Ambiente Ibleo – Portale ambientalista del Sud-Est Siciliano


IL SOGNO ECOLOGISTA E LA SFIDA DEL CAMBIAMENTO

Posted in Documenti,Varie by admin on 14 Novembre 2006

IL DOCUMENTO POLITICO DALL’ASSEMBLEA NAZIONALE  dei VERDI 10-11-12 novembre 2006

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La Conferenza di Nairobi di novembre verificherà lo scenario della seconda
fase di attuazione del protocollo di Kyoto di fronte alle sempre più allarmanti
conseguenze del cambio climatico. Lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumento
dei fenomeni climatici estremi, la diffusione di virus e patologie in nuove
aree, la febbre del pianeta cominciano a preoccupare non solo ambientalisti e
scienziati ma tutti i cittadini.

La Conferenza di Nairobi di novembre verificherà lo scenario della secondafase di attuazione del protocollo di Kyoto di fronte alle sempre più allarmanticonseguenze del cambio climatico. Lo scioglimento dei ghiacciai, l’aumentodei fenomeni climatici estremi, la diffusione di virus e patologie in nuovearee, la febbre del pianeta cominciano a preoccupare non solo ambientalisti escienziati ma tutti i cittadini. La missione mondiale dei Verdi è sempre più quella di diffondere
consapevolezza e cambiare le politiche e gli stili di vita per costruire
un’alternativa economica e sociale in armonia con i cicli naturali.
Questa nuova politica serve non solo a salvare il pianeta ma anche a garantire
il benessere dei cittadini sempre più minacciato da una crescita quantitativa
incontrollata.

E’ la politica della qualità e dell’armonia: un benessere vero non minacciato
dall’inquinamento, dagli sconvolgimenti climatici dalle guerre e dalle
ingiustizie.
In Italia, la Federazione dei Verdi, nata 20 anni fa a Finale Ligure è riuscita,
nonostante le limitate risorse, ad ottenere molti positivi cambiamenti nella
politica, nella legislazione, nel governo di città, province e regioni.

La legge sui parchi, l’uscita dal nucleare, la normativa sulla difesa del suolo e
sulla tutela della fauna selvatica, la moratoria degli ogm e la riforma
dell’agricoltura, le nuove norme sul ciclo dei rifiuti, sulla qualità dell’aria, sul
randagismo, sono solo alcune importanti conquiste ottenute. L’azione dei
Verdi è riuscita a mettere in discussione in questi anni la cultura imperante,
creando i presupposti per modificare i comportamenti, gli stili di vita di
milioni di cittadini affermando una nuova economia del benessere.
Occorre ora di fronte alle sfide del terzo millennio, sia preparare una risposta
globale alle sfide planetarie, sia individuare a livello nazionale e locale
strategie concrete e radicate nel territorio.

Le nuove frontiere del cambiamento: il sogno ecologista.

L’ecologismo o meglio la politica ecologista è stata percepita negli anni
dalla maggior parte della popolazione come di riferimento di nicchia di una
parte della società e comunque non in grado di dare risposte ai bisogni della
stragrande maggioranza della popolazione. In questi anni tuttavia abbiamo
assistito al formarsi di un nuovo ecologismo globale che nasce dai conflitti
sociali intorno al diritto e alla titolarità sull’ambiente, ai rischi di
contaminazione, alla perdita di accesso alle risorse naturali e ai beni comuni
(in particolare l’acqua). Molti conflitti ecologici, si verifichino o meno
all’interno o all’esterno del mercato, siano essi locali o globali, accadono
perchè la crescita economica comporta un uso crescente e dissennato
dell’ambiente.

Oggi chi sta pagando le conseguenze di questi conflitti ecologici sono le
fasce popolari come nella foresta amazzonica dove le comunità locali e le
popolazioni rurali, espulse dalla foresta, subiscono processi di impoverimento
e di marginalizzazione, o nel delta del Niger dove il futuro del popolo degli
Ogoni è compromesso dalla trivellazione dei pozzi di petrolio. In Italia
alcune scelte energetiche, come quella del carbone, hanno comportato
l’impoverimento e l’inquinamento di molte superfici agricole, l’insediamento
di industrie insalubri, l’inquinamento dell’aria ed hanno causato l’aumento
dei costi economici e sociali.

Ecco perchè è importante portare avanti la battaglia sul debito ecologico
ovvero riconoscere la responsabilità che ricade sui paesi industrializzati e su
quelli emergenti (Cina e India in primo luogo) per la lenta distruzione del
pianeta, prodotta dall’attuale sistema di produzione e consumo e dalla
globalizzazione, che minaccia la sovranità dei popoli. Nel Pianeta siamo in
presenza di un crescente movimento globale per la giustizia ambientale, che
potrebbe essere in grado di riconciliare l’economia con l’ecologia e con la
giustizia sociale. Noi Verdi italiani abbiamo il compito di rappresentare
questa istanza di giustizia ambientale, innovando i linguaggi e i modi della
politica e della partecipazione sociale. Un salto di qualità per allargare il
consenso sociale indirizzando la nostra proposta a chi oggi in Italia come in
tutto il mondo paga il prezzo del conflitto. C’è un sogno ecologista di chi
perde diritti a causa di una globalizzazione che sta togliendo l’ultimo respiro
al pianeta che è quello della giustizia sociale e ambientale. La questione delle
deforestazioni, la scomparsa fisica di interi popoli, la battaglia sui diritti
umani senza se e senza ma, possono aggregare molte persone che si
riconoscono in un’idea forte di cambiamento del mondo dopo una crisi
severa delle ideologie tradizionali. Il sogno ecologista è l’unica alternativa ad
un modello economico devastante ed è l’unico che può parlare al cuore di
milioni di persone .

La vittoria dell’unione. Nuova fase per i Verdi

L’Unione ha vinto le elezioni del 9 e 10 aprile scorso e ha liberato l’Italia dal
governo Berlusconi. Ai Verdi si presenta la sfida per l’attuazione del
programma di coalizione per dimostrare come un ambientalismo di governo e
la promozione di un’ecologia sociale possano rappresentare una forte
alternativa di cambiamento per il Paese.
Dopo una fase critica rappresentata dalle elezioni europee del 1999, che
aveva portato i Verdi verso il punto più negativo della storia elettorale, a
rischio di scomparsa, si è ricostruita una presenza e una identità dei Verdi
italiani. Nonostante i rilevanti mutamenti sociali e gli eventi che hanno
sconvolto il pianeta e i sistemi politici nazionali e locali, i Verdi sono riusciti
a garantire una presenza politica autonoma dell’ecologismo italiano,
rafforzandosi in Parlamento con una presenza raddoppiata alla Camera e una
significativa rappresentanza al Senato.

Le direttrici di questo percorso avviato dai Verdi negli ultimi 5 anni sono
state: la centralità dell’ecologia, la scelta pacifista (ripudio della guerra e dei
conflitti dimenticati contro i popoli e la natura), l’approccio globale per
costruire in rete una risposta planetaria all’aggressione delle risorse naturali,
collocandosi nel partito dei Global-Greens che – prima ancora che Europeo –
è un soggetto politico mondiale, la presenza nei conflitti che segnano la
nostra società improntati all’ecologia sociale e alla conquista di nuovi diritti.

L’insieme del partito in questi anni ha quindi garantito la possibilità stessa
di esistenza dei Verdi italiani e ha saputo collocarsi positivamente nel
panorama sociale e politico del Paese. Tuttavia ancor oggi vi sono forti limiti
alla nostra azione politica che, a partire da questo congresso, dobbiamo
affrontare per costruire una fase successiva che consenta ai Verdi italiani di
allargare il consenso sociale-politico e quindi elettorale, che non
consideriamo adeguato agli obiettivi che ci prefiggiamo.

La Sfida: gli ecologisti al governo.E’ una grande sfida quella che abbiamo di fronte a noi, quella del governo del
Paese che si rivelerà determinante non solo per il futuro di noi Verdi ma
principalmente per la qualità della vita dei cittadini italiani e per i diritti di
tutti gli esseri viventi. Nonostante gli impegni programmatici, però, la
politica italiana a partire dalla stessa coalizione dell’Unione fatica ad
assumere questi temi nella pratica dell’azione politica istituzionale. Nella
maggior parte dei casi, quindi, i Verdi si ritrovano ad essere gli unici ad
affrontare i problemi posti da uno sviluppo sbagliato che distrugge risorse
naturali ed impoverisce le popolazioni. Lo abbiamo visto nelle scelte
energetiche, come in quelle urbanistiche per arrivare a quelle per il diritto alla
vita degli animali (caccia e deroghe).E’ una grande sfida quella che abbiamo di fronte a noi, quella del governo delPaese che si rivelerà determinante non solo per il futuro di noi Verdi maprincipalmente per la qualità della vita dei cittadini italiani e per i diritti ditutti gli esseri viventi. Nonostante gli impegni programmatici, però, lapolitica italiana a partire dalla stessa coalizione dell’Unione fatica adassumere questi temi nella pratica dell’azione politica istituzionale. Nellamaggior parte dei casi, quindi, i Verdi si ritrovano ad essere gli unici adaffrontare i problemi posti da uno sviluppo sbagliato che distrugge risorsenaturali ed impoverisce le popolazioni. Lo abbiamo visto nelle scelteenergetiche, come in quelle urbanistiche per arrivare a quelle per il diritto allavita degli animali (caccia e deroghe).I Verdi al governo devono dunque assumere il ruolo di chi sa che la
centralità dell’ecologia parte dall’economia, dalle politiche sociali, dallo
sviluppo produttivo, dell’innovazione tecnologica e dalla politica estera. Il
perseguimento del programma Verde nel governo dell’Unione deve integrarsi
con la capacità di costruire una battaglia politica e culturale per cambiare
l’approccio di governo ai problemi della società .E’ una grande sfida quella che abbiamo di fronte a noi, quella del governo delPaese che si rivelerà determinante non solo per il futuro di noi Verdi maprincipalmente per la qualità della vita dei cittadini italiani e per i diritti ditutti gli esseri viventi. Nonostante gli impegni programmatici, però, lapolitica italiana a partire dalla stessa coalizione dell’Unione fatica adassumere questi temi nella pratica dell’azione politica istituzionale. Nellamaggior parte dei casi, quindi, i Verdi si ritrovano ad essere gli unici adaffrontare i problemi posti da uno sviluppo sbagliato che distrugge risorsenaturali ed impoverisce le popolazioni. Lo abbiamo visto nelle scelteenergetiche, come in quelle urbanistiche per arrivare a quelle per il diritto allavita degli animali (caccia e deroghe).I Verdi al governo devono dunque assumere il ruolo di chi sa che lacentralità dell’ecologia parte dall’economia, dalle politiche sociali, dallosviluppo produttivo, dell’innovazione tecnologica e dalla politica estera. Ilperseguimento del programma Verde nel governo dell’Unione deve integrarsicon la capacità di costruire una battaglia politica e culturale per cambiarel’approccio di governo ai problemi della società .E’ necessario che temi come la qualità dello sviluppo, la decrescita
sostenibile nelle società opulente, la critica del Pil, il cambiamento nella
struttura dei consumi, una diversa mobilità, un diverso modello energetico,
un governo dei beni comuni, la critica ad una globalizzazione che sta
impoverendo il pianeta ed aumentando il divario tra i popoli, non restino solo
questioni buone per grandi dibattiti. I Verdi al governo hanno il compito
etico-politico di trasformare questi temi in decisioni strategiche e azioni
concrete: voci di bilancio, leggi e atti parlamentari.E’ una grande sfida quella che abbiamo di fronte a noi, quella del governo delPaese che si rivelerà determinante non solo per il futuro di noi Verdi maprincipalmente per la qualità della vita dei cittadini italiani e per i diritti ditutti gli esseri viventi. Nonostante gli impegni programmatici, però, lapolitica italiana a partire dalla stessa coalizione dell’Unione fatica adassumere questi temi nella pratica dell’azione politica istituzionale. Nellamaggior parte dei casi, quindi, i Verdi si ritrovano ad essere gli unici adaffrontare i problemi posti da uno sviluppo sbagliato che distrugge risorsenaturali ed impoverisce le popolazioni. Lo abbiamo visto nelle scelteenergetiche, come in quelle urbanistiche per arrivare a quelle per il diritto allavita degli animali (caccia e deroghe).I Verdi al governo devono dunque assumere il ruolo di chi sa che lacentralità dell’ecologia parte dall’economia, dalle politiche sociali, dallosviluppo produttivo, dell’innovazione tecnologica e dalla politica estera. Ilperseguimento del programma Verde nel governo dell’Unione deve integrarsicon la capacità di costruire una battaglia politica e culturale per cambiarel’approccio di governo ai problemi della società .E’ necessario che temi come la qualità dello sviluppo, la decrescitasostenibile nelle società opulente, la critica del Pil, il cambiamento nellastruttura dei consumi, una diversa mobilità, un diverso modello energetico,un governo dei beni comuni, la critica ad una globalizzazione che staimpoverendo il pianeta ed aumentando il divario tra i popoli, non restino soloquestioni buone per grandi dibattiti. I Verdi al governo hanno il compitoetico-politico di trasformare questi temi in decisioni strategiche e azioniconcrete: voci di bilancio, leggi e atti parlamentari.I Verdi: una garanzia per il rispetto del programma dell’Unione

La sfida al governo dei Verdi comporta un forte impegno, nelle istituzioni e
nella società, su temi su cui è necessario avviare una stagione di grandi
riforme ecologiste per segnare la svolta. Già in questi primi mesi abbiamo
ottenuto risultati importanti. Per esempio il ponte sullo stretto di Messina non
è più individuato come opera strategica e i fondi ad esso destinati saranno
investiti in infrastrutture utili e in “grandi” opere come la difesa del suolo.
Per la prima volta siamo riusciti ad incrementare i fondi per i parchi naturali,
per il taglio delle emissioni dei gas serra, per la bio-edilizia e persino per
l’abbattimento degli eco-mostri. Altra vittoria: l’avvio della revisione del
disastroso codice ambientale, la legge delega 152.E’ una grande sfida quella che abbiamo di fronte a noi, quella del governo delPaese che si rivelerà determinante non solo per il futuro di noi Verdi maprincipalmente per la qualità della vita dei cittadini italiani e per i diritti ditutti gli esseri viventi. Nonostante gli impegni programmatici, però, lapolitica italiana a partire dalla stessa coalizione dell’Unione fatica adassumere questi temi nella pratica dell’azione politica istituzionale. Nellamaggior parte dei casi, quindi, i Verdi si ritrovano ad essere gli unici adaffrontare i problemi posti da uno sviluppo sbagliato che distrugge risorsenaturali ed impoverisce le popolazioni. Lo abbiamo visto nelle scelteenergetiche, come in quelle urbanistiche per arrivare a quelle per il diritto allavita degli animali (caccia e deroghe).I Verdi al governo devono dunque assumere il ruolo di chi sa che lacentralità dell’ecologia parte dall’economia, dalle politiche sociali, dallosviluppo produttivo, dell’innovazione tecnologica e dalla politica estera. Ilperseguimento del programma Verde nel governo dell’Unione deve integrarsicon la capacità di costruire una battaglia politica e culturale per cambiarel’approccio di governo ai problemi della società .E’ necessario che temi come la qualità dello sviluppo, la decrescitasostenibile nelle società opulente, la critica del Pil, il cambiamento nellastruttura dei consumi, una diversa mobilità, un diverso modello energetico,un governo dei beni comuni, la critica ad una globalizzazione che staimpoverendo il pianeta ed aumentando il divario tra i popoli, non restino soloquestioni buone per grandi dibattiti. I Verdi al governo hanno il compitoetico-politico di trasformare questi temi in decisioni strategiche e azioniconcrete: voci di bilancio, leggi e atti parlamentari.La sfida al governo dei Verdi comporta un forte impegno, nelle istituzioni enella società, su temi su cui è necessario avviare una stagione di grandiriforme ecologiste per segnare la svolta. Già in questi primi mesi abbiamoottenuto risultati importanti. Per esempio il ponte sullo stretto di Messina nonè più individuato come opera strategica e i fondi ad esso destinati sarannoinvestiti in infrastrutture utili e in “grandi” opere come la difesa del suolo.Per la prima volta siamo riusciti ad incrementare i fondi per i parchi naturali,per il taglio delle emissioni dei gas serra, per la bio-edilizia e persino perl’abbattimento degli eco-mostri. Altra vittoria: l’avvio della revisione deldisastroso codice ambientale, la legge delega 152.Ma non basta: restano obiettivi chiave da perseguire e su questo fronte
l’implementazione dell’innovazione tecnologica può diventare un solido
strumento per legare insieme economia ed ecologia. A cominciare dal campo
energetico: è necessario arrivare rapidamente alla realizzazione e
approvazione di un piano nazionale basato su efficienza, risparmio energetico
ed energie rinnovabili così come prevede l’Unione europea e così come
prevede il rispetto del protocollo di Kyoto. E’ una grande sfida quella che abbiamo di fronte a noi, quella del governo delPaese che si rivelerà determinante non solo per il futuro di noi Verdi maprincipalmente per la qualità della vita dei cittadini italiani e per i diritti ditutti gli esseri viventi. Nonostante gli impegni programmatici, però, lapolitica italiana a partire dalla stessa coalizione dell’Unione fatica adassumere questi temi nella pratica dell’azione politica istituzionale. Nellamaggior parte dei casi, quindi, i Verdi si ritrovano ad essere gli unici adaffrontare i problemi posti da uno sviluppo sbagliato che distrugge risorsenaturali ed impoverisce le popolazioni. Lo abbiamo visto nelle scelteenergetiche, come in quelle urbanistiche per arrivare a quelle per il diritto allavita degli animali (caccia e deroghe).I Verdi al governo devono dunque assumere il ruolo di chi sa che lacentralità dell’ecologia parte dall’economia, dalle politiche sociali, dallosviluppo produttivo, dell’innovazione tecnologica e dalla politica estera. Ilperseguimento del programma Verde nel governo dell’Unione deve integrarsicon la capacità di costruire una battaglia politica e culturale per cambiarel’approccio di governo ai problemi della società .E’ necessario che temi come la qualità dello sviluppo, la decrescitasostenibile nelle società opulente, la critica del Pil, il cambiamento nellastruttura dei consumi, una diversa mobilità, un diverso modello energetico,un governo dei beni comuni, la critica ad una globalizzazione che staimpoverendo il pianeta ed aumentando il divario tra i popoli, non restino soloquestioni buone per grandi dibattiti. I Verdi al governo hanno il compitoetico-politico di trasformare questi temi in decisioni strategiche e azioniconcrete: voci di bilancio, leggi e atti parlamentari.La sfida al governo dei Verdi comporta un forte impegno, nelle istituzioni enella società, su temi su cui è necessario avviare una stagione di grandiriforme ecologiste per segnare la svolta. Già in questi primi mesi abbiamoottenuto risultati importanti. Per esempio il ponte sullo stretto di Messina nonè più individuato come opera strategica e i fondi ad esso destinati sarannoinvestiti in infrastrutture utili e in “grandi” opere come la difesa del suolo.Per la prima volta siamo riusciti ad incrementare i fondi per i parchi naturali,per il taglio delle emissioni dei gas serra, per la bio-edilizia e persino perl’abbattimento degli eco-mostri. Altra vittoria: l’avvio della revisione deldisastroso codice ambientale, la legge delega 152.Ma non basta: restano obiettivi chiave da perseguire e su questo frontel’implementazione dell’innovazione tecnologica può diventare un solidostrumento per legare insieme economia ed ecologia. A cominciare dal campoenergetico: è necessario arrivare rapidamente alla realizzazione eapprovazione di un piano nazionale basato su efficienza, risparmio energeticoed energie rinnovabili così come prevede l’Unione europea e così comeprevede il rispetto del protocollo di Kyoto.Altra priorità da affrontare è quella dell’emergenza smog nelle città italiane:
lo smog infatti non è solo aggressione alla salute dei cittadini, all’ambiente
con costi economici e sociali elevatissimi in termini di vite umane perdute e
ore sottratte al lavoro a causa delle malattie connesse, ma a causa del traffico, anche tempo sottratto, al tempo libero, agli affetti, alla famiglia e alle
relazioni sociali. Accanto a questa battaglia, non solo concreta ma anche
altamente simbolica, i Verdi si impegnano a continuare il loro lavoro per un
grande piano nazionale sulla mobilità sostenibile, basato sul potenziamento
del mezzo pubblico e sull’equilibrio intermodale.E’ una grande sfida quella che abbiamo di fronte a noi, quella del governo delPaese che si rivelerà determinante non solo per il futuro di noi Verdi maprincipalmente per la qualità della vita dei cittadini italiani e per i diritti ditutti gli esseri viventi. Nonostante gli impegni programmatici, però, lapolitica italiana a partire dalla stessa coalizione dell’Unione fatica adassumere questi temi nella pratica dell’azione politica istituzionale. Nellamaggior parte dei casi, quindi, i Verdi si ritrovano ad essere gli unici adaffrontare i problemi posti da uno sviluppo sbagliato che distrugge risorsenaturali ed impoverisce le popolazioni. Lo abbiamo visto nelle scelteenergetiche, come in quelle urbanistiche per arrivare a quelle per il diritto allavita degli animali (caccia e deroghe).I Verdi al governo devono dunque assumere il ruolo di chi sa che lacentralità dell’ecologia parte dall’economia, dalle politiche sociali, dallosviluppo produttivo, dell’innovazione tecnologica e dalla politica estera. Ilperseguimento del programma Verde nel governo dell’Unione deve integrarsicon la capacità di costruire una battaglia politica e culturale per cambiarel’approccio di governo ai problemi della società .E’ necessario che temi come la qualità dello sviluppo, la decrescitasostenibile nelle società opulente, la critica del Pil, il cambiamento nellastruttura dei consumi, una diversa mobilità, un diverso modello energetico,un governo dei beni comuni, la critica ad una globalizzazione che staimpoverendo il pianeta ed aumentando il divario tra i popoli, non restino soloquestioni buone per grandi dibattiti. I Verdi al governo hanno il compitoetico-politico di trasformare questi temi in decisioni strategiche e azioniconcrete: voci di bilancio, leggi e atti parlamentari.La sfida al governo dei Verdi comporta un forte impegno, nelle istituzioni enella società, su temi su cui è necessario avviare una stagione di grandiriforme ecologiste per segnare la svolta. Già in questi primi mesi abbiamoottenuto risultati importanti. Per esempio il ponte sullo stretto di Messina nonè più individuato come opera strategica e i fondi ad esso destinati sarannoinvestiti in infrastrutture utili e in “grandi” opere come la difesa del suolo.Per la prima volta siamo riusciti ad incrementare i fondi per i parchi naturali,per il taglio delle emissioni dei gas serra, per la bio-edilizia e persino perl’abbattimento degli eco-mostri. Altra vittoria: l’avvio della revisione deldisastroso codice ambientale, la legge delega 152.Ma non basta: restano obiettivi chiave da perseguire e su questo frontel’implementazione dell’innovazione tecnologica può diventare un solidostrumento per legare insieme economia ed ecologia. A cominciare dal campoenergetico: è necessario arrivare rapidamente alla realizzazione eapprovazione di un piano nazionale basato su efficienza, risparmio energeticoed energie rinnovabili così come prevede l’Unione europea e così comeprevede il rispetto del protocollo di Kyoto.Altra priorità da affrontare è quella dell’emergenza smog nelle città italiane:lo smog infatti non è solo aggressione alla salute dei cittadini, all’ambientecon costi economici e sociali elevatissimi in termini di vite umane perdute eore sottratte al lavoro a causa delle malattie connesse, ma a causa del traffico, anche tempo sottratto, al tempo libero, agli affetti, alla famiglia e allerelazioni sociali. Accanto a questa battaglia, non solo concreta ma anchealtamente simbolica, i Verdi si impegnano a continuare il loro lavoro per ungrande piano nazionale sulla mobilità sostenibile, basato sul potenziamentodel mezzo pubblico e sull’equilibrio intermodale. Nella strategia delle opere utili da sostituire a quelle faraoniche devastanti e
alla filosofia antidemocratica della Legge Obiettivo, vanno considerate
prioritarie la messa in sicurezza del territorio nazionale, un piano generale per
la mobilità sostenibile e una strategia per riqualificare le periferie e l’edilizia
degradata con sistemi di efficienza energetica che diano risposte di qualità
alle necessità abitative.Tra gli obiettivi ambientali prioritari per i Verdi rientra il rafforzamento delle
strategie a tutela della bio-diversità, per il rilancio dei parchi italiani, per la
difesa dei diritti degli animali e la progressiva fuoriuscita dalla pratica della
vivisezione. Tutti punti programmatici che dobbiamo tradurre in fatti
concreti.

Ma i Verdi non possono limitarsi a garantire il rispetto del programma solo
sul versante delle politiche ambientali.
Dobbiamo confermare un impegno forte anche sul fronte sociale, a partire
dall’abrogazione della Bossi-Fini, dalla cancellazione dei CPT e
dall’affermazione dei nuovi diritti di cittadinanza.

Fondamentale per i Verdi è anche la lotta alla precarietà del lavoro, partendo
dall’abrogazione della legge 30 e affermando anche in Italia il diritto al
reddito di cittadinanza già riconosciuto in varie forme in tutta Europa.
Attenzione particolare va data alla qualità della scuola pubblica puntando in
direzione esattamente opposta a quella della riforma Moratti. I Verdi non
possono dimenticare la difesa del welfare e del sistema sanitario nazionale: in
questo ambito devono anche garantire, dopo anni di lotta, il riconoscimento
delle medicine complementari e delle pratiche bio-naturali.

Infine i Verdi si impegneranno per i nuovi diritti civili ponendo in primo
piano il varo dei Pacs, un’effettiva politica di pari opportunità,
l’antiproibizionismo.

Per la Pace e una nuova politica estera e di cooperazione

La politica estera è un elemento strategico per dare forza alle ragioni dei
popoli, dei diritti e dell’ambiente. Grazie alle battaglie del movimento
pacifista di cui i Verdi sono parte integrante, la coalizione del centro-sinistra
ha preso e mantenuto l’impegno elettorale di ritirare le proprie truppe
dall’Iraq, ponendo fine alla nostra partecipazione a una guerra decisa e
costruita sulla base di una menzogna e fuori dalla legalità internazionale.
Milioni di tonnellate di bombe sono state sganciate sulla base di una
menzogna, ovvero quella della presenza delle armi di distruzioni di massa.

La guerra al terrorismo si è dimostrata, oltre che ingiusta, inefficace. E’
chiaro ormai che il terrorismo si combatte con l’intelligence e con azioni di
polizia internazionale per arrestare i terroristi e riducendo le condizioni di
povertà e degrado di milioni di persone che ne facilitano l’esistenza. Perchè
il terrorismo trova il suo alimento principale nella violenza, nella guerra e
nelle profonde ingiustizie ma ha una sua strategia autonoma che prescinde da
queste, strategia antitetica alla democrazia che dobbiamo contrastare con
forza.

Per questo dobbiamo lavorare affinché l’Italia dia il suo contributo per il
raggiungimento degli obiettivi del millennio e di portare i fondi alla
cooperazione allo 0,7% del Pil. La politica estera italiana deve diventare
sempre di più la politica della cooperazione internazionale e l’Italia deve
divenire la punta avanzata del dialogo con i paesi del Mediterraneo e del
mondo arabo recuperando un suo storico ruolo.

Alla politica unilaterale di Bush, supportata in modo incondizionato dal
precedente governo Berlusconi, dobbiamo sostituire l’impegno per il
multilateralismo, per la riforma e il rafforzamento dell’Onu e per il rilancio
del ruolo dell’Europa. In questo contesto riteniamo che la missione in Libano
rappresenti un elemento di discontinuità rispetto alle scelte militariste del
governo precedente.

I Verdi ritengono prioritario all’invio dei militari, una forte presenza
umanitaria dei corpi civili di pace nonché le azioni civili e istituzionali, già
attivate anche in Libano, mirate alla bonifica e al risanamento ambientale. E’
importante che nelle convenzioni internazionali la distruzione di siti
ambientali venga equiparata ai crimini contro l’umanità.

I Verdi si attivano per la piena attuazione della convenzione di Barcellona e
per la tutela del Mediterraneo, valorizzando la sua vocazione alla pace e allo
scambio tra i popoli.

Un Mediterraneo di pace è possibile però solo con il pieno superamento del
conflitto Medio-orientale e l’affermazione del principio “due popoli due
stati” per mettere finalmente fine al conflitto Israelo-Palestinese.
Riteniamo infine indispensabile che il governo dell’Unione anche alla luce
del nuovo impegno in Libano preveda, di concerto con gli organismi
internazionali, il ritiro delle truppe dall’Afghanistan.

Una coalizione unita e coerente

Un soggetto politico Verde più forte, radicato e partecipato
La vittoria dell’Unione, la sconfitta di Berlusconi e l’insediamento del
Governo Prodi rappresenta ancora oggi per il Paese un fatto di grande
importanza che suscita tra la popolazione una grande attesa di cambiamento
dopo una lunga stagione di politiche neo liberiste che hanno aggredito i diritti
dei lavoratori, dell’ambiente e delle politiche sociali. L’attenzione che i Verdi
pongono all’attuazione del programma è massima per evitare che vi possano
essere all’interno della coalizione dell’Unione tentativi di spostare l’asse
politico e programmatico rincorrendo politiche che nulla hanno a che vedere
con la coalizione dell’Unione.

I Verdi considerano il trasformismo uno dei sintomi della crisi della politica e
della rappresentanza del Paese. Ritengono che l’unità della coalizione sia la
condizione preliminare per discutere qualsiasi ipotesi di allargamento. Quindi
ribadiscono che tale eventuale allargamento ad altri soggetti politici potrà
avvenire solo a condizione del rispetto e della coerenza del programma
dell’Unione e con il consenso di tutti i partiti del centro-sinistra.

E’ utile che nella coalizione vi sia una “cabina di regia” che consenta di
prevenire dissensi, più volte verificatisi, su atti di governo. Una cabina di
regia utile anche ad evitare che l’egemonia DS-Margherita, e la loro continua
competizione interna, danneggi la coalizione.

Lo stesso dibattito sulla possibile modifica della legge elettorale deve avere
l’obiettivo di salvaguardare il pluralismo della rappresentanza politica e di
rafforzare la partecipazione dei cittadini. Qualsiasi altro tentativo ad uso e
consumo dei partiti più grandi potrebbe mettere a rischio l’esistenza stessa
della coalizione.

Proprio perchè vi è una grande attesa di cambiamento nel paese nei confronti
dell’attuale governo è bene che operazioni politiche come quella della
costruzione del partito Democratico non condizionino negativamente
l’attività di governo. Questo non significa per i Verdi non essere attenti alle
forme di aggregazione politica ma porre in questa fase attenzione prioritaria
non ai contenitori, ma agli interessi generali del Paese e ai contenuti
dell’azione politica e di governo. Anche i Verdi comunque devono avviare
un’azione di aggregazione verso nuove realtà e di effettivo rilancio e
rinnovamento.

Per fare ciò, occorre fare i conti con alcuni limiti evidenti ed avviare una auto
riforma della Federazione dei Verdi. Uno dei principali ostacoli
all’allargamento del consenso dell’azione politica dei Verdi è infatti il tipo di
presenza non omogenea che il partito riscontra sul territorio. Una presenza
diseguale, con grandi vuoti in aree importanti del Paese, che non ha
consentito in questi anni di intercettare un consenso elettorale adeguato alle
grandi sfide che il partito ha davanti.

Non si può pensare che i comuni e le province con buoni e talvolta eccellenti
risultati elettorali, con efficace azione politica e organizzazione sul territorio,
possano da soli compensare l’inadeguatezza persistente in troppe aree del
paese.
Dobbiamo quindi porci l’obiettivo di rafforzare una politica di radicamento
sul territorio negli oltre 8000 comuni e nelle 110 province e in questo
contesto l’organizzazione e l’azione locale del partito assumono un ruolo
indispensabile per un buon risultato nazionale.

Occorre promuovere la partecipazione degli aderenti e dei simpatizzanti, e
un’efficace autonomia territoriale che valorizzi le azioni dirette, il confronto
politico e la rappresentatività effettiva dei gruppi dirigenti locali.

Gli organismi nazionali sono impegnati a superare le situazioni di
commissariamento in corso attraverso la convocazione delle assemblee di
rinnovo degli organismi entro il 28 febbraio 2007. Per il raggiungimento
degli obiettivi congressuali definiti nella presente mozione sarà compito del
Presidente nazionale costituire una Segreteria di Presidenza ed un Ufficio del
Programma e di promuovere un comitato di studio per il rilancio degli
strumenti di comunicazione dei Verdi.

Questo percorso dovrà portare ad un processo di aggregazione per costruire
un soggetto politico allargato ecologista-pacifista-innovatore.
E’ importante, quindi, avviare un percorso che porti nel 2008 ad una grande
assemblea composta per il 50% da delegati Verdi e per il 50% da
rappresentanze dell’associazionismo ambientalista, pacifista, animalista,
sociale, del volontariato, del commercio equo e solidale, del mondo agricolo,
sindacale, imprenditoriale e delle professioni, dei comitati di cittadini, del
mondo scientifico, della cultura. In questi anni abbiamo tutti insieme
superato ostacoli difficili ora, ci attende un impegno maggiore per offrire al
Paese una rinnovata e moderna forza politica.

Primi firmatari:
Alfonso Pecoraro Scanio, Gianfranco Bettin, Stefano Boco, Angelo Bonelli, Paolo Cento, Grazia Francescato, Massimo Fundarò, Daniela Guerra, Marco Lion, Domenico Lomelo, Natale Ripamonti, Diego Tommasi;

Paola Balducci, Mauro Bulgarelli, Arnold Cassola, Loredana De Petris, Tana De
Zulueta, Marco Pecoraro Scanio, Tommaso Pellegrino, Camillo Piazza, Roberto Poletti, Giuseppe Trepiccione, Luana Zanella;

Cristina Abrami, Aldo Agnello, Raffaele Aveta, Ines Barone, Stefano Buono,
Andrea Carbone, Alessandro Cardente, Paola Cardinali, Gianluca Carrabs, Valerio Ceva, Gabriella Cundari, Caterina Di Bitonto, Giuseppe Di Girolamo, Dino Di Palma, Maria Di Serio, Lorena Fiore, Ornella Galluccio, Sandra Giorgetti, Teodolinda La Marca, Marco Locchi, Anna Marrocco, Riccardo Mastrorillo, Franco Melissano, Stefano Mollo, Marco Monzali, Antonio Nigro (Bisonte), Maria Maddalena Palmisano, Alberto Patruno, Nicola Pizzulli, Michele Ragosta, Giancarlo Ruccia, Lello Savonardo, Gianfranco Sciarra, Gabriella Segrella, Antonio Soldo, Caterina Stellino, Salvo
Troncale, Fiorella Zabatta, Filiberto Zaratti.

seguono altre firme …

PRESENTATA COME MOZIONE POLITICA

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