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Il “Terzo Occhio” sulle elezioni a Modica

Posted in Articoli,Varie by admin on 5 Giugno 2008

Una mediocrità che viene da lontano
Dall’ultimo Conte di Modica all’ultimo Sindaco di Modica: Peppi Cuoppula

image006.jpgLe prossime elezioni amministrative saranno decisive per la storia di Modica.
I Modicani dovranno decidere quale futuro vogliono costruire per la loro città.
Allora è bene che i nostri concittadini   sappiano che non è possibile riconsegnare Modica alla logica del nepotismo, del    sottogoverno e del clientelismo.
Se non avvertiranno dentro di loro il desiderio del riscatto e l’improrogabile necessità di voltare pagina; se non matureranno la convinzione che liberare Modica da una classe politica inetta e mediocre è divenuto un imperativo categorico al quale non ci si può più sottrarre, i Modicani sappiano che dovranno rassegnarsi a portare il peso di una colpa incancellabile: quella di aver tolto alla città il suo futuro.
Occorre liberare Modica dal male, un male che ha origini lontane. La nebbia del tempo ha reso meno nitidi i contorni di questo male, e ciò gli consente di non manife-starsi nella sua vera iniqua consistenza,  ogni volta che esso riemerga dalle ombre dell’oblio, per riprendere la sua azione   devastante, e cioè quella di ammorbare la città col suo letale veleno.

E’ necessario smascherare quest’autentico impostore, trarlo fuori dall’anonimato e chiamarlo per nome, per poterlo individuare ed annientare.
La mediocrità della classe politica modicana è il flagello di questa città: una mediocrità figlia dell’era democristiana, quando cominciò l’ascesa economica di alcune famiglie, grazie al perverso connubio fra politica e quattrini, quando i turpi compromessi non lasciavano spazio al rigore nei comportamenti ed alla trasparenza del-l’azione politica, quando la spartizione di appalti e poltrone veniva ipocritamente chiamata “mediazione”.
La mediocrità della classe politica modicana è un male che viene da lontano, come il rampantismo socialista e proletario che  issava il vessillo della diversità e dell’antagonismo, mentre i suoi rappresentanti, cresciuti fra champagne e rivoluzione   proletaria, all’ombra di bandiere e sciarpe rosse, stringevano le mani di ipocriti clericali, per stendere sulla città una coltre di fumo, che nascondesse truffaldine alleanze ed infausti accordi di potere.
Fu questo il tempo in cui, alla faccia del socialismo, si consolidarono le fortune oscuramente accumulate da pochi.
E fu il tempo della vergogna, perché iniziò inesorabile il declino della cultura, monopolizzata da mediocri personaggi di partito e, per essere stata posta al servizio del-l’ideologia, venne defraudata della sua  autonomia senza la quale si estingue.
E venne infine l’era Torchi. Quella dei politici di plastica, che si sentirebbero persi e smarriti se non avessero una cravatta e un cellulare a convincerli d’essere diventati importanti. E’ l’era dei consiglieri comunali telecomandati; quella del cioccolato, delle fave cottoie, di antichi sapori, degli odori di storia, della salsiccia e del culatello.
E della Cultura? Non se ne ha più notizia! Forse si è smarrita nelle stanze del Palazzo della cultura di Palazzo, e intanto, mentre la città si trasforma sempre più in un immenso cantiere, in un luogo di appalti e di cemento, continua a lievitare il fatturato di ben note aziende e di ben precise famiglie.
Il profumo dei “piccioli” invade ogni più  remoto angolo della città e, in preda ad  un’esaltata euforia, faccendieri d’ogni sorta tentano il grande salto, per entrare anche loro nel grande circo, ove periodicamente si celebra il rito di spartizione della torta.
E intanto la città affonda! Da decenni senza un Piano Regolatore Generale, giacché i signori dalle camice bianche e rosse, non potevano certo preoccuparsene, intenti com’erano a programmare le loro carriere, ad arricchirsi e fare arricchire amici e compari. Con un bilancio devastato da una  politica economica che ha guardato alla propaganda, fregandosene degli interessi della città, con fratelli, zii, nipoti e affini che si alternano sulla giostra delle false promesse, delle clientele e dei ricatti elettorali.
Una città che conosce l’onta del peculato, del falso ideologico e degli avvisi di garanzia.
Chissà se,recandosi alle urne, i Modicani sapranno recuperare il loro orgoglio e la loro dignità, punendo tutti coloro che hanno ridotto in questo stato la loro città!
Segnando sulla scheda  elettorale l’unico nome possibile loro rimasto: Peppi Cuoppula, solo allora essi potranno    finalmente assaporare il fresco profumo della   libertà.
Ma perché votare un poveraccio? Per avere almeno la certezza di aver dato il voto al migliore fra i peggiori!

Numero unico di informazione politica e culturale del Movimento Culturale “Terzo Occhio”. Stampato in proprio nel mese di maggio 2008. (19) Responsabile: Angelo Zappia, portavoce del Movimento, Via Addolorata—Mola, 12/14 -  97015 Modica Alta (RG).[angelozappia@interfree.it] 

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