, ciascuno, il 21% della biocapacità del pianeta. Il consumo procapite della Cina è molto più basso di quello registrato negli Usa, ma la popolazione è anche quattro volte superiore. Nei valori pro-capite gli statunitensi mantengono infatti il primato assoluto di grandi “divoratori” del pianeta, richiedendo una media di 9.4 ettari globali, come dire, che ciascun americano vive con le risorse di circa 4.5 pianeti Terra.

L’ITALIA E’ IL QUARTO PAESE AL MONDO PER CONSUMO DI ACQUA – Il nostro paese è al 24esimo posto nella classifica delle maggiori impronte ecologiche sul pianeta, su oltre 180. Non è una buona posizione: significa che consumiamo ben più di quanto le nostre risorse interne ci consentirebbero di fare. Viviamo “in debito”. L’impronta ecologica pro capite dell’Italia è 4,8: significa che ogni italiano consuma risorse tre volte in più del quantitativo che il nostro territorio mette a disposizione. Per quanto riguarda l’impronta idrica, l’Italia si trova al quarto posto nella classifica mondiale riguardante l’impronta idrica del consumo, che costituisce il volume totale di risorse idriche utilizzate per produrre i beni e i servizi consumati dagli abitanti della nazione stessa (questo indicatore è costituito da due componenti e cioè l’impronta idrica interna, che è composta dalla quantità di acqua necessaria per produrre beni e servizi realizzati e consumati internamente al paese, e dall’impronta idrica esterna, che deriva dal consumo delle merci importate e calcola, quindi, l’acqua utilizzata per le produzioni delle merci dal paese esportatore). L’Italia è quindi al 4° posto con un consumo di 2.332 metri cubi pro capite annui (dei quali 1.142 interni e 1.190 esterni). Davanti a noi abbiamo, nell’ordine, solo Usa, Grecia e Malesia.

INVERTIRE LA ROTTA – Se il Living Planet Report 2008 descrive una Terra malata, e abitata da uomini limitati, indica anche coordinate per poter invertire questa rotta, che al momento sembra puntare serenamente verso il naufragio. «Non è troppo tardi per evitare una recessione ecologica – ha osserva James P. Leape – ma bisogna cambiare l’attuale stile di vita e indirizzare le nostre economie verso percorsi più sostenibili». Consumare meno e meglio, soprattutto il nostro mondo “avanzato”, «fermo restando – scrive il rapporto – che lo sviluppo tecnologico continuerà a rivestire un’importanza vitale nell’affrontare la sfida della sostenibilità».
Fonte: Corriere della Sera

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